Capitolo 17

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Scusate se ci sono eventuali errori. 🥺
*********

Io, Giulia e Rosa restammo in silenzio per qualche minuto. Ci guardammo semplicemente in faccia senza dire nulla, avevamo già detto abbastanza. Eravamo tutte d'accordo, pensavamo le stesse cose, e quella situazione mi mise addosso tanta adrenalina. Mi piaceva, mi piaceva molto quella situazione. Potevo definire Giulia e Rosa "le mie ragazze", anzi, le mie donne.
«Quindi è deciso...?» domandò Giulia in tono titubante. «Stiamo insieme?»
«Direi di sì.» rispose Rosa quasi col suo stesso tono. «Tu cos'hai?» mi chiese.
«In che senso?» ribattei io senza capire.
«Stai sorridendo da un po'.» mi spiegò lei con fare divertito.
«Beh... Sono felice.» dissi semplicemente con uno sguardo incerto.
«Bella lei...» sussurrò Rosa poggiando una sua mano sulla mia.
«Comunque mi sa che l'ora per il film è ormai passata.» commentò Giulia che portò lo sguardo verso un piccolo orologio rotondo che aveva poco sopra alla porta.
«Davvero?» chiese Rosa con fare confuso, entrambe ci voltammo verso quell'orologio e notammo che aveva ragione.
«Si, nel frattempo che arriviamo al centro commerciale sarà già iniziato.» disse Giulia lentamente. «E il prossimo ci sarà tra più di un'ora, quindi mi sa che per oggi non va.»
«Beh possiamo vedere un film anche qui, no?» proposi io per risolvere la situazione film, non c'era bisogno per forza di arrivare al cinema.
«Certo, ho Netflix, qualcosa di bello si trova sempre.» rispose Giulia facendomi un sorriso.
Dopo aver deciso di restare a casa di Giulia ci tirammo su tutte e tre, c'erano un po' di cose da sistemare ma ci dividemmo i compiti. Giulia rimase in cucina a lavare i piatti, io avrei voluto aiutarla ma non ne volle sapere nulla. Rosa andò in camera di Giulia per prendere delle coperte e portarle in salotto, mentre io andai direttamente ad accendere la tv per cercare un film che potesse piacere a tutte e tre. Non conoscevo bene i generi preferiti di Giulia e Rosa, la prima la vedevo bene con i film d'azione, ma per la seconda non avevo idee. Per quanto ne sapevo le sarebbero potuti piacere anche i film horror, o thriller in generale. Alla fine, mentre Rosa poggiò quelle coperte sul divano, io scelsi il film. Non lo conoscevo, era uscito da pochi anni, ma mi interessava e lo lasciai sullo schermo in attesa di Giulia, e lei arrivò pochi minuti dopo.
«Guarda che il divano si allunga.» disse a Rosa non appena entrò dentro.
«Davvero?» domandò Rosa voltandosi verso di lei.
Giulia annuì e si avvicinò con calma, si piegò davanti al divano chiedendo a me e Rosa di spostare il tavolino un po' più in avanti, e non appena lo spostammo lei traformò quel piccolo divano in uno pseudo letto semplicemente tirando fuori un pezzo in più da sotto alla seduta.
«Ecco, così staremo più comode.» commentò con un sorriso.
Si avvicinò all'interruttore, spense la luce e tutte e tre ci sistemammo sul divano sotto le coperte. Ci togliemmo solo le scarpe. Rosa era in mezzo a me e Giulia, tutte e tre tenevamo le gambe ben distese sul divano, e di tanto in tanto le nostre mani si sfioravano. Io tenevo il braccio destro poggiato sulla spalliera del divano, dietro entrambi i loro corpi, la mia mano arrivò precisamente dietro la nuca di Giulia e di tanto in tanto durante la visione del film le davo fastidio toccandole i piercing sulle orecchie. Per tutta risposta, lei, teneva le gambe in obliquo sopra quelle di Rosa e si impuntava per spingermi lontano ogni volta che le davo fastidio con quella mano.
«Mi sembra di essere in mezzo a due bambine.» commentò Rosa dopo l'ennesimo calcio di Giulia causato da un mio punzecchiamento.
In quel caso, stranamente, sembrava lei quella più matura.
«È lei che ha cominciato, è da tutta la serata che mi tocca.» si lamentò Giulia voltandosi verso Rosa.
«Non mi sembra ti sia mai dispiaciuto avere le mie mani addosso.» ribattei io prendendola in giro.
«In un altro contesto magari no, ma mi tocchi i piercing e non mi piace.» commentò lei velocemente.
«Ma a me piace toccarli, sono così carini.» continuai allungando una mia mano verso il suo sopracciglio e toccando anche quello che aveva lì.
«Non mi provocare.» protestò lei dando uno schiaffetto alla mia mano e spostandola via dal suo viso.
«Altrimenti?» chiesi facendole l'occhiolino.
Lei però non parlò, non ribatté più nulla a parole, piuttosto si allungò verso di me e mi si buttò addosso. Io fui costretta a mettermi in orizzontale, a causa del poco spazio che avevo, e poggiai la mia testa su un bracciolo. Giulia era distesa allo stesso modo, entrambe disturbavamo abbastanza Rosa. Giulia mi tenne ferme le mani contro il petto, e si mise faccia a faccia con me. Mi guardò con fare minaccioso e mi fece sentire il piercing che aveva sulla lingua, sulla punta del mio naso.
«Dai, Giulia, smettila.» mi lamentai io ridendo.
Quella situazione mi sembrava assurda e divertente al tempo stesso, con le mani bloccate però non potevo fare molto.
«Allora? Ti piace ancora sentire i miei piercing?» ribatté lei continuando a farmi sentire quella piccola sfera contro il naso.
Andò avanti in quel modo per qualche minuto, pochi, poi Rosa si stancò e ci divise. Chissà come riuscì a spingerci entrambe con le spalle contro il divano. Lei era inginocchiata al centro, in mezzo ai nostri corpi distesi, e ci teneva ferme con una mano sul petto.
«Si può sapere cosa vi prende?» ci chiese con fare confuso. «Passate dieci minuti insieme, come "coppia", e già non vi sopportate più?» continuò lei che sembrava davvero preoccupata, ma io e Giulia stavamo solo scherzando.
Mentre eravamo giù, distese a pochi centimetri di distanza, ci voltammo verso l'altra sotto lo sguardo confuso di Rosa. Io e Giulia ridemmo, Rosa non capì più nulla, e insieme la tirammo giù facendola distendere accanto a noi.
«Voi siete pazze.» commentò lei. «Se ti azzardi a toccarmi col tuo piercing mi metto ad urlare.» aggiunse voltandosi verso Giulia che si bagnò le labbra mostrandole quella pallina.
«Ci stiamo solo divertendo un po'.» le spiegai io con più calma.
«Vi divertite in modo strano.» ribatté lei.
«È solo che, almeno per me, mi sento più libera di fare quello che voglio con voi.» dissi accarezzandole piano il viso. «Mi sento più libera di stuzzicarvi, di essere dolce, e fare qualsiasi cosa mi passi per la testa.»
Rosa era pronta a ribattere, la vidi piuttosto concentrata, ma fu in quel momento che Giulia fece la sua mossa. Non rimase ferma, anzi, aspettò il momento giusto per farle sentire il suo piercing. Lo fece su un lato del suo collo, ma le fece sentire anche tutta la sua lingua. La sua espressione non era affatto infastidita, anzi. La vidi socchiudere leggermente gli occhi, poi si morse le labbra e velocemente si voltò col viso verso di lei, dopo essersi ripresa ovviamente. Non appena lo fece, però, Giulia fece scivolare la sua lingua anche al centro delle sue labbra. Fu un tocco secco, veloce, giusto per provocarla di più. Subito dopo le sorrise e le fece l'occhiolino, non potevo vedere l'espressione di Rosa in quel momento ma vidi perfettamente ciò che fece. Le portò una mano al lato del viso, si avvicinò di più a lei e con uno scatto si mise sul suo corpo tenendo le ginocchia contro il divano. Si piegò col busto sul suo corpo e fece incontrare le loro bocche. Rosa non ci andò piano per niente, la baciò intensamente, cercando la sua lingua. Giulia ricambiò subito quel bacio, sorridevano entrambe mentre si baciavano. Le mani di Giulia erano entrambe ai lati del viso di Rosa, tra il suo collo e le sue guance, mentre una mano di Rosa era ancora sul viso di Giulia, ma l'altra era giù su un suo fianco a sfiorare la sua pelle sotto la maglia. Erano belle, tanto, ma lo furono ancora di più quando si staccarono da quel bacio e si guardarono negli occhi. C'era qualcosa in quello sguardo, in quel sorriso che spuntò subito dopo, che mi fece perdere il fiato. Non ci furono parole tra loro due, ma quegli sguardi parlavano per loro. Erano tanto prese l'una dall'altra, sarebbe stato evidente anche a un cieco. All'improvviso Rosa si mosse, tornò a scendere giù col viso verso quello di Giulia, e le diede un altro bacio. Quella volta più breve. Poi si staccò di nuovo e lentamente si voltò verso di me. Io mi imbarazzai quasi, mi sentivo come se mi avesse beccata a fare qualcosa che non dovevo, ma non distolsi lo sguardo, amavo troppo i suoi occhi chiari e quel sorrisetto beffardo.
«Cosa c'è, ragazzina?» mi chiese, e con calma si voltò anche Giulia verso di me.
«Niente, vi stavo solo guardando.» risposi io con un sorriso imbarazzato.
«Oh questo l'ho notato.» continuò lei sorridendo.
«Non riesco a distogliere lo sguardo, siete troppo belle.» dissi guardando prima lei e poi Giulia.
Entrambe ebbero reazioni diverse, Rosa allargò di più il suo sorrisetto beffardo, Giulia invece ne fece uno imbarazzato.
«E tu sei tanto dolce.» commentò Rosa lentamente. «Io però mi sento un tantino scomoda, se dobbiamo restare qui sul divano puoi darmi qualcosa di comodo?» aggiunse abbassando lo sguardo su Giulia.
«Certo.» rispose lei con un sorriso.
Rosa la ringraziò e velocemente si spostò dal suo corpo, la lasciò alzare ma prima di andare si voltò verso di me.
«Vuoi qualcosa di più comodo anche tu?» mi chiese, e io annuii quasi subito, i bottoni della camicia rischiarono di saltare via già un paio di volte quando ebbi quel tête-à-tête con Giulia.
Quest'ultima si allontanò da noi e si inoltrò nel corridoio per arrivare poi nella sua camera, mentre io e Rosa restammo lì su quel letto. Lei si stiracchiò leggermente, voltandosi per un istante verso la tv ancora accesa. Ormai quel film andava avanti da solo, nessuna pensò a mettere in pausa, a nessuna importava. Subito dopo Rosa si portò le mani sui bordi inferiori della maglia e senza il minimo preavviso se la sfilò restando con un reggiseno nero addosso. Io rimasi confusa dal suo gesto, capivo che tanto ci saremmo dovute cambiare, ma perché farlo in quel momento quando non c'erano nemmeno i vestiti pronti? Ecco, il perché era semplice, doveva divertirsi. Non appena Giulia scese giù dal divano, io mi misi seduta con le spalle contro lo schienale e rimasi a guardare Rosa muoversi. Quando si tolse la maglia si voltò indietro, mi sorrise e gattonò lentamente verso di me. Io tenevo le gambe distese sulla base aggiuntiva che mise Giulia, e Rosa ne approfittò. Continuò a gattonare verso di me e si sedette sulle mie gambe non appena arrivò abbastanza vicina al mio busto. Mi sfiorò delicatamente il viso mentre mi sorrideva. Il suo sguardo era intenso, profondo, e io mi ci persi di nuovo. Le sue mani erano dolci, morbide, e il suo profumo mi mandava in panne il cervello. Io portai le mie ai lati del suo busto, sui suoi fianchi, e le accarezzai piano la pelle calda. Aveva un certo non so che di magnetico nel suo sguardo, era dolce e intrigante al tempo stesso, poi però parlò e si dimostrò semplicemente dolce.
«Posso dirti una cosa?» mi chiese.
«Puoi dirmene anche un migliaio.» risposi io portando una mano al lato del suo viso e togliendole una ciocca di capelli dal viso.
La portai delicatamente dietro il suo orecchio sinistro e le sorrisi, il suo sguardo divenne più incerto, più imbarazzato, ma la sua bellezza non svanì mai, era impossibile che andasse via. Lentamente si allungò verso di me, fece incontrare le nostre bocche in un caldo e intenso bacio, ma che durò pochi secondi.
«Tu non hai nulla da invidiare a tua sorella.» mi disse con quel tono dolce.
In un certo senso mi spiazzò. Quella sua frase non era buttata lì a caso, aveva visto qualcosa nel mio comportamento, altrimenti non avrebbe detto nulla.
«Cosa vuoi dire?» le chiesi in tono incerto.
«Tu sei bella, ragazzina, sei dolce, intelligente e spiritosa. Non hai niente in meno rispetto a lei.» commentò lentamente.
«Lo credi davvero?» continuai con fare titubante.
«Tu pensi il contrario?» ribatté lei.
«Beh si, insomma... Lei ha una laurea, una relazione stabile che dura anni, un bel corpo e...» risposi io pensando a tutto quello che invidiavo di Ginevra.
«Calma calma...» mi bloccò Rosa. «Una laurea non ti rende automaticamente intelligente, un corpo può essere bello in base ai gusti di chi guarda, e per me non aveva niente di che.» aggiunse.
Aveva da dire altro, ma io mi soffermai su quel punto.
«Sicura di averla vista bene?» le chiesi con un sorriso ironico, ma lei mi spiazzò ancora una volta.
«Ho visto bene te, non mi serve vedere nient'altro per sapere cosa preferisco.» commentò lei facendomi imbarazzare, era davvero tanto dolce.
Io le sorrisi semplicemente, ero in un certo senso preoccupata che loro potessero preferire Ginevra, ma almeno Rosa mi dimostrò il contrario. Erano solo parole, certo, ma il suo tono e quello sguardo erano piuttosto sinceri. Non dissi nulla, ero letteralmente senza parole, ma anche se avessi avuto qualcosa da dire non avrei avuto il tempo, poiché Giulia entrò in salotto proprio in quel momento. Ci vide lì, tanto vicine, ma non disse nulla. Si avvicinò semplicemente a noi e poggiò lì dei vestiti, nell'altra mano aveva anche un paio di cuscini, nel caso ci fossimo fermate lì sopra tutta la notte.
«Vi ho interrotte?» ci chiese lei con un sorriso.
«No, figurati. Stavamo parlando di sua sorella.» rispose Rosa voltandosi solo col viso verso di lei, ma restando comunque ben piantata sulle mie gambe. «Tu l'hai vista, no?» chiese poi a Giulia facendomi salire in un attimo l'ansia. «Cosa ne pensi?»
«Non saprei, se non mi avessi detto che è tua sorella non so se ci avrei creduto.» commentò lei sedendosi accanto a me.
«E io però non so come prendere questa cosa.» dissi in tono incerto.
«In che senso?» mi domandò, ma Rosa rispose per me.
«Pensa di avere qualcosa in meno rispetto a lei.» le disse.
«Non è vero.» contestai piuttosto imbarazzata.
«Ah no?» mi chiese Rosa facendomi un sorriso ironico.
«Forse qualcosina...» sussurrai abbassando lo sguardo da lei.
«Tipo che cosa?» mi chiese Giulia.
«Non so, l'aspetto fisico, il modo di fare...» dissi lentamente.
«Questo include tante cose, non "qualcosina".» ribatté Giulia con fare lievemente ironico.
«Lo so...» dissi in tono titubante.
«Perché lo pensi?» continuò lei.
«Beh perché fin da piccola mi hanno costantemente sgridato, ogni cosa che facevo era sbagliata, ogni cosa che volevo fare era stupida o folle. Lei era quella brava, buona e bella, io ero solo una testa di cazzo.» commentai sentendo uno stupido nodo alla gola. «Poi, dai, lei è oggettivamente bella.» aggiunsi tirando su lo sguardo verso di lei, ma non ci rimase molto.
«E tu no?» mi chiese con un sorriso particolarmente dolce.
«Beh io...» commentai pensandoci un po' su. «No, non penso. Sono "un tipo", non piaccio a tutti.»
«E tu vuoi piacere a tutti?» continuò lei un po' confusa.
«N-no, cioè non lo so. È che non sono mai andata bene a molti.» dissi con un sorriso nervoso.
Riportai lo sguardo basso, non guardai né Rosa che era davanti a me, né Giulia che era al mio fianco destro. Ma fu quest'ultima a muoversi. Si allungò verso di me e la sentii stamparmi un bacio sulla tempia destra. Fu un piccolo gesto, leggero, dolce, ma erano quelli a farmi esplodere. Quando parlavo di qualcosa che mi faceva male, qualcosa che non avevo ancora superato, bastava un niente per farmi piangere. Un abbraccio, un bacio, anche una semplice carezza sul viso. Per quel motivo non amavo parlare di cose che mi facevano stare male con qualcuno a cui tenevo molto, che era in grado di farmi cambiare umore all'istante. Quelle due per me valevano tanto, mi facevano stare bene, mi sentivo me stessa. Loro erano tanto dolci con me, e quando mi videro piangere, mi abbracciarono subito. Rosa si avvicinò di più, eliminò del tutto la distanza tra i nostri busti e portò il suo braccio destro attorno alle mie spalle, lasciandomi poggiare la testa sulla sua spalla. Giulia portò il suo braccio sinistro dietro la mia schiena, sentivo la sua mano accarezzarmi piano all'altezza delle scapole, mentre la sua testa la portò contro la mia. La sua fronte contro la mia tempia destra. Sentivo le labbra di Rosa baciarmi piano il collo, mentre la voce di Giulia mi sussurrava di stare calma, che c'erano loro con me. Era vero, loro erano con me, e fu per questo che tentai di riprendermi più in fretta. Non volevo passare il mio tempo con loro a piangere. Nascosi il mio viso contro la spalla di Rosa per qualche minuto, poi Giulia mi stampò un altro bacio sulla tempia e con calma mi ripresi.
«Scusatemi...» dissi non appena tirai su il mio viso dalla spalla di Rosa.
«Per cosa ti stai scusando?» mi chiese lei accarezzandomi piano il viso.
«Beh per aver rovinato la serata con questa stronzata.» dissi con fare titubante.
«A parte che non hai rovinato proprio niente, ma non penso sia una stronzata.» commentò lei in tono serio. «Capisco come ti senti, io sono la più piccola di 4 figli e ho sempre dovuto arrancare per tenere il passo. Loro erano sempre quelli bravi, mentre io che non rispettavo i loro canoni ero una testa di cazzo.»
«Quali canoni?» le chiese Giulia.
«La classica ragazza educata, vestita bene e servizievole.» ci spiegò lei. «Fin da piccola i miei pretendevano che fossi quella che aiutava tutti in casa, che pulisse le mutande di tutti e che cucinasse, ma io non so fare nemmeno un uovo fritto.» continuò con un sorriso nervoso. «I miei genitori sono un po' più vecchiotti dei tuoi, Andrea, e sono rimasti con quella mentalità ristretta. Non volevano nemmeno che lavorassi, pretendevano che trovassi un uomo che mi mantenesse, più volte mi hanno presentato figli di amici o colleghi di mio padre.»
«Hanno provato ad accasarti?» le chiese Giulia piuttosto sorpresa.
«Già...» disse Rosa.
«E come hai fatto a sopravvivere?» continuò Giulia.
«Sono scappata.» rispose lei con un sorriso. «Ho trovato un lavoretto a 16 anni, ovviamente nel mentre ho continuato a studiare. Ai miei genitori dicevo che uscivo con un ragazzo, che non volevo farglielo vedere, e a loro è andata bene per un po'. Poi quando si sono impuntati sul volerlo conoscere ho pagato un mio amico di scuola.»
«Sul serio? Sei arrivata a tanto?» continuò Giulia che trovava tutto eccessivamente assurdo.
«Fino a quando sono rimasta a casa con loro sì, ho dovuto mentirgli altrimenti non mi avrebbero fatto fare più nulla. A 18 anni ho iniziato a cercare case in affitto, anche delle stanze da condividere con qualche ragazza che frequentava l'università, e dopo poco sono riuscita ad andare via.» le spiegò Rosa.
«E loro come hanno preso questa tua decisione?» le domandai io.
«Non benissimo, per i primi due anni non mi hanno parlato, poi lo hanno accettato. Ma hanno continuato a dire che sbagliavo, che dovevo trovarmi un uomo, e che da sola non ce l'avrei mai fatta.» disse lei lentamente.
«Quindi continuano ancora oggi? Cioè nonostante vedano che da sola ce l'hai fatta?» le chiesi un po' confusa.
«Ma io non sono sola.» replicò lei facendomi l'occhiolino.
«Intendevo "sola senza un uomo".» ribattei con fare imbarazzato.
«Aaah...» disse Rosa in tono divertito. «Beh i miei fratelli sono tutti sposati, hanno anche dei figli, per i miei genitori questo significa "avercela fatta". Avere semplicemente un lavoro e magari un fidanzato, non basta. Devi essere sposato e con figli per essere perfetto ai loro occhi.»
«Quindi per loro non ce l'avrai mai fatta.» commentai io in tono lento.
«Se non faccio ciò che vogliono loro no, non succederà mai. Ma non è un problema, sto bene così anche senza sentirli.» continuò lei.
Io le sorrisi, tenevo ancora una mano su un suo fianco e l'accarezzavo piano, ma all'improvviso sentii Giulia poggiarsi con la sua testa sulla mia spalla. Teneva un braccio dietro le mie spalle, mentre una mano l'allungò per prendere quella di Rosa.
«Ehi, che cos'hai?» le chiese quest'ultima che poteva vederla bene in faccia.
«Niente...» rispose lei con un sospiro.
«Non sembra.» ribattei io poggiando una mia guancia contro la sua testa.
«È solo che mi dispiace per voi.» ci disse in tono quasi triste.
«In che senso?» domandai io.
«Beh voi non avete un buon rapporto con la vostra famiglia, io invece a parte mio padre ho sempre avuto appoggio da mia madre, mia nonna e da alcune zie.» ci spiegò lei lentamente. «Nonostante abbia tanti piercing non ho mai avuto nessuno scontro con mia madre, anzi per quelli visibili mi ha sempre accompagnato.»
«Eh beh, per quelli "meno visibili" era meglio evitare.» commentò Rosa in tono ironico.
«C'era quando ho fatto quello sulla lingua, ed è a conoscenza degli altri due, ma a parte una leggera confusione non mi ha mai detto che sono pazza o che stavo rovinando il mio corpo. Nemmeno per i tatuaggi.» continuò lei tirando su la testa.
«Beh allora devi assolutamente presentarci tua madre, devo stringerle la mano e dirle che è una gran donna!» le dissi con un sorriso.
«Concordo con Andrea.» ribatté Rosa. «E non devi essere dispiaciuta per noi, siamo venute su comunque piuttosto bene.»
«Molto bene, devo dire.» concordai abbassando il mio sguardo sul busto mezzo scoperto di Rosa. «Hai intenzione di restare così ancora per molto?»
«Perché? Ti dispiace?» ribatté lei con fare provocatorio.
«No, figurati, è che non so quanto durerà il mio autocontrollo.» replicai col suo stesso tono.
«Povera piccola.» commentò Rosa con un sorriso. «Cosa ci hai portato?» chiese poi a Giulia.
Quest'ultima si tirò su e si avvicinò ai vestiti che lasciò sulla parte inferiore del divano. Rosa si tolse dalle mie gambe, e si sedette poco più giù accanto al mio corpo, rivolta verso Giulia. Lei ci porse un pantalone di una tuta e una maglia con le maniche lunghe, entrambi neri. Una maglia aveva un teschio stampato sopra, e l'altra era di un gruppo rock degli anni 80. Anche Giulia si cambiò con noi, lei indossò il suo pigiama blu e nero. Tornammo poi tutte e tre sul divano, sotto le coperte, il film era ormai quasi finito e per metà nemmeno lo guardammo. Quando finì del tutto però decidemmo di metterci giù e dormire un po'. Durante quella giornata ci sarebbe dovuta essere la nostra prima uscita come troppia, mi suonava ancora strano quel termine in testa, era quasi buffo, ma comunque l'uscita non ci fu. Ne approfittammo per chiacchierare, scoprirci, e tutto sommato non andò male per niente. Mi piaceva parlare con loro, mi trovavo davvero a mio agio, mi sentivo capita e compresa, cosa non scontata se si pensava a qualcuno con cui si stava. Avremmo passato altre serate in quel modo, solo noi tre in una casa a vedere un film e chiacchierare, ma non ogni sera. La nostra relazione era strana, perché non avevamo iniziato in quel momento la conoscenza, ci conoscevamo da ormai tre anni, quindi qualcosa la sapevamo già. Solo nell'ultimo anno iniziammo a prendere un po' più di confidenza, e in quegli ultimi mesi ci vedemmo molto più spesso. Da quando ci mettemmo insieme mi aumentò la voglia di vederle, ne avevo voglia ogni giorno, ma non lo dicevo. Nei giorni successivi ci furono sere che passammo ognuna a casa propria, magari solo per non stare troppo addosso alle altre, ma svegliarmi da sola nel mio letto iniziò a deprimermi. Quello stacco però, in un certo qual modo, mi serviva, perché poi quando le vedevo ero felice il triplo e me le godevo di più. Ancora peggio se c'era in programma un'uscita, e quella arrivò ad Halloween, quasi due settimane dopo. Fu quella la nostra prima vera uscita da troppia. Giulia ci informò dell'esistenza di una festa in un locale della città, cioè di feste ce n'erano più di una in vari locali, ma a lei piaceva il bar in cui mi portarono un mesetto prima e voleva andare lì. Io e Rosa non avevamo nulla da obiettare, a Rosa le feste a tema piacevano molto e a me piaceva Halloween, quindi uscire quella sera era perfetto per tutte. Lo fu ancora di più perché dovemmo trovare un costume per la festa, e io ne avevo già uno pronto e super riconoscibile. I film horror li adoravo, li conoscevo quasi tutti, ma il mio preferito era Nightmare. Il personaggio di quel film era Freddy Kruger, un essere che si palesava nei sogni delle persone per ucciderle, e chi moriva nei propri sogni finiva per morire anche nella realtà. Per rappresentarlo alla perfezione mi serviva un semplice maglione a righe orizzontali rosse e verde scuro, un cappello Borsalino marrone e un guanto con delle lame sulle dita. Il guanto fu quello più difficile da trovare, ma su internet ormai si trovava qualsiasi cosa e riuscii a recuperarlo lì. Il cappello lo trovai facilmente in un negozio della zona e il maglione lo avevo già. L'anno precedente festeggiai Halloween con Sara a casa di amici, fu anche quella una festa in maschera e comprai il maglione per l'occasione. Insomma, avevo già il costume pronto, e quando arrivò quella sera non dovetti sbattermi troppo per prepararmi. Quelle che ci misero più impegno furono Rosa e Giulia però. Entrambe passarono da casa mia, Rosa andò a prendere prima Giulia e poi insieme vennero da me.
«Così non vale però.» commentai io non appena le lasciai entrare in casa.
Giulia era vestita come un semplice scheletro, cioè "semplice" era una parola grossa. Aveva un top nero e delle calze delle stesso colore, ma la particolarità era che sia sul top che sulle calze c'erano stampate sopra delle ossa. Da sopra a quelle calze aveva un semplice pantaloncino di jeans nero, e il viso era parzialmente truccato come un teschio. Rosa invece era vestita da Pennywise, quello del remake però. Il suo costume era un po' più complesso rispetto a quello di Giulia. Al collo aveva una gorgiera ampia fatta di tessuto bianco, a coprirle il busto c'era un corpetto dello stesso colore senza spalline con tre pon-pon rossi, una fascia bianca le segnava la vita e aveva una gonna a sbuffo che arrivava a metà coscia. Sotto aveva anche lei delle calze, le sue però erano bianche. Anche il suo viso era parzialmente truccato, aveva del rossetto rosso sulle labbra, contornato da del nero, con i classici segni rossi che aveva Pennywise, partivano alla fine delle sue labbra, si incurvavano all'insù passando sugli zigomi per andare poi oltre i suoi occhi. Le linee si conclusero dopo le sopracciglia, erano sfumate così bene che sembrava avesse quasi una ferita sul viso. Entrambe avevano comunque una giacca addosso, fuori era pieno autunno, ma erano ugualmente stupende.
«Cosa c'è?» mi chiese Rosa con un sorriso che con quel trucco parve inquietante.
«Voi siete stupende, io sono banale.» dissi abbassando lo sguardo triste sul mio corpo.
«Ma non è vero, Freddy Kruger non ha un abbigliamento che puoi sfruttare a pieno.» ribatté Giulia provando a farmi stare meglio.
«Anche se volendo si può fare qualche modifica.» replicò Rosa con ancora quel sorriso tremendo.
«Così mi confondi le idee però.» commentai lentamente. «Non so se ho voglia di scoparti o scappare.» continuai, ed entrambe scoppiarono a ridere.
«Lei mi ha detto le tue esatte parole.» disse Rosa in tono divertito.
«Beh, cazzo...» commentai io che non sapevo cosa dire.
«Dai, dammi due minuti che ti rivedo i vestiti in un attimo.» replicò lei avvicinandosi lentamente a me.
Rosa mi squadrò per bene per qualche secondo, mi girò attorno più volte, poi mi disse che per cominciare avrei dovuto togliere i pantaloni.
«Ma fa freddo.» mi lamentai io che già solo in quel modo non riuscivo a starci.
«Le hai delle calze trasparenti o color carne?» mi chiese lei.
«Si, però...» dissi lentamente, ma lei mi interruppe subito.
«Niente però, sei nelle mani di Pennywise, bimba, fidati.» continuò lei e io la lasciai fare.
Mi tolsi il pantalone che avevo e rimasi con quel maglioncino, mi infilai delle calze color carne, le più pesanti che avevo e mi misi degli stivaletti neri. Per Rosa andava bene anche in quel modo, senza gonna né pantalone, il maglioncino mi arrivava poco sotto al sedere e poteva sembrare quasi un vestitino.
«Quanto tieni a questo maglione?» mi chiese non appena Giulia le portò delle forbici che le aveva chiesto.
«Da quando l'ho comprato l'ho messo solo una volta, quindi direi di tenerci poco.» dissi in tono titubante. «Cosa vuoi fare?»
«Fidati di me.» rispose lei sorridendo e io le lasciai campo libero.
Fece tre piccoli tagli, uno all'altezza del seno e due poco più giù sull'addome, mi sfilacciò anche le maniche facendo qualche buco sulle braccia e posò le forbici, ma non aveva ancora finito. Si avvicinò di nuovo a me con fare provocatorio, portò le sue dita all'interno dei tre tagli più lunghi che fece e diede un colpo secco allargandoli di poco, il taglio sul mio seno lo allargò più degli altri due.
«Ok, adesso sei quasi perfetta.» disse con un sorriso.
«Quasi?» le chiesi parzialmente preoccupata.
«Eh si, manca il trucco.» commentò lei chiedendomi di darle tutto ciò che avevo, e nonostante non mi truccassi moltissimo avevo comunque un po' di cose, alcune quasi nuove.
Non fece molto, Freddy Kruger aveva praticamente tutta la faccia piena di ustioni e bruciature, ma lei non voleva ricreare quell'effetto. Piuttosto riprese quei tre tagli che mi fece sul maglione e me li portò su un lato del viso in verticale però, a lunghezze diverse. Poi mi mise dell'eyeliner sugli occhi e si fermò.
«Perfetta.» disse passandomi un piccolo specchietto per farmi vedere com'ero.
«Cavolo, sembrano tagli veri.» commentai notando le sfumature di rosso e nero che si mischiavano col colore della mia pelle. «Dove hai imparato a fare queste cose?»
«Un po' in giro, poi ho affinato la tecnica con l'arrivo di internet. All'inizio ci ho provato per perculare mia madre che mi diceva "una donna per essere definita tale deve sapersi truccare", e io allora ho iniziato a farmi finti tagli sul viso e sulle braccia.» mi spiegò lei piuttosto divertita. «Le prime volte si è presa degli infarti assurdi.»
«E ci credo, sono perfetti!» esclamai.
«Anche il mio trucco lo ha fatto lei, le ho detto che deve cambiare mestiere.» commentò Giulia.
«Naaah, mi piace quello che faccio.» ribatté Rosa. «Belle unghie comunque.» aggiunse voltandosi verso il guanto che avevo infilato nella mano destra.
«Dici che devo toglierlo?» le chiesi.
«No, perché? Solo il pantalone era di troppo, ma il guanto devi tenerlo, così come il cappello.» rispose lei con un sorriso, e io allora mi convinsi.
Poco dopo mi misi una giacca e tutte e tre uscimmo da casa mia, entrammo poi nell'auto di Rosa e ci avviammo verso il locale scelto da Giulia. Quella volta mi misi io davanti accanto a Rosa.
«Vestite così potremmo anche andare a fare "dolcetto o scherzetto".» commentò Giulia in tono ironico.
«Meglio di no, rischieranno di arrestarvi per come siete messe.» ribattei seriamente.
«Perché? Come siamo messe?» domandò Giulia, e anche Rosa si voltò per un istante verso di me con fare confuso.
«Siete illegali, ragazze.» dissi piuttosto convinta, e lo ero davvero.
Giulia sorrise divertita, si allungò con le braccia oltre il mio sedile e mi abbracciò da dietro, lasciandomi un bacio sul collo.
«Sei tanto bella.» commentò lei tenendo la sua testa alla mia destra.
Rosa concordò con lei, e per farmi sentire la sua presenza mi portò una mano su una gamba. Per quanto le calze fossero doppie, sentii ugualmente la mano calda di Rosa, strinse la mia coscia e io sorrisi. Stavo bene, davvero tanto bene. Le cose in due mesi erano cambiate tanto, solo due mesi prima appena mi toccavano in auto iniziavo a lamentarmi, in quel momento invece mi piaceva avere le loro mani addosso, mi diede anche fastidio quando le tolsero poiché dovemmo uscire fuori. Il locale, già da fuori, sembrava avere un'aria più spettrale. Sull'insegna c'erano finte ragnatele con un pipistrello appeso a testa in giù, dalle vetrate del locale si notava la luce dentro che si accendeva e si spegneva a intermittenza, i colori erano piuttosto scuri. Sulla vetrata del locale, e anche sulla porta, c'erano vari adesivi. Zucche, fantasmi, e una scritta grande al centro della vetrata con su scritto "Happy Halloween" in rosso con del sangue che colava sotto. Sulla porta invece c'era l'adesivo di un gatto e un cane sotto forma di scheletri, con la scritta "Dia de los muertos".
«Se tu avessi degli animali, in questo momento, sarebbero esattamente come questi.» commentò Rosa verso Giulia che rise e concordò nonostante la pessima battuta della prima.
Non appena aprimmo la porta sentii subito della musica, il volume era piuttosto alto, ma si sentiva bene solo all'interno del locale. Sembrava essere tutta musica a tema, tetra e spettrale, ma che a Giulia sembrava gasare molto. A me Halloween piaceva molto come festa, la preferivo anche al mio compleanno, ma lei in quel locale sembrava come una bambina in un negozio di giocattoli. Guardava con aria sognante le decorazioni appese alle pareti, ai pilastri, sui banconi, tavoli e anche appesi al soffitto. Le luci erano soffuse, tenute in alcuni spazi un po' più basse, ma si vedeva bene ogni angolo. Lì dentro quasi tutti avevano un costume, altri avevano solo una maschera, qualche cicatrice finta sul viso o nulla di particolare. Giulia ci disse che non dovevamo per forza indossare un costume, ma a lei l'idea piaceva e così ci vestimmo tutte a tema. Nel locale non faceva molto freddo, anzi, con quella giacca addosso mi stavo anche sciogliendo. Così chiedemmo a un cameriere dove potevamo lasciare i cappotti, e lui ci fece segno in fondo alla sala.
«Lì dove c'è scritto "la via per l'inferno".» ci disse con fare anche piuttosto divertito.
Noi lo ringraziammo e ci avviammo verso quell'insegna al neon rossa, da quell'apertura usciva anche del fumo.
«Cavolo, non si sono risparmiati qui dentro.» commentò Rosa.
«È tutto bellissimo.» ribatté Giulia in tono entusiasta mentre si tolse la sua giacca. «Potete portarmela lì dentro?» ci chiese fermandosi a metà strada.
«Perché? Hai paura degli inferi?» domandò Rosa in tono decisamente ironico.
«Naaah, io e Satana siamo come fratelli.» rispose lei piuttosto tranquilla. «È che devo fare assolutamente una cosa.» disse.
Io e Rosa ci guardammo in faccia per un istante, non capimmo cosa volesse fare, e lei prima di scappare non ci disse altro.
«Questo posto sembra piacerle molto.» commentò Rosa non appena tornammo ad avviarci verso il guardaroba.
«Beh se ci pensi è come se fosse una discoteca, tanta gente ammassata, musica a palla e divanetti in cui sedersi mentre bevi il tuo drink.» commentai guardandomi lentamente attorno.
In effetti la gente era molta, una cinquantina di persone c'erano di sicuro lì dentro, molte erano sedute su dei divanetti scuri, che per quel momento avevano sostituito i classici tavoli. Quella sera si beveva solo. Il cibo c'era, ma erano solo alcuni stuzzichini che passavano ogni mezz'ora da vari camerieri diversi, quelli erano gratuiti. Non appena arrivammo al guardaroba, lasciammo le nostre giacche alla ragazza-zombie e ci prendemmo il bigliettino col nostro numero. Poi tornammo indietro, all'interno della sala, e cercammo Giulia con lo sguardo.
«Tu vedi un sexy scheletro?» mi chiese Rosa in tono ironico.
«Vedo tanti scheletri, ma nessuno sexy.» ribattei io col suo stesso tono.
Lì dentro anche i camerieri erano mascherati, ma loro per riconoscersi avevano comunque la divisa del locale, camicia bianca, pantalone e gilet neri. Solo il loro viso era truccato. All'improvviso vidi una sagoma familiare salutarmi con una mano, e feci segno a Rosa alla sua destra. Anche lei vide Giulia e insieme ci avvicinammo a lei.
«Si può sapere cosa dovevi fare di così urgente?» le chiese Rosa non appena la raggiungemmo.
«Poi ve lo dico.» rispose Giulia con troppo mistero.
«Dai, diccelo ora.» mi lamentai io che non sapevo aspettare.
«Non posso, se lo facessi non vi godreste la serata.» replicò lei.
«Non me la godo nemmeno così se non mi dici cos'hai combinato.» contestò Rosa che era del mio stesso parere, volevamo sapere tutto e subito.
«Ma niente, andiamo.» continuò lei prendendoci per le braccia e trascinandoci verso il bancone.
Lì c'erano forse gli unici posti a sedere, mi guardai bene attorno e non vidi nessun divanetto disponibile, ma per noi tre non era un gran peccato, l'importante era essere insieme. Rosa lasciò perdere Giulia e ciò che fece, non ci pensò più in quel momento, piuttosto pensò al barista figo che come lei aveva il viso truccato come Pennywise.
«Che coincidenza assurda.» commentò lui con un ampio sorriso.
«Coincidenza? Ho visto almeno altri 5 Pennywise da quando siamo qui.» ribattei io in tono confuso.
«Si, beh, nessuno era bella come lei.» continuò quel tipo provando a rifarsi della cazzata detta.
«Oh questo lo so.» dissi io tenendo lo sguardo fisso su quel ragazzo.
«Freddy, caro, rilassati.» commentò Rosa portandomi una mano su una coscia e stringendola piano.
Il gesto di Rosa era fatto per tranquillizzarmi, per farmi capire che non dovevo preoccuparmi di nulla, ma il tipo non poté vedere la sua mano e così continuò a rompere le scatole.
«Si, Freddy, rilassati.» concordò lui con un sorrisetto provocatorio.
«Senti, Penny caro, ti va di aiutarmi a capire se queste lame affettano realmente qualcuno?» gli chiesi piegando il braccio e mostrandogli la mia mano guantata.
«Stefano, vai di là dai, ci sono delle ragazze che aspettano da un po' di essere servite. Qui ci penso io.» gli disse un altro ragazzo fermandosi accanto a lui.
Quel tipo aveva come gli altri il viso truccato, ma lui fu più originale. Non era uno scheletro, né un clown, né tantomeno uno zombie come quasi tutti i suoi colleghi. Lui aveva il viso da lupo mannaro, aveva persino le lenti a contatto gialle. Era carino, e si rivelò essere anche più simpatico dell'altro.
«Scusatelo, ragazze, ma sapete com'è. Si flirta un po' con tutti per passare il tempo, per divertirsi anche un po'.» si scusò lui.
«Oh quindi dici che non ci stava provando perché effettivamente gli piacevo?» domandò Rosa con fare incuriosito.
«Immagino di si.» rispose il ragazzo sentendosi un po' in difficoltà.
«Perché, fa differenza?» le chiesi io voltandomi verso di lei.
«No, tesoro, non fa assolutamente differenza.» commentò lei parlandomi con una vocetta che molti usavano per i bambini.
«Smettila di prendermi per il culo.» mi lamentai.
«No dai, non c'è bisogno di discutere.» disse il ragazzo in tono preoccupato.
«Non preoccuparti, non stanno discutendo.» lo informò Giulia, ormai sembravamo capire al volo come si sarebbe svolta una situazione tra di noi, se c'erano problemi o meno.
«Ah no?» le chiese il ragazzo in tono confuso.
«Perché te la prendi tanto se qualcuno ci prova con me?» mi chiese Rosa in tono lento.
«Tu come ti sentiresti se qualcuno ci provasse con la tua donna?» ribattei io in tono lievemente nervoso capendo poco dopo di essermi fottuta da sola.
«Adesso mi sa che non discuteranno proprio più.» commentò Giulia alle mie spalle, mentre notai un sorriso spuntare sul viso di Rosa.

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