Non proprio un "ritorno"...
*********Sia Giulia che Rosa sorrisero. Entrambe erano in imbarazzo, ma con me il quadretto era al completo. Ero riuscita a far imbarazzare tutte e tre in un solo colpo, ma la situazione non fu affatto male. Rosa tornò ad allungare il suo viso verso il mio, tornò a far incontrare le nostre bocche, ma quel bacio fu di una dolcezza assurda. Le sue labbra erano morbide, delicate contro le mie. Sentivo anche le sue mani sul mio corpo mezzo nudo, sia io che Rosa avevamo ancora l'intimo addosso, l'unica completamente nuda era Giulia. Le mani di Rosa erano lente sul mio corpo, le sentivo appena, quel tanto che bastava per capire che c'erano. Una era al lato del mio viso, tra la mandibola sinistra e il mio collo, mentre l'altra era all'esterno della mia coscia destra. Quest'ultima la sentii salire e scendere piano contro la mia pelle, si muoveva di più rispetto a quella sul mio viso, e fu quella a farmi sentire dei brividi lungo la schiena. Lentamente si staccò dalle mie labbra, incrociammo gli sguardi e il suo continuai a trovarlo tanto dolce. A volte dimenticavo quanto potesse essere dura per Rosa, non aveva mai vissuto realmente una storia d'amore, non aveva mai potuto esprimersi al meglio nella sua famiglia. Si era sempre trattenuta, sia dentro che fuori casa, e io odiavo quella parte della sua esistenza. Lei aveva un lato estremamente dolce dentro di sé ma non era mai riuscita ad esporlo agli altri, e le poche volte che ci aveva provato era stata rifiutata. Io mi sentivo la persona più fortunata del mondo ad avere lei, ad averla nella mia vita, e avrei fatto di tutto per farla sentire libera di comportarsi in qualsiasi modo volesse.
«Ne ho tanta voglia anche io.» mi disse con un sorriso particolarmente dolce.
Io ricambiai il suo sorriso, le sfiorai una guancia e mi avvicinai a lei tornando a far incontrare le nostre bocche. Quel bacio fu leggermente più intenso, ma non perse la dolcezza. Non mi fermai però, continuai a muovermi verso di lei fino a sentire il mio petto contro il suo, e anche lì continuai ad avanzare. Lei si lasciò andare lentamente all'indietro con la schiena, si distese su quel letto e io feci lo stesso su di lei. I nostri corpi erano premuti l'uno contro l'altro, le nostre bocche continuavano ad assaporarsi mentre il mio cuore cercava un modo di calmarsi, ma non c'era verso. Mi ero esposta tanto in quel momento, e trovare un riscontro più che positivo da parte di Rosa era tanto, era bellissimo. All'improvviso però sentimmo Giulia fare un colpo di tosse, uno palesemente finto. Entrambe sorridemmo, ci staccammo dalle labbra dell'altra e ci voltammo verso di lei.
«Se volete vi lascio da sole.» commentò lei prendendoci in giro.
«No.» rispose Rosa seriamente.
«Sdraiati anche tu.» dissi facendole segno di mettersi accanto a noi, e lei non se lo fece ripetere due volte.
Si distese con calma lì, al fianco destro di Rosa, e ci sorrise dolcemente. Io allungai una mia mano sul suo viso, mi tirai su con l'altra poggiata contro il materasso, e lentamente mi allungai fino a trovare le sue labbra. In quel momento ogni nostro tocco sui corpi delle altre fu lento, delicato, dolce. Nei nostri sguardi e nei nostri gesti non c'era alcuna traccia di provocazione, nemmeno minima. Avevamo iniziato in quel modo, provocandoci, ma concludemmo dolcemente. Passammo le successive due ore a baciarci, a sfiorarci la pelle nuda e a scambiarci sguardi complici. Giulia e Rosa furono particolarmente attente ad ogni mio movimento, ad ogni mio sguardo, e fu quando ci fermammo del tutto che furono più dolci. Eravamo a letto, sotto le coperte. Fuori faceva freddo, sentivo un vento pesante sbattere contro la mia finestra, ma noi eravamo al caldo. I nostri vestiti erano sparsi per la casa, qualcosa era nel salotto, qualcos'altro lungo il corridoio, e l'intimo era sparso sul pavimento di quella stanza. Eravamo nude, eppure io non avevo freddo. Non avevo ancora tirato fuori dall'armadio le coperte più pesanti che avevo, la sera non sentivo così tanto freddo, ma in quel momento non ne sentivo affatto. Ero distesa a pancia in su in mezzo a Giulia e Rosa, entrambe erano distese su un fianco rivolte verso di me. Una mano di Rosa era sul mio ventre, saliva e scendeva dal centro del mio seno fino al mio ombelico. Giulia teneva una sua mano sotto la propria testa, il gomito piegato contro il materasso, e lo sguardo sognante verso me e Rosa. Non stava semplicemente guardando solo me o solo Rosa, ci guardava entrambe.
«Ehi.» le sussurrai allungando la mia mano destra lungo il suo viso e facendola uscire dai propri pensieri. «A cosa stai pensando?» le chiesi notando che anche Rosa tirò su il suo sguardo verso di lei.
Giulia si strusciò per un istante con la guancia contro il palmo della mia mano, poi si distese completamente e poggiò il suo viso sulla mia spalla.
«Pensavo che mi piace stare così con voi.» disse stringendosi a me.
«Intendi "completamente nude e senza un briciolo di energie"?» domandò Rosa in tono decisamente ironico.
Giulia abbassò il suo sguardo su di lei, si guardarono per un istante, ma Rosa bloccò ogni cosa che voleva dire. Allungò una sua mano e le accarezzò dolcemente il viso.
«Anche a me piace stare così con voi.» concordò con un sorriso. «Credo di non essere mai stata tanto bene in vita mia.» aggiunse in tono più basso, come se avesse paura di farsi sentire.
Io allungai le mie braccia lungo i corpi di entrambe, dietro le loro schiene, e le strinsi forte contro di me. Rosa si mise nella stessa posizione di Giulia, con la testa sulla mia spalla e il resto del suo corpo ben piantato contro il mio.
«Non smetterai presto di stare bene allora, perché io non ho intenzione di alzarmi da questo letto.» commentai io stampandole un bacio sulla testa.
«Nemmeno io.» concordò Giulia stringendosi di più a me e allungando un braccio verso Rosa, per includere anche lei in quell'abbraccio.
Mi piaceva da matti stare in quel modo con entrambe, essere in mezzo a loro due, al caldo contro i loro corpi. Ma mi piaceva di più poterle vedere in faccia. Lentamente scivolai giù, sgusciai quasi dalla loro stretta e mi spostai di pochi centimetri verso il basso. Sia Giulia che Rosa tirarono su i loro sguardi con fare confuso, i nostri visi erano alla stessa altezza, e a me piaceva così. Non mi fermai lì però, continuai a muovermi prima che loro dicessero qualcosa. In quel momento mossi solo la mia testa. Mi allungai prima verso una e poi verso l'altra, e stampai un bacio sulla fronte di entrambe. Le sentii sorridere quando lo feci, e le sentii muoversi poco dopo. Sentii le labbra di entrambe premere contro il mio collo, ai lati opposti, e anche loro si fermarono lì. Ci rilassammo di più, stavamo tanto bene, e poco dopo ci addormentammo. Quella notte trascorse lentamente, di tanto in tanto mi svegliai, il mio sonno non sembrava voler durare a lungo, ma poi mi riaddormentavo. Ogni volta, ogni singola volta che mi svegliavo, trovai entrambe distese accanto a me, profondamente addormentate. Tranne l'ultima volta. Quando successe erano probabilmente le 7:00 del mattino, se non più presto. Fuori era ancora un po' buio, la pioggia scendeva lenta, e a causa di quel brutto tempo non capivo se fosse giorno o meno. Un filo di luce però c'era, non era di un lampione per strada, era qualcosa di più lieve. Capii che fuori era mattina solo da quello, solo dal fatto che il lampione non illuminava la mia camera. Alla mia destra sentivo ancora il corpo di Giulia, mi voltai verso di lei e la vidi ancora lì, ancora stretta a me. Sorrisi appena la vidi, era completamente raggomitolata contro di me, quasi come se fosse un gatto. Dall'altro lato, però, Rosa non c'era, non la sentii. Mi voltai verso sinistra e trovai quella parte del letto vuota. Provai a tirarmi leggermente su con il braccio sinistro, per non dar fastidio a Giulia e non rischiare di svegliarla. Mi allungai col collo cercando di mettere a fuoco ogni dettaglio della mia camera, nel caso lei fosse lì da qualche parte, ma non la vidi. L'unica cosa che mi tranquillizzò, in quel momento, fu che il suo intimo era ancora a terra accanto alla mia porta socchiusa. Anche quella cosa mi confuse le idee. La sera prima non chiudemmo la porta, né la mettemmo in quel modo, nemmeno ci pensammo. C'eravamo solo noi in quella casa, noi e Ruby, ma quest'ultima non dava particolare fastidio. Quando qualcuno dormiva con me lei non si faceva vedere in camera mia, preferiva dormire tranquilla sul divano piuttosto che cercare un posticino sul letto in mezzo a noi. Ad un certo punto sentii un piccolo rumore, come di un qualcosa che vibrava, ma si fermò quasi subito.
«Pronto...» sentii la voce di Rosa poco lontano dalla mia porta, sembrava essere in mezzo al corridoio, non troppo lontano altrimenti non l'avrei sentita. «No, te l'ho già detto, ti ho mandato un messaggio.» disse con fare leggermente nervoso. «Cosa significa "cosa devo dire agli altri"? Cosa vuoi dirgli? Il lavoro è quasi concluso, ci mancano gli ultimi ritocchi e possiamo stampare il libro.» commentò facendomi capire che parlava di lavoro. «Lo so, so che non vedono l'ora di concludere questo progetto, ma c'è tempo... Puoi dirgli di prendersi un giorno di riposo, o se proprio vogliono lavorare tu hai le chiavi, puoi tenerli d'occhio tu e informarmi nel caso gli serva qualcosa.» aggiunse. «Si, si... Va bene, allora facciamo così... D'accordo, ciao Fernanda.» concluse facendomi capire che stava parlando con la sua segretaria, colei che in tutta l'editoria non sopportavo per niente.
Ad un certo punto vidi la porta aprirsi lentamente, la luce del cellulare di Rosa fece capolino da lì e con lei anche Rosa lo fece. Aveva lo sguardo rivolto proprio verso quel piccolo schermo, ma io mi concentrai su tutto il suo corpo, quel poco che riuscii a vedere. Aveva addosso un maglione rosso che mi era familiare, lo scrutai per un po' e notai che sul bordo in basso a sinistra aveva un piccolo buco sfilacciato. Quel maglione era mio. Era piuttosto semplice, di lana, senza alcun disegno né scritta. Lo comprai qualche anno prima perché era molto caldo, e a causa di quel buco e di altri piccoli segni di usura, decisi di indossarlo solo in casa. Era estremamente caldo e non mi andava di buttarlo. Le gambe di Rosa erano però ben in vista, spuntavano da quel maglione nonostante il freddo che faceva. Quando tornai su con il mio sguardo, quando tornai a guardare il viso di Rosa, notai che mi stava guardando. Io mi imbarazzai all'istante, lei mi sorrideva divertita.
«Beccata!» disse col tono ironico.
Io ricambiai quel sorriso, cercando di tenere il mio sguardo fermo sul suo viso, e lei si mosse verso il lato sinistro del letto. Lasciò sul comodino il suo cellulare e si infilò di nuovo sotto le coperte.
«Va tutto bene?» le chiesi voltandomi verso di lei solo col viso.
«Tutto tranquillo, cosa ci fai già sveglia? È ancora troppo presto.» sussurrò sfiorandomi dolcemente il viso.
«Perché, che ore sono?» ribattei io.
«Sono le 07:10 circa. Potremmo dormire un altro paio d'ore, non credi?» propose lei.
«Non sarebbe male.» sorrisi io. «Ma ti ho sentito parlare al telefono, qualcosa non va al lavoro?»
«No, è tutto ok.» disse con calma. «Ho scritto a Fernanda dicendole che oggi non sarei andata al lavoro, lei si è lamentata ricordandomi degli impegni che avevo preso e io le ho ricordato che il capo sono io. Se voglio prendermi un giorno libero posso farlo, no?» mi spiegò in tono lievemente nervoso.
«Immagino di sì...» risposi io un po' titubante. «Ma se hai da fare non è un problema, io e Giulia lo capiamo.»
«Lo so, lo so. Ma sono scappata via già l'altra volta, quando poi saremmo potute stare un po' di più insieme, e non voglio farlo anche oggi.» replicò con fare particolarmente dolce. «Mi piace stare con voi e non mi va di farlo solo la sera.»
«Questo lo sappiamo, ma non vorrei che il tuo lavoro ne risentisse.» ribattei io in tono decisamente più serio del suo.
«Tu non devi preoccuparti del mio lavoro, ok?» mi disse sfiorandomi le labbra con un dito. «È difficile gestire una squadra con più di 5 persone, ma oggi possono fare a meno di me, non gli servo io per continuare il lavoro, lo fanno bene anche senza di me.»
«Su questo ho qualche dubbio, ma se ti convince a restare qui con noi allora va bene.» conclusi cingendole la vita con un braccio e stringendola a me.
Lei ricambiò l'abbraccio, la sentii strusciare piano il suo viso contro il mio collo e poco dopo lo tirò su voltandosi verso di me. La vidi sorridere, si bagnò le labbra e lentamente si avvicinò al mio viso facendo incontrare le nostre bocche in un piccolo bacio.
«Sei bella, ragazzina.» sussurrò sfiorandomi il viso.
Io ricambiai il suo bacio, gliene diedi un altro prima di tornare giù con la testa e addormentarmi. Lo facemmo insieme, ci addormentammo di nuovo, per poche ore. Ma quando ci svegliammo non trovammo più Giulia.
«Voi due avete un problema, smettetela di uscire da questo letto senza dirmi dove andate.» mi lamentai io mettendomi seduta al centro del letto.
«Vorresti che ti svegliassi anche quando magari di notte mi sveglio per andare in bagno?» mi chiese Rosa in tono divertito.
«Sarebbe carino, sì.» annuii rivolta verso di lei.
«Sul serio? Guarda che lo faccio.» ribatté lei prendendomi in giro.
«Quanto sei scema.» replicai togliendomi le coperte di dosso e tirandomi lentamente su dal letto.
«Io sarei scema?» mi chiese Rosa in tono ironico tirandosi su dal letto e io le risposi con un semplice verso di assenso. «E tu cosa saresti?» mi chiese non appena arrivai alla porta. «Vuoi sul serio uscire dalla camera in questo stato?» continuò facendomi bloccare all'istante.
Il mio "stato", come lo chiamava lei, non era altro che la più completa nudità. Stavo bene col mio corpo, avevo superato egregiamente gli anni della pubertà in cui non mi piacevo per niente, ma mi sentivo talmente a mio agio che non mi ero accorta di essere letteralmente nuda. Quando me ne accorsi sorrisi, abbassai lo sguardo sul pavimento e mi portai una mano davanti al viso per l'imbarazzo, ma quello poteva ugualmente giocare a mio favore.
«Perché...» dissi voltandomi indietro, verso Rosa, che però la trovai letteralmente alle mie spalle.
Aveva un passo leggero come quello dei felini e non mi accorsi di lei fino a quando non mi voltai. All'inizio sussultai, ma la sua vicinanza mi piaceva.
«Cosa "perché"?» mi chiese lei in tono provocatorio.
«Beh... Non vado bene così?» le chiesi sentendo le mie guance rosse.
«Oh tesoro...» commentò lei con un sorriso. «Tu "vai benissimo" in qualsiasi modo, ma preferirei che non prendessi freddo.»
«Si? È solo questo il motivo?» continuai in tono beffardo.
«No, il motivo è anche che mi distrai troppo, non riuscirei a guardarti senza pensare di voler fare l'amore con te.» ribatté Rosa col tono più sereno che aveva, seppur lievemente provocatorio.
Fino alla sua prima frase sorrisi, sentivo la sua provocazione e mi piaceva, la successiva invece mi spiazzò. Non sapevo se l'avessi sbloccata in qualche modo o se semplicemente dire di fare sesso le sembrava brutto, dopo ciò che successe quella notte, ma ciò che disse mi rese estremamente felice.
«Quindi...» disse facendosi più vicina e spingendomi piano contro la parete alle mie spalle. «Cosa ne diresti di metterti qualcosa addosso, così evitiamo che mi venga il prurito alle mani e alle labbra?»
«Perché dovrebbe venirti il prurito?» le chiesi con un sorriso confuso.
«Perché poi avrei voglia di toccarti e baciare ogni più piccola parte del tuo corpo.» sussurrò lei in tono tremendamente eccitante.
«"Avresti"? Mi stai dicendo che al momento non ne hai?» ribattei in tono provocatorio e lei si lasciò sfuggire un sorriso divertito, genuino, bello come lei.
Rosa si bagnò leggermente le labbra, mi guardò intensamente negli occhi e mi fece sentire la sua mano destra sul mio corpo. Era lenta, delicata, sentivo solo la punta delle sue dita. Salivano piano. Partirono dal mio fianco sinistro, passarono sulla curva della mia vita, al lato del mio seno, arrivò alla spalla e si fermò al lato del mio viso. Lì sentii anche il suo palmo, morbido e caldo contro la mia guancia. Quel suo sorriso divertito divenne più dolce, molto più dolce. Quel suo gesto, e quel suo sguardo, mi fecero saltare un battito. Non avevo mai sentito Rosa tanto dolce, non l'avevo mai vista con quello sguardo negli occhi. All'improvviso allungò il suo viso verso di me, fece incontrare le nostre bocche e mi tenne ferma contro quella parete. Mi baciò intensamente, subito, senza darmi modo di capire cosa stesse succedendo. Ma in fondo non avevo nulla da obiettare. Ricambiai quel bacio, la sua intensità, e poco prima di staccarmi le morsi il labbro inferiore.
«Sicura che vuoi che mi vesta?» le chiesi provocandola ancora un po'.
«Per il momento sì.» rispose lei lasciando un piccolo spiraglio che faceva intendere che più avanti nel corso della giornata non lo avrebbe più voluto.
«D'accordo.» dissi facendole un sorriso e passandole accanto lentamente.
Presi il mio intimo sul pavimento, lo indossai e poi mi avviai verso il mio armadio. Feci tutto nel modo più lento e provocatorio che conoscevo, mi piaceva avere gli occhi di Rosa addosso, e feci di tutto per farli restare lì il più possibile. Non mi andava di indossare una maglia, mi piaceva sbattere in faccia il mio seno a Rosa, e così indossai solo il pantalone di un pigiama. In quel momento non sentivamo molto freddo, eravamo appena uscite dal tepore del letto, e con le nostre continue provocazioni tenevamo alto il livello di calore nel nostro corpo. Quando tornai verso la porta, pronta ad uscire e cercare Giulia, Rosa mi fece un sorriso ironico.
«Non mi sembri molto coperta, non rischierai di prendere freddo?» mi chiese.
«Se tu mi resti vicino non avrò freddo.» ribattei facendole l'occhiolino, e lei ne approfittò subito per portarmi di nuovo spalle al muro, con il suo corpo ben premuto contro il mio.
«Così credi che possa andare bene?» domandò con fare divertito.
«Così rischiamo di prendere fuoco entrambe.» risposi io ricambiando il suo sorriso.
«Correrò il rischio.» replicò lei. «Andiamo a vedere dov'è andata Giulia e poi risolviamo questa faccenda?»
«Non credo ci sia nulla da risolvere, ma nel caso provvederemo dopo.» concordai io col suo stesso tono.
«Qualcosa da risolvere c'è, fidati.» ribatté Rosa con fare provocatorio. «Ma vedremo più tardi.» aggiunse facendo un passo indietro e lasciandomi libera.
Io le sorrisi e mi voltai verso la porta della mia camera, uscii fuori seguita da Rosa, e già lì sentii un odore strano, anzi anche più di uno. Nell'aria c'era un odore di caffè e bacon che facevano un po' a cazzotti, e anche un odore di cioccolato, e solo quando arrivammo in cucina capimmo cosa stava succedendo. Sul tavolo c'erano due piatti completamente differenti, perlomeno per ciò che c'era sopra, fisicamente erano uguali, bianchi, piuttosto semplici. In un piatto c'era una fettina di torta al cioccolato, nell'altro c'era qualcosa che mi fece subito aprire lo stomaco. Un paio di uova fritte e delle fettine di bacon con del pane tostato su un lato. Io ero confusa e sopresa allo stesso tempo. Giulia era lì, ci dava le spalle, era alle prese con una macchinetta del caffè praticamente nuova che avevo usato poche volte (mai per me). Io e Rosa non dicemmo nulla, entrambe restammo in silenzio fino a quando lei non si voltò verso di noi, cosa che fece pochi istanti dopo.
«Che cavolo, ragazze.» ci disse con un sussulto tenendo stretta una tazzina con entrambe le mani. «Mi avete fatto prendere un colpo.»
«Sei tu che ci hai fatto prendere un colpo non facendoti trovare a letto, pensavamo te ne fossi andata.» contestai.
«Figurati se vi lasciavo da sole dopo che Rosa ha saltato il lavoro.» ribatté Giulia facendo un altro passo in avanti e sedendosi al tavolo, lì dove ci sedemmo anche io e Rosa.
«Cosa? E tu come lo sai?» le chiese quest'ultima piuttosto confusa.
«Vi ho sentito stamattina.» rispose lei abbozzando un piccolo sorriso.
«Eri sveglia?» continuò Rosa.
«Più o meno.» rise lei dolcemente. «Volevo fare qualcosa per voi.» aggiunse abbassando il suo sguardo su ciò che c'era su quel tavolo e lasciandoci anche quella tazzina di caffè.
«Non era necessario che tu facessi nulla.» commentò Rosa lentamente.
«Non sono d'accordo.» ribattei io in tono decisamente ironico. «Quando vuoi puoi cucinare tutto quello che ti pare.»
«Non intendevo dire che "non può".» rettificò Rosa. «Dico solo che non doveva farlo per forza.»
«Come no? Io muoio di fame.» dissi allungandomi verso il piatto con uova e bacon e tirandolo verso di me.
«Ma ti sei appena svegliata.» commentò Rosa con fare quasi sorpreso.
«Io rischio di morire di fame anche mentre dormo.» replicai con un finto tono serio.
«Tu sei tutta scema.» disse Rosa ridendo.
Giulia fece lo stesso, rise delle mie stupide parole, e io sorrisi guardando loro. Mi piaceva sentirle ridere, mi piaceva vederle felici. Di solito ero un tipo permaloso, odiavo la gente che rideva di me, ma in quel caso mi sentivo estremamente bene. Le lasciai lì a prendermi in giro e intanto mi gustai la mia colazione. Non riuscivo sul serio a comprendere le persone che reputavano "colazione" un cornetto e cappuccino, e ancora meno chi prendeva solo un semplice caffè. Capivo che al mattino si aveva bisogno di una dose di zuccheri ed eventuale caffeina, per svegliarsi almeno, ma io per uscire di casa avevo bisogno di una colazione abbondante, e quella preparata da Giulia era perfetta. Uova, bacon, del pane croccante. Mangiai tutto ciò che avevo nel piatto ascoltando loro parlare, si stavano mettendo d'accordo su cosa fare durante la giornata, nessuna voleva dividersi dall'altra e io lo volevo ancora meno. Ruby all'improvviso entrò in cucina, saltò su una sedia che era a capotavola completamente libera, e ci guardò per un po'.
«Ma ciao, piccolina. Hai fame?» le chiesi allungando una mia mano verso la sua testa e accarezzandola tra le orecchie.
Lei miagolò per un po', si strusciò col muso contro il dorso della mia mano e velocemente saltò sul tavolo.
«Non mi sembra il caso però.» commentai in tono divertito, anche se effettivamente era una brutta abitudine da prendere.
Non ci restò molto sopra, voleva solo accorciare la distanza che la divideva dalle mie gambe. Saltò giù, addosso a me, e la sentii fare le fusa.
«Mi sa che anche lei non vuole che usciamo da qui.» commentò Rosa.
«Non c'è alcun problema, anzi, fuori fa un freddo assurdo quindi è meglio se restiamo qui.» concordò Giulia abbassando lo sguardo su Ruby.
«Non mi sembra che tu abbia tutto questo freddo.» replicai io guardando il suo bel viso e ricordandomi che addosso aveva solo quel maglione e i suoi slip.
«Beh, qui dentro si sta bene.» si giustificò lei con un sorriso.
Nonostante non facesse molto freddo in cucina, decidemmo poco dopo di spostarci. Finimmo la nostra colazione e ci spostammo in camera da letto. Non ci andava di uscire, non ci andava di dividerci, e volevamo anche stare al caldo. E quale posto migliore se non il letto da dove ci eravamo alzate poco prima? Nessuno, ovvio. Ci portammo dietro anche il mio portatile, accendemmo Netflix e cercammo qualcosa da vedere. Il film lo trovammo piuttosto in fretta, era qualcosa di leggero, tranquillo, non troppo complicato da seguire. Ma noi non lo seguimmo per niente. Guardammo solo i primi dieci minuti, poi ci perdemmo a baciarci e spogliarci di nuovo. Il portatile lo chiusi e lo poggiai sul comodino accanto al letto, lo feci mentre ero a cavalcioni sul corpo di Rosa. Tutte e tre avevamo addosso solo gli slip, Rosa aveva le sue mani ai lati delle mie cosce che salivano lentamente più su. Arrivarono velocemente al mio sedere che strinse forte. Giulia era distesa accanto a noi, le baciava il collo con fare provocatorio, vedevo la sua lingua e quel suo piercing spuntare di tanto in tanto. Ad ogni accenno di provocazione in più sentii la stretta di Rosa farsi più forte, e io allora mi tirai giù. Tornai col busto su quello di Rosa e sorrisi guardando Giulia provocarla.
«Cazzo, non farei altro tutto il giorno.» sussurrai allungandomi verso il viso di Rosa e sfiorando le sue labbra con le mie.
Giulia sorrise subito, sembrò concordare con me poiché la vidi mordere il collo di Rosa, e lentamente anche Rosa concordò.
«Ho il collo in fiamme.» sussurrò con un sorriso.
«Io ho altro in fiamme.» ribatté Giulia in tono tremendamente eccitato.
Quella frase mi sorprese molto, di solito lei era quella pacata, quella dolce, non era mai così diretta. Ma la sua frase non sorprese solo me, sorprese anche Rosa che sorrise divertita e si voltò col viso verso il suo. Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi. Si avvicinò per baciarla ma un suono fastidioso interruppe quel fantastico momento. Quel suono non era altro che la suoneria del mio cellulare, era poco più su rispetto alle nostre teste, sul comodino su cui poggiai il portatile. Nessuna riuscì ad ignorare il mio cellulare, io mi allungai per prenderlo, più che altro per spegnerlo e sia Giulia che Rosa si voltarono verso di me.
«Chi è?» mi chiese Rosa non appena staccai la telefonata.
«Nessuno di importante.» risposi io riportando il cellulare al suo posto.
Peccato che non appena lo lasciai sul comodino, questo ricominciò a suonare.
«Che cazzo...» sussurrai allungandomi di nuovo verso il telefono.
«Non sembra nessuno di importante.» commentò Rosa.
«È mia madre.» dissi abbassando lo sguardo dal cellulare al suo viso.
«E allora rispondi, vedi cosa vuole.» continuò lei.
«So già cosa vuole.» ribattei staccando di nuovo la telefonata.
«E non pensi sia meglio affrontarla piuttosto che ignorarla?» mi chiese Giulia.
Probabilmente aveva ragione, anzi, sicuramente l'aveva. Ma io non avevo alcuna voglia di parlare con mia madre, di sentirla, né tantomeno di discutere su ciò che era successo a casa di Patrizia. Sapevo che era di quello che voleva parlare, e non mi interessava per niente. Mia madre era insistente però, probabilmente presi la testardaggine da lei, poiché mi richiamò per la terza volta di fila.
«Dai, siediti qui e rispondile.» commentò Giulia facendomi spazio in mezzo a loro.
Io ero ancora seduta a cavalcioni sul corpo di Rosa e non era l'ideale per parlare con mia madre, era giusto un po' imbarazzante. Alla fine feci come mi disse, mi sedetti in mezzo a loro e dopo aver preso un respiro profondo risposi al telefono.
«Oh allora ci sei.» disse mia madre non appena sentì la mia voce. «Ti ho chiamata tre volte, perché non mi hai risposto?»
«Perché avevo altro da fare.» risposi io nervosamente.
Per un attimo ci fu un breve silenzio, probabilmente capì a cosa alludevo, soprattutto dopo quel mio discorso con entrambe. Si imbarazzo, lo sentii dal tono che usò subito dopo, e si schiarì la voce.
«Si, beh...» disse provando a cambiare argomento.
La mia vita sentimentale era sempre stata fonte di imbarazzo per lei. Non mi voleva meno bene perché mi piacevano anche le ragazze ma era decisamente più a suo agio quando le parlavo dei ragazzi, il fatto che in quel momento stessi con due donne la faceva sentire ancora peggio.
«Ti volevo chiedere di chiamare tua sorella.» disse velocemente.
«Perché?» le chiesi piuttosto infastidita dalla sua richiesta.
«Per chiarirvi.» rispose lei tranquillamente.
«Ma io e Patrizia ci siamo già chiarite.» ribattei io.
«Davvero?» domandò in tono sorpreso.
«Certo, c'eri anche tu. Lei non vuole me e le mie donne al suo matrimonio, e io non voglio andarci. Siamo entrambe d'accordo sulla mia assenza al "giorno più importante della sua vita".» dissi usando la frase che usò mia sorella per mesi.
Non capivo come si potesse usare quella frase per una cosa tanto banale. Il matrimonio non era una cosa a cui puntavo, non era qualcosa di così grosso che pensavano tutti. Nel corso della vita di una persona c'erano migliaia di giorni, quello come poteva essere il più importante? Capivo l'amore per la persona che si stava per sposare, ma allora il giorno più importante non doveva essere quello del primo incontro? Il matrimonio li univa sulla carta, ma erano una coppia effettiva anche prima. Quella frase, in quel contesto, mi sembrava un po' banale. Ma sia mia madre che Giulia e Rosa si soffermarono su un'altra frase che dissi poco prima.
«Tu e le tue donne?» chiese mia madre in tono quasi derisorio. «Ma ti senti? Sembra che stai parlando di due prostitute e che tu sei la loro protettrice.»
Quella sua frase mi fece dubitare di ciò che dissi, mi fece sospettare che avesse ragione, ma per Giulia e Rosa non era così. La prima mi cinse la vita con un braccio e si poggiò con una guancia sulla mia spalla, l'altra poggiò una sua mano sulla parte bassa della mia schiena e mi lasciò dei piccoli e dolci baci sull'altra spalla. La loro presenza mi diede coraggio, il loro supporto mi fece sparire ogni dubbio.
«Sei solo tu che la pensi così.» replicai in tono nervoso.
«Io ho qualche dubbio, ma non è questo il punto. Voglio che parli con tua sorella e che chiarite questa cosa.» continuò lei con fare insistente.
«Ancora? Ti ho detto che non c'è nulla da chiarire. Tra l'altro perché dovrei essere io a chiamarla?» le chiesi velocemente.
«Perché dici sempre di essere quella più matura.» ribatté lei.
«Quindi mi dai ragione?» domandai in tono ironico.
«Non dico che sia vero, ma una delle due deve pur fare la prima mossa, no?» continuò lei.
«Io faccio la prima mossa quando mi importa, quando sono davvero nel torto, in questo caso non mi sento di aver sbagliato.» dissi in tono fermo, non avevo alcuna intenzione di cedere. «Poi hai sentito anche ciò che ha detto e sinceramente non mi è piaciuto.»
«Non ha detto nulla di grave, dai. Poi sai anche tu come vanno queste cose, prima o poi vi stancherete di questa storia a tre e vi lascerete. Queste cose non vanno mai a finire bene, ti rimarrà solo la famiglia. Quindi chiamala e sistema tutto, non può sposarsi senza di te.» commentò lei facendomi letteralmente saltare i nervi.
«Certo che può farlo.» ribattei io cercando di ignorare tutto ciò che disse prima. «Può farlo e lo farà perché io non chiamo proprio nessuno, e tu puoi anche smetterla di chiamarmi se vuoi parlarmi ancora di questa storia.» continuai prima di salutarla e staccare la telefonata.
Quelle ultime parole di mia madre non mi piacquero per niente, dava per scontato che io, Giulia e Rosa ci saremmo lasciate, il tutto solo perché per lei non era normale. Trattava la nostra storia come se fosse solo un'avventura, una storiella da niente, qualcosa che fanno i giovani per fare esperienza in attesa di qualcosa di più importante, di più duraturo. Ma la nostra non era affatto un'avventura come pensava lei, la nostra era una storia vera e importante, e io l'avrei difesa da tutto e tutti.

STAI LEGGENDO
Di notte.
RomansaAndrea è una ragazza di 30 anni, fisicamente ne dimostra 20, alcuni non la prendono sul serio a causa del suo viso pulito e anche il suo lavoro ne risente. Lei è una scrittrice, scrive romanzi d'amore ispirandosi alla sua vita. È piuttosto sicura di...