Rosa e Giulia erano abbastanza vicine a me per sentire tutta la conversazione, erano praticamente attaccate, mi tenevano stretta tra le loro braccia e mi baciavano sul collo e le spalle per tranquillizzarmi. Lentamente mi fecero distendere anche in mezzo a loro, ci sdraiammo tutte e tre su quel letto, di nuovo sotto le coperte e ci rilassammo senza dire nulla. Non avevamo bisogno di dirci niente, i loro gesti parlavano per loro. Eravamo lì, insieme, e ci saremmo state sempre. Passarono i minuti, i secondi, e fuori il tempo peggiorò. La pioggia si fece più violenta, il vento aumentò e intravidi anche un paio di fulmini tra i buchi della persiana. Quella era decisamente una giornata in cui stare a letto tutto il tempo, uscire fuori era un suicidio, e noi non ci muovemmo da lì. Restammo a letto per buona parte della giornata, al caldo.
«Io non credo di potermi stancare di voi...» sussurrò Giulia all'improvviso.
Il suo tono era particolarmente dolce e basso, soprattutto basso, ma in quel silenzio io e Rosa la sentimmo piuttosto bene. Sia io che lei ci voltammo alla nostra destra, lì dov'era distesa Giulia, e la guardammo. Lei teneva lo sguardo basso, era poggiata col viso contro il mio petto, una sua mano era ferma sul mio addome sotto le coperte. Sia io che Rosa portammo una nostra mano lì, sopra la sua, e fu in quel momento che lei alzò il suo sguardo.
«Nemmeno io lo credo.» ribattei, ma quella che sembrava più sicura di tutte era Rosa.
«Io lo so e basta invece.» disse in tono fermo, e fu in quel momento che io e Giulia ci voltammo verso di lei.
«Ne sei così sicura?» le chiesi in tono palesemente ironico, ma lei era decisamente seria.
«Si.» rispose guardandomi negli occhi. «Sapete com'è andata la mia vita, non ho mai avuto una storia da definire tale, nulla che mi prendesse sul serio.» ci spiegò lei col viso particolarmente rosso. «A voi tengo molto, non ho mai tenuto a nessuno come con voi, siete importanti per me, anche più del mio lavoro.»
Quell'ultima frase mi emozionò particolarmente, e forse lo fece anche con Giulia. Rosa teneva molto al suo lavoro, era orgogliosa di ciò che aveva costruito negli anni, la sua casa editrice era come un figlio per lei. Il fatto che ci reputasse più importanti del suo lavoro voleva dire tanto, non era assolutamente da sminuire, e io non lo avrei mai fatto. Le sorrisi, mi avvicinai a lei e le stampai un bacio sulle labbra. Fu un breve bacio, nulla di troppo spinto, ma non ci fermammo lì. In quel momento ci dimenticammo di tutto ciò che andò storto in quei giorni, della mia famiglia, di quella di Rosa, non pensammo nemmeno a quella di Giulia che era forse l'unica che ci sosteneva. In quel momento c'eravamo solo noi, quel giorno c'eravamo solo noi. Passammo tutta la giornata a letto, tra le lenzuola che andavano a fuoco, facemmo l'amore tutto il tempo avendo in sottofondo il rumore della pioggia. Anche quando ci fermavamo non ci toglievamo mai del tutto le mani dai corpi delle altre, né tantomeno gli occhi. Se c'era una giornata che avrei potuto definire "la più importante della mia vita" era sicuramente quella, fino a quel momento. In quel letto ci furono gesti di estrema dolcezza che passarono velocemente ad altri più intensi, più spinti, così come gli sguardi. Ci capivamo anche solo con quelli, le parole erano superflue tra le lenzuola. Quel giorno non uscimmo mai di casa, e poche volte uscimmo dalla mia camera da letto, ci dividemmo il mattino seguente però. Fu un po' triste, mi piaceva stare con loro, ma le avrei riviste quella stessa sera e anche per il mio ultimo firmacopie, o almeno così credevo. Quella sera ci vedemmo tutte a casa di Giulia, le piaceva cucinare e voleva farlo per noi, ma io non la lasciai da sola. Andai a casa sua un'ora prima dell'appuntamento e l'aiutai, anche se lei non voleva che facessi troppo.
«Perché non vuoi che qualcuno ti aiuti?» le chiesi dopo l'ennesimo rifiuto al mio aiuto.
«Perché mi piace fare da sola.» rispose lei tranquillamente.
«Capisco, significa che non ti fidi di me?» continuai in tono sospettoso.
Insomma non ero brava come lei in cucina, quello era vero, ma non avevo mai dato fuoco a nulla.
«Oh no, piccola.» sussurrò lei avvicinandosi lentamente a me. «Io mi fido molto di te e delle tue capacità culinarie, ma preferisco che presti la più totale attenzione su di me piuttosto che sul cibo.» aggiunse sfiorandomi una guancia.
«Mi sembra una scusa bella e buona.» ribattei io con fare provocatorio. «Ma per questa volta ti asseconderò e fingerò di non aver capito che non mi vuoi tra i piedi.»
«Non "tra i piedi" ma "tra i fornelli".» rise lei prendendomi in giro.
«Stronza.» risi io allungandomi e stampandole un bacio sulle labbra.
Non potei andare oltre però poiché il campanello della sua porta suonò e lei si staccò.
«Vai tu?» mi chiese facendo un passo indietro per poi avvicinarsi ai fornelli.
«Credi che questo riuscirei a farlo?» ribattei voltandomi verso di lei.
«Ma certo che si. Puoi farcela, piccola!» mi incoraggiò lei con un tono decisamente ironico.
«Stare con Rosa non ti fa bene, ti influenza negativamente.» replicai io guardando il suo sorrisetto divertito.
Subito dopo mi allontanai da lì, uscii dalla cucina e mi inoltrai lungo il piccolo corridoio. Mi avviai con calma verso l'ingresso, non ci misi molto ad arrivare lì, ma non appena aprii la porta ci trovai Rosa non così allegra.
«Ehi ciao.» le sorrisi io, ma lei non ricambiò.
«Ciao.» disse semplicemente passandomi accanto.
«Qualcosa non va?» le chiesi con fare confuso chiudendo la porta e voltandomi verso di lei.
Ricordavo il suo saluto di quella mattina, fu bello, allegro, decisamente l'opposto di quello in quel momento. Lei si tolse la giacca, rimase solo con una camicia bianca, lasciò cadere la giacca sulla poltrona e si sedette al centro del divano portandosi le mani davanti al volto.
«Rosa, mi dice che succede?» le chiesi muovendomi e sedendomi accanto a lei.
«Andrea, era...» disse Giulia uscendo dal corridoio ed entrando nel salotto, ma si bloccò non appena ci vide. «Rosa, cos'hai?» le chiese sedendosi al suo fianco libero.
«Per una volta che non mi presento al lavoro è successo di tutto.» rispose lei togliendosi le mani dal viso e prendendo un lungo respiro. «Stamattina sono andata al lavoro e ho scoperto cos'hanno fatto ieri. Io avevo già dei progetti, avevamo l'ultimo firmacopie per il tuo libro, quello dell'altra ragazza lo avevamo programmato per farlo uscire poco prima di Natale, ma ho scoperto che Fernanda ha anticipato quest'ultima cosa.»
«Cosa? E a quando?» le chiesi.
«Settimana prossima, giovedì.» rispose lei in tono lento e nervoso.
«Giovedì? Ma giovedì dovevi essere con noi a Roma.» dissi nervosamente.
«Lo so, è per questo che sono incazzata.» ribatté lei. «Fernanda sta provando a farmi le scarpe, mi ha detto tranquillamente "posso andare io se tu hai da fare"...»
«Che stronza.» commentò Giulia.
«Io l'ho sempre detto, non mi è mai piaciuta.» ribattei.
«A te non è mai piaciuta per altri motivi.» replicò Rosa con un sorriso appena abbozzato.
«Sono dettagli.» contestai io con fare lievemente ironico.
«Comunque cos'hai intenzione di fare?» le chiese Giulia.
«Non lo so, io vorrei venire con voi ma il primo firmacopie è importantissimo.» disse Rosa dopo un breve sospiro.
«Devi andare.» commentai io fermamente.
«Cosa?» chiese Giulia piuttosto sorpresa.
«Sei sicura?» ribatté Rosa con lo stesso tono.
«Sicurissima. È come hai detto tu, il primo firmacopie è importantissimo, soprattutto per uno scrittore emergente. Ricordo com'è andato il mio...» le spiegai con un sorriso.
Quando pubblicai il mio primo libro non mi conosceva nessuno, se non qualcuno su internet, ma molto pochi. Giulia scommise su di me, su ciò che avevo da raccontare, e Rosa mi fece esordire in mezzo ad altri quattro nuovi scrittori. A lei piaceva dare fiducia ai nuovi scrittori, alle loro storie e non ai loro numeri sui social, lei sosteneva chi aveva sul serio quella passione e non chi voleva fare soldi. Al mio primo firmacopie ci furono poche persone, una ventina, la libreria era quasi del tutto vuota ma Rosa era al mio fianco e mi incoraggiò. Mi disse che era solo l'inizio, che sarebbe andata meglio. Non era scontato che avesse ragione, non tutti gli scrittori riuscivano ad emergere in quel mondo, ma grazie a lei io riuscii a farcela. La sua gioia fu quasi maggiore rispetto alla mia quando superai le aspettative di tutta la squadra, quando feci numeri di copie vendute che nessuno si aspettava. Lei era sempre quella più felice quando uno scrittore emergeva, ed era la più triste quando ciò su cui puntava non aveva il successo che credeva meritasse.
«Ma anche l'ultimo è importante, soprattutto il tuo, e io voglio esserci.» contestò lei prendendomi le mani e guardandomi intensamente negli occhi, era sul serio dispiaciuta di non poter esserci.
«Ci sei stata per il primo e quelli successivi, ora grazie a te posso fare da sola. Andrà bene, non preoccuparti.» le dissi provando a rassicurarla.
«Va bene...» ribatté lei provando a convincere più sé stessa che me.
Poco dopo ci spostammo in cucina, mangiammo ciò che Giulia aveva preparato per noi e trascorremmo la serata guardando un film. Rosa sembrava ancora incerta su cosa fare, non voleva deludermi ma le ripetei più volte che doveva andare all'altro firmacopie e non pensare a me, che tanto Giulia mi avrebbe fatto compagnia. E dopo tanta insistenza sembrò convincersi. La settimana successiva, il martedì pomeriggio, lei accompagnò me e Giulia in stazione. Lei sarebbe dovuta partire il giorno dopo, noi saremmo tornate il giovedì pomeriggio e ci saremmo riviste venerdì sera. In pratica non ci saremmo viste per soli due giorni, ma eravamo abituate a vederci ogni giorno e così quei due giorni mi sembrarono un'eternità.
«Fate le brave, mi raccomando.» ci disse Rosa abbracciando prima me e poi Giulia.
«Noi? Tu devi fare la brava.» ribattei in tono ironico.
«Oh non ti assicuro nulla.» replicò lei con fare provocatorio.
«Non prenderla in giro che altrimenti ti crede.» commentò Giulia con un sorriso.
«E fa bene, io sono assolutamente seria!» continuò Rosa piuttosto divertita.
«Lasciala perdere.» dissi io a Giulia prendendola per mano e avviandomi verso il nostro treno che arrivò proprio in quel momento.
Rosa però ci fermò prima che potessimo fare un secondo passo lontano da lei. Mi prese per mano, io mi fermai e di conseguenza si fermò anche Giulia.
«Sai che non succederà mai nulla con chiunque altro che non siate voi, vero?» mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
Era dannatamente seria, era sul serio preoccupata di cosa avessi potuto pensare. Era bella, tanto, tanto bella. Io le sorrisi, lasciai la mano di Giulia e mi voltai completamente verso Rosa. Portai una mia mano su una sua guancia e con calma le portai anche l'altra al lato opposto, poi mi allungai col collo verso di lei e la baciai sulle labbra. Fu un bacio dolce, breve ma intenso.
«Mi fido di te, Rosa.» le dissi sfiorandole lentamente le guance.
Lei ricambiò il mio sorriso e ci lasciò andare. Ciò che teneva saldo il nostro rapporto era la fiducia e il rispetto che avevamo l'una per l'altra, l'amore c'era, era evidente, ma sarebbe stato troppo poco da solo. Io e Giulia salimmo sul treno poco dopo, ci sedemmo sul lato sinistro del treno, per vedere Rosa fino a quando non ci fu più possibile. Quando uscì dalla nostra visuale ci rilassammo un po', io poggiai la mia testa sulla spalla di Giulia e lei ne approfittò per leggere un libro. La lettura era ciò che accomunava tutte e tre, avevamo pressoché gli stessi gusti, ma quella che leggeva di più era Giulia. Aveva la casa piena di libri e fumetti, e i suoi preferiti erano quelli in cui al centro di tutto c'era una storia d'amore. Era per questo che si impegnava tanto in ogni relazione che aveva, lei sperava che ogni sua nuova storia fosse quella giusta, quella che le avrebbe fatto vivere emozioni forti. Ma non sempre fu così, e purtroppo dovette affrontarne svariate di relazioni prima di lasciarsi andare con noi. Io e Rosa vivevamo quasi la stessa situazione, Rosa non si lasciò mai andare a nessuna relazione, ma io ne ebbi di importanti. Avevamo vissuto situazioni differenti ma in quel momento ne stavamo vivendo una tutta nuova, insieme, e io avrei fatto di tutto per farla durare il più possibile. Quell'ultimo firmacopie andò piuttosto bene, riuscii a rispondere alle domande senza sentire alcuna pressione e, anche se non c'era Rosa, Giulia mi restò accanto per tutto il tempo. Quando ci rincontrammo con Rosa, in stazione, quel venerdì sera, io le saltai letteralmente in braccio. Con Giulia visitai un po' Roma, mangiammo tante cose buone e chiamammo Rosa in videochiamata più volte, ma non era la stessa cosa come averla lì con noi fisicamente. Quel giorno non facemmo molto insieme, ma mi promise che si sarebbe fatta perdonare. Io non avevo nulla da perdonarle, glielo dissi anche, in fondo aveva solo fatto il suo lavoro e a me andava bene in quel modo, era giusto così. Non decise di "farsi perdonare" il giorno dopo, né quello dopo ancora, lo fece un po' di tempo dopo, in un giorno preciso.
«Mettiti qualcosa di bello che usciamo.» mi disse una sera presentandosi alla mia porta con Giulia al suo fianco, entrambe vestite con un pantalone, tacchi e una camicia elegante blu per Rosa e Giulia con un maglioncino nero aderente.
«Cosa avete in mente?» le chiesi facendole entrare in casa.
«Te lo diremo quando saremo giù.» rispose Rosa col suo solito tono misterioso.
Io ero titubante, con Rosa dovevo aspettarmi di tutto, ma dopo un attimo di esitazione mi mossi verso la mia camera e cercai qualcosa di bello da indossare. Non avevo idea di cosa mi aspettasse, Giulia e Rosa non mi avevano dato alcun indizio, ma entrambe avevano addosso un pantalone elegante e così optai anche io per quello. Da sopra misi una camicia rossa e una giacca nera, era ormai dicembre e l'aria fredda iniziava a farsi sentire.
«Oh sei perfetta.» commentò Rosa con un ampio sorriso.
«"Perfetta" per cosa?» le chiesi sperando di strapparle qualche piccolo dettaglio, ma non mi disse nulla.
«Andiamo giù e te lo dico.» continuò lei.
Io alla fine mi lasciai convincere, presi le chiavi di casa e uscii fuori seguendo Rosa e Giulia. Loro entrarono nell'auto della prima e io feci lo stesso sedendomi sui sedili posteriori dell'auto, ma non appena entrammo lì ricominciai a fare domande a Rosa.
«Adesso potete dirmi dove stiamo andando?» chiesi non appena ci allontanammo da casa mia.
«Tu sai che giorno è oggi?» domandò Rosa in tono stranamente ironico.
«Non lo so, perché me lo chiedi?» ribattei io piuttosto confusa.
«È il 5 dicembre.» disse Giulia.
«Ok, e quindi?» continuai io senza capire dove volessero arrivare.
«Non ti ricorda niente?» mi chiese Rosa guardandomi di tanto in tanto dallo specchietto retrovisore.
«Beh n...» risposi io pensandoci un po' su, e una cosa in mente mi venne. «L'unica cosa che ricordo è il matrimonio di mia sorella...»
«Bingo!» esclamò Rosa con un sorrisetto beffardo.
«No, aspetta, cosa??» ribattei piuttosto nervosa e confusa. «Cosa avete in mente?»
«Devi andare a quel matrimonio.» mi disse Rosa.
«No, non devo, e voi non potete obbligarmi.» replicai.
«Ti divertirai, noi saremo con te.» continuò Rosa con quel tono così tranquillo che mi dava sui nervi.
«Non c'entra niente, voi non sapete com'è la mia famiglia, e io non voglio farvela conoscere.» contestai alzando di più il mio tono.
«Non sarà così male, abbiamo parlato con tua madre.» continuò lei lentamente.
«Voi cosa??? Ma vi siete bevute il cervello?» chiesi non controllando più alcun mio pensiero.
«Volevamo avere più dettagli per la festa e tu non le avresti mai chiesto nulla.» ribatté Giulia con quasi la sua stessa calma, e io non capivo se facessero sul serio o se mi stessero prendendo in giro.
Sinceramente speravo nella seconda ipotesi.
«Certo, perché non mi importa nulla della festa, e non dovrebbe importare nemmeno a voi.» continuai velocemente.
«Ci sarà cibo gratis, a me importano questi dettagli.» commentò Rosa con fare più ironico.
«Il cibo ad un matrimonio è gratis solo se vai con i tuoi genitori, altrimenti ti tocca fare un regalo.» protestai con più calma, ma non durò molto.
«Oh cavolo, ecco cosa ci siamo dimenticate.» replicò Rosa con un sorriso.
«Volevate farle anche un regalo?» chiesi in tono esasperato.
«Beh mi sembra brutto presentarci al suo matrimonio senza un regalo.» disse lei.
«Non dobbiamo presentarci proprio da nessuna parte, torniamo a casa.» ribattei senza toglierle gli occhi di dosso.
Non sapevo dove fossimo, non mi guardai nemmeno attorno, guardai solo lei. Dopo che mi disse la destinazione non pensai più a nient'altro.
«No dai, siamo quasi arrivate.» contestò Giulia.
«Non me ne frega niente. Fermati, voglio scendere.» ribattei guardando prima una e poi l'altra, in quel momento odiavo entrambe.
«Non posso, mi dispiace.» replicò Rosa prendendomi palesemente in giro.
«Dai, pensa che abbiamo saltato la parte noiosa, dobbiamo andare solo al ristorante.» continuò Giulia.
«Noi non dobbiamo andare proprio da nessuna parte.» ripetei io velocemente, stanca della loro stupida insistenza.
All'improvviso Rosa si fermò, lo fece a causa di un semaforo rosso, e io decisi di approfittarne. Allungai una mia mano verso la maniglia dell'auto alla mia destra, la tirai ma non successe nulla, la portiera non si aprì.
«Oh già... Ho messo la sicura per i bambini, piccola.» commentò Rosa con ancora quel tono derisorio verso di me.
«Non chiamarmi "piccola", sono incazzata con voi.» dissi lasciando andare la maniglia e tornando a guardare loro.
«Dai Andrea, non fare così, volevamo solo farti passare una tranquilla serata.» commentò Giulia lentamente.
«Una tranquilla serata?! Sai dove si passa una "tranquilla serata"? Lontano dalla mia famiglia! Non certamente in un posto in cui ci sono tutti loro presenti.» dissi in tono nervoso.
«Mi dispiace ma non possiamo tirarci indietro, abbiamo già accettato.» continuò lei con fare più serio.
«Fanculo, appena sblocchi le portiere io vado via.» replicai incrociando le braccia e voltandomi verso il finestrino.
Rosa e Giulia provarono a parlarmi ma io non ascoltai più nessuna loro parola, né tantomeno le risposi. Ce l'avevo sul serio molto con loro, come potevano farmi una cosa del genere? Dopo tutto ciò che avevano sentito... Quel giorno ignorai le telefonate insistenti di mia madre, fino a poco prima dell'incontro con Rosa e Giulia ricordavo che giorno fosse, ma loro mi facevano dimenticare ogni ansia e preoccupazione. Tranne quel giorno, quel giorno me lo tennero bene in mente. Dopo altri pochi minuti persi fuori città ci ritrovammo davanti ad un ristorante piuttosto carino, da quello che vedevo all'esterno, sembrava anche piuttosto costoso. Mia sorella non aveva badato a spese, com'era prevedibile, ma io non ero ugualmente intenzionata ad entrare lì dentro.
«Ok, adesso apro le portiere.» disse Rosa con calma voltandosi poi indietro verso di me. «Ti prego di non scappare.»
«Hai paura di fare una figura di merda davanti alla mia famiglia?» le chiesi voltandomi verso di lei.
«No, è che non sono brava a correre con i tacchi.» ribatté lei in tono decisamente ironico.
Per un microscopico secondo risi, fu una reazione istintiva, lei riusciva sempre a farmi ridere. Poi però ripresi il controllo della mia faccia e guardai Rosa con uno sguardo nervoso. Lei sorrideva, il suo sguardo era così dolce che mi rendeva difficile il compito di avercela con loro.
«Dai, usciamo da qui.» disse allungando una mano verso i comandi dell'auto.
Sbloccò le portiere e uscimmo tutte dall'auto. Giulia e Rosa furono più veloci di me, sembravano aspettarsi una mia fuga da un momento all'altro, invece io uscii fuori lentamente. Lo sguardo di Rosa mi aveva destabilizzato.
«Entriamo?» mi chiese Giulia.
«Vi prego, andiamo da qualsiasi altra parte, pago tutto io, ma non qui.» le supplicai io.
«Suvvia, è un bel ristorante.» ribatté Rosa.
«Non discuto questo, solo le persone che ci sono dentro.» dissi lentamente.
«Non pensare alle persone che saranno dentro, pensa solo a noi che saremo con te.» continuò Rosa portandomi un braccio attorno alle spalle.
«Ma perché fate così?» le chiesi scrollandomi il suo braccio di dosso.
«Ricordi cosa mi hai detto quando eravamo in stazione in attesa del treno che ti avrebbe portato a Roma?» ribatté lei in tono più serio e subito capii a cosa si riferiva.
«Che mi fido di te...» dissi abbassando lo sguardo verso i miei piedi.
Ero nervosa, non sapevo cosa pensare, odiavo quella sensazione e ancora di più odiavo le situazioni in cui non sapevo cosa aspettarmi, le sorprese non mi erano mai piaciute. Mi mettevano addosso troppa pressione tutta in un colpo, e non sapevo come gestirla. Rosa fece un piccolo passo verso di me, sentii una sua mano al lato del mio viso che scivolò lenta fino al mio mento. Lentamente, incoraggiata anche dal suo tocco, tirai in su il mio sguardo e incrociai il suo.
«Esatto, quindi continua a farlo!» mi disse con un dolce sorriso.
Io non seppi risponderle, non riuscii a dirle nulla, annuii semplicemente e mi lasciai convincere ad entrare in quel ristorante con loro. Entrambe entrarono dentro prima di me, Rosa davanti a Giulia e io dietro a quest'ultima. Non appena entrammo Giulia mi prese delicatamente una mano, mi guardò per un istante e mi sorrise. Loro mi fecero strada all'interno del locale, per pochi metri però, fino a quando Rosa non si fermò per un secondo davanti ad un uomo ben vestito. Io e Giulia restammo poco più dietro, vidi Rosa parlare con quell'uomo ma non capii cosa gli disse. All'improvviso lui si spostò e ci fece strada nella sala piena di gente. Io all'inizio cercai di non guardare nessuno in faccia, seguii Giulia guardando lei e le sue spalle, ma dopo pochi passi presi coraggio e alzai il mio sguardo. Piano piano guardai ogni singolo volto, ogni singola persona, e non conoscevo nessuno. La cosa mi sollevò ma allo stesso tempo mi mise dentro una tale confusione che non capii più nulla. Il ristorante era piuttosto elegante, il bianco e oro erano i colori che primeggiavano, non era proprio un locale che avrei scelto, forse troppo elegante per me.
«Ecco il vostro tavolo.» ci disse l'uomo facendomi uscire dai miei pensieri.
Ci lasciò i menù e ci augurò una buona serata. Rosa e Giulia si voltarono entrambe verso di me, avevano capito che ormai non credevo più alla loro bugia, non eravamo al locale in cui mia sorella stava festeggiando il suo matrimonio.
«Qualcosa non va?» mi chiese Rosa con un sorriso beffardo.
«Mi avete preso in giro.» dissi in tono decisamente offeso.
«Un pochino.» ribatté Giulia con fare innocente.
«Perché?» chiesi senza capire il motivo di tutto quel casino.
«Perché volevo capire se ti fidavi di noi.» mi spiegò Rosa, ma non era sufficiente.
«E c'era bisogno di tutto questo teatrino per capirlo?» le chiesi velocemente.
«Beh magari no, però tu devi capire che noi non faremmo mai nulla che possa farti stare male.» commentò Rosa con fare piuttosto dolce, nonostante pochi minuti prima mi fece incazzare inutilmente.
«Si, soprattutto mettere in mezzo la tua famiglia.» concordò Giulia col suo stesso tono.
«Che cazzo, ragazze... Siete voi la mia famiglia.» dissi facendo un passo verso di loro.
Le abbracciai entrambe, nello stesso momento, erano così vicine che potei facilmente farlo. Loro ricambiarono il mio abbraccio, sentii le loro braccia attorno ai miei fianchi e le loro labbra sulla mia tempia sinistra e sul lato destro del collo. Da un lato Rosa, dall'altro Giulia, entrambe erano lì per me. Poco dopo ci staccammo e ci sedemmo al nostro tavolo. Io ero decisamente più tranquilla di quando entrai e mi godetti a pieno la serata. Mangiammo, chiacchierammo e ci divertimmo molto. Passai una serata stupenda con entrambe, e non si concluse una volta uscite dal ristorante. Giulia voleva andare in discoteca, diceva che non lo faceva da molto e che quella era la serata perfetta per farlo. Io e Rosa non eravamo molto convinte, a me non interessavano molto i luoghi affollati e a Rosa non piaceva il casino che si sentiva lì dentro, ma entrambe dopo un po' accettammo la proposta di Giulia. Non appena mettemmo piede nella prima discoteca che trovammo sentimmo subito una musica piuttosto forte rimbombare in tutto il locale, le luci erano basse, soffuse, e di gente sembrava essercene molta. Metà erano ragazzini tra i 18 e i 25 anni, gli altri avevano oltre trent'anni e il più vecchio ne aveva una cinquantina. Giulia sembrava eccitata all'idea di essere lì, sorrise subito non appena entrammo in quel locale, poi ci prese per mano e ci fece avvicinare al bancone, al lato in cui c'era meno gente possibile. Io e Rosa ci sedemmo non appena vedemmo degli sgabelli liberi, ordinammo subito da bere e ci voltammo verso Giulia che invece era intenta a guardare le persone nella pista da ballo. Lei era carina, molto dolce quando era emozionata per qualcosa. In quel momento la vidi anche dondolarsi leggermente a ritmo di musica, sembrava volersi buttare nella mischia, ma non era proprio in ottima compagnia. Rosa allungò una mano verso di lei, afferrò una sua mano e la tirò verso di noi.
«Siediti qui.» le disse facendole segno su una sua gamba, e Giulia non se lo fece ripetere due volte.
Sorrise e si sedette su una sua gamba poggiando la sua schiena contro il petto di Rosa, quest'ultima le cinse la vita con un braccio e le stampò un bacio sulla testa. Io bevvi un sorso del mio drink, ammirando quelle due, ma Giulia non mi diede il tempo di berne un secondo sorso che subito mi strappò il bicchiere dalle mani.
«Ehi!» mi lamentai io.
Lei sorrise e se lo scolò tutto.
«Guarda che dico a tua madre che sei un'alcolizzata.» protestai con un sorriso ironico.
«Non ti crederebbe. Sono la sua bambina, io non faccio certe cose.» ribatté lei ricambiando il mio sorriso.
«Oh certo, sei proprio una bambina.» concordò Rosa ridendo e stringendola più forte.
Giulia rise a sua volta, erano belle insieme, davvero tanto belle. Sorrisi guardandole, mi si scioglieva il cuore ogni volta che le vedevo comportarsi in quel modo. All'improvviso la musica cambiò, il ritmo mi sembrava lo stesso, stesso volume alto, ma per Giulia era diverso.
«Dai, andiamo.» ci disse liberandosi dalla stretta di Rosa e mettendosi in piedi.
«Dove vuoi andare?» le chiesi io leggermente confusa.
«In pista, a ballare.» rispose lei velocemente.
«No dai, non mi sembra il caso.» dissi.
«Oh andiamo, non vorrete mica restare lì sedute per tutto il tempo?» ribatté Giulia in tono quasi deluso.
«Per il momento si.» rispose Rosa abbozzando un piccolo sorriso.
«Uffa, come volete...» commentò lei sbuffando e allontanandosi da noi.
Si avviò verso la pista da ballo, si fermò non appena raggiunse un gruppetto e iniziò a muoversi a ritmo di musica. Lentamente si voltò verso di noi, ci sorrise e continuò a ballare da sola.
«Non pensi che dovremmo andare da lei?» chiesi a Rosa qualche istante dopo.
Giulia sembrava muoversi più per farsi vedere da noi che per reale divertimento, in fondo a lei piaceva la musica, le piaceva ballare, e quello era il momento perfetto per farlo. Solo che sembrava non volerlo fare da sola.
«Naaah, si sta divertendo anche senza di noi.» rispose Rosa con fare ironico, ma non mi sembrava molto convinta.
Dopo pochi istanti un uomo sulla quarantina si avvicinò a Giulia, ballava anche lui, si fermò al suo fianco e le disse qualcosa sorridendo.
«Ok, adesso possiamo andare.» disse Rosa saltando giù da quello sgabello e allontanandosi velocemente dal bancone.
Io le andai subito dietro, e mi fermai poco dopo di lei.
«Scusami, amico, ma lei sta con noi.» disse Rosa mettendosi tra lei e quell'uomo.
Lui non sembrò avere obiezioni, alzò le mani e si allontanò senza toglierci gli occhi di dosso, probabilmente voleva capire se sul serio fossimo insieme.
«"Amico"?» la prese in giro Giulia non appena l'uomo fu abbastanza distante da noi.
«Non volevo farlo spaventare troppo.» rispose Rosa con un sorriso.
«Oh ma certo.» commentò Giulia piuttosto ironica. «Dì piuttosto che sei tu ad esserti spaventata. Anzi, voi.» aggiunse voltandosi anche verso di me.
«Un pochino.» ammisi io leggermente imbarazzata.
«Di cos'hai avuto paura?» mi chiese Giulia allungando una mano verso la mia e stringendola.
«Non lo so, solo che quell'uomo potesse provarci con te.» risposi io in tono titubante.
«E pensi che ci sarei stata?» continuò lei piuttosto sicura.
«No, però alcuni sono molto insistenti.» replicai lentamente.
«Beh io ho voi con me, non mi spaventa nulla quando ci siete voi.» ribatté lei avvicinandosi di più a me e sfiorandomi dolcemente il viso.
Giulia era davanti a me, Rosa si spostò dietro. Le mani di Giulia mi accarezzarono per qualche secondo, poi vidi il suo sguardo spostarsi dietro di me, su Rosa e fu verso di lei che portò le sue mani. Rosa non disse nulla ma anche lei aveva avuto paura che quell'uomo potesse provarci con lei, in fondo fu proprio Rosa la prima a muoversi, e Giulia voleva rassiurare anche lei. Le sue braccia erano lungo le mie spalle, i suoi gomiti erano poggiati contro di me ma le sue mani si fermarono ai lati del viso di Rosa. La stessa cosa successe con quest'ultima. La sentivo dietro di me, sentivo il suo seno premere contro le mie spalle e il suo bacino muoversi contro il mio. Le sue mani invece finirono inevitabilmente sul sedere e su un fianco di Giulia, si toccavano anche senza guardarsi per bene, anche se di mezzo c'ero io. Ma questo non significava che io ero di troppo, anzi. Il viso di Giulia era vicinissimo al mio, mentre ballava. Iniziammo a farlo inconsapevolmente, senza pensarci troppo. In quella pista piena di gente c'eravamo solo noi, capitava sempre così quando eravamo insieme. C'eravamo solo noi. Mentre Giulia si strusciava contro di me mi guardava negli occhi, mi sorrideva e la stessa cosa faceva Rosa. Lei era dietro però, non poteva guardarmi ma la sentivo. Prima di allungare le sue braccia oltre il mio corpo, scostò i miei capelli su un lato e mi lasciò dei languidi baci misti a morsi sul collo. Le mie mani erano divise tra entrambe, una la portai su un lato del viso di Giulia e l'altra era piegata all'indietro contro la nuca di Rosa.
«Se ci vedesse qualcuno penserebbe che siamo ubriache.» sussurrai a entrambe sperando che mi sentissero, in tutto quel casino era difficile sentire qualcosa.
«E chi glielo dice che noi siamo completamente lucide?» domandò Rosa mordendo più intensamente il mio collo.
«Per il momento non dobbiamo dirlo a nessuno, e mi va benissimo così.» ribatté Giulia avvicinandosi a me e baciandomi le labbra.
Fu piuttosto passionale, sentii subito la sua lingua contro la mia, ma purtroppo si staccò quasi subito.
«Devo fare pipì.» disse velocemente.
«Ma come? Dai, resta qui.» ribattei cercando di prendere le sue mani che tolse dal viso di Rosa.
«Mi scappa.» continuò lei con un sorriso piuttosto innocente.
«Trattienila. Rosa, diglielo anche tu.» dissi provando a convincerla, ma non c'era verso.
«Si dai, resta qui, fare un ballo simile in due non è divertente.» commentò Rosa col suo solito tono ironico.
«Che scema.» ribatté Giulia sorridendo. «Torno subito.» aggiunse allontanandosi da noi.
«Che cavolo...» sospirai io guardandola andare via, ma non potei farlo per molto.
Rosa ritirò le sue mani sul mio corpo, sui miei fianchi, e velocemente mi fece voltare indietro verso di sé.
«Oh, ma ciao.» dissi trovandomi faccia a faccia con lei.
Mi sorrideva con fare provocatorio, si bagnò le labbra e sfiorò la punta del mio naso con il suo.
«Ciao a te.» sussurrò restando stretta contro il mio corpo. «Come ti senti?»
«Sto bene.» dissi con un sorriso. «Mi sento a mio agio in mezzo a voi due.»
«Mi fa piacere, ragazzina.» commentò lei avvicinando lentamente il suo viso al mio.
Mi baciò per un istante, un secondo, fu strano. Premette appena le sue labbra contro le mie e subito si fermò.
«Che succede?» le chiesi un po' confusa alzando lo sguardo sul suo, ma lei guardava alle mie spalle.
«Vieni con me.» disse senza spiegarmi nulla e passandomi accanto velocemente.
Si fece strada tra la folla, io provai a tenere il suo passo ma sembrava troppo veloce e anche incazzata. Probabilmente era solo preoccupata, ma sul suo viso non lo lasciava mai trasparire. Finalmente, dopo una ventina di spallate date e ricevute, riuscimmo ad uscire da quel groviglio di gente, ma Rosa ancora non si fermò. Continuò a camminare. Andò oltre un buio corridoio illuminato solo da alcuni led blu appesi alle pareti, e io le andai dietro con più sicurezza. Un cartello con su scritto "bagni" mi fece capire dove stavamo andando, almeno il posto, ma non avevo ancora capito il perché.
«Lasciami.» disse una voce femminile in fondo a quel corridoio stretto.
Io avevo Rosa davanti, lei era più alta di me e con quella luce fioca non riuscii a vedere molto, ma riconobbi quella voce. Era Giulia. Non era molto distante da noi, pochi metri, Rosa la vide subito, io lo feci solo quando ci fermammo.
«Toglile le mani di dosso.» disse Rosa ad un uomo, lo stesso che poco prima ci provò con Giulia.
Era alto quanto Rosa, decisamente più grosso di Giulia, e molto più coglione di me. Era castano, aveva la barba piuttosto lunga, brizzolata, portava degli occhiali squadrati, doppi e neri. Non lo vidi bene ma notai che teneva stretto il polso di Giulia, non vidi il viso di quest'ultima poiché era coperta dal corpo di Rosa, ma la sentii trattenere i singhiozzi. Lui lo vidi bene. Rosa si teneva sulla sinistra, lui era alla nostra destra. Teneva il braccio di Giulia stretto verso il basso, la sua mano finiva proprio sul cavallo dei suoi pantaloni, e fu in quel momento che non ci vidi più. Odiavo sentir singhiozzare Giulia, odiavo sentirla in quel modo già quando lo faceva a causa della sua ex, e lo odiavo ancora di più sapendo che lo faceva per paura. Rosa fece un passo lento verso quel tipo, si mosse con calma perchè non sapeva cosa aveva in mente e probabilmente aveva paura che potesse fare del male a Giulia, ma io mi mossi subito dopo di lei con più velocità. Io a differenza sua e di Giulia mi vestii più comoda, almeno per le scarpe, non indossai dei tacchi ma delle sneakers bianche. Passai accanto a Rosa velocemente, senza che se ne accorgesse nessuno dei tre, e mi lanciai addosso a quell'uomo. La porta che aveva alle spalle era solo accostata, non chiusa, e così noi finimmo inevitabilmente per terra dentro al bagno delle donne. Un paio erano dentro, appena entrammo si spaventarono e urlarono, una scappò via pensando che volessimo fare chissà che cosa, ma io volevo solo farlo fuori.
«Andrea, tirati su.» mi disse Rosa subito dopo aiutandomi ad alzarmi.
Non appena mi rimisi in piedi mi fermai accanto a lei, non vidi Giulia in quel momento, ero concentrata più sull'uomo che si alzò quasi subito dal pavimento. Fece un passo minaccioso verso di me, ma Rosa si mise in mezzo.
«Dovrai vedertela con me prima di toccare lei.» gli disse stringendo i pugni lungo il corpo.
«Senti, ma cosa volete? Mi state rovinando la serata.» si lamentò l'uomo.
«Sei tu che l'hai rovinata a noi.» ribatté Rosa velocemente.
«Io volevo solo divertirmi un po' con lei.» replicò lui con un sorriso che mi diede sui nervi.
«Oh quanto mi dispiace, ma lei non vuole affatto divertirsi con te.» ribatté Rosa in tono nervoso.
L'uomo fece un passo verso di lei, in quel momento aveva puntato Rosa, ma per fortuna la donna che scappò andò a chiamare il buttafuori che corse subito lì dentro prima che accadesse di peggio.
«Che diavolo succede qui?» domandò lui avvicinandosi velocemente a noi.
«Ma niente...» rispose l'altro con calma.
«Quest'uomo stava molestando la mia donna.» disse Rosa, e in quel momento io mi voltai subito verso di lei.
Quella sua frase mi sorprese molto, più che altro l'ultima parte. "La mia donna"... Non avevo mai sentito Rosa usare quell'espressione riferendosi ad una tra me e Giulia, ciò che sentii fu semplice sorpresa, non ero gelosa, anzi ero felice. Mi sembrava strano, in un altro contesto mi sarei sentita dannatamente gelosa, ma in quella relazione ero tranquilla. Giulia era poco dietro di me, poco oltre l'entrata del bagno, non si mosse poi molto, aveva ancora paura. Ma quella frase sorprese anche lei, lo vidi nel suo sguardo, anche se poco dopo provai a non notarlo.
«Cosa?» domandò il buttafuori avvicinandosi subito a quell'uomo.
«Ma non è vero, non ho fatto niente, ci stavamo solo divertendo.» ribatté l'uomo lentamente.
«Tu ti stavi divertendo.» contestò Rosa.
«Vieni con me.» disse il buttafuori prendendolo per un braccio e trascinandolo verso la porta.
«Andiamo, diglielo anche tu tesoro. Digli che ci stavamo solo divertendo.» commentò lui riuscendo a fermarsi davanti a Giulia che non riuscì nemmeno a guardarlo in faccia.
In quel caso fu di nuovo Rosa a muoversi, la tirò verso di sé e disse a quell'uomo di andarsene. Il buttafuori mise più forza e riuscì a farlo camminare andando lontano da noi. Solo in quel momento Giulia si lasciò andare, pianse stando stretta a Rosa che le teneva un braccio attorno alle spalle, le baciò la testa e le sussurrò di calmarsi, che era tutto finito.
«Voglio andare a casa.» disse Giulia debolmente.
«Certo, adesso ce ne andiamo.» commentò Rosa con calma.
Io assistetti a tutta la scena stando ancora al centro del bagno, loro erano a pochi passi da me, ma mi sembravano così lontane. Mi sentivo come se quella scena la vedessi da fuori, come se fosse un film e io non c'entrassi nulla, come se non potessi fare nulla. In un attimo quella frase, quel "la mia donna" mi risuonò nella testa come se io fossi il pezzo in più in quella storia, come se dovessi farmi da parte. Avevo la mente così annebbiata da non capire più nulla.
«Andrea...» mi chiamò Rosa facendomi uscire dai miei pensieri.
In un attimo le misi a fuoco entrambe, Rosa aveva ancora il suo braccio attorno alle spalle di Giulia, ed entrambe mi stavano guardando.
«Cosa c'è?» chiesi parzialmente confusa.
«Andiamo.» rispose Rosa semplicemente facendomi segno verso il basso con lo sguardo.
Io non l'avevo notata, non ci avevo fatto proprio caso, ma Rosa mi porse la sua mano libera. Lo fece per dirmi che dovevamo andare via insieme, che non mi avrebbero lasciata lì, e che in un certo senso io non ero fuori da quella storia, anzi. Io c'ero dentro completamente. Mi mossi subito verso di loro, presi la sua mano e le seguii fuori da lì. Giulia era spaventata, tremava, piangeva. Si sedette al posto del passeggero davanti, Rosa guidò per tutto il tempo dicendole che andava tutto bene, che eravamo insieme e non doveva preoccuparsi di nulla. Ma lei non ci riusciva, e come darle torto... Se Rosa non l'avesse vista non osavo immaginare cosa sarebbe potuto accadere, se io non avessi avuto la forza di lanciarmi contro quell'uomo non sapevo cosa avrebbe potuto farle. Le domande erano tante, i dubbi, le immagini di svariate ipotesi vagavano libere nella mia mente da scrittrice, e ogni singola cosa mi rendeva nervosa. Vedere Giulia in quello stato mi faceva male, mi fece andare in un attimo il sangue al cervello. Odiavo quell'uomo, non lo conoscevo per niente ma lo odiavo e odiavo tutti quelli come lui. Giulia smise di piangere solo quando arrivammo a casa, a casa sua, ci fermammo lì perché aveva bisogno di un posto familiare che la rendesse più tranquilla. Ma solo quando ci distendemmo sul suo letto riuscimmo a farla calmare un po'.
«Cosa intendevi con "la mia donna"?» chiese Giulia a Rosa non appena si sentì più tranquilla.
«In che senso? Quanti sensi pensi che abbia la mia frase?» ribatté Rosa con un dolce sorriso.
«Non lo so, però è stato strano, cioè...» commentò Giulia in tono incerto.
«Perché "strano"? Stiamo insieme, no?» commentò Rosa un po' confusa.
«Si, però... Non lo so, mi sono sentita strana.» continuò Giulia con le guance che si fecero lentamente più rosse.
«In senso positivo o negativo?» le chiese Rosa sfiorandole lentamente il viso.
«Assolutamente positivo.» disse lei. «Ero felice.»
«Oh, sei felice di essere la mia donna?» la prese in giro Rosa.
«Si, anche se avrei preferito sentirlo in un altro contesto.» ribatté Giulia con un sorriso triste.
«Lo so, immagino, ma posso dirti un'altra cosa ugualmente importante se vuoi...» commentò Rosa fermando la mano che aveva su una sua guancia.
«Di cosa si tratta?» chiese lei piuttosto interessata.
«Io ti amo, Giulia.» sussurrò Rosa con un sorriso piuttosto dolce e le guance più rosse.
«Cosa? D-davvero?» domandò Giulia in tono titubante.
«Non sono cose che dico tanto per dire.» ribatté Rosa sfiorandole una guancia con il suo pollice.
«Beh, Rosa, ti amo anche io.» replicò Giulia col viso completamente rosso.
«Sicura? Non lo dici solo perché te l'ho detto io?» chiese Rosa visibilmente emozionata.
«Sono settimane che lo penso, e oggi l'ho sentito anche più forte.» rispose Giulia col tono più fermo.
«Oh tesoro, vieni qui.» sussurrò Rosa portandole una mano dietro la nuca e tirandola verso di sé.
La baciò subito, senza pensarci troppo, e Giulia ricambiò all'istante. Si baciarono per qualche secondo, lo fecero sorridendo entrambe. Durò pochi secondi solo perché mi sentivo leggermente di troppo e allora feci un finto colpo di tosse e attirai la loro attenzione.
«Se volete vi lascio da sole.» dissi guardando entrambe.
Rosa sorrise divertita, Giulia era un tantino imbarazzata, ma nessuna delle due voleva che andassi via.
«No dai, resta qui.» disse Rosa. «Non ci disturbi mica?» aggiunse con quel tono stronzo.
Io allora mi voltai e provai a scendere giù dal letto, ma con quelle due fu letteralmente impossibile. Mi presero di peso, entrambe per le braccia, e mi trascinarono al centro del letto, in mezzo a entrambe.
«Sei gelosa, ragazzina?» mi chiese Rosa con fare provocatorio.
«No no, figurati, sono felice che voi vi amiate.» dissi con finta nonchalance. «Però poi mi inviterete al matrimonio?» aggiunsi.
«Mmm... Non lo so.» disse Rosa. «Che facciamo? La invitiamo?» chiese alzando lo sguardo su Giulia.
«Non so, sarebbe strano, in fondo è stata a letto con tutte e due.» rispose quest'ultima con un tono altrettanto stronzo.
«Ok, adesso basta.» dissi provando a tirarmi su, ma quelle due mi tennero ben ferma.
«Stiamo scherzando, piccola.» sussurrò Giulia in tono dolce, ma aveva una complice stronza che le diede corda solo a metà.
«Certo...» disse Rosa lentamente. «Mi sembra ovvio che ti inviteremo.»
«Rosa, dai.» l'ammonì Giulia con uno sguardo contrariato.
«Va bene, va bene...» commentò Rosa parzialmente imbarazzata. «Amo anche te, ragazzina.» sussurrò in tono estremamente dolce. «Non so come sia possibile ma vi amo entrambe, non saprei cosa fare senza una di voi due.» aggiunse con quel tono che mi scaldò il cuore.
Magari a lei non piaceva essere dolce, ma quando lo diventava era stupenda. All'improvviso sentii delle labbra premere sulla mia tempia destra, il lato in cui si trovava Giulia, fu dolce e delicata anche lei.
«Anche io ti amo, piccola.» mi disse lei e io mi voltai incrociando il suo dolce sguardo. «Vi amo un sacco.» aggiunse.
Io allora non sapevo cosa fare, il mio cuore stava per esplodere, troppe emozioni forti in troppo breve tempo, e io non reggevo. Avevo capito che tirarmi su non era fattibile, non potevo scappare, ma provai ugualmente a nascondere il mio viso a loro. Mi voltai velocemente a pancia in giù, afferrai un cuscino e ci affondai il mio viso.
«Mmm...» bofonchiai facendo sbattere le mie gambe contro il materasso.
«Andrea, che succede?» mi chiese Giulia piuttosto preoccupata.
«Ecco, sapevo che non dovevamo fare nulla, adesso l'abbiamo rotta.» commentò Rosa col tono divertito.
«Vaffanculo.» ribattei senza muovermi dalla mia posizione.
«Se me lo dici guardandomi in faccia allora ci faccio un pensierino.» mi disse lei, e chi ero io per perdere un'occasione simile?
Nessuno, ovvio. Mi voltai velocemente verso di lei, incrociai il suo sguardo pur sentendomi impacciata e in imbarazzo.
«Vaffanculo.» ripetei cercando di tenere un tono fermo, ma non ci riuscivo.
«Cazzo, quanto ti amo.» sussurrò con un sorriso scemo sul viso, ma il suo tono era così sincero che il mio cuore perse un altro battito e io tornai giù a nascondermi da loro.
«Mmmmm...» continuai sbattendo quelle gambe più forte.
«Andrea, dai, calmati.» commentò Giulia accarezzandomi i capelli, lei era l'unica che provava seriamente a farmi calmare.
«Non ce la faccio.» dissi muovendo forti quelle gambe.
«Almeno ferma le gambe, preferirei rompere il letto in altri modi.» ribatté Rosa in tono decisamente stupido.
«Perché devi fare così?» le chiese Giulia, ma io lentamente mi calmai e fermai quelle gambe.
«Visto? Si è fermata.» rispose Rosa con fare soddisfatto.
Io avevo sì fermato le mie gambe, ma non mi ero calmata per niente. Con calma mi voltai a pancia in su, in quel modo non respiravo molto e avevo bisogno di aria.
«Piccola, che cosa ti prende?» mi chiese Giulia in tono piuttosto preoccupato.
Avevo il viso bagnato dalle lacrime, lacrime che non riuscivo a controllare, continuavano ad uscire veloci anche se Giulia provò ad asciugarle. Anche Rosa era preoccupata, glielo lessi in faccia, lei però mi teneva una mano sull'addome.
«Non lo so.» dissi debolmente.
«Come puoi non sapere cos'hai? Perché stai piangendo?» domandò Rosa con fare confuso.
«Non lo so.» ripetei io asciugandomi il viso.
«Va bene, va bene...» continuò Rosa avvicinandosi di più a me.
Le sentivo entrambe ai lati del mio corpo, mi strinsero forte, mi accarezzavano il viso e Rosa mi stampò anche un bacio sulla tempia sinistra.
«Calmati...» mi sussurrò lei. «Se fai così ogni volta che ti diciamo che ti amiamo allora non lo faremo più eh!» mi ammonì lei, e io risi.
Mi voltai verso di lei, solo col viso, incrociai il suo sguardo e stranamente ci vidi tanta dolcezza.
«Non sono di troppo allora?» domandai nervosamente sentendo un'altra lacrima rigarmi il viso.
Il punto era quello. Non lo credevo fino in fondo, non ci avevo mai realmente fatto caso, ma sotto sotto avevo paura di essere di troppo.
«Cosa stai dicendo? Perché dovresti essere di troppo?» mi chiese Rosa piuttosto sorpresa.
«Non lo so, a volte mi sento come se voi foste la coppia e io fossi quella in più, quella che se c'è o non c'è non fa differenza.» dissi con fare imbarazzato.
«Quando ti sei sentita così?» domandò Giulia.
«Un po' di volte, anche poco fa.» le confessai tenendo lo sguardo basso.
«Poco fa? Quando eravamo in discoteca?» continuò lei.
«Già...» dissi.
«È successo prima o dopo aver incontrato quel tipo?» mi chiese Rosa cercando di capire la situazione.
«Direi dopo...» risposi io lentamente. «Tu tenevi stretta Giulia, provavi a farla calmare, io invece non ho fatto nulla.»
«Non hai fatto nulla?» domandò Rosa sorpresa. «Ragazzina, tu sei andata addosso a quell'uomo quando era evidente che non voleva mollare Giulia, tu ti sei schiantata contro di lui anche a costo di farti male, ti sembra niente questo?»
«Beh no, però...» continuai in tono incerto.
«"Però" niente.» replicò Giulia. «Piccola, io ti amo perché sei tu, perché sei dolce, istintiva al punto tale da pensare a chi vuoi bene prima di te, sei speciale. E né io né Rosa possiamo stare senza di te.»
«D-davvero?» chiesi riportando il mio sguardo sui loro visi.
«Davvero, ragazzina.» rispose Rosa con un sorriso tanto dolce.*********
Ok, direi che siamo quasi alla fine di questa storia. Scusatemi per l'attesa e per eventuali errori, spero vi sia piaciuto. 🧡

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Di notte.
RomanceAndrea è una ragazza di 30 anni, fisicamente ne dimostra 20, alcuni non la prendono sul serio a causa del suo viso pulito e anche il suo lavoro ne risente. Lei è una scrittrice, scrive romanzi d'amore ispirandosi alla sua vita. È piuttosto sicura di...