Capitolo 13

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Piccola intro prima del capitolo per dirvi che ho in mente un finale per questa storia, non so bene quando avverrà ma appena ci arriverò lo capirete. Se doveste vedere pubblicazioni solo di questa storia, non preoccupatevi, è che voglio arrivare in fretta alla fine. Intanto godetevi questo capitolo, spero vi piaccia. 🧡
*********

Quella sera restammo lì a casa di Giulia per tutta la notte. Né io né Rosa ce la sentimmo di lasciarla da sola. Lei lentamente smise di piangere, si calmò e per un po' restammo in silenzio. Non durò molto però, io avevo freddo, tra quelle tre sembravo essere quella che lo soffriva di più. Rosa andava girando ancora con maglie scollate, Giulia invece indossava un abbigliamento più accollato, ma il tessuto era ugualmente leggero. Dopo qualche minuto non ressi più, portai le mie mani su parti vuote del divano e mi tirai su.
«Dove stai andando?» mi chiese Rosa poco prima che scendessi da lì.
«Ho freddo...» dissi semplicemente saltando giù dal divano.
«Beh torna qui, vediamo noi come scaldarti.» ribatté lei in tono provocatorio.
«Non reggeresti cotanta magnificenza senza alcol in corpo.» replicai voltandomi per un solo istante verso di lei.
Vidi la sua espressione sfrontata diventare piuttosto sorpresa, non si aspettava che le rispondessi in quel modo, e dopo averle fatto l'occhiolino mi voltai di nuovo verso l'uscita del salotto.
«La ragazzina ti ha steso!» sentii dire da Giulia in tono ironico.
Con fare piuttosto soddisfatto uscii da lì ed entrai nel corridoio, mi avviai verso la camera di Giulia e senza pensarci troppo tirai via la coperta che aveva sul suo letto. Era piuttosto grande e pesante al punto giusto, mi avvolsi in quella coperta tenendola a mo' di mantello con cappuccio e uscii fuori da quella stanza. Mi inoltrai verso il corridoio con calma, arrivai alla fine ed entrai subito nel salotto fermandomi ai piedi di quelle due.
«Oh cazzo!» esclamò Rosa portandosi la mano libera al centro del petto, l'altra la teneva dietro le spalle di Giulia. «Potresti evitare di entrare così piano e conciata in quel modo? Mi hai fatto prendere un colpo.» commentò lei prendendomi in giro.
«Hai proprio tanto freddo.» disse Giulia in tono ironico.
«Ti manca solo una falce in mano e hai completato il costume.» continuò Rosa con quel tono divertito.
«Va bene, ho capito, me ne vado a letto.» ribattei voltandomi di nuovo e dandogli le spalle, ma non riuscii a fare nemmeno un passo.
«Tu non vai da nessuna parte.» sussurrò Rosa bloccandomi da dietro, ma addosso sentivo troppe mani.
Ci fu anche Giulia ad aiutarla.  Lentamente ci misero più forza e mi tirarono giù di nuovo su quel divano. Io mi srotolai da quella coperta, mi misi di nuovo addosso a Rosa e coprii entrambe.
«Voi siete matte.» dissi guardando prima l'una e poi l'altra.
«E tu sei adorabile.» replicò Rosa con un dolce sorriso.
Quel suo tono, il suo sguardo e il fatto che fossimo lì tutte insieme mi fecero imbarazzare. Tirai giù il mio viso, restando comunque con la testa poggiata contro il petto di Rosa, e non dissi nulla. Non replicai, non feci nessuna battuta né altro. Dopo qualche istante sentii Rosa stamparmi un bacio sulla testa, fu dolce, tanto dolce. Ma Giulia non fu da meno. Allungò una sua mano verso il mio viso, la poggiò lì contro una mia guancia e mi accarezzò piano. Io non guardai né lei né Rosa, mi sentivo in imbarazzo, ma allo stesso tempo stavo tanto bene. Ero tranquilla, rilassata. Quello era il mio posto, lo sentivo, tra quelle due pazze. Non avrei saputo spiegarlo, ma mi sentivo completa solo se con me c'erano entrambe. Fu per questo che quando Rosa si presentò a casa mia, pochi giorni dopo per andare alla stazione, insieme a Giulia, io mi sentii felice.
«Quindi verrai anche tu con noi?» le chiesi quella mattina poco dopo averle lasciate entrare in casa.
«Si, ti dispiace?» ribatté lei un po' confusa.
«No no, anzi, mi fa piacere.» risposi io velocemente.
«Sicura? Perché se sono di troppo posso restare qui e occuparmi di Ruby.» continuò Giulia con calma.
«Non sei affatto di troppo, e non preoccuparti di Ruby, chiederò a mia madre di darle un'occhiata. D'accordo?» dissi con un sorriso.
«Mmm... D'accordo.» concluse lei con uno sguardo sospettoso, non sapeva se credermi, ma alla fine dovette farlo.
Tutte e tre uscimmo fuori casa mia quasi subito, Rosa mi portò giù il trolley e io chiamai mia madre.
«Andrea, sei viva allora?» mi domandò non appena rispose al telefono.
«In che senso?» le chiesi senza capire cosa volesse.
«Non ti sei fatta più sentire.» mi spiegò lei velocemente.
«Beh ho avuto un po' di cose da fare.» ribattei.
«Eh anche noi qui...» mi disse lei in modo da costringermi a chiederle cosa avessero fatto, ma a me non andava, odiavo chiamarla, ogni volta mi teneva al telefono per ore.
«La prossima volta ci portiamo Ruby dietro.» dissi alle ragazze coprendo il microfono del cellulare.
Entrambe mi guardarono confuse, arrivammo quasi subito giù, Rosa infilò il mio trolley nel portabagagli dove erano anche i loro e velocemente entrammo in auto. In quel momento io mi misi dietro, non sapevo quanto sarebbe durata la telefonata e perlomeno quelle due avrebbero potuto farsi compagnia a vicenda mentre io ero tenuta in ostaggio da mia madre. Non potevo saltare tutti i convenevoli e chiederle direttamente di controllare Ruby, me ne avrebbe dette un sacco, e non mi andava di aumentare le ore di tortura.
«Perché, cosa avete fatto?» le chiesi trattenendo un sospiro.
«Stiamo organizzando il matrimonio di tua sorella.» mi disse lei in tono piuttosto eccitato.
«Il matrimonio? E quando hanno deciso di sposarsi?» le chiesi piuttosto sorpresa.
«Due settimane fa Sandro le ha fatto la proposta, ma vogliono sposarsi a inizio dicembre.» mi spiegò lei.
«A dicembre? Tante persone aspettano anche un anno per sposarsi in estate, o poco dopo la fine, e loro decidono di sposarsi in inverno?» continuai decisamente confusa.
«Beh si sono conosciuti il 5 dicembre, e vogliono sigillare quella data con un matrimonio.» disse mia madre tranquillamente.
«Oh beh contenti loro, contenti tutti.» ribattei io che volevo solo chiudere in fretta quel discorso.
«Preparati.» aggiunse lei subito dopo.
«Cosa? Che c'entro io?» le chiesi senza capire.
«Come "che c'entri"? Sei sua sorella, dovrai esserci anche tu.» disse.
«Non ci tengo molto.» ribattei lentamente e guardandomi attorno vidi che Rosa era quasi arrivata alla stazione, stava cercando un posto buono in cui lasciare l'auto per quei giorni.
«Oh andiamo Andrea, non è il momento di fare la bambina gelosa.» si lamentò mia madre facendomi innervosire.
«Quale bambina? Ho semplicemente detto che non mi va di venire, non mi sembra un comportamento da bambina.» contestai io.
«Si invece se pensi di non voler venire perché sarai l'unica sola della famiglia.» commentò lei come se la mia vita dipendesse da qualcuno che avevo o meno accanto.
«Ascoltami bene, mamma, la mia vita non è così triste come pensi. Solo perché non ho una persona al mio fianco non vuol dire che mi deprimo costantemente, né che le coppiette mi fanno schifo. Mi fanno schifo le persone prese singolarmente, ma questo è un altro discorso.» commentai velocemente, e in quel momento Rosa parcheggiò l'auto e spense il motore. «Tra l'altro tua figlia non mi ha chiamato, non è venuta nemmeno a trovarmi a casa, di conseguenza non vuole che io venga al matrimonio. Se pensa il contrario dille di chiamarmi, così ne parlo con lei.» aggiunsi velocemente, ma non le diedi il tempo di ribattere poiché la salutai subito dopo e staccai la telefonata. «Che cazzo...» dissi portandomi entrambe le mani sul viso.
«Qualcosa non va?» mi chiese Rosa voltandosi indietro verso di me.
«Mia madre...» dissi togliendomi lentamente le mani dal viso. «Ha detto che mia sorella si sposa.»
«Oh, è una bella notizia, no?» domandò Giulia con fare ingenuo.
«Non mi interessano molto i matrimoni, soprattutto quelli che riguardano i miei parenti.» commentai lentamente. «Ancora meno se mia madre mi reputa una persona triste.»
«In che senso?» continuò Giulia.
«Pensa che non voglia andare al matrimonio di mia sorella perché non sto con nessuno, mi reputa triste perché non sono felice di vedere persone che detesto.» le spiegai con calma.
«Beh innanzitutto richiama tua madre e dille che tu non sei affatto triste, che due settimane fa hai scopato con due donne bellissime, e che è stato spettacolare.» disse Rosa in tono lievemente ironico.
«Spettacolare? Vuoi che dica così?» le chiesi col suo stesso tono.
«Superlativo, il non plus ultra del sesso.» continuò lei in tono più scemo.
«Credo tu ti stia allargando un po'.» ribattei in tono parzialmente più serio, ma nemmeno tanto.
«Magari si, ma ha ragione.» commentò Giulia con calma.
«Vuoi buttar giù anche tu degli aggettivi per descrivere ciò che abbiamo fatto?» le chiesi con un sorriso ironico.
«No, secondo me possiamo fare di meglio, ma non è questo il punto.» rispose Giulia, ma io avrei volentieri approfondito quel punto. «Dico solo che ha ragione quando dice che non sei una persona triste, a volte magari ti lasci un po' andare ma è assolutamente normale. Tra l'altro hai fatto sesso con noi, e questo non è triste per niente.» aggiunse.
Lentamente scendemmo fuori dall'auto, prendemmo i nostri bagagli e ci avviammo verso la stazione e poi all'interno, avevamo comunque un treno da prendere e stando lì dentro lo avremmo perso.
«Mi fa piacere sentire che siete d'accordo per una volta.» commentai mentre camminammo alla ricerca del nostro binario.
«Già, alla fine un punto in comune si trova sempre.» replicò Rosa in tono palesemente ironico.
«Eh si... Ma tu perché non vuoi andare al matrimonio?» mi chiese Giulia con fare più serio.
«Perché detesto i miei parenti, non è mai una gioia vederli.» le spiegai con calma.
«E con tua sorella vai d'accordo?» continuò lei sedendosi su una piccola panchina di ferro che trovammo libera, su cui poi ci sedemmo anche io e Rosa, al binario 4.
«Non saprei, diciamo che non siamo mai state molto unite, ma nemmeno ci siamo scannate come quelle sorelle che volevano tenere tutto per loro. Insomma... Non ci siamo mai frequentate moltissimo, lei è stata spesso al centro dell'attenzione e io stavo in disparte. Lei era quella brava, bella e intelligente, e io ero la classica pecora nera della famiglia.» commentai lentamente.
«Te lo dicevo che avevamo puntato sulla pecora sbagliata.» commentò Rosa con un finto tono basso, in fondo eravamo sedute vicinissime.
«Shhh, taci.» ribatté Giulia dandole una leggera spinta.
«Dai, scherzavo.» continuò lei alzando lo sguardo verso di me. «Sai che scherzo, vero?»
«Si, tranquilla.» risposi io con un piccolo sorriso.
«Insomma, non so di quanto abbiamo sbagliato, quindi magari presentacela così possiamo scoprirlo.» commentò Rosa continuando a dire assurdità.
«Fottiti.» le dissi semplicemente con un ampio sorriso.
«Rosa, andiamo...» si lamentò Giulia.
«Cosa? Scherzavo!» ripeté lei, ma non ce n'era bisogno, lo sapevo.
Rosa era fatta in quel modo, le piaceva provocarmi, fare battute e lanciarmi frecciatine più o meno forti. Sapevo che non era seria, sapevo che le piacevo, ma sapevo anche che non conosceva mia sorella. Chi mi assicurava che una volta vista avrebbe continuato a guardarmi con quegli stessi occhi? Chi mi assicurava che una volta conosciuta non avrebbe iniziato a fare a lei le battute che in quel momento riservava a me? Perché, si, magari erano battute forti, ma lei scherzava in quel modo solo con qualcuno che le piaceva tanto, non sprecava il fiato con altri. Ma se avesse conosciuto mia sorella, se entrambe l'avessero conosciuta, io sarei sparita in un attimo. Ne ero certa. Nella mia vita era successo spesso, ogni volta che iniziavo una relazione con qualcuno finivano tutti per essere folgorati dalla bellezza di Ginevra. Lei a differenza mia era fissata con la dieta e la palestra, andava lì col fidanzato quasi ogni giorno, e teneva il conto di tutte le calorie che ingeriva. Iniziò già a 17 anni, pretendeva la perfezione da sé stessa e non sforava mai. A me invece non interessava nulla di tutto ciò, amavo l'acqua, mi piaceva un sacco nuotare, ma non andavo in piscina da un bel po'. Non ero fissata come lei per l'aspetto fisico, non mi interessava, invece lei ci teneva un sacco. A casa era una rottura continua, pretendeva che mangiassimo tutti le sue stesse cose, anche i miei genitori non la sopportavano in quei giorni. Poi però, una volta fuori, diventava la figlia perfetta.
«Ehi, non te la sarai mica presa?» mi chiese Rosa una decina di minuti più tardi, non appena salimmo sul treno.
Mi vide silenziosa, immersa nei miei pensieri, e si preoccupò.
«Cosa? No, figurati, so che scherzavi.» risposi in tono calmo.
«Sicura?» continuò lei con fare incerto.
Eravamo sedute vicino, come capitava spesso durante quei viaggi, in mezzo avevamo un tavolino e Giulia era di fronte a me. Entrambe mi guardavano, entrambe sembravano preoccupate.
«Si, pensavo solo a mia sorella.» le dissi abbozzando un piccolo sorriso.
«Non ti piace proprio?» intuì lei.
«Non è che non mi piace, è che lei ha sempre fatto tutto giusto, io invece ho sempre sbagliato.» le spiegai con fare leggermente nervoso.
«Vedila così, ti piace ciò che fai?» mi chiese e io annuii subito. «Benissimo, sei soddisfatta delle persone che hai intorno?»
«Beh...» dissi pensandoci un po' su.
«Non quelle che ti sono capitate, non parlo dei parenti, intendo quelle che hai scelto tu. Amici, "colleghi", cose così.» specificò Rosa.
«Voi fate parte dei colleghi?» le chiesi in tono ironico.
«Si, puoi vederla in questo modo.» rispose lei col mio stesso tono.
«Allora sì, mi piacciono le persone che ho intorno.» le dissi con un sorriso più convinto.
Lei capì cosa intendevo, ricambiò il mio sorriso, si bagnò le labbra e abbassò lo sguardo per un istante. Era imbarazzata. Poi riportò il suo sguardo su di me e continuò il suo discorso.
«Allora non hai sbagliato nulla. Tutto ciò che hai fatto ha fatto sì che tu oggi fossi qui, tre me e quest'altra pazza, in viaggio per vedere persone che amano ciò che fai.» commentò lei in tono piuttosto dolce. «Non guardare tua sorella, non abiti più con lei. Guarda te, guarda la tua vita. Non è così brutta, non ti pare?» mi chiese, e tutto sommato aveva ragione.
La mia vita non faceva così schifo, abitavo finalmente da sola, avevo una gattina dolcissima, una moto stupenda, potevo fare quello che volevo quando e come volevo. Avevo delle amiche che tenevano molto a me, che mi avevano sempre appoggiata, e soprattutto avevo Rosa e Giulia. Loro in quell'anno si trasformarono velocemente. Passarono da semplici "colleghe" ad amiche, fino ad arrivare a stupende amanti nel letto. E non si sarebbero fermate lì, quel firmacopie a Milano avrebbe trasformato ancora il nostro rapporto. Grazie a Rosa mi tranquillizzai, almeno in quel momento, e non pensai più a mia sorella, ma dovetti richiamare mia madre poiché non mi diede il tempo di parlarle di Ruby.
«Oh ciao, hai richiamato per scusarti?» mi chiese lei in tono altezzoso.
«No, non ho motivo di scusarmi, volevo solo chiederti di andare a controllare Ruby in questi due giorni.» dissi lentamente. «Tra tre giorni dovrei tornare a casa, quindi venerdì puoi anche non andare.»
«Oh quindi mi avevi chiamato solo per chiedermi un favore? E io che pensavo che volessi sapere come stavo.» ribatté con fare infastidito, ma io lo ero più di lei.
«Senti mamma, a te è mai importato sapere come stavo io?» le chiesi piuttosto nervosa.
«Certo che si, mi sono sempre preoccupata molto per te.» rispose lei velocemente.
«Certo, ti preoccupavi quando mi facevo male fisicamente, ma se stavo male mentalmente non ti è mai importato, c'era sempre Ginevra.» ribattei.
«Ma che diavolo stai dicendo? Non è vero. Non ero io che non mi preoccupavo, eri tu che ti tenevi tutto dentro e non mi parlavi.» contestò lei.
«Certo, perché ogni cosa che succedeva a me non era importante, c'era sempre lei al centro dell'attenzione.» replicai nervosamente, ero piuttosto stanca, mi snervava dover continuare a discutere su quelle cose anche dopo esser uscita finalmente dalla loro casa.
«Andrea, ti prego, non è vero.» continuò lei ma io non le credevo.
«Mamma, non ho voglia di discuterne. Se puoi vai a controllare Ruby, altrimenti posso chiedere a Roberta di passare da lì e prendersi le chiavi.» commentai in tono più calmo.
«No, va bene, andrò io.» disse.
«Ok, grazie.» conclusi staccando la telefonata poco dopo.
Successivamente mi poggiai con la testa sulla spalla di Rosa, ero esausta, stanca di discutere, non avrei sopportato altro. Lei mi lasciò stare lì, nessuna delle due mi disse nulla e anzi chiacchierarono tra di loro per tutto il viaggio. Giulia non era mai stata a Milano, era emozionata all'idea di andarci, tifava per l'Inter e non vedeva l'ora di spendere tutti i suoi soldi lì.
«Guarda che Milano costa eh, non è come da noi.» le disse Rosa in tono parzialmente ironico.
«Lo so, ma voglio comunque comprare tutto.» ribatté lei.
«Lasciala sognare, non sappiamo nemmeno quale sia questo tutto di cui parla.» commentai io tirandomi su dalla spalla di Rosa.
«Non lo so, qualcosa di originale nello store dell'Inter.» ribatté lei.
«Oh beh, lì ne uscirai al massimo con un portachiavi.» continuò Rosa in tono divertito.
«Siete antipatiche, non sapete nemmeno quanti soldi ho dietro.» si lamentò Giulia.
«Hai ragione, hai ragione, mi scuso.» disse Rosa alzando le mani davanti a sé, ma il suo tono era leggermente ironico e non mi fidavo molto. «Allora se hai tanti soldi, paghi tu la cena di stasera?» commentò Rosa anche se mancavano ancora un paio d'ore di viaggio e alla cena ne mancavano almeno quattro.
«Certo, va bene.» rispose Giulia velocemente senza problemi, e Rosa ne approfittò.
Prese il suo cellulare e iniziò a cercare i migliori ristoranti di Milano, vicino al Duomo, e che facessero piatti tipici della zona. Voleva proprio farle spendere un sacco.
«Ok ho trovato il posto in cui mangiare.» disse voltando lo schermo verso di lei e mostrandole un locale con vista Duomo, con quella vista era per forza al terzo o quarto piano.
«Va bene, ma tu pagherai l'albergo, vero?» commentò Giulia senza problemi.
«L'ho già prenotato, bimba. Tranquilla.» ribatté Rosa.
«Tu non hai già pagato il viaggio?» le chiesi io un po' confusa.
«Si, ma non fa nulla.» rispose lei tranquillamente.
«Potete lasciar pagare qualcosa anche a me?» mi lamentai io.
«A te? Tu sei la star, ragazzina, tu non devi pagare nulla.» mi disse Rosa in tono scemo, ma sentivo che ci credeva davvero.
«Cosa? No, non mi piace, stasera pagherò io la cena.» ribattei io.
«No, abbiamo già deciso che sarà Giulia a farlo.» contestò Rosa
«E allora io pagherò il pranzo.» dissi, anche se prima delle 16:00 non saremmo scese dal treno, e l'ora del pranzo sarebbe ormai passata da un po'.
«Andrea, non preoccuparti, non devi per forza pagare qualcosa.» commentò Giulia con fare dolce.
«Ma non mi sembra giusto, ognuna di voi pagherà qualcosa, e voglio farlo anche io.» dissi
«Sei molto dolce, ragazzina, ma...» continuò Rosa lentamente ma io la interruppi.
«Niente ma, voglio farlo.» contestai.
«Va bene, va bene, appena scenderemo dal treno cercheremo un posto dove farti spendere tutti i soldi che hai. Contenta?» propose lei con un sorriso divertito.
«Si, grazie.» risposi io parzialmente soddisfatta.
Di solito uscire con qualcuno era difficile se si trovava una persona simile a noi, che magari voleva pagare tutto e non voleva far preoccupare l'altra persona, in quel caso con quelle due era ancora più difficile. Quando arrivammo alla stazione di Milano erano ormai le 16:30 passate, non avevamo mangiato nulla da quella mattina, e io stavo morendo di fame. Per fortuna Rosa prenotò in un hotel non molto lontano dalla stazione, distava di soli due chilometri. Se fosse stato per me e Rosa avremmo preso un taxi, ma Giulia era così eccitata dall'idea di essere lì che ci convinse a farcela a piedi. Per fortuna erano appunto solo due chilometri, e nei trolley non avevamo poi chissà quanta roba. Per i firmacopie partivamo solo per un paio di giorni, massimo tre se il posto era lontano dalla nostra città, quindi portarsi dietro troppa roba era inutile. Avevamo solo qualche cambio, non ci serviva poi altro lì. Quel giorno c'era il sole, per come avevo sentito parlare di Milano partii prevenuta, pensai avremmo trovato un brutto tempo, ma non fu così. Il mio unico problema era che avevo freddo, tanto freddo. Avevo freddo già a casa mia, ad oltre 700km da lì, figuriamoci salire su al nord dove faceva più freddo. I miei vestiti non poterono fare molto, e non appena arrivammo in hotel cercai qualcosa di più pesante da indossare.
«Io vado a fare una doccia.» disse Giulia all'improvviso, anche lei stava cercando qualcosa nel suo trolley ma non pensavo avesse quello in mente.
«Cosa? Di già?» chiese Rosa confusa quanto me.
«Si, ne ho bisogno, non mi piace viaggiare sui mezzi pubblici.» rispose lei quasi disgustata.
«La prossima volta prenotiamo una carrozza allora, principessa.» continuò Rosa prendendola in giro.
«Spiritosa.» ribatté Giulia.
«Non puoi farla dopo? Così ora andiamo a mangiare qualcosa e facciamo un giro prima di cena?» proposi io.
«Possiamo fare tutte queste cose anche dopo, non ci metterò molto, promesso!» commentò lei avvicinandosi alla porta del bagno ed entrando poco dopo.
«Vuoi farti una doccia anche tu?» mi chiese Rosa voltandosi verso di me.
Lei era seduta sul bordo inferiore del letto, io ero in piedi vicino al lato opposto e superiore del letto, con la valigia davanti.
«No, al momento non mi interessa.» dissi io ricominciando a cercare qualcosa di buono nella valigia, ma nulla mi sembrava abbastanza caldo.
«Cosa cerchi?» continuò lei.
«Qualcosa di pesante, sto morendo di freddo.» risposi io svuotando quasi il trolley, ma ormai avevo capito di non avere nulla di decente.
«Davvero? Quando siamo andate a Torino non avevi così tanto freddo, sei sicura di stare bene?» commentò Rosa in tono quasi preoccupato.
«Si, sto bene, ho solo freddo. Tra l'altro siamo andate a Torino 3 settimane fa, il tempo è cambiato da allora.» ribattei rimettendo tutti i vestiti dentro.
«Si, hai ragione...» commentò lei tirandosi su dal letto. «Hai trovato qualcosa da mettere?»
«Mi sa che indosserò tutto quello che ho in una volta sola.» dissi in tono ironico.
«Non hai nulla di abbastanza pesante?» continuò lei lentamente.
«Ho un paio di felpe ma non sono tanto calde, resistono all'autunno nostro, non a questo di Milano.» risposi io con calma.
«Ho capito, fammi controllare una cosa.» commentò lei piegandosi a terra vicino al suo trolley e aprendolo velocemente.
Tirò fuori un paio di maglie e qualche pantalone, ma nulla di ciò che aveva sembrava potesse andar bene per me. Le sue maglie continuavano ad essere scollate, il tessuto non sembrava eccessivamente pesante, ma in mezzo a tutta quella roba tirò fuori un indumento che sembrava caldo abbastanza. Il capo in questione era un maglione blu a collo alto, in lana, perfetto per me.
«Ecco, provati questo, vedi come lo senti.» mi disse lei tirandosi su e porgendomi quel maglione.
«Sei sicura?» le chiesi un po' confusa, in fondo se lo aveva portato con sé c'era un motivo.
«Certo, io non penso che lo indosserò.» commentò lei con un sorriso.
In quel momento avrei potuto chiederle perché lo avesse portato se non era intenzionata ad indossarlo, ma non ci pensai. Il suo era un bel gesto e non mi andava di discutere. Lei si sedette sul bordo del letto accanto a me e mi guardò, io mi tolsi la giacca e la felpa che avevo, rimasi con solo una maglietta a maniche corte, e velocemente indossai quel maglione. Lo sentii subito morbido e caldo a contatto con la pelle, e quel collo alto era perfetto per me che bastava uno spiffero per prendere freddo.
«Come mi sta?» le chiesi voltandomi verso di lei.
«Ti va giusto un po' grande, ma il blu ti dona.» disse con un sorriso. «Tu come lo senti? Hai ancora freddo?»
«No, sto bene.» risposi io stringendomi in quel maglione, era stupendo, sentivo anche il suo profumo.
«Oh bene, ma la giacca dovrai comunque indossarla.» commentò lei dolcemente.
«Si, direi di si.» concordai sedendomi accanto a lei. «Questa volta hai preso una camera doppia?» le chiesi voltandomi solo col viso verso di lei, avevamo le gambe e le spalle molto vicine.
La camera era appunto una doppia, c'erano due letti matrimoniali, entrambi con lenzuola bianche e copriletti rossi, la testiera in legno chiaro andava oltre il letto, si concludeva con i comodini, che erano anch'essi dello stesso materiale e colore mentre il cassetto era rosso. Anche le pareti erano rosse, così come le tende, quella camera mi piaceva molto. Il rosso era un bel colore. C'era anche una tv appesa alla parete accanto al bagno, ma quella non l'avremmo usata, stessa cosa per il frigobar vicino ad una piccola scrivania.
«Si, questa volta c'era.» rispose lei con un sorriso, capendo dove volevo andare a parare.
«L'avevano anche a Torino, Rosa, smettila di mentire.» ribattei in tono parzialmente ironico.
«D'accordo, l'avevano anche lì, ma volevo dividere il letto con te.» mi confessò lei piuttosto tranquilla, ormai mi aveva mostrato ogni lato di sé.
«Oh carina lei...» commentai in tono provocatorio. «E adesso come mai hai preso questa doppia?»
«Non volevo far andare Giulia in paranoia, non si adatta facilmente come te.» mi spiegò lei con calma, e mentre lo disse sentii una sua mano accarezzarmi lentamente una coscia.
«Ah si? Quindi pensi che io mi adatti?» le chiesi in tono confuso.
«Non è una cattiva cosa, anzi è un complimento.» sussurrò lei facendomi sentire più forte la sua mano sulla parte alta della mia coscia, ma poi con calma la portò giù, tra entrambe. «Tu ti adatti a tutto ciò che ti succede, magari all'inizio impazzisci un po', ma dopo sei più calma.»
«Si? E come dovrei adattarmi a ciò che stai facendo adesso?» continuai con fare provocatorio.
«Cos'è che starei facendo?» mi chiese allungando un dito tra le mie gambe mentre mi accarezzava.
«La tua mano.» dissi col suo stesso tono, solo leggermente più eccitato, mi piaceva sentirla lì.
«Sto solo provando a scaldarti un po', hai detto di avere freddo, no?» domandò con quel tono malizioso.
«Molto premuroso da parte tua.» ribattei io stringendo le mie cosce per sentirla meglio.
«Oh non sai quanto...» commentò lei allungandosi verso il mio viso ed eliminando del tutto la distanza tra le nostre bocche.
Lentamente ci distendemmo lì, su quel letto. I suoi baci erano intensi, la sentivo anche mordermi, la sua lingua si scontrò spesso con la mia, e la sua mano strinse forte la mia coscia destra. Lentamente la portò più su, completamente tra le mie gambe. Le sue dita erano a contatto col tessuto del mio pantalone ma io la sentivo. La sentivo e la volevo da morire.
«Cazzo...» sussurrò lei con un sorriso.
«Cosa c'è?» le chiesi piuttosto confusa, ma in quel caso era l'eccitazione a non farmi capire nulla.
«Lo sento...» disse con quel sorrisetto provocatorio. «Sento quanto mi vuoi, ed è tanto.» disse stringendo più forte quella mano, facendomi uscire un sospiro eccitato.
«Cosa te lo fa credere?» le chiesi provando a contenere quel dannato tono eccitato che avevo, ma il mio corpo parlava per me.
Rosa mi sorrise ancora, si bagnò le labbra e andò oltre il mio viso, si fermò accanto al mio orecchio destro.
«Sento la tua figa che pulsa contro la mia mano...» sussurrò in tono basso e tremendamente eccitante. «Se non ci fosse Giulia ti avrei già strappato questi vestiti di dosso, saresti nuda e non avresti nemmeno un po' di freddo.» aggiunse mordendomi piano il collo, facendomi poi sentire la sua lingua.
Tutto ciò che faceva e diceva mi fece aumentare la voglia di lei, il mio corpo rispondeva al suo tono, ai suoi tocchi anche se c'era del tessuto di mezzo. Io sentivo lei e lei sentiva me, ma non sentimmo solo noi. All'improvviso sentimmo il rumore di una maniglia, per fortuna Giulia si chiuse a chiave lì dentro così le sentimmo sbloccare la porta e potemmo staccarci in tempo. Rosa si alzò subito in piedi e si piegò accanto al suo trolley, dando le spalle alla porta del bagno, mentre io mi misi seduta su quel bordo e finsi di controllare qualcosa sul cellulare. Giulia uscì pochi secondi dopo. Io e Rosa eravamo nervose, agitate, per noi fare sesso non era nulla di tremendo, se ne avevamo voglia entrambe non avevamo motivi per non farlo, ma lei no. Giulia sembrava avere molti più problemi di noi al riguardo, per lei non era una buona idea continuare a fare sesso, perché pensava che fosse quello a rovinare i rapporti, ma non era così. Le persone rovinavano i rapporti, il sesso non rovinava proprio niente.
«Qualcosa non va?» ci chiese Giulia poco dopo.
«N-no, perché?» domandai io voltandomi verso di lei.
Giulia era parzialmente vestita, aveva addosso solo un pantalone nero e un reggiseno dello stesso colore, i suoi capelli erano ancora bagnati e teneva un asciugamano bianco sulle spalle.
«Beh siete molto silenziose.» commentò lei un po' confusa.
«Non dobbiamo sempre parlare, no?» domandò Rosa lentamente. «Cioè alla fine due persone finiscono per non avere poi molto da dirsi, non ti pare?»
«Magari si, ma proprio adesso?» continuò Giulia.
«Lei stava guardando le sue cose, e io controllavo di avere tutto.» replicò Rosa. «Non sarebbe meglio se tu ti asciugassi quei capelli?» chiese provando a cambiare argomento.
«Si, potresti avere ragione. D'accordo, datemi dieci minuti e torno subito.» commentò Giulia tornando dentro al bagno.
Chiuse la porta dietro di sé ma io non sentii alcuno scatto, nessuna chiave, chiuse la porta normalmente. Rosa non ci mise molto a voltarsi e piegarsi poi di nuovo verso di me.
«No, Rosa, non possiamo.» le dissi non appena portò di nuovo quella sua mano tra le mie gambe.
«Perché no? Ci metto due minuti.»  insisté lei.
«Sai che non servirebbe a nulla, abbiamo bisogno di sbollire tutto quanto, non di assecondare l'eccitazione.» continuai portando una mia mano sopra la sua e fermandola.
«Ma io ho una voglia matta di scoparti, e so che lo vuoi anche tu.» sussurrò lei stringendo forte la mia coscia.
«Non posso dire il contrario, Rosa, ma non possiamo farlo con Giulia qui.» ribattei lentamente.
In un certo senso non era solo una questione di non poterlo fare, era anche un "non volerlo fare". Ne avevo voglia, e tanta anche, avevo una voglia assurda di tornare a fare sesso con Rosa, ma in quel momento mi sentivo quasi in colpa. Il sesso fatto con entrambe fu bello, mi piacque così tanto che le sentii entrambe vicine a me, tornare al sesso a due mi faceva sentire in colpa nei confronti di una delle due.
«Allora goditi questi giorni di tranquillità, perché appena torniamo a casa non ti lascerò nemmeno un po' di pace.» sussurrò lei facendomi l'occhiolino.
«Spero che sia una promessa.» dissi in tono provocatorio.
«Oh lo è, fidati.» commentò avvicinando lentamente il suo viso al mio.
Stava per baciarmi, era palese, ma poco dopo sentimmo la maniglia della porta muoversi e allora lei si tirò su velocemente.
«Ragazze...» disse Giulia uscendo dal bagno con ancora metà dei capelli bagnati, ma aveva una maglia verde addosso.
«Che succede?» domandai io cercando di avere un tono normale, ma quella situazione mi rese nervosa.
«Niente, volevo solo dirvi che sono quasi pronta, voi volete farvi una doccia?» ci chiese.
«No, ma devo darmi una rinfrescata, quindi fammi un po' di spazio.» risposi tirandomi su e passando accanto a Rosa che mi guardò con fare divertito.
Non pensai a lei però, o perlomeno ci provai. Mi portai dell'acqua fredda sul viso e sul collo, provai a schiarirmi i pensieri, ma sentivo ancora la mano di Rosa tra le mie gambe. Avevo una voglia matta di lei, di sentirla, ma non potevamo fare nulla. Quando fummo tutte pronte uscimmo fuori e andammo a fare un giro per la città. Passammo per il centro, girammo in piazza Duomo e ci fermammo allo store dell'Inter che Giulia cercò col navigatore poiché non conoscevamo nessuna strada.
«Cosa fai, non vieni?» mi chiese Rosa voltandosi verso di me.
Giulia era già davanti all'ingresso, ma si girò per guardare noi, e io non ero intenzionata a fare un solo passo.
«Non mi va, vi aspetto qui.» le dissi in tono fermo.
«Perché? È solo un negozio.» continuò lei piuttosto confusa.
«È un negozio che vende oggetti dell'Inter.» specificai io.
«E allora?» domandò lei che probabilmente non capiva cosa avessi in testa.
«Tifi per qualche squadra di calcio?» intuì Giulia avvicinandosi a noi.
«Beh si, tifo per il Milan.» le dissi semplicemente, e lei in un certo senso mi capì.
«Oh capisco. Va bene dai, faccio in fretta.» commentò Giulia voltandosi subito, ma Rosa la fermò.
«No, aspetta, perché?» domandò lei. «Che senso ha? Cioè non entra in un negozio solo perché tifa per una squadra diversa?»
«Non tifi per nessuna squadra di calcio, vero?» le chiesi.
«No, mai fatto, e mai lo farò se vi porta a trattenervi dall'andare in determinati luoghi.» rispose lei piuttosto sicura.
«Non è questo, c'è una competizione che va oltre le semplici partite di calcio.» provai a spiegarle, ma per una persona che non c'era dentro era tutto assurdo.
«È solo un negozio, nessuno ti farà nulla, ti difendo io.» commentò lei lentamente.
«Ah si? Mi difendi tu?» le chiesi in tono ironico.
«Certo.» rispose lei tranquillamente.
«Va bene, va bene, allora vengo...» ribattei in tono imbarazzato.
In effetti il discorso di Rosa aveva senso, mi stavo privando di qualcosa che avremmo potuto fare insieme solo perché riguardava una squadra di calcio che non era quella che tifavo io. Era stupido, lo sapevo, ma era un pensiero che avevo assorbito stando a contatto con persone che amavano il calcio e si odiavano tra di loro. Stare lì con Rosa e Giulia non fu male però, non mi importava di dov'ero, non mi importava se ero circondata da oggetti dell'Inter quando poi il mio sangue era rossonero, mi importava solo di quelle due. Giulia sembrava una bambina piccola in un negozio di giocattoli, non sapeva dove guardare, avrebbe voluto prendere qualsiasi cosa ma finì per prendere solo 2-3 cose.
«Pensavo avresti fatto di peggio.» commentò Rosa non appena uscimmo dal negozio.
«Si, anche io.» concordai.
«Naaah, devo comunque pagare la cena quindi mi sono contenuta.» replicò Giulia con un sorriso.
«Cosa? Hai preso poca roba solo perché ti ho detto che avresti pagato tu la cena?» le chiese Rosa velocemente.
«Non proprio, non volevo comunque spendere tutti i miei soldi lì.» disse Giulia tranquillamente.
«Devo crederti?» continuò Rosa con fare sospettoso.
«Si, non preoccuparti.» rispose l'altra serenamente.
«No no, io mi preoccupo invece. La cena la pago io.» disse Rosa.
«No, dai Rosa, non puoi fare così.» si lamentò Giulia fermandosi all'improvviso e facendo fermare anche noi.
«Invece si.» ribatté lei.
«Avevamo deciso che la pagavo io, lasciamelo fare, mi fa piacere.» commentò Giulia, e Rosa rimase in silenzio per qualche minuto, poi alla fine acconsentì.
«Va bene, d'accordo, ma solo questa sera.» disse.
«Ma certo, grazie.» commentò Giulia con un sorriso.
Si allungò verso di lei, le portò un braccio attorno alle spalle e le stampò un bacio su una guancia. Rosa si imbarazzò un po' della cosa, poi però sorrise e camminarono insieme fianco a fianco. Io rimasi incantata da quelle due, insieme mi piacevano ancora di più che prese singolarmente. Se fossero state protagoniste di un film, una serie tv o anche un semplice libro, le avrei shippate.
«Ragazzina, tu non vieni?» mi chiese Rosa voltandosi verso di me.
Io mi incantai al punto da fermarmi e non camminare più, loro però si accorsero quasi subito della mia sparizione, e mi chiamarono.
«Si, scusate, mi ero persa a pensare ad una cosa.» dissi muovendomi e andandole dietro.
Quella sera fu piuttosto tranquilla, ci divertimmo tanto, dicemmo un sacco di cazzate, ridemmo molto e mangiammo piuttosto bene. Stare in compagnia di Giulia e Rosa mi piaceva molto, mi sentivo bene con loro, ma quando tornammo in hotel mi sentii strana. Lì c'erano appunto due letti, volendo in uno avremmo potuto dormire tutte e tre insieme, ma non eravamo ancora a quel punto di apertura mentale. Non avevamo parlato di cosa avremmo fatto una volta arrivate in hotel, i letti erano due e noi eravamo in tre, due avrebbero dormito sicuro insieme e io non sapevo chi sarebbe stata.
«Cosa c'è?» mi chiese Rosa all'improvviso, probabilmente si accorse che stavo guardando quei due letti da troppo tempo.
«N-niente, mi chiedevo solo dove dormirò.» dissi con fare imbarazzato.
«Tu dove vuoi dormire?» continuò lei con un sorriso divertito.
«Non lo so, siamo in tre.» risposi io in tono titubante.
«Lo so, ma abbiamo già dormito insieme.» commentò lei tranquillamente.
«Oh certo, e ricordi com'è andata?» ribattei io.
«Se vi state facendo dei problemi per me allora non fateveli, io dormirò qui.» disse Giulia sedendosi sul letto più lontano dalla porta. «Voi potete anche dormire insieme.»
«In che senso?» le chiesi senza capire il punto del suo discorso.
«So che non avete problemi a stare in intimità, e io non voglio in alcun modo ostacolarvi.» ci spiegò con fare anche piuttosto maturo, ma nonostante avessimo avuto la sua benedizione, quella sera non facemmo nulla.
Io dormii appunto con Rosa. Fu strano, lei dormì di nuovo in intimo e io provai in tutti i modi a tenere le mani a posto, ma Rosa si spingeva sempre verso il mio lato del letto e non mi fece dormire tranquilla. Quella notte fu lunga, molto lunga, Rosa non si fece avanti, non mi chiese di fare nulla né tantomeno fu lei a fare qualcosa di più. Mi provocò solo facendomi vedere cosa mi stavo perdendo, e io la odiavo. Il giorno dopo ce la prendemmo con calma, il firmacopie era quel pomeriggio e io non avevo alcuna voglia di alzarmi dal letto. Giulia e Rosa erano già in piedi, erano appena le 09:00 del mattino quando mi svegliai. Giulia voleva farsi un altro giro per la città, uno un po' più lungo, Rosa invece aveva solo voglia di fare colazione, ma io stavo bene dove stavo. Dalla mia posizione potevo ammirare bene il corpo di Rosa, era in piedi vicino al lato sinistro del letto, io ero sul destro distesa a pancia in giù, le braccia sotto la testa e il corpo quasi completamente coperto da quelle coperte. Lei era ancora in intimo, stava cercando qualcosa nel suo trolley che la convincesse, e non si accorse subito di me. Lo fece poco dopo però, dopo qualche minuto.
«Ragazzina...» disse salendo con le ginocchia sul letto, ma io girai subito la mia faccia e la nascosi contro un braccio. «Mi stavi spiando?» mi chiese col tono basso, ma sentivo che era vicinissima a me.
«Io sto dormendo.» dissi ma sentii le sue labbra sul collo e poi i suoi denti mordermi, e nemmeno i miei ormoni riuscirono a fingere di essere addormentati.
«Tirati su, dai, andiamo a mangiare qualcosa.» continuò lei in tono più dolce.
Io mi voltai per un istante verso di lei e mi trovai il suo viso a pochissimi centimetri dal mio. Nella mia visuale, poco più in giù, c'era anche il suo seno, ma in quel momento non riuscivo a guardare altro che i suoi occhi.
«Dai, andiamo.» disse sfiorandomi piano il viso e tirandosi poi su da quel letto.
Io mi rimisi la coperta sulla testa, mi coprii del tutto e cercai di far uscire quei pensieri perversi dalla mia mente, ma il corpo di Rosa era lì costantemente, non voleva proprio andare via. Alla fine, dopo pochi minuti, mi decisi e mi tirai su. Giulia era lì con noi, vide Rosa comportarsi in quel modo, ma non disse nulla. Lei era strana, tutta la nostra situazione era strana, e lo sarebbe diventata di più quella sera. Restammo tutto il giorno fuori, andammo a fare colazione, facemmo un lungo giro per le vie della città, vedemmo le piazze, i monumenti e anche i negozi. Camminammo davvero un sacco quel giorno, poi quando arrivammo alla libreria per il firmacopie iniziò la lotta interiore di Giulia. Lei non era mai stata ad un mio firmacopie, cioè venne solo ai primi per il primo libro, ma non sapeva che dopo il terzo avevo iniziato a prendere più confidenza con il pubblico. Ci furono tante domande, tante provocazioni da parte di ragazze che ci provavano, una mi chiese persino se ero single. Ci furono anche un sacco di abbracci. Alcune ragazze mi portarono dei regalini, peluche e lettere che mi fecero quasi commuovere. Furono estremamente dolci. E mentre Rosa si divertiva a provocarmi, dicendo che avevo conquistato le ragazze milanesi, Giulia non parlò quasi più. C'era qualcosa che non andava, era evidente, ma non voleva ammetterlo. Mi piaceva Giulia, e tanto anche, ma odiavo quando qualcosa non le andava bene e non lo diceva. Capivo il suo punto di vista, capivo che aveva paura di apparire gelosa quando effettivamente non aveva motivo di esserlo. E non ne aveva motivo non solo perché le ragazze che mi provocarono erano solo mie fan con cui non avrei avuto più nulla a che fare, ma anche perché io e lei non stavamo insieme. E forse il suo problema era proprio quello. Lei non si sciolse nemmeno a cena, quando eravamo solo noi tre. Io e Rosa parlammo tranquillamente, chiacchierammo di ciò che successe al firmacopie, delle domande scomode delle fan più curiose, mentre Giulia sembrava immersa nel suo mondo. Quando provavamo a parlarle lei ci guardava a malapena, rispondeva a monosillabi, e quando tornammo in camera non ce la feci più.
«Si può sapere che cos'hai?» le chiesi dato che continuava a non calcolarci più di tanto.
Rosa avrebbe voluto fare un giro in centro, la sera era tutta un'altra storia quella città, ma Giulia disse che non aveva voglia e noi la seguimmo per non lasciarla da sola. Io entrai in quel negozio dell'Inter nonostante non mi andasse per niente, ma solo perché eravamo insieme, e lei invece preferì tornare in hotel piuttosto che far fare un giro a Rosa. Meritavamo come minimo una spiegazione.
«Non ho niente.» rispose lei togliendosi la giacca e poggiandola sul suo letto.
«Niente? Davvero? A me non sembra, è tutto il giorno che sei strana.» commentai in tono nervoso.
«Non è vero, non esagerare.» ribatté lei in tono meno nervoso del mio, ma ugualmente infastidito.
«Io non esagero, è così, diglielo anche tu Rosa.» commentai voltandomi verso di lei, e Giulia fece lo stesso.
«Potete non mettermi in mezzo?» domandò Rosa con un sorriso ironico.
«Mi dispiace, ma in mezzo ci sei già da un bel po'.» le dissi velocemente.
«Lo so, ma non voglio discutere, non ne ho voglia. Se lei è scazzata va bene, lo capisco.» ribatté lei.
«Io non sono scazzata.» contestò Giulia con un tono che era decisamente scazzato.
«Ah no? Allora dovresti dirlo alla tua faccia, perché è da dopo il firmacopie che sei così.» commentò Rosa parzialmente ironica.
«Hai ragione.» concordai io. «È successo qualcosa lì che ti ha dato fastidio?»
«No, non è successo nulla.» disse lei col viso parzialmente rosso, avevamo c'entrato il punto.
«Oh andiamo, Giulia, sai che puoi dirci qualsiasi cosa. Il discorso fatto giorni fa non è servito a nulla quindi?» le chiesi io velocemente.
«Non ho niente, smettetela.» continuò lei poco convinta.
«Sei gelosa?» intuì Rosa con un sorrisetto beffardo.
Era una cosa banale, ma non scontata.
«N-no, certo che no.» disse Giulia con fare titubante.
«Si invece.» ribatté Rosa.
«No, smettetela.» commentò lei provando ad entrare nel bagno per evitare i nostri discorsi, ma io la spinsi con le spalle al muro e la tenni ferma lì.
«Puoi per piacere dirmi perché sei tanto gelosa?» le chiesi nervosamente.
«Io non sono gelosa.» rispose lei continuando palesemente a mentire.
«Giulia, non so cosa pensi sia la gelosia, ma tu lo sei eccome.» commentai accennando un sorriso. «Hai presente quando siamo andate alla partita di Rosa e abbiamo incontrato quella donna? Ecco, in quel caso sei stata tanto gelosa.»
«N-non è vero.» continuò lei, ma era evidente il contrario.
«Perché hai paura di ammetterlo?» le chiesi con più calma, ma lei continuò in quel modo.
«Non ho paura proprio di niente.» ribatté lei.
«Non si direbbe. Fai come Rosa, hai paura di esternare i tuoi sentimenti.» replicai velocemente.
«Ehi, io ci sto lavorando.» si lamentò Rosa subito dopo.
«Hai ragione, scusami.» dissi voltandomi per un attimo verso di lei. «E tu cosa vuoi fare? Vuoi dirmi la verità o preferisci tenerti dentro tutto quanto come hai fatto con la tua ex?» domandai a Giulia, ma lei continuò a non rispondermi. «Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, anzi, con noi.» aggiunsi in tono più lento.
«Va bene, d'accordo, sono gelosa...» confessò alla fine.
«Finalmente!» esultai io con un sorriso. «Puoi dirci per cosa?»
«Per tutte quelle ragazze che ti giravano attorno, tutti quegli abbracci di troppo, quelle battutine del tipo "se ti va di passare una notte interessante a Milano chiamami"... Perché? Non sono un tantino esagerate?» domandò lei ingenuamente, e a me sembrò tanto dolce.
«Giulia...» dissi sfiorandole piano il viso. «È il mio pubblico. Hai letto ciò che scrivo, parlo di "notti interessanti" in ogni storia, loro mi assecondano solo.» le spiegai con calma. «Non devi essere gelosa.»
«Lo so, so che non devo esserlo, e so che non stiamo nemmeno insieme, che se fosse così avrebbe più senso, ma non controllo ciò che provo. Non controllo nulla da un po'...» continuò lei lentamente.
«Cosa vuoi dire? Cos'è che non controlli?» le chiesi piuttosto confusa.
«I miei sentimenti, i miei pensieri...» disse col viso decisamente rosso.
«A cosa pensi?» domandai.
«Non voglio dirtelo, mi vergogno...» commentò lei tenendo lo sguardo basso.
«Non ne hai motivo, siamo solo noi. Andiamo, vieni qui.» dissi prendendola per mano e accompagnandola verso il bordo inferiore del letto in cui dormii con Rosa.
Mi sedetti accanto a quest'ultima, che ci guardò per tutto il tempo da lontano, e feci sedere Giulia al mio fianco opposto.
«Dicci che cos'hai, se non ne parli noi non possiamo aiutarti.» la spronai con calma.
«È una cosa che riguarda entrambe...» disse lei.
«Pensi a noi?» intuì Rosa, e Giulia annuì lentamente col viso parzialmente rosso. «E allora? Dov'è il problema? Anche io penso a voi.»
«Io vi penso mentre fate sesso.» ribatté Giulia facendo sorprendere più Rosa che me.
«Cosa?» chiese appunto Rosa.
«Lo so, è strano...» disse portandosi le mani davanti al viso, era completamente in imbarazzo.
«Non so, a me non sembra strano.» provai a dire io, ma Rosa non mi assecondò.
«Un po' lo è, cioè capisco che guardare o pensare a due persone che fanno sesso sia eccitante, però se la persona che lo pensa non è inclusa nel pacchetto mi fa strano.» commentò lei.
«Rosa...» l'ammonii io.
«Che c'è?» mi chiese in tono confuso.
«In verità io ci sono.» disse Giulia togliendosi le mani dal viso. «Ci siamo tutte e tre.»
«Ecco, così ha più senso.» commentò Rosa con fare ironico.
«La pianti?» le chiesi.
«No, lasciala stare, ha ragione. Ma penso che quella notte di sesso che abbiamo avuto settimane fa mi abbia lasciato un po' così...» commentò Giulia in tono incerto.
«In che senso?» domandai.
«Non lo so, non controllo i miei pensieri, ma quando siete insieme e vi punzecchiate a vicenda non ci resto male, capita solo quando sono persone al di fuori che lo fanno.» ci spiegò lei con fare più tranquillo.
«In pratica non sei gelosa di quello che facciamo io e Rosa ma lo saresti se succedesse tra me e un'altra persona?» le chiesi.
«Si, direi di si... È strano, lo so.» disse in tono di nuovo imbarazzato.
«No, non lo è. Io sento lo stesso.» le dissi con calma.
«Davvero?» mi chiese piuttosto sorpresa.
«Si, voi due mi piacete un sacco insieme, e quando vi ho viste baciarvi per la prima volta mi sono eccitata un tantino.» le spiegai provando a contenere l'imbarazzo che provavo.
«Solo un tantino? Non avevi un lago tra le gambe?» mi chiese Rosa in tono provocatorio.
«Non ti allargare, ok?» ribattei voltandomi verso di lei in tono più sicuro.
«Magari non abbiamo dato il meglio di noi.» commentò Giulia con lo stesso tono di Rosa.
«Cosa?» chiesi io con fare confuso.
«Probabilmente hai ragione.» concordò Rosa con un sorrisetto provocatorio.
«Smettetela.» mi lamentai visibilmente imbarazzata, e quelle due scoppiarono a ridere. «Non siete divertenti.»
«Non è quello a cui puntiamo.» mi sussurrò Rosa all'orecchio, e lentamente si tirò su da quel letto.
Si voltò verso Giulia e le porse una mano, in quel momento anche lei era un po' confusa ma assecondò Rosa, le prese la mano e si tirò su mettendosi di fronte a lei. In quel momento era Rosa a condurre i giochi, le piaceva avere il comando della situazione, e convinse Giulia senza dirle nulla. Furono i suoi occhi a parlare, ma anche i suoi gesti. Rosa le portò le mani ai lati del viso, quelle erano piuttosto dolci, delicate, ma il suo sguardo era intenso, profondo. Si bagnò le labbra e con calma si avvicinò a quelle di Giulia. Quest'ultima non era più confusa, anzi, sembrava interessata a ciò che aveva in mente Rosa. Le tenne per tutto il tempo le mani sui fianchi, ma quando Rosa la baciò le fece scivolare dietro la schiena sotto ai vestiti. I miei ormoni si smossero subito, non appena loro si baciarono. Ci andarono con calma, almeno all'inizio, dopo alcuni istanti i loro baci divennero più intensi. Vidi Rosa mordere più volte il labbro inferiore di Giulia, quest'ultima sorrise ogni volta e si strinse forte contro il corpo di Rosa. Io mi sentivo ipnotizzata quasi dalle loro bocche, mi sentivo come se fossi io a baciarle, anche se non lo ero. All'improvviso rallentarono, si fermarono e dopo essersi scambiate uno sguardo d'intesa si voltarono verso di me. Io ero estremamente confusa, non stavo capendo più nulla, e loro aumentarono di più la mia confusione. Si staccarono dall'altra, ma non di molto, e si avvicinarono lentamente a me. Salirono sul letto con le ginocchia, entrambe ai miei lati, e io mi feci contemporaneamente indietro finendo inevitabilmente distesa a letto con quelle due addosso.
«Cosa avete intenzione di fare?» chiesi guardando prima l'una e poi l'altra.
Sentivo una mano tra le mie gambe, mi stringeva l'interno della coscia sinistra, lì dove c'era Rosa, e intuii che la mano era sua.
«Io vorrei tanto scoparti, ragazzina...» mi disse lei in tono provocatorio, poi si bagnò le labbra e si voltò verso Giulia. «Ma non so se Giulia riuscirà a tenere il passo.» aggiunse.
Inizialmente anche lo sguardo di Giulia era provocatorio, non guardò Rosa quando parlò, guardò me per tutto il tempo. Ma quando Rosa pronunciò quell'ultima frase, Giulia sorrise divertita, abbassò lo sguardo da me, si bagnò le labbra e si voltò verso Rosa.
«Potresti essere tu quella che non riuscirà a tenere il passo.» le disse in tono provocatorio.
«Tu dici?» domandò Rosa in tono ironico.
«Si, anche perché io non voglio solo scopare Andrea, io voglio scoparmi anche te.» le disse in tono basso ed eccitante.

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