In quel momento avrei voluto fare un sacco di cose, avrei voluto chiederle soprattutto un sacco di cose, ma per qualche istante di troppo rimasi confusa. Giulia era ad un misero passo da me, la sua maglietta era a terra e il suo busto era scoperto. Il suo ventre piatto mi faceva quasi invidia, ma il suo seno stretto in quel tessuto blu mi fece venir voglie che fino a quel momento provai a controllare. Lei aspettava me, aspettava che fossi io a fare la mossa successiva, ma io non sapevo cosa fare. Giulia era una mia amica, e soprattutto lei aveva una ragazza, non potevamo fare nulla.
«Va bene, ho capito...» sussurrò lei in tono quasi deluso.
Si allungò verso la sua maglietta, la prese e si tirò su di nuovo di fronte a me, con calma si diresse verso la porta ancora aperta, ma fu in quel momento che io mi sbloccai, mi mossi più velocemente di lei e chiusi la porta prima che potesse andar via. Subito si voltò di nuovo verso di me, che ero praticamente alle sue spalle, ma non più ad un misero passo. Lei si trovò spalle contro la porta, i nostri visi erano tanto vicini, le nostre labbra erano distanti pochi centimetri ma il mio respiro era già corto. La sua vicinanza mi faceva quell'effetto, mi rendeva nervosa, mi eccitava, e in quel momento sapevo che avrei potuto realizzare tutte le fantasie che ebbi su di lei in quegli anni. Prima di fare qualsiasi cosa però le asciugai il viso con le mie mani, non sapevo perché avesse pianto, non sapevo perché mi avesse evitato per tutti quei giorni, ma sapevo perché era lì. Non lo aveva detto, direttamente non le serviva dirmi niente, ci capivamo al volo, e quei suoi gesti continuavano a farmi capire che voleva venire a letto con me. Il suo braccio destro, quello che allungò per prendere la sua maglia, in quel momento era piegato in obliquo sul suo busto coprendo in parte il suo seno, ma lentamente lo tolse e lasciò cadere di nuovo quella maglia a terra. Una sua mano si allungò verso il mio viso, le mie le lasciai scivolare giù lungo i lati del suo collo, ma lei fu decisamente più diretta. Mi tirò verso di sé e fece incontrare di nuovo le nostre bocche, mi baciò di nuovo, ma quella volta ci mise più convinzione, più passione, e io sentii anche qualcos'altro in più.
«Hai un piercing sulla lingua o sbaglio?» le chiesi non appena si staccò da quel bacio passionale.
Lei non rispose, perlomeno non a parole. Mi sorrise semplicemente, fece scivolare la sua mano dal lato del mio viso fino al centro del mio mento, ma una volta lì mi fece tirare in sù la testa lasciando la mia gola scoperta davanti a lei. Giulia si avvicinò con calma, sentii prima la punta di un suo dito, di quella mano, scivolare giù lenta lungo tutta la mia gola, ma subito dopo fu la sua lingua a fare quello stesso percorso dal basso verso l'alto però. La sentii tutta, ogni più piccola parte della sua lingua scivolò sul mio collo, calda e umida, ma dura lì dove aveva quella piccola pallina. Il tutto fu tremendamente eccitante. Non mi ero mai accorta di quel piercing, ma era così in profondità che se lei non voleva allora non si vedeva. Lo tenne nascosto bene, soprattutto lo usò bene. Quando si fermò mi lasciò un piccolo morso lì, al centro della gola, e fu solo in quel momento che tornai ad incontrare il suo sguardo.
«Andiamo in camera tua?» mi chiese in tono basso con un sorrisetto malizioso.
«Non so se riuscirò a muovermi.» le confessai con un sorriso.
Quel suo breve e piccolo gesto fece già grossi danni tra le mie gambe, lei sembrava così innocente che quel gesto mi spiazzò completamente e fece andare in tilt i miei ormoni.
«Sei eccitata, tesoro?» mi chiese in tono ancora più basso e provocatorio.
Mi tenne ferma contro il suo corpo, tenendo una sua mano al lato del mio viso, ma sentii bene l'altra sua mano insinuarsi lenta sotto i miei pantaloncini e contemporaneamente sotto agli slip.
«Oh, direi di si...» commentò lei senza darmi il tempo di rispondere, ma tutto sommato avevo la gola secca e rispondere sarebbe stato ugualmente difficile.
Non tenne quella sua mano per troppo tempo tra le mie gambe, giusto pochi istanti, il tempo di bagnare un suo dito. Ciò che fece dopo mi fece eccitare ancora di più, quella sua mano la portò davanti al suo viso, lo leccò con fare sensuale e mi mostrò ancora una volta il suo piercing.
«Sei tanto buona.» sussurrò tenendo il suo sguardo eccitato fermo sui miei occhi. «Non sei curiosa di scoprire dove sono gli altri due piercing? Mh?» mi chiese con fare ancora più provocatorio.
Io avevo una voglia matta di scoprire dove erano quei suoi piercing, ma avevo ancora più voglia di risentire la sua lingua contro la mia. Le portai una mano su un lato del viso e la tirai verso di me, feci incontrare di nuovo le nostre bocche e in quel momento nessuna delle due si trattenne. Sentii la sua lingua subito contro la mia, quel suo piercing mi intrigava un casino, e lentamente iniziai ad indietreggiare trascinando lei con me. Non vidi dove stavo andando, la strada era libera fino alla fine del corridoio che non era molto lungo, ma in fondo a destra (a sinistra da quella mia prospettiva dato che stavo camminando all'indietro) c'era la mia camera da letto. Dopo un po' sbattei letteralmente con le spalle contro la parete in fondo al corridoio.
«Ti sei fatta male?» mi chiese Giulia con fare preoccupato, ma ci voleva molto più di quello per farmi male.
Il suo sguardo però era dolce, era carina a preoccuparsi per me anche in quel momento in cui in testa dovevamo avere una cosa sola, e io tornai ad insinuare quella cosa nella sua mente. Non le risposi, piuttosto tornai a far incontrare le nostre bocche, mi piegai leggermente sul suo corpo e la presi in braccio tenendo le sue gambe ai lati dei miei fianchi. Indietreggiai ancora, quella volta per due miseri passi, il tempo di oltrepassare l'ingresso della mia camera ed entrare dentro. Mi voltai poi con calma, mi staccai per un istante dalle labbra di Giulia e salii con le ginocchia sul letto. La lasciai distendere al centro del materasso, sotto di me, e io rimasi vicinissima al suo viso. Le sorrisi, feci scivolare piano le mie mani dalle sue gambe fino al suo ventre scoperto e la sentii sussultare quasi.
«Cos'era quello?» le chiesi in tono basso e provocatorio.
«Ho sentito un brivido.» rispose lei con un sorriso.
«Ah si? Hai freddo?» continuai con quello stesso tono e lei scosse lentamente la testa a destra e sinistra senza distogliere il suo sguardo dal mio.
«Ho una voglia matta di te.» sussurrò facendomi sentire ancora una volta la sua lingua, la fece scivolare velocemente una singola volta al centro delle mie labbra, poi mi sorrise di nuovo.
La parte di me che voleva parlare, che voleva farle un sacco di domande, in quel momento andò a farsi un giro. Lì a letto con lei rimase la parte eccitata di me, quella che per anni aveva ignorato le fantasie che mi capitava di avere su di lei a causa della mia ex. Avere delle fantasie su altre persone credevo fosse normale, anche se si stava con qualcun altro, mi sentivo in colpa quando accadeva ma in quel momento non avevo nulla per cui incolparmi. Lei era lì, sotto di me, io non avevo nessuno nella mia vita in quel campo, lei sì invece, ma non era un problema mio. Era lei ad essere venuta da me, era stata lei ad essersi parzialmente spogliata, ad avermi baciato, e io non ero così pazza da farmi scappare un'occasione simile. Dopo un ultimo incrocio di sguardi tornai a far incontrare le nostre bocche, non per molto però, avevo altro su cui concentrarmi. Mi staccai dalla sua bocca dopo averle lasciato un piccolo morso sul labbro inferiore, poi scivolai lentamente giù con le mie labbra sulla sua pelle. Baciai il lato del suo collo così come poco prima stavo baciando le sue labbra, mi spostai verso il centro quando arrivai alla base del suo collo e continuai a baciare la sua pelle passando tra le sue clavicole. Le mie mani scivolarono lente lungo i suoi fianchi, si spostarono con calma sulla sua schiena senza staccarsi dalla sua pelle calda e velocemente le sganciai il reggiseno. Lo tirai giù con una mano, scoprii lentamente il suo piccolo seno e portai subito la mia lingua sul suo capezzolo destro. Lo torturai per un po' con la mia bocca, mi concentrai su quello di destra per qualche secondo prima di voltarmi verso l'altro. Lì, sul capezzolo sinistro, aveva un altro piercing. Era simile a quello che le vidi sulla lingua, una barra orizzontale che si concludeva con due sfere di colore diverso, una era blu e l'altra nera. Quelli erano i suoi colori preferiti, i suoi vestiti non avevano altri colori, ma in quel momento non pensai troppo al suo abbigliamento. Giulia portò una sua mano sul mio viso, e mi fece alzare con calma lo sguardo su di sé.
«Siamo a due.» sussurrò in tono ancora abbastanza controllato, ma non lo sarebbe stato per molto.
La mia mente pensò subito a dove potesse essere quel terzo piercing, avevo una voglia matta di scoprirlo, ma il suo seno nudo davanti a me mi chiamava e dopo un attimo di incertezza tornai a torturarlo. Il seno destro lo strinsi in una mia mano, all'altro le feci sentire la mia lingua. Era eccitante sentire quel piercing contro la mia lingua. Se la spostavo semplicemente in su e in giù quasi non si sentiva, ma muovendo la mia lingua in modo circolare lo sentivo eccome, e piaceva un casino anche a lei. Si lasciò sfuggire dei gemiti piccoli, quasi impercettibili, ma intuii facilmente che il suo capezzolo sinistro era più sensibile. A causa di quello rimasi a leccarlo e succhiarlo per tutto il tempo, mi staccai solo dal suo seno destro con la mia mano e insieme all'altra mi concentrai sui suoi pantaloni. Li sbottonai subito, ma non avevo voglia di sfilarglieli, né lei sembrava avere voglia di aspettare. I suoi gemiti divennero gradualmente più intensi, ma fu quando portai una mia mano sotto ai suoi pantaloni e contemporaneamente sotto agli slip che non si controllò per niente. Scivolai lentamente con le dita lungo il suo pube liscio, poi quando un gemito le si bloccò in gola sentii qualcosa di più ruvido, piccolo e duro contro i polpastrelli. Per un attimo mi bloccai, il mio respiro si fermò e il mio sguardo si spostò verso il suo viso. Il suo respiro era pesante, le sue labbra erano inarcate in un sorrisetto divertito, avevo trovato il terzo piercing. Giulia però non mi disse nulla, a parole, il suo sguardo parlava per lei. Mi chiedeva di continuare, di toccarla, perché ne aveva troppa voglia, e io con lei. Una sua mano scivolò lenta lungo il mio viso, mi sfiorò piano, delicatamente. Continuò a non parlare, ma quel gesto mi chiese di continuare anche sul suo seno, e io non mi feci attendere troppo. Tornai a baciare e leccare il suo seno, lo morsi anche leggermente, non volevo farle male, e con quella mia mano scivolai più giù. Ne sentii due di piccoli oggetti duri, tra le sue gambe, poco prima di toccare le sue labbra. Ma non mi persi troppo nella contemplazione tattile di ciò che c'era, non pensai a come fosse il suo piercing, in quel momento volevo solo sentirla venire a causa mia. Sotto le mie dita la sentii calda, bagnata, ma volevo andare più a fondo. Portai quelle mie dita dentro di lei, lo feci piano, millimetro dopo millimetro, volevo godermi a pieno ogni suo cambiamento di respiro, e verso la fine le mancò quasi. Aumentai la forza e la velocità solo quando la sentii al limite, tirai anche il suo capezzolo con la mia bocca poco prima delle ultime spinte, e la sentii eccitarsi di più. Quello era un punto decisamente stupendo in cui mettere un piercing. Quando ci fermammo non sfilai subito la mia mano dalle sue gambe, portai le mie dita completamente bagnate fuori da lei ma le feci scivolare su dove sentii quel suo piercing. Rimasi a toccarlo e a bagnarlo dei suoi stessi umori per qualche secondo. Il piccolo oggettino dal basso era vicinissimo all'attaccatura delle grandi labbra, l'altro era poco più su sul suo pube, erano distanti meno di due centimetri.
«Se fai così però mi viene voglia di farmi scopare ancora.» commentò Giulia interrompendo in un certo senso i miei tocchi contro il suo piercing.
«Sinceramente non mi dispiacerebbe.» dissi tirando su il mio sguardo su di lei e sfilando la mia mano dai suoi pantaloni. «È che stavo cercando di capire com'è fatto.» commentai tirandomi lentamente più su e sdraiandomi accanto a lei.
«Ti va di vederlo?» mi chiese in tono basso e con quel sorrisetto divertito che non sparì mai dal suo viso.
La mia curiosità mi faceva apparire piccola agli occhi degli altri, sembravo quasi una bambina che si chiedeva sempre com'era una cosa, come si faceva, com'era possibile che una cosa accadesse e quant'altro. La mia testa era sempre stracolma di domande, di cose che volevo scoprire, ma in quel momento c'era solo una curiosità che volevo soddisfare. Volevo vederla completamente nuda, volevo vedere quel suo piercing e ricominciare a fare sesso per tutta la notte. Annuii semplicemente a quella sua domanda, in quel momento mi sentivo anche piuttosto impacciata. Se avessi assecondato l'eccitazione di pochi istanti prima l'avrei scoperta io, le avrei tolto io quegli ultimi indumenti, ma anche ciò che fece lei non fu male. Ma proprio per niente. Si tirò lentamente su accanto a me, si mise seduta e tirando su il suo bacino iniziò a sfilarsi i pantaloni insieme agli slip. Non ci mise molto, pochi istanti, ma mi fecero salire subito il cuore in gola. Avevo una voglia assurda di vederla, credevo che il sesso con lei sarebbe stato eccitante, ma non fino a quel punto.
«Perché non vedi se ti piace, mh?» propose lei in tono lento non appena tornò a sdraiarsi accanto a me.
Quella sua frase, mista al suo tono e al respiro corto che aveva mi chiese di più, e io non avevo solo voglia di vedere quel piercing, avevo voglia di fare molto altro. Lei tenne la gamba sinistra distesa contro le mie, l'altra era piegata di lato, come a volermi mostrare da lì ciò che c'era, ma io volevo guardarla più da vicino. Feci incontrare le nostre bocche in un caldo e lungo bacio, e mentre la baciavo mi spostai sul suo corpo. Mi distesi lì a sfiorare la sua pelle con le mie mani e poco dopo tornai a sentirla a contatto con le mie labbra. Scivolai giù di nuovo con la mia bocca, mi spostai gradualmente lungo il suo corpo senza troppa fretta, ma era evidente anche a me stessa che ne avessi. Superai quasi subito il suo seno, le lasciai solo qualche bacio al centro del petto, arrivai al suo ventre piatto, superai l'ombelico privo di piercing e continuai ad avanzare. Quando Giulia mi parlò di 3 piercing nascosti, la prima volta, pensai che uno fosse sul suo ombelico. Era un punto comunque nascosto, ma già quando quella notte si sfilò la maglia vidi che lì non c'era nulla. Con calma arrivai al suo pube, e quando arrivai lì rallentai i miei baci. Ci andai più piano fino a quando non sentii una piccola sfera sotto il labbro inferiore. Il mio sguardo lo spostai subito più giù, più al centro delle sue gambe, e notai quella piccola pallina di titanio sulla parte inferiore del pube e un piccolo cristallo spuntare proprio dove lo sentii prima con le dita, all'attaccatura delle grandi labbra.
«Allora, ti piace?» mi chiese Giulia allungando una sua mano verso la mia testa, per togliermi dei capelli che inevitabilmente caddero davanti al mio viso.
Io non sapevo cosa dire, avevo il cervello bloccato, i miei ormoni avevano preso il possesso delle mie funzioni cerebrali e le uniche cose a cui riuscivo a pensare era che volevo baciarla, volevo sentire quel piercing sotto la lingua e non solo quello. Mi bagnai leggermente le labbra e con calma tornai a baciarla tra le gambe, quella volta però mi spostai anche più giù dov'era più bagnata e salivo fino ad arrivare al suo piercing. Salivo e scendevo con calma, la sua mano rimase sulla mia testa a stringermi e a chiedermi di baciarla più forte. Usai anche le mie dita, spostai la mia bocca più su, per sentire il suo piercing e il suo clitoride contro la lingua, mentre le mie dita entravano e uscivano lentamente da lei. Il mio sguardo lo tenni fermo sul suo viso, dopo aver ammirato quel suo piercing mi concentrai sul suo viso, lei era fottutamente bella, tremendamente eccitante quando gemeva. All'improvviso la vidi stringersi un seno, quello sinistro, lo tirava e lo stringeva con forza, e quella cosa mi eccitò solo di più. Avrei potuto allungare una mia mano e aiutarla, ma c'era un certo non so che di eccitante nel vedere una persona che si torturava il seno perché troppo eccitata a causa tua. In quel momento volli essere egoista, volli guardare i suoi gesti lasciandola fare, ma non fui per niente egoista quando la feci venire per la seconda volta. Le mie dita erano completamente impregnate dei suoi umori, tenerle dentro di lei mi piaceva da matti, sentirla gemere e poi venire mi fece eccitare un casino. Quando si lasciò andare rimasi tra le sue gambe per qualche istante, poi mi tirai su, sfilai le mie dita da lei e mi allungai sul suo corpo.
«Dio, sei bellissima.» sussurrai tenendomi sulle mie braccia, entrambe erano tese ai lati del suo viso.
I miei occhi guardavano i suoi mentre cercava di riprendere fiato, ma non le serviva poi tanto tempo.
«E tu sei stata bravissima.» ribatté lei bagnandosi leggermente le labbra. «Non ti dispiace se prendo il controllo, vero?» mi chiese con fare provocatorio, ma non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che subito ribaltò la situazione e mi portò sotto di lei. «Innanzitutto credo che tu sia troppo coperta.» aggiunse con un tono piuttosto basso contro il mio orecchio.
Le sue mani le sentii scivolare sotto la mia maglia, lente, calde, delicate. Salirono su fino al mio seno, poi una volta lì mi sfilò la maglia e tornò a poggiarsi col busto sopra al mio. La sua pelle contro la mia era calda, morbida, mi piaceva da matti sentirla addosso a me.
«Ho tanta voglia di scoparti, tesoro.» sussurrò di nuovo al mio orecchio, ma poco più in basso mi fece sentire la sua lingua contro il mio collo. «Quando canti sei adorabile, ma credo che i tuoi gemiti saranno molto più interessanti.»
«Oh beh, i tuoi non erano affatto male.» ribattei io facendo salire piano le mie mani ai lati del suo busto, arrivai con calma ai lati del suo seno e non appena riuscii a toccarle il capezzolo sinistro, lei mi prese entrambe le mani e le bloccò sopra alla mia testa.
«Eh no, tesoro, tu ti sei divertita abbastanza. Adesso tocca a me...» disse portando il suo viso davanti al mio e incrociando il mio sguardo.
Non sapevo cos'era successo per farla arrivare a casa mia quella notte, in quello stato. Non sapevo perché era a letto con me, non sapevo nulla. Tutti quei dubbi mi stavano friggendo il cervello, ma la mia voglia di lei era più forte. Per fortuna lei sul serio non aveva voglia di parlare, nei successivi 30 minuti non dicemmo nulla, gli unici suoni che si sentirono in quel momento erano i miei gemiti poco contenuti a causa di Giulia. Mi piaceva da matti, mi piaceva troppo. Ogni suo tocco fu delicato, anche i suoi morsi. Io e Giulia ci conoscevamo da un po', quella prima volta tra di noi non fu come le altre che ebbi negli anni, quelle occasionali almeno. Quando c'era chimica tra me e un'altra persona, non ci perdevamo troppo in tocchi dolci, spesso la carica sessuale che sentivamo era talmente alta dal farci partire in quarta e andare avanti in quel modo per qualche ora, ma con Giulia no. Non credevo fosse perché non c'era abbastanza carica sessuale, anzi ce n'era molta, ma il problema era che ci conoscevamo, e tutto sommato lei era dolce. Non sapevo com'erano andate le sue storie precedenti, non sapevo se avesse avuto anche storie di solo sesso, ma mi sembrava troppo dolce per pensare al semplice darsi piacere a vicenda. Quando ci fermammo mi convinsi ancora di più di quella cosa. Lei si distese accanto a me, non mi guardò molto, sembrava imbarazzata. Si coprì con un lenzuolo e rimase per qualche istante a guardare il soffitto.
«Adesso possiamo parlare?» le chiesi con fare titubante.
Lei era bella, ciò che facemmo fu fantastico ma avevo bisogno di avere delle risposte.
«Non ce la fai proprio a non parlare, vero?» ribatté lei abbassando il suo sguardo sul mio viso e facendomi un sorriso ironico.
«Sono una scrittrice, le parole sono il mio ossigeno.» le dissi ricambiando il suo sorriso.
«Poetica la bimba.» commentò lei prendendomi in giro.
«Non divagare. Dai, dimmi, perché sei qui?» contestai con fare più serio.
«Perché mi andava di fare sesso con te.» rispose lei lentamente, ma non era solo quello.
«Non prendermi per il culo.» continuai io.
«Direi di averti preso per ben altro fino a qualche minuto fa.» replicò lei in tono ironico, non voleva proprio dirmi la verità.
«Si, e lo hai fatto da dio, ma ora ho bisogno che tu sia sincera. Perché sei venuta qui? Perché eri in lacrime?» domandai con fare leggermente nervoso.
«Non mi va di parlarne.» disse abbassando leggermente lo sguardo dal mio viso.
«Ma come no? Cos'è successo?» continuai io che non volevo proprio cedere.
«Andrea, ti prego...» ribatté lei mordendosi un labbro.
«No, Giulia, sono io che prego te. Ti sembra normale venire a casa mia di notte, dopo giorni che non mi rispondi, tutto solo per scopare?» la interruppi io. «Non che mi sia dispiaciuto, ma vorrei delle risposte.»
«Ho fatto una cazzata, non sarei dovuta venire.» commentò lei togliendosi parzialmente quel lenzuolo di dosso e provando a tirarsi su, ma io la fermai prima che mettesse anche un solo piede fuori dal letto.
«Dove vuoi andare?» le chiesi prendendole una mano.
«Via.» disse lei semplicemente. «Mi dispiace.»
«Resta qui.» commentai senza lasciarle quella mano.
«Non mi va.» ribatté lei voltandosi lentamente verso di me.
«Dai Giulia, resta qui. Ti prometto che la smetto con le domande.» dissi provando a farlo sul serio.
Non sapevo cosa fosse successo ma non volevo che andasse via. Lei mi guardò negli occhi per qualche secondo in più, cercava di capire se fossi sincera o meno e probabilmente intuì che lo ero poiché ritornò giù accanto a me. Si distese sul fianco sinistro, rivolta verso di me e mi guardò. Io feci lo stesso sul fianco opposto, ma le accarezzai delicatamente anche il viso. Tenni una mia mano sul lato destro del suo viso, il mio unico dito che si muoveva era il pollice contro la sua guancia. I nostri occhi non si abbassarono mai, ci guardammo per oltre 5 minuti senza dire nulla, ma il suo sguardo lentamente cambiò. Non sapevo cosa stesse pensando, non sapevo un cazzo di niente, ma i suoi occhi divennero gradualmente più lucidi. Alla fine non riuscì più a reggere e scoppiò a piangere, ma si voltò col viso contro il cuscino per non farsi vedere da me.
«Scusami.» mi disse tra i singhiozzi.
«Ehi, Giulia...» ribattei io facendo scivolare piano la mia mano dietro la sua nuca.
Mi avvicinai a lei di più col mio corpo e la tirai lentamente verso di me. L'abbracciai, lasciai che poggiasse il viso contro il mio collo e la sentii stringersi forte a me. I nostri corpi nudi, schiacciati contro l'altro, non li sentivo nemmeno. In quel momento non c'era nulla di sessuale in ciò che facemmo. Lei era in lacrime e io non ne sapevo nemmeno il motivo, Giulia non voleva dirmelo. Ma io continuai a tenerla stretta a me, le mie mani le accarezzavano piano la schiena e con calma coprii entrambi i nostri corpi con un lenzuolo.
«Non fare così.» sussurrai poggiando una mia guancia sulla sua testa. «Ti giuro che di solito non faccio così schifo a letto.» continuai con un tono più scemo.
Sapevo che il motivo del suo pianto non era la mia prestazione a letto, o almeno speravo che non fosse quello, ma volevo farla distrarre e ci riuscii quasi subito. La sentii ridere. Non rise molto, giusto un po' appena sentì la mia stupidaggine, poi tirò su lentamente il suo viso davanti al mio.
«Sei proprio scema.» mi disse con un piccolo sorriso.
«E tu sei proprio bella.» ribattei portando entrambe le mie mani ai lati del suo viso e asciugandole quelle lacrime.
Si imbarazzò quasi sentendo la mia frase, ma non ne aveva motivo. In quegli anni le dissi spesso che era bella. Nel mio tono non c'era mai nulla di malizioso né troppo spinto, lei era oggettivamente una bella ragazza e le dicevo che era bella così come lo dicevo a delle mie amiche. In quel momento però c'era qualcosa in più. Il mio tono fu più basso, il mio sguardo lo sentivo più perso in lei, io ero persa nei suoi occhi. E probabilmente quella situazione rese lei più insicura. Abbassò il suo sguardo dal mio viso, era decisamente in imbarazzo, ma con me non aveva motivo di esserlo. Con calma mi avvicinai a lei e le stampai un bacio sulla fronte, fu in quel momento che riportò il suo sguardo su di me. Io le sorrisi e le accarezzai piano il viso, ma lei sembrava ancora un po' impacciata. Si allungò lentamente verso di me, verso il mio petto, poggiò lì il suo viso e mi abbracciò.
«Posso dormire qui con te?» mi chiese in tono piuttosto dolce.
«Ma certo.» risposi io subito dopo, non avevo alcuna intenzione di lasciarla andare via.
Mi distesi a pancia in su, con lei stretta contro il mio fianco destro, un lenzuolo a coprirci e con calma ci addormentammo. Quella mattina mi svegliai più presto del solito. Normalmente se non erano le 10:00 non mi tiravo nemmeno su dal letto, ma quel giorno mi svegliai un paio d'ore prima. Ero ancora distesa nella stessa posizione in cui mi addormentai quella notte, Giulia era ancora poggiata contro il mio petto, stretta al mio fianco. Sentivo il suo respiro caldo e calmo scontrarsi con la mia pelle, lei era ancora addormentata. Di solito, in una situazione simile, sapevo bene come comportarmi. In base alle chiacchiere avute con una persona, prima di ritrovarci a letto insieme, sapevo se potevo alzarmi e andare via senza dire nulla, perché tanto a entrambe importava solo del sesso occasionale, o se potevo svegliarla per andar via magari insieme. Con Giulia non potevo fare nessuna di quelle cose. Non potevo andare via, ero a casa mia, e non mi ero mai trovata a dormire con qualcuno in quel modo, qualcuno che non fosse una persona con cui stavo però. Era troppo intimo, troppo dolce. Mi sentivo sia bene che a disagio, non sapevo come comportarmi. Rimasi lì a letto a pensare, a farmi migliaia di film mentali per oltre mezz'ora, poi la sentii stiracchiarsi leggermente e abbassai lo sguardo su di lei. Per tutta la notte tenne una mano sul mio addome, poco sotto alla sua testa, in quel momento la spostò e si stropicciò leggermente gli occhi. Poi con calma la vidi tirare su il suo sguardo su di me.
«Ehi, b-buongiorno.» mi disse con fare abbastanza imbarazzato.
Si staccò dal mio busto, si tirò su e si poggiò col viso sul cuscino accanto al mio.
«Buongiorno.» ribattei io con più calma.
In quegli anni imparai a conoscere bene le persone, Giulia in particolare. Capivo quando era nervosa, quando era triste, quando qualcosa semplicemente non andava. Non mi risparmiavo mai quando c'era da conoscere qualcuno, ero curiosa, tanto, e mi affascinava anche incontrare pensieri differenti ai miei, anche se questo magari portava a degli scontri verbali non così tranquilli. La psicologia era probabilmente una cosa che avrei studiato volentieri se mi fossi lasciata convincere dai miei a frequentare l'università, ma preferii inseguire ciecamente i miei sogni piuttosto che puntare al piano B. In quel momento capii che Giulia era imbarazzata, fondamentalmente lo ero anche io ma feci finta di niente, mi finsi sicura per tranquillizzare lei.
«Hai dormito bene?» le chiesi abbozzando un piccolo sorriso.
«Si, direi di si...» rispose lei abbassando per un istante lo sguardo dal mio viso.
Il suo modo di fare mi piaceva da matti, era così tenera che mi faceva venir voglia di abbracciarla, ma in quel momento non potevo farlo. Dovevo farla sentire sicura, dovevo ricordarle che era con me e che non era cambiato nulla, anche se avevamo fatto sesso, del fantastico sesso.
«Beh, già che siamo sveglie, ti va di fare colazione? Dovrei avere del caffè e del latte. Non ho ancora fatto la spesa questa settimana, ma qualcosa deve esserci.» le proposi lentamente.
«Non devi fare nulla.» ribatté lei poco convinta, ma sembrava solo il tono che usava quando non voleva disturbarmi dal fare qualcosa, e in quel momento entrambe avevamo bisogno di fuggire da quell'attimo di imbarazzo.
«Tranquilla, lo faccio volentieri.» dissi tirandomi lentamente su dal letto.
Mi tolsi le lenzuola di dosso e mi guardai attorno cercando i miei vestiti, mi vestii parzialmente con solo l'intimo e il mio pantaloncino blu, e lentamente uscii da quella stanza. Non appena mi inoltrai nel corridoio vidi Ruby venirmi in contro, aveva sentito che mi ero svegliata e in quel momento lei uscì dal mio studio. Io la presi in braccio e la portai in cucina facendole dei grattini tra le orecchie, ma ciò che lei voleva era mangiare. La sua ciotola era vuota, e così prima la riempii e poi mi accinsi a preparare un cappuccino a Giulia. In quegli anni, circondata da Giulia e Rosa, non potei non imparare a memoria i loro gusti. In fatto di colazione a Giulia piaceva il cappuccino, con molta schiuma e magari anche una brioche calda accanto. In quel momento potevo farle tutta la schiuma del mondo ma la brioche proprio non ce l'avevo. Rosa invece prendeva una semplice tazzina di caffè, a volte con due bustine di zucchero e altre volte lo beveva addirittura amaro, dipendeva da quanto andava di fretta. Io invece ero completamente diversa da entrambe. Non mi piaceva il caffè, la colazione la vedevo con un cannocchiale al contrario, perlomeno il loro tipo di colazione. A me piaceva il cibo, per me era la cosa più bella del mondo, e anche la colazione doveva essere fatta bene. Le cose troppo dolci non mi piacevano, preferivo di gran lunga il salato, e ciò che per me era un'ottima colazione era quella all'inglese. Probabilmente molti mi avrebbero tolto la cittadinanza ma a me piaceva. Uova, salsicce e del pane tostato. Perfetto per me! Ma in quel momento non avevo intenzione di mangiare, il mio stomaco era chiuso e ciò che volevo più di tutto era far star bene Giulia. Quando finii di preparare quel cappuccino, mi voltai verso la porta e me la ritrovai lì. Era in piedi, con una spalla poggiata contro lo stipite. Aveva la mia maglietta addosso, gli slip probabilmente e anche il reggiseno, ma nessun pantalone a coprire le sue gambe stupende. Il mio sguardo si fermò lì, nelle sue gambe particolarmente abbronzate. L'estate era finita da un po' ma lei aveva continuato ad andarci anche solo per abbronzarsi, le piaceva distendersi al sole e dimenticarsi dei problemi.
«Ho messo la tua maglia.» mi disse lei facendomi uscire dai miei pensieri. «La mia era troppo distante.» aggiunse alludendo al fatto che era vicino all'ingresso.
«Tranquilla, non è un problema.» ribattei facendole un sorriso. «Ti stavo portando questo.»
«Oh, grazie.» disse lei staccandosi dalla porta e inoltrandosi all'interno della cucina.
Io mi spostai vicino al piccolo tavolo che avevo lì e lei fece lo stesso, si sedette di fronte a me e io le porsi quel cappuccino. Lo bevve con calma, a piccoli sorsi, mentre continuava a tenere lo sguardo basso. Io la guardavo invece. La guardai bagnarsi le labbra con quel cappuccino, la vidi stringersi nelle spalle in quella mia maglietta e mi venne su un'insana voglia di baciarla. Fu sulla sua bocca che non riuscii a staccarmi, piccola e carnosa, ma dopo qualche secondo mi distolse da quella mia voglia.
«Ieri sera ho lasciato Maria.» mi disse lentamente con un tono quasi tremante.
«Cosa? Come mai?» le chiesi con fare confuso.
«Perché è una stronza, mi ha tradito.» rispose lei in tono più duro, ma sul suo viso spuntarono velocemente un paio di lacrime. «Aveva una relazione con una sua collega da più di un anno.» aggiunse alzando lo sguardo su di me. «Il bello è che insinuava dei dubbi nella nostra storia con la sua gelosia, quando poi era lei a scopare con un'altra.»
«Ed è andata avanti per un anno? Non te ne sei mai accorta?» le chiesi ingenuamente.
«Cosa vuoi che ti dica? Le donne sono più brave a tenere nascoste le cose che non vogliono far sapere.» commentò lei con un sorriso amaro. «Mi ha sempre riempito la testa di "ho tanto lavoro da fare/esco con delle colleghe" e quant'altro, quando poi invece andava semplicemente a scopare con un'altra.»
«Mi dispiace, Giulia...» dissi debolmente.
«Non è vero.» commentò lei in tono troppo sicuro.
«Cosa? Credi che non mi dispiaccia?» le chiesi senza capire.
«No.» rispose lei con un piccolo sorriso.
«Ok, forse non mi dispiace che hai lasciato quella stronza, non mi è mai piaciuta, ma mi dispiace che tu ci stia male.» dissi con fare leggermente imbarazzato.
«Passerà, le ho chiesto di prendere le sue cose e andare via. Non so quanto ci metterà, ma per oggi posso rimanere qui con te?» mi chiese in tono lento.
«Certo, puoi restare tutto il tempo che vuoi.» dissi io con un sorriso.
«Sicura? Non hai da fare magari?» continuò lei con fare titubante.
«Ma no, tranquilla. Il massimo che faccio durante il giorno è guardare qualche serie tv o un giro fuori casa, ma oggi possiamo fare tutto quello che vuoi.» continuai con un sorriso più convinto.
A lei il mio piano di guardare una serie tv non dispiacque, mi chiese se potevamo vederne una. Io acconsentii subito, non avevo alcuna obiezione, e dopo alcuni minuti ci spostammo nel mio studio. Lei portò con sé il suo cappuccino e insieme ci sedemmo sul mio divano, lì davanti c'era il mio portatile poggiato sul tavolino, io lo accesi e con calma decidemmo cosa guardare.
«L'hai mai vista la saga di "The Haunting"?» mi chiese.
«Direi di no, di cosa si tratta?» ribattei un po' confusa.
«È una serie tv horror, quindi se non ti spaventi potremmo vederla.» mi spiegò lei con un sorrisetto divertito.
«Se non mi spavento?» le chiesi con fare ironico. «Tesoro, se non fa paura a te, a me potrebbe far addormentare.» dissi con fare provocatorio.
«"Tesoro"?» domandò lei con ancora quel sorrisetto sul viso.
«Si, mi hai chiamata così tu per tutta la notte.» ribattei facendole l'occhiolino.
«Già, beh a proposito di questo...» disse con un sorriso più imbarazzato. «Non mi è dispiaciuto fare sesso con te.»
«Ah no?» le chiesi piuttosto incuriosita.
«No, affatto.» rispose lei con un sorrisetto divertito.
«Beh quando vuoi sai dove trovarmi.» ribattei in tono ironico.
«Si? Quindi non ti è sembrato strano?» domandò lei.
«Un po' sì, non posso dire il contrario, ma mi è piaciuto.» risposi io tranquillamente.
«È piaciuto anche a me, tanto, ma spero che questo non cambi le cose tra di noi.» commentò lei con fare titubante.
«Ma no, certo che no.» dissi io con un sorriso quasi convinto. «Non cambierà proprio nulla.»
E invece le cose tra di noi erano in un certo senso già cambiate, quella notte di sesso le cambiò per bene, ma noi non ce ne accorgemmo. Restammo su quel divano per buona parte della giornata, pranzammo sul divano davanti a quella serie tv. Io ero seduta normalmente con le spalle contro lo schienale e le gambe giù, Giulia era praticamente attaccata a me. Teneva le sue gambe distese in orizzontale sopra le mie e la sua testa era poggiata sulla mia spalla. Una mia mano accarezzò per tutto il tempo le sue gambe nude, né io né lei ci facemmo domande, ci sembrava tutto normale. Anche in altri momenti eravamo tanto vicine, ma in quel momento la mia mano e le sue gambe sulle mie erano troppo in mezzo. Quel contatto una volta ci sarebbe parso di troppo, quando entrambe avevamo una ragazza, in quel momento non ci pensammo invece. Fu bello, fu spontaneo e io mi godetti quella giornata con lei senza ansie, senza pianti né brutti pensieri. La sua vicinanza mi faceva molto bene, Ma la nostra pace non durò molto, verso sera venne a disturbarci Rosa.
«Cosa state facendo?» ci chiese lei non appena entrò nel mio studio e ci trovò sedute sul mio divano.
Non eravamo sedute come poco prima che suonasse il citofono, eravamo sedute in modo normale, ma effettivamente il nostro abbigliamento poteva far pensare a male (o bene, in quel caso).
«Niente, guardiamo una serie tv.» dissi io tranquillamente
«Ed è così che volete passare il venerdì sera?» continuò lei guardandoci dall'alto verso il basso.
«Al momento non ci sembra male.» commentò Giulia con un sorriso.
«A me sembra abbastanza deprimente.» ribatté Rosa.
«Io ho passato un sacco di serate con Sara a guardare delle serie tv.» contestai io leggermente offesa.
«Infatti, e vedi dove ti ha portato?» ribatté Rosa con un sorrisetto sarcastico.
«Smettila, lasciala stare.» provò a difendermi Giulia, ma Rosa aveva qualcosa da ridire anche a lei.
«Tu non stai messa tanto meglio.» commentò Rosa passando il suo sguarda da me a lei.
«Si è lasciata con la ragazza da meno di 24 ore, lasciala in pace.» contestai io.
«Carine loro che si difendono a vicenda, ma con me non attacca.» disse Rosa in tono duro. «Siete patetiche.»
«Ehi!» si lamentò Giulia.
«Non c'è bisogno di offendere.» continuai io nervosamente.
«Oh povere piccole, vi ho offese?» ribatté lei con quel tono sarcastico. «Se lei resta qui sul divano farà la tua stessa fine.»
«Quale fine?» domandai io senza capire.
«Che dopo cinque mesi ancora piangi per la tua ex, vi siete lasciate, è finita, fattene una ragione.» mi spiegò lei con calma.
«A parte il fatto che non è detto che lei farà la mia stessa fine, ma puoi darle un po' di tempo? È successo stanotte, cazzo.» protestai cercando di capire perché si comportava in quel modo.
«Si, ed è stato meglio così, era una stronza.» continuò lei velocemente, quel giorno tutte e tre demmo della stronza all'ex di Giulia.
«Ehi!» disse Giulia che sembrava non riuscire a dire altro.
«È vero e lo sai anche tu, lo sappiamo tutte.» commentò Rosa. «Ti ha sempre trattato male, ti credeva una sua proprietà, e chissà con quante ragazze ti ha tradito.»
«Rosa, dai, basta.» ribattei io con più calma provando a far calmare anche lei, ma non sembrava aver voglia di tacere.
«Sto dicendo solo la verità, è una cosa che dovrà affrontare prima o poi, ed è meglio farlo subito.» replicò Rosa duramente.
«Lo so che era una stronza.» commentò Giulia tirandosi su lentamente. «Ma io l'amavo comunque.» aggiunse prima di guardare male Rosa e uscire via dal mio studio.
«Dovevi per forza dire tutte quelle cose?» le chiesi tirandomi su velocemente da quel divano.
«Andrea, per piacere, sai che ho ragione.» commentò Rosa con calma.
«Certo che lo so, ma ci sono tanti modi per dire le cose. Tu perché devi usare sempre quello più duro?» continuai nervosamente.
«Perché altrimenti non capite, se lo avessi usato con te tempo fa a quest'ora non avresti rischiato un altro incidente con la moto.» ribatté lei.
«Giulia te lo ha detto?» domandai leggermente imbarazzata.
«Ovvio.» rispose lei con un sorriso.
«Dovete smetterla di parlarvi tanto.» mi lamentai io passandole accanto e uscendo fuori da lì.
Mi inoltrai nel corridoio, seguita da Rosa, ed entrai poi nella mia camera. Giulia era lì. Era seduta sul bordo inferiore del mio letto, aveva addosso i suoi pantaloni ma non stava per niente bene. Si teneva le mani davanti al viso, piangeva, non si stava più trattenendo. Io mi avvicinai subito a lei, Rosa si mosse più lentamente. Io mi sedetti accanto a Giulia, le portai un braccio attorno alle spalle e provai a farla calmare.
«Dai, Giulia, non piangere.» le dissi. «Rosa non voleva essere così dura.»
«Oh no, Rosa voleva essere ancora più dura.» ribatté Rosa con fare ironico.
«Andiamo, smettila.» ribattei alzando il mio sguardo su di lei.
«Sentite, mi dispiace che abbiate rotto con le vostre ragazze, ma sono cose che succedono. E se lasci una ragazza come Maria allora dovresti festeggiare.» commentò lei lentamente.
«Quello si, ma ci vuole comunque del tempo.» ribattei io duramente.
«D'accordo, scusatemi.» disse Rosa bagnandosi leggermente le labbra. «Ero venuta qui con l'intenzione di portarvi fuori a cena, sapevo che le cose non andavano bene per nessuna delle due e volevo farvi staccare un po' la spina.» aggiunse lentamente, il suo sguardo sembrava sul serio dispiaciuto. «Vado via, vi lascio tranquille.» continuò subito dopo voltandosi e avviandosi verso la porta della mia camera.
Io avrei voluto fermarla, non l'avevo mai vista in quello stato e mi dispiaceva, ma aveva detto troppe cose a Giulia e l'aveva fatta stare peggio. Fu Giulia però a fermarla.
«Resta qui.» disse togliendosi con calma le mani dal viso e asciugandosi le lacrime.
«Andrea ha ragione, ho esagerato ed è giusto che vada via.» commentò Rosa voltandosi verso di noi.
«Hai esagerato, si, ma non ho detto che devi andare via.» ribattei io.
«E secondo me non hai esagerato, era giusto tutto quello che hai detto ma mi devi dare del tempo.» replicò Giulia con un sorriso appena accennato.
«D'accordo, proverò a smetterla di dire certe cose.» commentò Rosa debolmente.
Rosa sembrava tanto una donna fredda, dal cuore di ghiaccio, ma si scioglieva solo con chi voleva, mostrava il suo lato dolce solo con qualcuno di cui si fidava molto, a cui teneva molto. In quel momento si sciolse un pochino, lo fece per Giulia, perché le voleva bene, e piano piano si sarebbe aperta sempre di più.
STAI LEGGENDO
Di notte.
RomanceAndrea è una ragazza di 30 anni, fisicamente ne dimostra 20, alcuni non la prendono sul serio a causa del suo viso pulito e anche il suo lavoro ne risente. Lei è una scrittrice, scrive romanzi d'amore ispirandosi alla sua vita. È piuttosto sicura di...