Eravamo lì su quel letto ormai disfatto, le coperte erano quasi tutte a terra, solo un lenzuolo lo lasciammo su a coprirci parzialmente. Io mi ritrovai di nuovo in mezzo a entrambe, Giulia di nuovo al mio lato destro e Rosa distesa su un fianco alla mia sinistra. Giulia teneva la sua testa poggiata sulla mia spalla, mentre il resto del suo corpo era ben piantato contro il mio. Solo i nostri busti erano parzialmente coperti. Tutte e tre eravamo tranquille, rilassate, nulla avrebbe potuto farci innervosire. Ma Rosa decise di fare un azzardo.
«Allora, vuoi che dimentichiamo anche questa notte?» chiese a Giulia in tono lievemente ironico, e io sperai che non scappasse di nuovo.
Io non avrei mai chiesto nulla di simile a Giulia, soprattutto non dopo ciò che successe la prima volta, in quel momento ero preoccupata dalla sua eventuale reazione.
«Non penso che voi riuscirete a dimenticare la miglior notte di sesso della vostra vita, ma se volete potete provarci.» commentò lei con lo stesso tono di Rosa.
«Ma sentila...» ribatté quest'ultima in tono divertito.
«Vorresti dirci che solo per noi è stata la notte di sesso migliore di sempre?» le chiesi io abbassando lo sguardo sul suo viso, ma lei si staccò dal mio corpo e si tirò lentamente su restando seduta accanto a me.
«Mah, sai... Potrei aver avuto di meglio.» commentò lei con fare ironico.
Io e Rosa ci guardammo in faccia per un istante, entrambe ci voltammo nello stesso momento, incrociammo gli sguardi e ci capimmo al volo. Io mi tirai su col busto, avvolsi la vita di Giulia con un braccio e la tirai giù facendola distendere in mezzo a noi.
«Tu sul serio pensi di aver fatto del sesso migliore di questo?» le chiese Rosa tenendole una mano su una spalla.
«Ho 36 anni, ragazze, ho iniziato a fare sesso quando ne avevo 17. Di esperienze ne ho avute...» continuò Giulia con quel tono divertito, ma non sembrava molto convinta.
«E con chi hai fatto di meglio? Sentiamo.» dissi io cercando di tenere il loro stesso tono divertito, ma io ero più suscettibile.
«È successo qualche anno fa, nemmeno ci conoscevamo.» mi spiegò lei in tono serio.
«Quindi davvero c'è qualcuno?» domandai decisamente confusa.
«Perché, saresti gelosa se fosse così?» mi chiese lei in tono provocatorio e io mi lasciai prendere dai dubbi.
Lei aveva avuto probabilmente tante esperienze, noi non ci conoscevamo da tantissimo, non erano nemmeno 5 anni, e non sapevo se crederle. Era ovvio che fossi gelosa del suo passato, soprattutto se mi insinuava il dubbio che qualcuno era migliore di me.
«No, Andrea, non farlo.» mi disse Rosa in tono serio, mentre Giulia sorrideva divertita.
«Non sto facendo nulla.» ribattei io poco convinta, ma lei mi conosceva meglio di me.
«Non devi crederle, lei ci sta solo prendendo in giro, non è vero che ha avuto di meglio.» commentò velocemente.
«Tu credi?» continuò Giulia con fare alquanto stronzo, stare con Rosa l'aveva contagiata.
«Piantala, non ci si comporta così.» contestò Rosa con un sorriso ironico.
«Ah no? E come dovrei comportarmi?» ribatté lei ricambiando il suo sorriso.
«Beh dovresti dire la verità.» disse Rosa con fare lievemente più serio.
«Va bene, va bene...» si arrese Giulia, in quel caso dimostrò di non essere proprio tanto come Rosa, quest'ultima si sarebbe arresa dopo secoli. «Non ho mai fatto nulla di simile con nessuno, è stato stupendo.» commentò in tono serio, sorrideva anche, era piuttosto carina ma io e Rosa eravamo stronze dentro e dovevamo vendicarci.
«Oh beh è logico, Giulia.» cominciò Rosa con un finto tono serio. «Ci hai viste, no?»
«Si, però, insomma...» continuai io fingendo di non sapere come alleggerirle quella batosta. «Non è stato niente di che.» dissi notando il suo sguardo contrariato.
«Si, sai, abbiamo avuto di meglio...» commentò Rosa con fare poco convinto, sorrideva, e Giulia non ci prese più sul serio.
Si allungò col busto verso di noi, ci portò le braccia attorno alle spalle e ci tirò giù addosso a lei.
«Siete proprio stronze.» replicò lei ridendo, e noi ridemmo con lei.
La sensazione che sentivo in quel momento era bella, l'avrei sentita altrettante volte stando con loro, ma era qualcosa di così bello che mi avrebbe riempito gli occhi di lacrime. Quella sensazione mi scaldava il cuore, stare con Giulia e Rosa mi rendeva davvero felice. Le nostre risate riempivano la stanza, in quel momento non c'era spazio per la gelosia, per le incomprensioni né per qualsiasi cosa negativa che avrebbe potuto intaccare la nostra eventuale storia, in quel momento c'era solo tanta serenità. Quella notte di sesso con loro fu sul serio la migliore della mia vita, feci sesso un sacco di volte ma nessuna arrivava ad eguagliare quella. Avrei potuto associare quella notte ad altre che avevo avuto con Sara, ma non sarebbe stato onesto, tra l'altro non ricordavo una sensazione simile. La cosa che mi piaceva dell'essere umano era che dimenticava il dolore, dimenticava quanto era stato male fisicamente e anche mentalmente per una relazione andata male. Solo che con quel dolore andava via anche la parte buona, le sensazioni positive provate con l'altra o le altre persone. Io non ricordavo quanto ero stata bene con Sara, in quel momento pensavo di non esser mai stata tanto bene con nessuno, e probabilmente era così, ma non lo sapevo, non era certo. Quelle due mi tirarono su, mi fecero tornare a vivere quando poi non riuscivo nemmeno a sopravvivere dopo Sara. Erano davvero speciali per me, mi aiutarono molto.
«Sapete... Sto tanto bene con voi.» dissi poco dopo, non appena le risate si placarono.
I loro sguardi divennero più seri, io ero al fianco destro di Giulia e riuscii a vedere entrambe in faccia. Mi sorrisero tutte e due. Giulia mi teneva un braccio attorno alle spalle, dopo la mia frase mi stampò un bacio sulla fronte e Rosa mi accarezzò piano una guancia. Giulia era dolce da morire, mi faceva sentire sempre come se fossi nel posto giusto con lei, Rosa invece era piuttosto protettiva, lei mi faceva sentire al sicuro. Io avevo bisogno di entrambe, erano tutte e due troppo importanti per me.
«Siete bellissime.» continuai in tono lento guardando prima l'una e poi l'altra.
Ero ormai persa nella loro bellezza, erano fisicamente diverse, ma entrambe erano in grado di far partire a mille il mio cuore. E ormai era solo quello che si sentiva. I miei ormoni erano andati a nanna, ma il mio cuore non lo faceva mai, lui batteva sempre forte quando c'erano quelle due. Io non riuscivo a controllarlo, lui mi parlava, lui sapeva ciò che voleva, ma io non sapevo se fosse possibile averlo.
«Sei bellissima anche tu.» ribatterono loro con fare piuttosto dolce.
«Vieni qui, ragazzina.» continuò Rosa facendosi leggermente più indietro e facendomi spazio tra lei e Giulia.
Quest'ultima si spostò allo stesso modo, mi lasciarono distendere lì e con calma mi coprirono con quel lenzuolo, ma io non avevo freddo, perlomeno non in quel momento. Rosa e Giulia si misero su un fianco, entrambe rivolte verso di me, e mi portarono un loro braccio attorno alla vita. Giulia si poggiò con la sua testa sul mio petto mentre Rosa teneva la sua vicinissima alla mia, il suo mento poggiato sulla mia spalla sinistra. Fu in quel modo che mi addormentai, sentendo i baci dolci di Rosa sulle spalle, il respiro caldo di Giulia sul petto e le carezze di entrambe sul mio addome. Io portai una mia mano sulle loro prima di addormentarmi, in quel momento erano dolci entrambe. Quella fu una notte tranquilla, perlomeno le 4 ore in cui dormimmo. Rosa e Giulia si svegliarono prima di me, Rosa quella volta mise più di una singola sveglia, ma io non sentii nessuna di quelle.
«Ragazzina...» mi chiamò Rosa quella mattina.
Il suo tono era basso, dolce, lo sentivo ancora alla mia sinistra, lì dove la lasciai quella notte. Io però non volevo alzarmi, ero stanca, avevamo dormito troppo poco per i miei gusti.
«Andrea, dai alzati, dobbiamo andare.» continuò Giulia col suo stesso tono basso, anche lei era lì dove la lasciai, alla mia destra.
«No, lasciatemi qui.» biascicai con ancora gli occhi chiusi, sentii un lenzuolo ancora sul mio corpo, lo presi alla cieca e mi coprii il viso.
«Non è una cattiva idea, sai...» commentò Rosa in tono che mi sembrava quasi serio, e sia alla mia destra che alla mia sinistra sentii dei movimenti lenti.
«Ah no?» le chiese Giulia, entrambe sembravano già più lontane da me rispetto a poco prima.
«No, cioè se lasciassimo lei qui potremmo concentrarci su quella ragazza che mi hai presentato settimane fa.» rispose Rosa lentamente. «Com'è che si chiamava?»
«La ragazza che scrive storie fantasy?» la assecondò Giulia.
«Si si, lei. Quella ragazza tanto carina...» commentò Rosa in tono provocatorio, non la vedevo ma sentivo che accentuava il tono solo per darmi fastidio.
«Ah Isabella!» disse Giulia.
«Beh certo, con un nome come questo come puoi dimenticartela?» continuò Rosa e io allora mi mossi.
Mi voltai tenendo ancora quel lenzuolo addosso, mi distesi a pancia in giù e affondai il mio viso nel cuscino.
«Smettetela.» mi lamentai.
«Oh, quindi sei sveglia?» mi chiese Rosa in tono ironico.
«Certo che lo sono, lo sapete.» risposi io piuttosto infastidita.
«No, io non lo sapevo, pensavo ti fossi riaddormentata.» commentò Rosa prendendomi in giro.
«Dai, tirati su altrimenti facciamo tardi.» commentò Giulia più seriamente.
«No, non voglio, tanto voi avete già trovato una sostituta che prenderà il mio posto.» continuai io, in quel momento la mia gelosia era palese.
Quasi subito però sentii qualcuno salire sul letto e avvicinarsi lentamente alla mia sinistra.
«Piccola...» mi disse Giulia in tono dolce. «Non c'è nessuna sostituta.» aggiunse accarezzandomi piano la testa, la sua mano era lenta tra i miei capelli.
Io allora mi voltai col viso verso di lei, Giulia a differenza mia era vestita, aveva un semplice maglioncino nero ma in quel momento non guardai molto il suo abbigliamento. In quel momento mi concentrai sul suo viso. Aveva un leggero strato di trucco per provare a coprire le occhiaie, ma notai comunque la stanchezza nei suoi occhi, fare le ore piccole non giovava a nessuno, ma il suo sguardo era ugualmente tanto dolce e non riuscii a fare altro che sorriderle.
«Davvero?» le chiesi.
«Davvero!» rispose lei stampandomi un bacio al centro della fronte.
«Davvero?!» domandò Rosa in tono sorpreso e prevalentemente scemo.
«Rosa...» la richiamò Giulia alzando lo sguardo su di lei.
«Va bene, va bene...» commentò lei trattenendo una risata.
«Non ascoltarla.» sussurrò Giulia stampandomi un altro piccolo bacio sulla fronte.
Lentamente poi si allontanò da me e scese dal letto. Con calma mi tirai su anche io, ma mi voltai prima semplicemente a pancia in su e mi misi seduta a guardare Rosa. Anche lei era già vestita. Giulia si piegò accanto al suo trolley e mise a posto le sue cose, mentre Rosa stava controllando una cosa sul suo cellulare. Non ci mise molto ad accorgersi di me però, lei era in piedi alla mia sinistra, poco distante dal letto. Mi dava il fianco destro, e con la coda dell'occhio mi vide.
«Oh ma buongiorno, principessa.» commentò lei prendendomi in giro, ma io non le risposi. «Qualcosa non va?» aggiunse con fare divertito e io continuai semplicemente a guardarla piuttosto contrariata.
Lentamente mi mossi, scesi da quel letto sotto lo sguardo divertito di Rosa e con calma mi vestii. Lei però mi diede solo il tempo di indossare gli slip e il mio reggiseno, quest'ultimo non riuscii nemmeno ad abbottonarlo. Mi fece subito voltare verso di sé, mi portò le mani ai lati esterni delle cosce, mi prese velocemente in braccio e mi fece sbattere con le spalle contro il muro.
«Fai piano che le fai male.» disse Giulia in tono parzialmente divertito.
«Tranquilla che non si fa male per così poco.» commentò Rosa con fare più serio. «Allora, non vuoi più parlare con me?» mi chiese, e io continuai a guardarla negli occhi senza dire nulla.
Lo sguardo che avevo in quel momento non era più molto contrariato, in realtà quella situazione mi faceva anche ridere, ma provai in tutti i modi a trattenere sia le risate che qualsiasi parola.
«Ah insisti?» continuò lei premendo di più il suo corpo contro il mio e avvicinando anche il suo viso.
In quel caso non riuscii a non sorridere, era bella quando cercava di avere il controllo, quando provava a far fare a qualcuno qualcosa che lei voleva, in quel caso era far parlare me. Ma io non ero intenzionata a farlo. Lei però mi provocò per bene, era brava in quello. Sentii una sua mano scivolare più giù sotto le mie cosce, si fermò lì e con la punta delle dita si mosse piano in avanti e indietro contro i miei slip. Era una tortura, una dolce e allo stesso tempo tremenda tortura. Il suo viso non si incontrò mai con il mio, la sua guancia però sfiorò piano la mia mandibola e le sue labbra si fermarono sul mio collo. Più che le sue labbra però sentii i suoi denti, mi morse piano, intensamente. Un gesto che fuso al suo muoversi lento tra le mie gambe mi fece ansimare.
«Ti farò uscire da qui completamente bagnata.» sussurrò lei al mio orecchio sinistro e io tornai a sorridere.
«E dov'è il problema?» le chiesi, ma non appena pronunciai l'ultima parola mi resi conto di aver fatto una cazzata.
Ciò che stava facendo Rosa era tremendamente fantastico, ma lei lo stava facendo solo per convincermi a parlarle. Probabilmente avrebbe continuato, ma io mi ero fottuta da sola. Lei riportò con calma il suo viso davanti al mio, mi guardava con fare soddisfatto e nello stesso momento la sua mano si fermò.
«Beccata!» esclamò lei con un sorrisetto divertito.
Lentamente lasciò andare le mie gambe, mi fece riportare i piedi per terra e dopo avermi fatto l'occhiolino si allontanò da me. Io rimasi pietrificata, tutto il mio corpo non capiva cosa fosse successo, i miei ormoni erano partiti senza motivo e non sapevano più come tornare a rilassarsi.
«Questa è stata cattiva però.» commentò Giulia guardando prima me e poi Rosa.
«Così ci pensa due volte prima di non parlarmi.» ribatté Rosa sedendosi sul bordo del letto rivolta verso di me.
«Poverina, l'hai scioccata.» continuò Giulia in tono ironico.
Ma io non ero scioccata, stavo solo elaborando il tutto, sia ciò che successe che ciò che dovevo fare. Non potevo lasciarla vincere in quel modo. All'improvviso qualcosa in mente mi venne, non sapevo quanto senso avesse ma mi mossi quasi subito verso di lei. Giulia era confusa, non capiva cosa volessi fare, ma Rosa era simile a me in quel campo e si tenne pronta. All'inizio aveva le gambe accavallate, ma non appena mi mossi le scavallò lasciando le braccia distese dietro il suo corpo, i palmi premuti contro il materasso. Quando arrivai abbastanza vicino salii sulle sue gambe, stando con le ginocchia puntate contro il materasso, le mie mani le poggiai sulle sue spalle e la spinsi all'indietro facendola distendere sul letto con me ben piantata sul suo corpo. Il mio viso lo portai vicinissimo al suo, le nostre labbra si sfioravano quasi, i nostri respiri invece si scontrarono. Mi bagnai le labbra, sfiorando anche le sue. Il mio sguardo era fermo sui suoi occhi, lei non aveva più nessun sorrisetto divertito, ma il suo sguardo spesso si abbassò sulle mie labbra. Non avevo nessun obbiettivo in mente, il mio scopo era semplicemente quello di provocarla a mia volta, farle venir su chissà quale voglia e poi allontanarmi. Ed effettivamente fu ciò che feci, o almeno ci provai. Non appena mi allontanai dal suo viso, tirandomi su con le braccia, staccai automaticamente il mio busto dal suo e il mio reggiseno decise di scendere giù. Io avevo le mani poggiate sulle spalle di Rosa, il mio reggiseno scivolò velocemente giù fino a fermarsi poco sotto il suo collo. Mi imbarazzai subito, il mio scopo non era quello per niente, avevo però dimenticato che non era abbottonato. Io volevo solo provocare innocentemente Rosa, ma non in quel modo. Lei non abbassò nemmeno una volta gli occhi dal mio viso, il suo sguardo era serio, ma io non riuscivo a tenere il confronto con il suo. Lentamente staccai le mie mani dalle sue spalle e mi tirai su col busto mettendomi seduta sulle sue gambe, ma prima che riuscissi a portare su le spalline del mio reggiseno, Rosa portò una sua mano sulla mia e si tirò su con la schiena. Tornò faccia a faccia con me, ma in quel momento il mio cuore era in gola. Nessuna delle due stava scherzando, nessuna delle due stava provocando l'altra, e il suo modo di fare mi colpì molto. Lei aveva ancora quello sguardo serio, non la vidi mai abbassare gli occhi sul mio seno. Delicatamente sentii le sue mani salire su lungo le mie braccia, portò su anche le spalline del mio reggiseno, e quando furono perfettamente su si allungò un po' di più, portò le sue mani dietro la mia schiena e abbottonò i gancetti.
«Tranquilla...» mi disse con un sorriso particolarmente dolce. «Un giorno riuscirai a provocarmi in modo perfetto.» aggiunse facendomi l'occhiolino.
Io non riuscii a fare altro che ridere, il suo tono e ciò che disse erano così scemi che non riuscii a risponderle a tono, nemmeno riuscii a pensare a qualcosa di decente.
«Tu sei tutta scema.» dissi con un sorriso.
«E tu sei ancora troppo scoperta.» ribatté lei sfiorandomi delicatamente la schiena. «Che ore sono?» chiese poi a Giulia.
«Sono quasi le 10:00, abbiamo mezz'ora per arrivare alla stazione.» rispose lei con calma.
«D'accordo, tu vestiti, io chiamo un taxi.» commentò Rosa voltandosi verso di me.
Io non avevo alcuna voglia di alzarmi, né tantomeno di vestirmi, stavo bene lì addosso a lei, e nonostante fossi scoperta non avevo nemmeno freddo. Solo che dovevamo andare via e così a malincuore mi alzai. Presi le mie cose, mi vestii e quando fummo tutte pronte scendemmo giù. Il taxi arrivò quasi subito, fu piuttosto veloce, e quando arrivammo alla stazione aspettammo un quarto d'ora per il treno. Io ero stanca, non riuscivo a non sbadigliare, ero seduta in mezzo a Rosa e Giulia, poggiavo prima la testa sulla spalla di una e poi sulla spalla dell'altra. In treno feci lo stesso, per il ritorno Giulia si mise accanto a me, e purtroppo per lei usai la sua spalla come cuscino. Lei mi lasciò lì senza dire nulla, il viaggio durò circa quattro ore, prima del cambio forzato, e in quel lasso di tempo mi addormentai. Ero davvero stanca, quei viaggi mi stancavano un sacco, ancora di più se passavo una notte insonne come quella. Quattro ore di riposo erano troppo poche, e quelle quattro di viaggio non le sentii proprio.
«Andrea, ehi...» mi chiamò Giulia dolcemente.
Sentivo anche la sua mano accarezzarmi piano il lato sinistro del mio viso, il destro era ben piantato contro la sua spalla.
«Svegliati, siamo quasi arrivate.» continuò lei con calma.
«Portami in braccio.» farfugliai con ancora gli occhi chiusi.
«Sei proprio stanca, ragazzina...» commentò Rosa in tono divertito. «Eppure in camera mi sembravi piuttosto sveglia.» aggiunse prendendomi in giro, e io allora mi costrinsi a tirarmi su.
Mi stiracchiai leggermente, mi stropicciai gli occhi e tentai di parlare senza sbadigliare.
«Non so te, ma io non sono abituata a questi ritmi.» contestai lentamente.
«Quali ritmi? Dormire poco la notte e svegliarsi presto la mattina?» domandò lei.
«Si, soprattutto dopo ciò che abbiamo fatto stanotte.» risposi in tono piuttosto serio.
«Povera piccola, l'abbiamo fatta stancare troppo.» ribatté con fare provocatorio voltandosi verso Giulia e poi tornando verso di me.
«Dai, lasciala stare.» commentò Giulia verso Rosa.
«Ti sei fatta la guardia del corpo, eh?» continuò quest'ultima prendendo in giro entrambe.
«Io direi di essermi fatta anche te.» replicai facendole l'occhiolino.
«Oh, touché!» commentò lei con un sorriso.
Pochi minuti dopo arrivò la nostra fermata, noi scendemmo con calma e aspettammo il treno successivo. Odiavo quel continuo salire e scendere da un treno all'altro, odiavo abitare in una città che non conosceva nessuno se non gli abitanti e pochi altri. Per una volta avrei voluto prendere un singolo treno per arrivare dove dovevo, ma avrei potuto farlo solo quando le tappe erano in città della Campania, in zona insomma. Io e Rosa ci sedemmo su una panchina non appena raggiungemmo il binario in cui sarebbe arrivato il nostro secondo e ultimo treno, Giulia però lasciò lì il suo trolley e ci disse che doveva fare una cosa.
«Devi farla per forza adesso?» le chiese Rosa. «Tra un quarto d'ora arriva il treno.»
«Faccio subito.» continuò lei senza ascoltarla.
Si voltò e si allontanò a passo svelto da noi avviandosi verso l'uscita dei binari.
«Tu sai dove sta andando?» mi chiese Rosa piuttosto confusa.
«Non ne ho idea, magari sta scappando.» commentai leggermente ironica.
«Da cosa?» continuò lei ingenuamente.
«Da noi. Abbiamo fatto sesso, ricordi?» dissi facendole l'occhiolino.
«Oooh, hai ragione. Quando torna glielo chiedo.» replicò lei con un sorriso.
«"Se" torna.» ribattei io, ma fortunatamente tornò.
Lo fece quasi una decina di minuti dopo, tornò con un sacchetto di plastica in mano, e pochi minuti prima del treno.
«Si può sapere dove sei andata?» le chiesi io piuttosto confusa, lei aveva il viso tutto rosso e il fiatone, sembrava avesse corso.
«Qui vicino c'è una rosticceria buonissima, ho preso tre pizzette, delle patatine, e qualcosa da bere.» ci disse, e io rimasi letteralmente senza parole.
«Non era necessario.» commentò Rosa che come me non sapeva cosa dire.
«E invece si, non mangiamo niente da ieri sera, e avremo almeno altre 2 ore di viaggio. Questo è solo uno spuntino prima di arrivare a casa e cenare.» ribatté Giulia con un gran bel sorriso.
Lei era la più dolce del gruppo, quella che si preoccupava di più per tutti. Rosa invece era quella più spiritosa, quella che se qualcuno era triste allora lei riusciva a tirarlo su di morale. E io, beh... Io non sapevo cosa avevo di speciale, né in più rispetto a loro. Probabilmente avevo più fantasia, ma quello non serviva per stare bene in una relazione. In quel momento non ci pensai, pensare a quella cosa mi avrebbe fatto partire dei complessi assurdi, lo sapevo. Mi conoscevo, ed era già successo con Sara. Ci avrei pensato qualche settimana dopo però, in quel momento avevo altro a cui pensare.
«Tieni.» continuò Giulia porgendo un trancio di pizza incartato a Rosa, che però non spostò lo sguardo dal viso della prima.
Rosa non pensò affatto a quella pizzetta, bensì si tirò su, si mise in piedi davanti a lei, le portò una mano dietro la nuca e contemporaneamente si avvicinò al suo viso. La baciò subito, senza preavviso, sorprese anche Giulia che non se lo aspettava, ma dopo qualche secondo ricambiò quel bacio. Io ero leggermente in imbarazzo, provavo a non guardarle, mi girai attorno e vidi alcune persone rivolte verso di noi che parlottavano e sorridevano. Non sapevo cosa avessero da dire, avrei voluto volentieri chiederglielo, ma non avevo di nuovo il tempo per pensarci. Il treno arrivò poco dopo che loro iniziarono a baciarsi.
«Ragazze.» dissi provando ad attirare l'attenzione di quelle due, ma non sembravano aver voglia di ascoltarmi. «Ragazze!» ripetei in tono più alto.
«Che c'è?» mi chiese Rosa piuttosto infastidita.
«Potete baciarvi quanto vi pare dopo, adesso abbiamo un treno da prendere.» dissi con quasi lo stesso nervosismo facendole segno davanti a noi.
«Oh si, scusami.» commentò lei subito dopo.
Velocemente si staccarono, presero i loro trolley e con me alle loro spalle salirono sul treno. Ci sedemmo di nuovo ai soliti quattro posti liberi, ma in quel momento fui io a stare seduta senza nessuno accanto. Non era male, posti a tre non esistevano ed era giusto fare a turno, in modo che comunque ognuna non venisse lasciata da sola, ma io mi sentii messa da parte. Ero già infastidita quando Rosa mi rispose in quel modo, nonostante io volessi solo avvisarla del treno, quindi il mio nervosismo e la mia gelosia crebbero solo di più. Quelle due stavano davvero bene insieme, da quando Rosa si sciolse con Giulia erano diventate adorabili, e io mi sentivo di troppo. Non appena ci sedemmo però provai a non guardarle, mi persi a mangiare la mia pizzetta e a bere la mia Pepsi. Guardavo fuori dal finestrino ignorando ciò che dicevano e facevano loro, ma di tanto in tanto l'occhio mi cascava. Rosa teneva un braccio poggiato attorno alle spalle di Giulia, e quest'ultima teneva una mano sulla sua gamba. Mangiavano e bevevano anche loro. All'improvviso Rosa si sporcò il mento col pomodoro della pizza, ma Giulia era lì pronta per pulirla e prenderla in giro. Entrambe ridevano e scherzavano, e io mi sentii fuori dal mondo. Sembravano una vera e propria coppia.
«Andrea...» mi chiamò Giulia dopo qualche minuto che eravamo in treno, ma finsi di non sentirla.
«Ehi, ragazzina.» disse Rosa allungando una sua mano verso la mia che tenevo poggiata sul tavolino, ma non appena sentii la sua mano spostai la mia. «Che cosa ti prende?» mi chiese.
«Nulla.» dissi senza guardarla.
«Ce l'hai con me per prima?» ribatté lei lentamente.
«Beh io volevo solo avvisarvi dell'arrivo del treno.» risposi alzando nervosamente lo sguardo su di lei.
«Si lo so, e mi dispiace, ma ero davvero tanto presa.» commentò lei abbozzando un piccolo sorriso.
«Lo so, l'ho notato.» ribattei velocemente.
«Sei gelosa, per caso?» mi chiese con fare sospettoso.
«No, certo che no.» risposi io poco convinta.
«Sei sicura?» continuò Rosa che non sembrava credermi.
«Certo, figurati se sono gelosa per questo.» dissi provando ad avere un tono fermo, ma era ovvio che fossi gelosa.
«D'accordo...» commentò lei come se stesse riflettendo se credermi o meno. «Quando arriviamo in città cosa vuoi fare?» mi chiese provando a cambiare argomento.
«In che senso?» ribattei io senza capire.
«Beh potremmo fare qualcosa insieme...» disse con un sorriso quasi imbarazzato.
«Qualcosa di che tipo?» continuai io lentamente.
«Non lo so, potremmo cenare e magari andare al cinema a vedere un film.» rispose lei.
«O anche in discoteca.» propose Giulia.
«In discoteca?» chiedemmo io e Rosa confuse.
«Si, non vi piace l'idea?» ci chiese con un'aria già più triste, sembrava interessarle molto quella cosa.
«In realtà non ci vado da quando ero giovane.» commentò Rosa con fare ironico.
«Perché, adesso sei vecchia?» ribatté Giulia.
«No, però, insomma... Non ci vado da un sacco, da quando avevo 22 anni.» continuò Rosa con un sorriso.
«E non ti piacerebbe tornarci?» le domandò Giulia che voleva probabilmente convincerla ad andarci.
«Non saprei, tu cosa ne pensi?» ribatté Rosa voltandosi verso di me.
«Non so, non ho mai sentito l'esigenza di andarci. Tra l'altro preferisco la musica a palla in casa mia mentre sono da sola, in mezzo ad altre persone non so se mi sentirei a mio agio.» dissi piuttosto nervosa.
«Non ti piacciono le discoteche quindi?» mi domandò Giulia.
«Non particolarmente.» risposi io un po' in difficoltà.
Sentivo che a lei piaceva, che lo aveva proposto per quello, ma non mi sentivo molto a mio agio in un posto in cui la musica era più alta della mia voce. E il mio tono era piuttosto basso, quindi già normalmente non avrei sovrastato il volume di altre persone.
«Oh va bene, vada per il film allora.» continuò lei abbozzando un piccolo sorriso.
Io mi sentivo quasi in colpa per averle detto di no, non mi piaceva dover rifiutare un invito da una persona che mi piaceva, però era peggio accettarlo e stare in disparte per tutto il tempo. Perché sarebbe stato ciò che avrei fatto se mi fossi sentita a disagio. Giulia sembrò prenderla bene però, era tranquilla e per tutto il viaggio continuò a scherzare, sicuro non era la più permalosa del gruppo. Controllammo anche quale film era in programmazione per quella sera, e a lei sembravano interessarne un paio. Non decidemmo nulla in quel momento, lo avremmo fatto quella sera, e qualche ora dopo arrivammo nella stazione della nostra città. Noi ci alzammo qualche minuto prima di arrivare, ma una signora si fermò accanto a Giulia e ci fermò. La donna in questione era piccolina, bassa, con tanti capelli bianchi sulla testa, due piccoli occhiali rotondi sugli occhi e un vestitino floreale addosso.
«Scusatemi ragazze.» ci disse la signora lentamente, anzi, parlò prevalentemente con loro due, io in quel momento ero invisibile. «Io non vi conosco ma vi ho viste alla stazione di Napoli.» continuò lei e fu in quel momento che mi ricordai dove la vidi, lei era una di quelle persone che assistette al bacio tra loro due. «So che sembra strano ma volevo dirvi che siete davvero una bella coppia.» aggiunse con un sorriso particolarmente dolce.
«Oh la ringrazio, signora.» le disse Giulia sinceramente sorpresa.
«Sapete, io ho una nipotina che è esattamente come voi, anche a lei piacciono le ragazze.» continuò la donna. «E io le ho sempre detto che deve essere sé stessa, che non deve nascondersi da nessuno.» aggiunse.
«Ha fatto bene, signora.» commentò Rosa che non sapeva bene cosa dirle.
«Si, lei le faccia sentire il suo appoggio, immagino che ne avrà davvero bisogno.» ribatté Giulia che invece sembrava essere a suo agio con quella donna. «Noi però adesso dobbiamo proprio andare.» aggiunse non appena il treno iniziò a rallentare.
«Oh sisi, certo, scusatemi.» continuò la donna facendo un passo indietro per far uscire Giulia e Rosa dai loro posti.
«Mi ha fatto piacere questa piccola chiacchierata.» le disse Giulia con un sorriso. «La posso abbracciare?» le chiese sorprendendo anche la donna.
«Oh ma certo.» rispose lei allargando le braccia e il suo candido sorriso.
Giulia si piegò di poco davanti a quella donna, l'abbracciò e rimase stretta a lei per pochi istanti, poi si tirò su e la ringraziò.
«Figurati, tesoro.» replicò quella donna.
Con calma ci voltammo e andammo via, scendemmo dal treno e ci avviammo verso l'uscita della stazione.
«Ehi, stai bene?» chiese Rosa a Giulia notando che era piuttosto silenziosa, e quando si allontanò da quella donna aveva anche gli occhi lucidi.
«S-si, tranquilla.» rispose lei in tono incerto.
«Sicura?» continuai io lentamente.
«Si, è solo che quella donna mi ha ricordato mia nonna, anche lei è stata molto dolce con me quando ha saputo che mi piacevano le ragazze.» ci spiegò Giulia con un piccolo sorriso.
«Beh deve esssere stata davvero una donna speciale.» commentò Rosa portandole un braccio attorno alle spalle.
Giulia annuì semplicemente e, per tutto il tragitto dalla stazione fino a casa mia, restammo in particolare silenzio. Rosa accompagnò prima me poiché ero quella che abitava più vicino, ma non appena parcheggiò l'auto accanto al marciapiede poco distante da casa mia, notai che vicino al citofono c'era mia sorella insieme al suo ragazzo.

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Di notte.
Roman d'amourAndrea è una ragazza di 30 anni, fisicamente ne dimostra 20, alcuni non la prendono sul serio a causa del suo viso pulito e anche il suo lavoro ne risente. Lei è una scrittrice, scrive romanzi d'amore ispirandosi alla sua vita. È piuttosto sicura di...