Capitolo 18

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Quel sorriso, Rosa, non lo nascose, non lo trattenne. Si allargò gradualmente, e anche con quel trucco sulla faccia mi sembrò bellissima. Io ci misi un po' per capire cosa avevo detto, in pratica avevo definito lei "la mia donna", e mi sentivo un tantino in imbarazzo. La nostra storia non crebbe piano piano, la nostra storia esplose tutta in una volta. Un giorno eravamo semplici conoscenti che lavoravano insieme, e il giorno dopo ci ritrovammo a letto l'una accanto all'altra. C'erano cose che andavano veloci nel nostro rapporto, e altre che andavano piano, ma ciò che provavo per lei era sempre stato lì. E ora che potevo mostrarlo non riuscivo a tenere nulla per me, tantomeno quella gelosia ingiustificata. Rosa si tirò su lentamente, non aveva bisogno di fare nemmeno un passo perché era ormai vicinissima a me. Mi portò delicatamente entrambe le mani ai lati del viso e si mise faccia a faccia con me.
«Cos'è che hai detto?» mi chiese guardandomi con quei suoi begli occhi verdi.
«Ecco, io...» dissi cercando di riprendere fiato, ma con lei tanto vicina mi risultava difficile.
«Mi hai per caso definita "la tua donna"?» continuò lei con un sorrisetto provocatorio.
Io ricambiai quel suo sorriso, non riuscivo a fare altro, poi lentamente mi lasciai andare. Allungai una mia mano verso il suo viso, la poggiai su una sua guancia e con calma la tirai verso di me, facendo poi incontrare le nostre bocche. Quel bacio fu lento, dolce, le sue labbra morbide erano perfette contro le mie. Lentamente portai l'altra mia mano su un suo fianco e la tirai ancora di più vicino a me, eliminai del tutto la distanza tra i nostri busti e sentii il suo seno premere contro il mio. Il suo, a differenza del mio, era in bella vista. Quel corpetto la copriva molto poco, mentre il taglio sul maglione che mi fece lei lasciava intravedere solo parzialmente il mio seno. Lei ricambiò subito quel mio bacio, sentivo le sue labbra muoversi a ritmo delle mie e la sua lingua toccare piano la mia. Dopo qualche istante ci staccammo, io avrei voluto continuare per ore ed ore a baciarla, ma non era né il momento né il luogo adatto. Quando mi staccai dalle sue labbra incrociai il suo sguardo e le sorrisi, lei fece lo stesso, ma il suo sorriso era più divertito.
«Cosa c'è?» le chiesi parzialmente confusa.
«Ti ho lasciato un po' di rossetto sulle labbra.» rispose lei portando una sua mano sotto al mio mento e facendo poi scivolare il suo pollice lungo il mio labbro inferiore.
Il suo tocco era delicato, lo sguardo che aveva in quel momento era intenso, entrambe avevamo solo una cosa in testa. Uscire non faceva per noi, se Giulia non ci avesse proposto nulla probabilmente saremmo rimaste a casa. Io avevo bisogno di far sbollire un po' i miei ormoni, che vicino a lei partivano sempre in quarta, ma a quello ci pensò Giulia.
«Ecco a voi.» disse il barista allungando due bicchieri per metà pieni di liquido rosso verso di noi.
Io e Rosa ci voltammo nello stesso momento verso di lui, non avevamo ordinato nulla e gli chiedemmo spiegazioni.
«La vostra amica.» ci informò lui facendoci segno alle mie spalle.
E lì, seduta al suo posto, sorseggiando quel drink rosso c'era Giulia che ci guardava sorridendo. Ma era un sorriso ironico, non le piacque molto l'affermazione di quel ragazzo. In mezzo alle altre persone sembravamo emergere sempre poco come troppia, molti ci vedevano come "coppia" semplice e l'amica di turno. In quel caso l'amica fu Giulia, ma nel treno durante il viaggio di ritorno da Milano l'amica fui io. Mancava solo Rosa.
«Sedetevi, amiche, frenate i bollenti spiriti.» ci disse lei alzando leggermente il braccio con cui teneva il bicchiere a mo' di brindisi.
Sembrava leggermente innervosita a causa della situazione, e Rosa si mosse quasi subito. Si spostò dalle mie spalle, in cui era perché mi voltai verso Giulia, e si avvicinò proprio a lei. Le portò entrambe le mani sul viso e la baciò. Quel bacio durò meno rispetto al nostro, ma con quello voleva farle capire che non c'era nulla per cui dovesse essere nervosa, e quando si staccò, Giulia era decisamente meno infastidita.
«Vacci piano con questi, ho bisogno che tu sia lucida per quando torneremo a casa.» le disse Rosa facendole l'occhiolino.
«Va bene.» commentò Giulia con un sorriso divertito.
Rosa ricambiò quel sorriso e lentamente tornò al suo posto, alla mia sinistra, e io mi voltai verso il mio drink per assaggiarlo. Lo sguardo confuso del barista però mi bloccò.
«Qualcosa non va?» gli chiesi notando che mi stava fissando e odiavo quando qualcuno lo faceva.
«N-no, niente, cioè...» commentò lui in tono titubante. «Si sono baciate, non lo hai visto?» mi chiese piuttosto confuso.
«Oh si, e non è la prima volta che lo fanno.» risposi io facendogli l'occhiolino.
«Oh quindi siete d'accordo... Cioè, insomma...» continuò lui bloccandosi più volte, non sapeva proprio cosa dire. «Ehm, vado di là a vedere se serve una mano, chiamatemi se vi serve qualcosa.» aggiunse facendo qualche passo indietro e poi voltandosi e allontanandosi da noi.
Io, Rosa e Giulia ci guardammo con lo stesso sguardo. Eravamo confuse e divertite allo stesso tempo, quando incrociammo gli sguardi scoppiammo a ridere.
«Abbiamo fatto scappare ben due baristi, ragazze.» commentò Rosa.
«Mi sa che qui non ci torneremo più, Giulia.» le dissi ridendo.
«Oh no no, dobbiamo tornarci. Sarà troppo divertente.» ribatté lei con fare ironico.
Quella serata fu piuttosto bella e divertente, la fuga dei due baristi fu la cosa che ci fece ridere di più, e ridere con loro mi faceva stare tanto bene. Quel drink aveva un gusto forte, deciso, era sia aspro che dolce. Il sapore che predominava era la vodka, quella si sentiva davvero molto, così decisi di andarci piano, e dissi a Giulia di fare lo stesso.
«Tranquilla, bimba.» ribatté lei ammiccando e facendo un lungo sorso dal suo bicchiere, ma a metà quasi si strozzò e fece qualche colpo di tosse.
«Ma che cavolo, Giulia.» commentai io tirandomi su e avvicinandomi a lei per darle qualche colpetto dietro la schiena. «Stai bene?» le chiesi con un sorriso, era troppo divertente.
«S-si, sto bene...» rispose lei con un tono imbarazzato. «Cosa c'è?» chiese alzando il suo sguardo contrariato su Rosa che ci guardò dal suo posto.
«Niente.» rispose lei con tutta la tranquillità del mondo, ma non smise un attimo di sorridere.
«No dai, di' pure quello che stai pensando.» continuò lei.
«Penso solo che sei buffa, tutto qui.» commentò Rosa facendole l'occhiolino.
«Oh quindi sarei buffa?» ribatté Giulia, ma io sapevo già come sarebbe andata la questione.
Quelle due si sarebbero punzecchiate per un po' fino a quando non ce l'avrebbero più fatta, avrebbero riso insieme e si sarebbero baciate. Ormai era un classico tra di noi, era bello così. Ma io non potevo restare lì, non resistevo, dovevo andare in bagno. Le lasciai lì a punzecchiarsi a vicenda e mi avviai verso i bagni che conoscevo già, l'ultima volta che ci andai, una ragazza mi infilò la lingua in bocca, e speravo con tutto il cuore che non sarebbe successo di nuovo. Lì fuori c'era un po' di fila, ma non era eccessivamente lunga, dopo dieci minuti ero subito fuori. Non appena feci un paio di passi fuori però mi scontrai con le spalle di qualcuno che si mosse all'indietro, mossa abbastanza stupida se si era in un locale pieno di gente, ma piuttosto furba se si voleva attirare l'attenzione di quella persona a cui si andava addosso. E io non sapevo quale delle due ipotisi confermare.
«Scusami.» disse una voce femminile, di quella persona, che lentamente si voltò verso di me. «Oh ciao Andrea.» mi salutò poi riconoscendomi.
Io alzai il mio sguardo su di lei, e la riconobbi quasi subito. Aveva dei pantaloni attillati neri, una camicia bianca piuttosto sottile stretta sotto ad un corpetto nero, la camicia sbottonata lasciava intravedere il suo seno che stretto in quel corpetto sembrava più grande. Il suo viso era più bianco di quanto ricordassi, ma era solo il trucco del suo costume. Le sue labbra erano dipinte di rosso, ma un rosso sangue uguale alla piccola scia che fece sull'attaccatura delle labbra al lato destro destro fino al mento. Gli occhi erano rossi, cioè le sue iridi erano rosse, aveva anche lei delle lenti a contatto, ma la riconobbi subito nonostante la sua maschera.
«Ciao Sara.» le dissi in tono titubante.
Per un istante il mio cuore si fermò, fu qualcosa di impercettibile ma lo sentii ugualmente forte. Anche se i suoi occhi erano nascosti da quelle lenti rosse, il suo sguardo era quello, era lì.
«Come stai? Ti trovo davvero bene.» commentò lei squadrandomi dalla testa ai piedi e sorridendo non appena incrociò il mio sguardo.
«S-si, sto bene.» risposi io con ancora quello stramaledetto tono, odiavo sentirmi in quel modo, odiavo sentirmi ancora presa da lei.
Ma come potevo ignorarla? Come potevo farmela passare? Erano passati tanti mesi, avevo fatto sesso con Giulia e Rosa, poi con entrambe nello stesso momento, più volte persino. Quello non bastava? Avevo persino definito Rosa "la mia donna", lo sentivo anche per Giulia, ma qualcosa dentro di me provava ancora qualcosa per Sara. Come potevo essere così patetica? Come potevo essere così masochista?
«Tu come stai?» le chiesi poco dopo cercando di togliermi dall'imbarazzo.
«Sto bene anche io dai, finalmente mi hanno dato una promozione e ho meno ore di lavoro.» rispose lei con un ampio sorriso.
«Beh è fantastico.» dissi ricambiando il suo sorriso. «Sono felice per te.»
«Grazie.» ribatté lei lentamente. «Ho sentito del casino successo con la ragazza di Torino.»
«Ah si? E come lo hai saputo?» le chiesi un po' confusa, in fondo non ero così famosa da finire sui giornali.
«Seguo te e le tue storie, Andrea, sai che sono la tua fan numero 1.» commentò lei facendomi un gran bel sorriso. «Non ho mai creduto alla sua versione, sapevo che c'era più di quello che mostrava.»
«Già, ma questa cosa mi farà stare più attenta per i prossimi messaggi che riceverò.» replicai con fare lievemente ironico.
«Fai bene, vai cauta.» concordò lei col mio stesso tono. «Vedo che hai rinnovato il costume dell'anno scorso.» aggiunse abbassando di nuovo il suo sguardo sul mio corpo.
«Freddy Kruger è un classico, non si abbandona facilmente.» dissi lentamente.
«Oh lo so, ma non lo ricordavo tanto sexy.» continuò lei con un sorriso che mi mise in imbarazzo.
«Ehm, ok... Io adesso devo andare.» commentai debolmente facendo un passo lontano da lei.
«No, aspetta...» mi fermò Sara allungando una mano e prendendo una mia mano. «Volevo dirti una cosa.»
«Che cosa?» le chiesi notando una certa esitazione nel suo sguardo.
«Ti voglio bene.» rispose dopo quasi un minuto di silenzio, era imbarazzata anche lei.
«Cosa? Perché mi dici questo?» continuai senza capire.
«Perché anche se non ci sentiamo più, anche se non ci vediamo e abbiamo preso strade diverse, io ci tengo comunque a te.» mi disse, e in quell'istante capii cos'era quel battito saltato poco prima.
Non mi sentii in quel modo perché l'amavo ancora, né perché ero gelosa di chi poteva reputarla la sua ragazza, io le volevo semplicemente bene. Un amore come il nostro non poteva sparire dal nulla, da un momento all'altro, non lo avrebbe fatto nemmeno dopo anni. Quel tipo di amore avrebbe continuato ad esistere perché era molto più di ciò che vedevano gli altri, non era un semplice voler far parte della sua vita, costantemente, essere la persona più importante per lei, era di più. Era un tenerci incondizionatamente a lei, al suo bene, senza volere nulla in cambio. Volevo il suo bene, nulla di più, volevo che fosse felice, serena, perché lo meritava. Lei mi aiutò quando la mia autostima era inesistente, mi spronò a provarci, mi spinse (in un certo senso) nel vuoto, ma non mi fece mai sentire sola. Mi aiutò a crescere, dovevo a lei parte del mio successo. A causa di quello, di ciò che disse e ciò che provavo, mi avvicinai a lei e l'abbracciai. Io non ero un tipo da abbracci, nella mia vita ne diedi molto pochi, ma tutti quelli che diedi a lei mi fecero stare bene, e mi sentii in quel modo anche in quel momento. Non lo sapevo ma avevo bisogno di quell'abbraccio, di darlo proprio a lei. La sentii ricambiarlo quasi subito, sentii le sue braccia avvolgere la mia vita e stringermi forte. Sentii anche le sue labbra sul mio collo, erano morbide, dolci, mi lasciarono lì un piccolo bacio. Fu l'abbraccio più importante che diedi a qualcuno fino a quel momento, fu un modo per dirle addio definitivamente ma allo stesso tempo non era un addio. Se fosse tornata, se ci fossimo incontrate in futuro, ci saremmo salutate tranquillamente senza imbarazzo, senza più nessun accenno di gelosia né amarezza. L'affetto restava, quello era più forte di tutto. Quando ci staccammo non dicemmo nulla, le parole erano superflue. Ci guardammo semplicemente negli occhi, i suoi erano particolarmente lucidi e nonostante le lentine lo notai. Vidi una lacrima spuntare da un suo occhio, scivolò giù lungo una sua guancia ma subito le portai una mano sul viso e l'asciugai. Odiavo vederla piangere. Lentamente mi allungai col viso verso il suo, le stampai un bacio su una guancia e le sorrisi.
«Ti voglio bene anche io.» le dissi accarezzandole piano il viso.
Lei mi sorrise e tornò ad abbracciarmi, ma quella volta restammo attaccate per meno tempo, anche se la stretta da parte sua fu più forte. Poco dopo andai via sul serio, la salutai e mi allontanai da lei. La sensazione che provavo in quel momento era strana, mi sentivo sia bene che male. Ma la parte brutta che sentivo non era così negativa, mi sentivo svuotata in senso negativo ma allo stesso tempo ero leggera. Il peso che sentivo, quando vedevo Sara, non c'era più. Era sparito. Io ero felice di averla vista, di averle parlato e anche di averla abbracciata. Avevo bisogno di quella conclusione, avevo bisogno di mettere la parola fine a ciò che provavo per Sara. Ovviamente non sarebbe svanito tutto all'improvviso, non avrei smesso di sentire delle fitte ogni qualvolta l'avrei vista per strada, ma da lì era tutto in discesa. Quando tornai da Giulia e Rosa le trovai sedute vicino, Rosa era seduta al mio posto e le teneva una mano dietro le spalle.
«Ehi, ragazze.» le salutai portando le mie mani sulle loro spalle.
«Ohi, ragazzina. Ce ne hai messo di tempo.» commentò Rosa con fare ironico.
«C'era un po' di fila.» le spiegai con calma.
«Ah si?» mi chiese Giulia con fare sospetto, non sembrava credermi.
«Si, c'era davvero troppa gente.» confermai io allontanandomi lentamente dalle loro spalle e sedendomi accanto a Rosa.
Non c'era motivo di dirle che avevo parlato con Sara, avrebbero potuto interpretare male tutta la situazione e non volevo che se la prendessero, così non dissi nulla. Giulia sembrò credermi, Rosa era quella più tranquilla, e potemmo continuare la nostra serata con calma. Di tanto in tanto c'era qualcuno che passava da noi, che ci provava con una delle tre, o che ci faceva gli occhi dolci da lontano. Ma tutti furono mandati via, quella era solo la nostra serata, di nessuno più. Poco distante dal bancone vicino a cui eravamo noi, c'era la pista da ballo, che altri non era che una piccola porzione del locale senza divanetti in cui c'era il DJ che pompava la musica. Era truccato anche lui come altri, con abiti strappati e il viso da lupo mannaro come il secondo barista che ci servì quella sera. Davanti alla sua console c'era la pista da ballo e lì c'erano una quindicina di persone che saltavano e ballavano al ritmo di musica dance che si alternava a canzoni famose e mixate al momento. Fu lì che Giulia volle tuffarsi, amava la discoteca, la musica forte e ballare. Quando si tirò su lo fece trascinata da una canzone, "Burning Desire" di Lana Del Rey. Provò a portarsi dietro anche me e Rosa, ma solo quest'ultima si lasciò convincere. Io non ero per niente un tipo da balli, mi piaceva cantare ma per il ballo mi sentivo impacciata. Ero un tronco, nulla che potesse muoversi a tempo, anche se in mezzo a quel gruppo di persone non c'era poi un vero senso, cioè ognuno si muoveva come voleva, quelli che andavano a tempo erano pochi. Ma la canzone che arrivò in quel momento era lenta, leggera, e in un certo senso anche seducente. Fu lo stesso per il ballo fatto da Giulia e Rosa. All'inizio quest'ultima era imbarazzata, nemmeno lei sembrava il tipo da fare certe cose, ma quando Giulia iniziò a strusciarsi lentamente contro il suo corpo, lei si svegliò. In mezzo a quella folla di gente non vedevo nessun altro, solo loro, tutti gli altri erano come sfocati. I loro sguardi, i loro movimenti lenti e quelle mani che si sfioravano erano ciò che vedevo. Erano tanto sexy insieme, ogni loro movimento era intrigante, sensuale. All'improvviso si baciarono anche, la carica sessuale che trasmettevano all'altra era tale che non si contennero. Fu un bacio altamente intenso, di quelli che davi a qualcuno che avevi voglia di vedere nudo e non solo. Mentre ero lì a guardarle sorseggiavo il mio drink provando a far calmare un po' i miei ormoni, avevo bisogno di distrarmi, di pensare ad altro, e a quello ci pensò un ragazzo.
«Ciao.» mi salutò lui.
Era uno dei camerieri che per tutta la sera fece avanti e indietro con vassoi di vari stuzzichini diversi.
«Ciao.» risposi io cercando di capire cosa volesse.
«Tra una mezz'oretta annunceremo il vincitore della nostra gara.» mi disse.
«Quale gara?» gli chiesi io un po' confusa.
«Non lo sai?» ribatté lui lentamente. «C'è una gara per scegliere il costume più bello.»
«Oh va bene, e cosa dovrei fare io?» continuai.
«Beh noi faremo svuotare la pista da ballo e man mano faremo avvicinare i partecipanti, tu non dovrai fare altro che applaudire al costume che ti piace di più. In base al rumore che sentiremo eleggeremo il vincitore.» mi spiegò il ragazzo con calma.
«Oh d'accordo, grazie.» dissi.
Lui sorrise e andò via. Poco dopo fui distratta da altri applausi però, la canzone finì, e le persone in pista si accorsero di Giulia e Rosa che si stavano baciando. Quegli applausi stavano a significare che tutti approvavano ciò che stavano facendo, e quando quelle due si accorsero che ce l'avevano con loro si staccarono. Erano un tantino imbarazzate, ma insieme fecero un sorriso e con calma scapparono via dal centro della pista.
«Avete fatto scintille, ragazze.» commentai non appena tornarono a sedersi ai loro posti.
«È stato assurdo, ti giuro.» commentò Rosa che aveva il viso piuttosto rosso. «Quella musica, il suo sguardo, l'atmosfera che si era creata... Non lo so, non ci ho capito più nulla.» disse bagnandosi le labbra. «Ho davvero bisogno di andare a casa.»
«Immagino quali voglie ti stiano passando per la testa.» ribattei io con un sorriso ironico.
«Me ne stanno passando tante in effetti.» concordò lei ricambiando il mio sorriso. «Quindi ce ne andiamo?» aggiunse con fare più provocatorio.
«No dai, perché? Stiamo un altro po'.» disse Giulia, nonostante fosse palese che Rosa volesse andare via a causa sua.
«Per fare cosa? Abbiamo mangiato, bevuto, abbiamo riso e scherzato tanto, ci siamo divertite. Abbiamo persino ballato, cos'altro ci manca?» domandò Rosa con fare confuso.
«La gara per il costume più bello.» dissi io lentamente notando un sorriso spuntare sul viso di Giulia.
«Cosa?» chiese Rosa velocemente.
«È questo che hai fatto, vero?» domandai a Giulia. «L'hai iscritta al concorso?»
«In verità vi ho iscritte entrambe.» rispose lei con fare imbarazzato.
«Cosa??» chiedemmo io e Rosa all'unisono.
«Dai, ragazze. Siete stupende, non potevo non farlo.» si giustificò lei.
«Potevi almeno avvisarci.» commentai io.
«Sareste scappate via senza darmi il tempo di spiegare.» replicò lei.
«Sarebbe stato giusto.» continuò Rosa in tono lento.
«Dai sarà divertente, un po' di competizione.» commentai io in tono ironico.
«Sei sicura di vincere, eh?» ribatté Rosa con un sorriso.
«Contro di te? Non credo proprio, con quelle bombe che ti ritrovi direi di aver già perso.» ribattei facendo ridere entrambe.
«E tu pensi che potrei vincere grazie a loro?» mi chiese lei lentamente.
«Beh si, potresti...» le dissi con un sorriso.
«Hai visto quanta gente c'è qui? Sono circa una cinquantina, più una decina tra baristi e camerieri. Metà sono uomini, ma se sono qui significa che sono gay o bisessuali, ma comunque ho meno possibilità di vincere che se fossimo state in un bar frequentato esclusivamente da etero.» si lamentò lei mettendo già metaforicamente le mani avanti.
«Ci sono anche tante donne, e alcuni ti hanno già notata mentre eri in pista, quindi sei avvantaggiata.» ribattei io.
«Povera piccola, ti senti sotto pressione? Vuoi fare un giro in pista prima dell'inizio?» mi chiese lei prendendomi in giro.
«No, grazie, parteciperò in modo leale.» replicai col suo stesso tono.
Quando il concorso cominciò ci fecero avvicinare alla pista da ballo, ci fecero fare qualche passo davanti a quella folla di gente e man mano ci furono gli applausi. Erano un crescendo, c'era chi ne ebbe molti e chi molto pochi, probabilmente solo dagli amici. La situazione fu strana perché io e Rosa sembravamo allo stesso livello, così ci fecero fare una specie di finale.
«Paura, Penny?» chiesi a Rosa voltandomi verso di lei.
Eravamo fianco a fianco, dietro al DJ uomo-lupo che stava spiegando al pubblico che quella era la finale.
«Ti piacerebbe.» rispose lei facendomi l'occhiolino.
Quando il DJ fece un passo indietro, dicendoci che potevamo cominciare, io feci un paio di passi in avanti guardando quelle persone che applaudirono con fare quasi contenuto, e non mi piaceva.
«Andiamo, sono la donna dei vostri sogni, non volete mica morire stanotte?» chiesi in tono alto allargando le braccia.
Ad alcuni piacque la mia battuta e risero, altri magari avevano paura e applaudirono più forte, fatto sta che non appena loro aumentarono il rumore io mi voltai verso Rosa e mi avvicinai a lei.
«Hai già perso, tesoro, arrenditi.» le dissi mettendomi faccia a faccia con lei.
«Non ci conterei troppo se fossi in te.» contestò lei spostandomi via con una mano e passando accanto a me.
Si fermò poco dopo, e si voltò verso quel pubblico. Lei non ebbe bisogno di dire nulla, gli applausi che ricevette furono più forti dei miei. Con calma si voltò verso di me nello stesso modo che feci io, allargò le braccia e mi fece un sorrisetto divertito. C'era poco da fare, era troppo bella. Insieme al pubblico mi unii anche io, il costume era bello ma con lei dentro era stupendo. Il mio applauso era per lei però. Rosa fece un sorriso più dolce, meno scemo, e lentamente si avvicinò a me. Allungò le sue mani verso di me, io pensavo volesse baciarmi, ma invece mi fregò il cappello e lo indossò lei.
«Sta meglio a me, no?» chiese al pubblico che ormai applaudiva solo per darle ragione. «A quanto pare ho vinto io, mi dispiace.»
«A me no.» sussurrai avvicinandomi a lei ed eliminando la distanza tra i nostri visi, la baciai piano, dolcemente, e gli applausi li sentii aumentare.
«Qualcosa non va così però.» commentò il DJ. «Che facciamo, vincono entrambe?» chiese al pubblico che sembrava piuttosto convinto. «Capo, si può fare?» chiese lui voltandosi verso il bancone del bar in cui c'era il barista vestito come lui.
Io e Rosa ci staccammo poco dopo, il barista diede il consenso e lui ci nominò entrambe vincitrici. Entrambe ringraziammo il pubblico e ce ne tornammo al nostro posto dove ci attendeva Giulia piuttosto soddisfatta.
«Lo hai fatto di proposito, non aspettavi altro che fregarti il mio momento di gloria.» commentò Rosa in tono ironico.
«Oh no no, non è vero, non volevo il tuo momento di gloria. Io ero d'accordo col pubblico, sei tu la più bella tra noi.» ribattei facendole l'occhiolino.
«Non ci metterei la mano sul fuoco.» commentò lei ma io non ero d'accordo.
Non continuai però, mi piaceva quando diceva che ero bella, ero felice e mi andava bene in quel modo. Subito dopo chiedemmo al barista quale fosse il premio e lui ci porse dei buoni per tre aperitivi.
«Potremo sfruttarli anche se saremo insieme?» chiese Rosa.
«Voi due si, cioè avete vinto entrambe quindi potrete sfruttarlo.» rispose lui con calma.
«Ma noi saremo in tre, non verremo da sole, né semplicemente noi due.» ribattei io cercando di convincerlo, era un bel premio ma non mi sembrava giusto sfruttarlo senza Giulia.
«Lo capisco, però non posso fare molto.» continuò lui.
«E se ci togli un buono e agli altri due ci aggiungi una terza persona?» propose Rosa.
«Penso di poterlo fare, insomma, sarebbero comunque 6 aperitivi, quindi va bene.» commentò lui cambiando il numero sul bigliettino e porgendoceli di nuovo.
Poco dopo decidemmo di andare via, avevamo ormai fatto abbastanza, la serata era passata e decidemmo di fermarci a casa mia. Ero l'unica con un animale a casa, Rosa e Giulia vivevano completamente da sole e non volevano che lasciassi troppo sola Ruby. Quando arrivammo a casa mia ci fermammo quasi subito nel bagno, ci togliemmo le giacche e andammo lì per toglierci quel trucco dalla faccia.
«È stata una bella serata.» commentò Rosa asciugandosi il viso, i segni rossi da Pennywise erano ormai spariti.
«Si dovremmo farlo più spesso.» concordai io schizzando dell'acqua sul viso di Giulia che aveva ancora il trucco sul viso.
«Smettila.» protestò lei in tono nervoso, ma io non la presi troppo sul serio e lo rifeci. «Non sto scherzando, smettila.»
«Va bene, scusami.» ribattei avvicinandomi lentamente a lei e provando a darle un bacio sulle labbra, ma lei fece un passo indietro e si scansò. «Si può sapere cosa ti prende?» le chiesi lentamente.
«Lo sai benissimo.» rispose lei con fare nervoso.
«No invece, ti ho solo schizzato un po' d'acqua in faccia, non mi sembrava un gesto tanto brutto. Tra l'altro devi comunque lavarti il viso.» contestai io.
«Non intendevo adesso.» replicò lei velocemente.
«E di cosa stai parlando?» continuai senza capire.
«Tu non hai nulla da dirci?» ribatté lei.
«Perché ci giri tanto attorno? Non so di cosa stai parlando, quindi dimmelo tu.» continuai con fare più nervoso, odiavo quando girava attorno alle cose.
«D'accordo.» commentò lei lentamente, ma prima di continuare si piegò davanti al lavandino, si lavò il viso velocemente e solo quando si asciugò mi spiegò cosa aveva. «Ti ho vista parlare con la tua ex.»
«Oh, e tu stai così per questo?» le chiesi con un sorriso ironico.
«Ti sembra poco?» ribatté Giulia ancora piuttosto nervosa.
«Erano solo chiacchiere.» le spiegai lentamente.
«Ho visto che l'abbracciavi, le hai anche dato un bacio sulla guancia.» continuò lei con fare decisamente geloso.
«È complicato, ok?» dissi in tono titubante.
Sapevo cosa era successo tra di noi, tra me e Sara, era la cosa più innocente del mondo ma non sapevo come spiegarlo a loro.
«"Complicato" in che senso?» domandò Rosa che cercava di capire se dovesse incazzarsi anche lei oppure no.
«La nostra non era una conversazione tra due persone che vogliono tornare insieme.» dissi voltandomi prima su una e poi sull'altra.
«E cos'era allora?» continuò Rosa in tono calmo.
«In un certo senso ci siamo dette addio.» provai a spiegarle.
«Non lo avevate già fatto mesi fa?» mi chiese Giulia.
«Si ma questa volta è stato diverso.» dissi lentamente.
«L'ho visto com'era diverso.» replicò Giulia con quel tono nervoso.
«Smettila di fare la gelosa, non ce n'è motivo.» protestai nervosamente.
«Ah no? A me non sembra, dici di voler stare con noi, eppure mi sembravi molto felice con lei.» continuò lei che chissà cosa pensava di aver visto.
«Abbiamo solo parlato un po', sono comunque stata degli anni con lei, ma era un addio, nulla di più.» le dissi provando a tenere un tono calmo, ma ero nervosa anche io. «Ho avuto altre storie, è vero, così come le hai avute tu. Se la tua ex si facesse risentire, tu cosa faresti?»
«Io non le risponderei, non vorrei nemmeno vederla.» rispose lei in tono piuttosto sicuro, ma io non ero convinta del tutto.
«Magari lo dici per ciò che ha fatto, ma io e Sara siamo state bene, nessuna delle due si è mai sognata di tradire l'altra e...» provai a dirle, ma lei si incazzò solo di più.
«E allora se sei stata tanto bene con lei perché non ci torni insieme?» mi chiese in tono decisamente nervoso.
Si voltò velocemente verso la porta e provò ad andare via, ma io la presi per un braccio e la tirai indietro di nuovo davanti a me.
«Come te lo devo dire che io non voglio lei ma voglio voi?» ribattei in tono più lento, ma ugualmente nervoso.
La guardai fisso nei suoi occhi scuri, cercavo di trovare le parole adatte per spiegarle ciò che provavo ma non ci riuscivo, avevo il cervello bloccato.
«Pensi che per me sia un gioco? Pensi che io voglia solo divertirmi? È questo quello che pensi?» continuai notando una certa esitazione nel suo sguardo.
«No, però...» provò a dire lei, ma io fui più veloce.
«"Però" cosa? Cazzo, Giulia... Tu mi piaci, mi piaci un sacco. Volevo stare con te ancor prima che mollassi Maria, ero gelosa del tuo chiamarla "amore", la odiavo. E tu pensi che adesso che ti ho finalmente con me tornerei indietro per rivivermi una storia ormai finita?» commentai lentamente.
«Beh io... Non lo so.» rispose lei in tono titubante.
«Ok, se non lo sai te lo dico io allora.» commentai avvicinando il mio viso al suo. «Non voglio tornare con Sara, voglio vivermi questa storia con te e Rosa, e voglio viverla a pieno. Va bene?»
«V-va bene.» rispose lei con un sorriso appena accennato.
Io allora provai ad avvicinarmi di nuovo a lei per baciarla, feci uno scatto in avanti ma lei ne fece uno indietro. Io la guardai piuttosto confusa, il suo sorriso invece si allargò e allora le sorrisi anche io, ma non rimasi ferma lì. Tornai a muovermi verso di lei, Giulia provò ad andare via e io allora l'abbracciai da dietro tenendo le mie braccia poco sopra al suo petto.
«Dammi un bacio.» dissi mordendole piano il collo.
«No.» rispose lei ridendo.
Allora io allentai la presa, la feci voltare verso di me e con la stessa velocità la spinsi contro una parete.
«Cosa significa "no"?» le chiesi ammirando quel suo bel sorriso.
«"No" significa "no", devo regalarti un dizionario per Natale.» commentò prendendomi in giro.
«Mi basta un bacio, non voglio altro.» ribattei sfiorandole piano il viso.
«D'accordo, a Natale allora.» continuò lei con un sorriso provando ad allontanarsi da me, ma io la tenni ferma contro quella parete e mi avvicinai sempre di più.

Di notte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora