Capitolo 16

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Io non avevo alcuna voglia di vederla, né tantomeno di parlarle. Volevo solo salire su, fare una doccia veloce, e rilassarmi un po' con Ruby prima di uscire di nuovo con le ragazze. Ricordavo ciò che avevo detto a mia madre, che Ginevra non si era fatta vedere né mi aveva chiamato per farmi sapere del matrimonio, ma quello non significava che doveva farlo. Insomma la mia era solo una constatazione dell'ovvio, a lei non andava che io andassi al suo matrimonio, non le importava, e a me andava benissimo in quel modo. Ero quasi pronta a dire a Rosa di rimettere in moto e andare via, ma non appena ci provai Ginevra mi vide e mi salutò con una mano.
«Che cazzo...» sussurrai alzando una mia mano e salutando quei due da lontano.
«Chi stai salutando?» mi chiese Rosa che mi scrutò dallo specchietto retrovisore.
«Nessuno.» dissi portando velocemente la mano giù. «Ci vediamo più tardi allora?»
«Certo, ma non vuoi proprio dirci di chi si tratta?» continuò lei con fare insistente.
«Non è nessuno, ci sentiamo dopo.» ripetei salutandole e uscendo fuori.
Mi mossi subito verso il retro dell'auto, mi fermai davanti al portabagagli e tentai di capire come aprirlo. Alcune auto avevano un bottone, altri avevano dei sensori, quella di Rosa invece non capivo che problemi avesse. Quest'ultima mi seguì quasi subito fuori, si poggiò con una spalla contro la sua auto e mi guardò con un sorrisetto divertito.
«Vuoi aprirlo o preferisci guardarmi ancora un po'?» le chiesi con fare nervoso.
«Sai che non mi dispiace guardarti.» commentò lei prendendomi in giro.
«Dai Rosa, devo andare.» la supplicai.
«Ok, va bene.» replicò lei girandosi le chiavi dell'auto tra le mani, ecco ciò che mi serviva per aprire il portabagagli. «Ma prima devi dirmi chi è quella ragazza.»
«Perché sei così curiosa?» domandai velocemente.
«Perché si, tu mi dici di chi si tratta e io ti lascio libera.» rispose lei con fare divertito.
«Va bene, va bene, è mia sorella. Sei contenta?» ribattei stufa di quel discorso, non avevo alcuna voglia di parlare di lei.
«Tua sorella?» domandò lei voltandosi indietro verso il cancello dove erano fermi quei due. «Ma non vi somigliate per niente.» disse, e io non sapevo se prenderlo come un complimento oppure no.
«Già, probabilmente mi hanno adottata.» ribattei in tono lievemente ironico. «Adesso puoi lasciarmi prendere le mie cose?»
«Oh certo certo...» commentò lei voltandosi di nuovo verso di me e schiacciando un bottone sulle sue chiavi, sbloccò la porta e io la tirai su aprendola finalmente.
«Ehi, Giulia. La vedi quella ragazza lì?» le chiese Rosa non appena io mi allungai per prendere il mio trolley. «È la sorellina di Andrea.» continuò lei non appena Giulia si voltò verso di noi.
«Davvero? Non vi somigliate molto.» commentò lei con fare confuso.
«Beh tantomeglio.» commentai io tirando fuori il mio trolley. «Ciao Giulia.» dissi prima di chiudere il portabagagli e passare accanto a Rosa.
«E a me non mi saluti?» mi chiese quest'ultima con un finto tono triste.
«Ciao Rosa.» dissi semplicemente ma lei mi prese per mano e mi tirò indietro verso di sé. «Cosa c'è?»
«Non mi dai nemmeno un bacino?» continuò con quello stesso tono.
«N-no, non mi sembra il caso.» commentai leggermente imbarazzata.
«Perché?» domandò con un sorriso ironico.
«Perché no, devo andare.» dissi in tono imbarazzato, odiavo manifestare affetto a qualcuno davanti ai miei parenti.
«Va bene.» commentò lei allungando una mano verso il mio viso.
Usò solo l'indice però, lo portò oltre il mio viso e si fermò al centro della mia fronte toccandomi per un singolo secondo. Poi lo tolse e mi sorrise.
«Cos'era questa cosa?» le chiesi un po' imbarazzata.
«Niente, se non posso baciarti, almeno tocco il punto che vorrei baciare.» mi spiegò lei in tono dolce, e io mi imbarazzai ancora di più. «Ci vediamo dopo?»
«S-si, certo...» dissi con un mezzo sorriso.
Subito dopo la salutai e mi allontanai da lei, mi avvicinai con passo lento verso mia sorella, non avevo alcuna fretta di parlarle. Lei sembrava piuttosto felice di vedermi, ma non lo credevo possibile.
«Ciao, ragazzi.» dissi salutando entrambi. «Cosa ci fate qui?»
«Beh volevamo parlarti di una cosa, possiamo salire su?» mi chiese Ginevra con un sorriso.
«Certo.» risposi io prendendo le chiavi dalla tasca dei miei pantaloni e aprendo quel cancello.
«Questa è la tua moto, vero?» mi chiese Sandro non appena passammo accanto alla mia bestiolina.
«Si, è lei, ti piace?» ribattei voltandomi per un istante verso di lui, poi tornai a fargli strada nel mio palazzo fino al mio appartamento.
«Molto!» rispose Sandro piuttosto sorridente. «Volevo prenderne anche io una, ma tua sorella non vuole.»
«Non ho detto che non voglio, dico solo che è pericolosa.» si lamentò lei.
«Anche l'auto lo è.» ribatté il suo fidanzato.
«Si, ma non è questo il punto.» continuò Ginevra con fare nervoso.
Ecco, meno di cinque minuti che erano con me e li avevo già fatti discutere, forse avrebbero fatto meglio a non presentarsi, se fossi andata al loro matrimonio lo avrei rovinato di certo. Sandro amava la palestra, il cibo sano e le feste eleganti come Ginevra, avevano questo ed altro in comune, ma altrettante cose no. La moto era una di queste. A Ginevra non piacevano per niente, le trovava rumorose e pericolose, il mezzo perfetto per finire in fretta all'altro mondo. In quel momento evitai di parlare di moto, non volevo né discuterne né tantomeno far discutere loro. Io amavo la mia moto, era la cosa più bella che avevo, dopo Ruby ovviamente. Quest'ultima non appena entrammo in casa prima mi venne in contro, poi vide Ginevra e Sandro e si allontanò soffiando. Entrò nel mio studio, ma non sapeva che era proprio lì che dovevo andare. Feci strada a quei due all'interno del mio appartamento, Sandro chiuse la porta e io lasciai lì vicino il mio trolley. Inizialmente pensai di farli accomodare appunto nel mio studio, ma vedendo Ruby tanto nervosa decisi di evitare e li portai in cucina. Li feci accomodare al tavolo e gli offrii un caffè da una macchinetta che usavo prevalentemente solo quando avevo degli ospiti. Io non ne bevevo ma quello era un regalo che mi fece mia madre quando andai a vivere da sola, e così lo tenni lì come mobile decorativo.
«Allora, cosa succede?» chiesi a quei due guardando prima l'uno e poi l'altra, ma sapevo che avrebbe parlato solo mia sorella.
Quando erano insieme ad altre persone si sentiva quasi sempre e solo lei, Sandro si sentiva molto poco, soprattutto in mezzo a nostri parenti. Eravamo tutti e tre seduti al tavolo, loro due con le tazzine davanti.
«Volevamo darti questa.» disse mia sorella prendendo una busta bianca da lettere dalla sua borsetta e porgendomela.
«Che cos'è?» le chiesi fingendo di non sapere cosa fosse.
«È la partecipazione di matrimonio.» mi spiegò lei mentre io aprii la busta. «Io e Sandro ci sposiamo a dicembre.»
«Oh si, me lo aveva detto mamma.» commentai io sfilando il piccolo cartoncino che era all'interno.
Lo sfondo era di colore beige, ma sulla parte superiore del cartoncino c'era una fantasia con rose di vari colori. Le scritte passavano da un nero generico a un dorato per le cose più importanti, come i loro nomi e la data delle nozze. Il font era uno di quelli eleganti, con tanti ghirigori un tantino eccessivi a parer mio, ma a mia sorella piacevano e così non dissi nulla.
«Si, beh, ci farebbe piacere se venissi anche tu.» commentò lei con fare titubante.
«Sei sicura?» le chiesi alzando lo sguardo sul suo viso.
«Certo, perché non dovrei?» mi chiese con un sorriso che mi sembrava alquanto forzato.
«Non lo so, insomma, sai che vi sposerete da due settimane e io l'ho saputo solo due giorni fa perché ho chiamato io nostra madre. Se non lo avessi fatto non saresti venuta qui?» domandai cercando una conferma.
Non mi interessava partecipare, ormai lo sapevano un po' tutti i miei parenti, ma le facciate da "ti invito perché mi fa piacere" mi davano fastidio. Non ero stupida e odiavo quando mi trattavano da tale.
«Ma certo che sarei venuta, stavo solo cercando di sistemare un po' di cose.» commentò lei con fare lievemente nervoso. «C'è tanto a cui pensare per un matrimonio.»
«Lo so, ma la coincidenza mi sembra strana.» continuai io che non volevo proprio cedere.
«Vuoi sapere se mamma mi ha chiamata due giorni fa dopo aver parlato con te?» mi chiese lei in tono piuttosto schietto, in quel caso usciva fuori il nostro lato simile.
Esteriormente non sembravamo sorelle, ma caratterialmente si notavano alcune cose in comune. La testa dura, per esempio, se avevamo qualcosa in mente facevamo di tutto per ottenerla. La sincerità anche, potevamo trattenere qualcosa di piccolo, ma non lo avremmo fatto per troppo tempo. Era per quel motivo che tutti appena ci vedevano non pensavano fossimo sorelle. Lei era più alta e magra di me, i suoi capelli erano altrettanto lunghi e castani, chiari e non scuri come i miei. I suoi occhi erano di un blu intenso, che riuscivano a catturare facilmente lo sguardo di tutti, i miei erano di un banalissimo marrone. Ginevra era la classica "bella" ragazza, quella a cui la società pensava quando si pensava alla bellezza umana. Era anche intelligente, istruita, non si lasciava mai prendere da attimi di nervosismo, in 30 anni non l'avevo mai sentita dire una parolaccia. Accanto a lei mi ero sempre sentita in soggezione, sia per il mio fisico che per la mia testa calda. Io dovevo mordermi la lingua a sangue per non discutere con qualcuno che mi dava sui nervi, lei ci colloquiava tranquillamente anche se non gli piaceva. Era per quel motivo che non volevo presentarla a nessuno, né a Rosa né tantomeno a Giulia, magari non sarebbe cambiato nulla ma non volevo rischiare.
«Immagino che lo abbia fatto.» commentai io tranquillamente.
«Si, lo ha fatto.» confermò lei con altrettanta tranquillità.
«E quindi?» insistetti io.
«Ok, magari hai ragione tu. Ma non ti ho detto nulla perché aspettavo il momento giusto per dirtelo, cioè non ti presenti molto alle feste con i parenti.» commentò lei lentamente.
«Se non ne facessero 10 ogni mese magari verrei.» ribattei io, ma non era del tutto vero, dipendeva di chi era la festa.
«Sai che la nostra è una famiglia numerosa e unita, è questo il bello, si è sempre in compagnia.» replicò lei, ormai quella era una frase imparata a memoria da tutti.
"Siamo una famiglia unita", certo, per me era solo una questione che molti chiudevano gli occhi davanti ad evidenti rotture di scatole e altri li frequentavano perché si sentivano costretti. Non mi sembravano così uniti, ma lei era come mia madre, ci credeva sul serio.
«Non sempre essere in compagnia significa divertirsi, dipende dalla compagnia.» commentai lentamente.
«Già, giusto, perché per te la nostra famiglia è piena di pervertiti e stronzi, vero?» continuò lei con un tono abbastanza duro.
«Non tutti, solo alcuni.» dissi con fare ironico.
«E tu allora?» domandò piuttosto nervosa.
«"Io" cosa?» le chiesi piuttosto confusa, in fondo non ricordavo di averle mai dato fastidio in qualche modo.
«Tu ti reputi una bella persona?» mi chiese.
«Cosa stai insinuando?» ribattei cercando di tenere un tono calmo, ma mi innervosiva abbastanza il suo tono.
«Io rispetto tutto, l'orientamento sessuale, la religione diversa dalla mia, e tutto quello che una persona sente più vicina a sé.» commentò lei con più calma. «Ma devi per forza scrivere certe cose?»
«Di quali cose stai parlando?» domandai.
«Quelle scene di sesso super dettagliate che hai scritto nei tuoi libri.» mi spiegò facendomi capire che anche lei aveva letto le mie storie, ma fino a quel momento non mi disse mai nulla al riguardo.
«Perché, secondo te avrei dovuto scrivere semplicemente "Tizio e Caio fanno sesso" e tanti cari saluti?» le chiesi piuttosto nervosa.
«No, beh, magari no, però immagino ci sia un modo meno volgare.» continuò lei lentamente.
«Volgare? Cos'hai letto di volgare nei miei libri?» domandai piuttosto confusa, ma sapevo già dove sarebbe andata a parare.
«Quando parli dei genitali di uomini e donne, più spesso quelli femminili.» mi spiegò lei col viso rosso, le imbarazzava molto quel discorso.
«Cos'è che ti dà fastidio? Che uso termini come "figa" e "scopare" o che descrivo a pieno l'atto nei minimi particolari?» le chiesi nervosamente.
«Entrambe le cose.» disse lentamente.
«E secondo te come dovrei fare? Cosa dovrei scrivere?» continuai.
«Non lo so, non sono una scrittrice.» commentò lei, anche se si prendeva ugualmente il lusso di giudicare il mio lavoro pur sapendo che non era il suo campo.
«Ma mi sembra che tu abbia comunque un pensiero in merito, no? Vorresti che dicessi "Tizio e Caio si misero a letto, si tolsero i vestiti e passarono una lunga e intensa notte di passione"?» domandai.
«Beh è già più carina.» ribatté lei con fare quasi convinto, e a me sembrò pazza.
«Ma mi prendi per il culo? Cosa do al lettore scrivendo questa frase?» le chiesi decisamente nervosa.
Lei era un tipo che leggeva pochi libri, storie inventate almeno, al massimo si perdeva dietro romanzi rosa, ma a quanto pareva non aveva mai trovato nulla di dettagliato come le mie storie. Beh, non era un mio problema, lei non era il mio target.
«Gli dai esattamente quello che dai con tutti quegli inutili dettagli.» rispose lei come se ci credesse sul serio.
«Quegli "inutili dettagli", come li chiami tu, servono per far immergere il lettore nella storia, in ciò che succede. Se tu sei troppo sensibile a queste cose, allora non toccare più un mio libro.» ribattei.
«Tranquilla, non ho intenzione di farlo.» commentò lei.
«Fai bene.» concordai io con più calma.
«Bene, allora possiamo andare.» disse tirandosi su e io lo feci subito dopo di lei.
«No dai, aspetta, eravamo venuti qui per un'altra cosa.» commentò Sandro alzandosi con più calma di noi.
Fino a quel momento rimase a guardarci, non ebbe mai nessuna espressione felice, quella discussione colpì anche lui. In famiglia non avevamo mai avuto discussioni, probabilmente ci rivolgevamo la parola solo perché dovevamo, ma in generale non avevamo mai avuto molto a che fare.
«Le ho dato la partecipazione, abbiamo finito.» commentò Ginevra, e io ero d'accordo.
«Non mi sembra il modo però.» continuò lui cercando di non farla incazzare di più. «Senti Andrea, magari non si direbbe ma ci farebbe davvero piacere che tu venissi al matrimonio.»
«Sicuro?» gli chiesi.
«Certo, puoi anche portare la tua ragazza.» disse con un sorriso, lui sembrava già più convinto.
«La mia ragazza?» domandai un po' confusa.
«Si, quella che è uscita dall'auto con te, non era la tua ragazza?» continuò lui.
«Non esattamente.» risposi io con fare quasi imbarazzato.
«Beh se vuoi puoi portarla, basta che ce lo fai sapere massimo tra una settimana, così prepariamo i tavoli e diamo il numero preciso al ristorante.» disse con calma.
«Va bene.» commentai io.
«Conto di vederti al matrimonio, eh.» continuò Sandro, ma io non gli promisi nulla.
Accompagnai quei due alla porta e li salutai, poi con calma tornai indietro ed entrai nel mio studio trovando Ruby seduta sulle zampe posteriori, come se fosse in attesa di qualcuno da azzannare. Lentamente entrai lì e mi avvicinai a lei, mi sedetti al suo fianco e quando capì che ero da sola si tirò su e iniziò a strusciarsi contro di me.
«Lo so, piccola...» le dissi accarezzandola piano lungo il corpo. «Nemmeno a me piace la ragazza che è venuta poco fa.»
Ruby in un certo senso conosceva già Ginevra, io la portai in casa dei miei 4 anni prima, e solo da 3 Ginevra conviveva con Sandro. Di conseguenza il primo anno si incrociarono spesso. Ma Ginevra non amava i gatti, preferiva i cani, e quest'odio era completamente contraccambiato da Ruby che non poteva vederla. Forse sentiva qualcosa che io non sentivo, fatto sta che non le piaceva, e io concordavo con lei. Quando si calmò del tutto le diedi da mangiare, presi il mio trolley e lo portai in camera per togliere i vestiti da lavare e le cose che mi avevano dato al firmacopie. Tutte quelle cose le misi nel mio studio, le mensole che avevo lì le misi apposta per quelle cose, da quando la prima ragazza mi portò una lettera scritta a mano con un piccolo peluche. Conservavo con cura tutti i regali che mi donavano i miei lettori, in fondo era grazie a loro se vivevo la mia vita in quel modo, se potevo vivere facendo ciò che amavo. Quando misi a posto l'ultimo peluche di quell'evento andai finalmente a fare una doccia. Sotto l'acqua calda ripensai alla nottata passata a letto con Giulia e Rosa. Quella era la seconda volta. La prima poteva anche essere stata un errore, una cosa fatta per sbaglio soprattutto per il modo in cui avvenne, ma la seconda no. Quella seconda volta eravamo tutte sobrie, non avevamo bevuto nulla se non una birretta e un bicchiere di vino, Rosa lo preferiva alla birra, perlomeno a cena. Il tutto fu più intenso, più bello, ma ancora non era chiaro cos'era quel sesso tra di noi. Avevo capito che nessuna delle tre si era pentita di ciò che successe, ma Giulia aveva ragione. Dopo quel sesso come si poteva andare avanti senza cambiare nulla? Non lo sapevo, ma avrei provato a chiarire quella situazione quella sera con le ragazze. Non appena uscii dalla doccia, mi infilai l'accappatoio e presi il mio cellulare per controllare che ore fossero. Noi non ci eravamo date appuntamento a nessun orario, avevamo parlato semplicemente di un'uscita dopo cena, ma non sapevo loro cosa avrebbero fatto una volta arrivate a casa. Quando sbloccai lo schermo notai una chiamata persa da parte di Rosa di pochi minuti prima, non sapevo cosa volesse ma la richiamai subito.
«Ehi, ragazzina.» mi salutò lei. «Ti disturbo?»
«No, figurati, sono appena uscita dalla doccia.» risposi io poggiandomi con le spalle contro una parete del bagno.
«Oh carino, nuda e bagnata, proprio come piace a me.» commentò lei in tono ironico.
«Rosa, piantala dai.» ribattei sorridendo. «Cosa ti serve?»
«Il numero di tua sorella.» mi disse con fare quasi serio.
«Cosa?» le chiesi senza capire.
«Si, tu hai detto che deve sposarsi, no?» mi chiese lentamente.
«Certo, ma cosa c'entra?» continuai piuttosto confusa.
«Devo dirle che non può farlo.» mi spiegò lei.
«Per quale motivo?» domandai sperando che avesse una buona ragione, ma ovviamente non era così.
«Perché non ha ancora conosciuto me, è un peccato.» disse con un tono divertito.
«Rosa, vaffanculo.» replicai chiudendole la telefonata in faccia.
Subito dopo provò a richiamare ma non le risposi, feci così altre cinque volte nei successivi quindici minuti, fino a quando non si arrese. Nel frattempo mi asciugai i capelli e cercai qualcosa di decente da indossare, ma non sapevo dove saremmo andate di preciso così presi il cellulare e cercai il numero di Giulia, lei era sicuramente più seria di Rosa. Quando lo trovai, però, sentii il campanello di casa suonare e così mi bloccai. Mi avviai verso la porta, con un jeans scuro e una camicia bianca sbottonata, controllai nello spioncino chi fosse lì fuori e non appena la vidi sorrisi. Presi il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans, controllai i numeri nelle chiamate perse e la chiamai. Il telefono squillò un paio di volte, ma lei non mi rispose, perlomeno non lì.
«Non ho intenzione di parlare al telefono con te se sono qui fuori, apri la porta.» mi disse Rosa, era lei quella fuori.
«E io non ho intenzione di aprire la porta ad una che prima mi scopa e poi mi chiede il numero di mia sorella.» ribattei col suo stesso tono, ma lei era più divertita.
«Oh tesoro, non penso sia il caso di parlarne così. Sai, qui fuori ci sono i tuoi vicini che ci ascoltano.» commentò lei convincendomi di nuovo a fare ciò che voleva, quindi a farla entrare in casa.
Velocemente aprii la porta, la tirai dentro prendendola per un braccio e chiusi la porta subito dopo.
«Cosa vuoi?» le chiesi bloccandola con la schiena al muro tenendo le mie mani sulle sue spalle.
«Oh, possibile che mi accogli sempre così?» commentò lei allungando le sue mani sul mio ventre parzialmente scoperto e portandole poi sui miei fianchi.
Ma subito le presi e le bloccai contro il muro, poco sopra alla sua testa.
«Cosa vuoi, Rosa?» le chiesi di nuovo tenendo il mio sguardo fermo sul suo viso.
«Lo sai, sei sexy quando fai così.» commentò lei con un sorriso.
«Smettila di prendermi per il culo.» dissi velocemente.
«Non lo sto facendo, perché lo pensi?» domandò lei con uno sguardo confuso.
«Puoi semplicemente dirmi cosa vuoi?» ribattei in tono stanco, ero stufa dei suoi giochetti.
«E tu puoi lasciarmi andare le mani? Mi sento un po' legata così.» replicò con un sorrisetto.
«Ti lascerò andare solo se mi prometti che starai ferma.» dissi in tono serio.
«D'accordo, te lo prometto.» concordò facendomi l'occhiolino.
«Sono seria.» continuai.
«Anche io.» ribatté lei ancora con quell'occhiolino.
«Va bene, allora non ti lascio.» dissi stringendo di più le sue mani.
«Prima o poi dovrai farlo.» commentò lei con fare divertito.
«Ah si? Dici che non possiamo stare così tutta la notte?» le chiesi in tono provocatorio.
«Mi sa di no.» ribatté lei, e purtroppo aveva ragione, così mi preparai al peggio.
«Va bene, va bene, mi arrendo.» commentai lasciandole andare le mani cautamente e portando le mie braccia lentamente giù lungo il mio corpo.
Lei sembrò essere calma, tranquilla, portò lentamente le sue mani giù senza distogliere il suo sguardo dal mio.
«Bene.» disse con fare tranquillo, poi però si mosse velocemente, mi prese per i fianchi e mi mise spalle al muro. «Allora, come ci si sente ad essere bloccate spalle al muro?» mi chiese accarezzando piano i miei fianchi e tenendo il suo viso particolarmente vicino al mio.
«Non così male se davanti ci sei tu.» le dissi in tono basso, assecondando il suo modo di fare.
«Oh, facciamo le ruffiane adesso?» continuò lei con un sorrisetto divertito.
«Quanto sei suscettibile...» ribattei io sorridendo. «Mi dici cosa vuoi?»
«Non hai risposto alle mie chiamate.» mi disse semplicemente.
«E quindi? Tu mi hai chiesto il numero di mia sorella.» ribattei con calma.
«Beh non pensavo fosse una cosa tanto brutta, sei gelosa?» continuò lei con quel tono divertito, le piaceva proprio tanto provocarmi.
«Se io ti chiedessi il numero di tua sorella, tu come reagiresti?» le chiesi più seriamente.
«Non lo so, non ho sorelle, ho 3 fratelli però.» disse prendendomi in giro.
«Allora dammi il numero di un tuo fratello.» ribattei velocemente, giusto per farle sentire ciò che provavo io, ma non era la stessa cosa per lei.
«Perché?» mi chiese con un sorrisetto scemo.
«Perché si.» dissi semplicemente.
«Non ti serve il loro numero se hai il mio.» ribatté lei premendo il suo corpo contro il mio.
«E a te serve il numero di mia sorella anche se hai il mio?» le chiesi con un sorriso confuso.
«Sai che sei adorabile quando fai la gelosa?» commentò lei togliendomi una ciocca di capelli dal viso e facendomi un gran bel sorriso.
«E tu sei più stronza quando fai così.» ribattei con un finto tono serio, ma lei non se la prese per niente, continuò a sorridere.
Mi sfiorò una guancia con la punta delle dita, arrivò giù sul mio mento e con calma si avvicinò di più al mio viso facendo poi incontrare le nostre bocche. Quel suo bacio partì lento, dolce, poi portò quella mano sotto la mia camicia su un fianco e aumentò l'intensità restando col corpo ben piantato contro il mio.
«Sei proprio bella.» commentò lei in tono basso sfiorando piano la mia pelle e facendomi sentire un brivido lungo la schiena.
Io non mi sentivo brutta, col mio fisico non avevo mai avuto grossi problemi. Avevo magari un po' di pancetta, le braccia troppo magre, dei brufoli che continuavano a spuntarmi in faccia nei momenti peggiori, ma non avevo mai avuto brutti pensieri. Chissà perché, però, la sua frase mi imbarazzò comunque. Sarà stato il suo tono dolce, quel tocco delicato che aveva, o quel suo sguardo intenso, ma mi imbarazzò. Sorrisi sentendo il viso accaldarsi, abbassai lo sguardo dal suo e scossi leggermente la testa, ma Rosa portò una mano sotto al mio mento e mi fece tirare su lo sguardo di nuovo su di lei.
«Lo penso davvero.» disse con un sorriso dolce. «So che ti prendo spesso in giro, che ti provoco, ma è il mio modo di flirtare.»
«Ah si? Quindi tu flirti spesso con me.» le chiesi ricambiando quel suo sorriso.
«Beh si, significa che mi piaci molto.» commentò lei sfiorando piano la mia guancia.
«T-ti piaccio?» continuai con fare ancora più imbarazzato.
«Molto.» sussurrò lei sfiorandomi le labbra con le sue e stampandomi poi un bacio lì. «Adesso cosa ne diresti di finire di vestirti e venire con me?»
«Con te? E dove andiamo?» le chiesi lentamente.
«Giulia ha detto che voleva prepararci qualcosa, quindi se ti va potremmo andare a cena da lei.» mi spiegò Rosa con calma.
«E poi?» continuai.
«E poi vediamo come va.» ribatté lei facendomi l'occhiolino.
Io sorrisi semplicemente, annuii e non appena lei mi lasciò andare mi mossi verso la mia stanza, finii di vestirmi e tornai da Rosa che era alle prese con Ruby. Entrambe erano sedute sul mio divano, la mia gattina era più tranquilla e si lasciò fare dei grattini tra le orecchie.
«Sai, Ruby è tranquilla solo con te e Giulia. E al massimo con mia madre, ma solo perché le dà del cibo. Quando è entrata mia sorella ha iniziato ad innervosirsi.» le spiegai guardandola da lontano, era davvero bella.
«Beh è logico, lei è una gattina intelligente.» commentò Rosa continuando a coccolare Ruby.
Poco dopo lasciammo la mia gattina lì e uscimmo fuori casa, non presi la mia moto, andai direttamente insieme a Rosa con la sua auto. Non ci mettemmo molto ad arrivare a casa di Giulia, una decina di minuti circa, e quest'ultima ci accolse con un intimo blu addosso.
«Cavolo, siete accaldate entrambe oggi.» commentò Rosa in tono decisamente ironico.
«Sono uscita poco fa dalla doccia.» ci disse Giulia non appena chiudemmo la porta e poggiammo le nostre giacche su un attaccapanni che teneva vicino all'ingresso. «Ho preparato qualcosa di veloce, così dopo possiamo subito uscire.» aggiunse facendoci strada verso la sua cucina.
«E tu hai intenzione di uscire così?» le chiese Rosa non appena entrammo lì, si sentiva già un odore delizioso.
«Perché? Non sto bene?» ribatté Giulia voltandosi verso di lei.
«Oh no, stai benissimo.» commentò Rosa portandole le mani sui fianchi. «Ma fuori da qui non penso sia il caso di uscire così.»
«Ah no? E perché?» domandò Giulia con fare provocatorio.
«Perché ci sono troppe persone che guardano, e dopo io e Andrea saremo costrette a far fuori un sacco di persone.» le spiegò Rosa col suo stesso tono.
«Ma davvero?» continuò Giulia con un sorriso ironico. «Tu sei d'accordo con lei?» aggiunse voltandosi verso di me.
Io però ero persa a contemplare il suo seno coperto da quel tessuto blu, quel colore le stava piuttosto bene addosso, anche se in quel momento rimasi affascinata dalla sua pelle. Era liscia, morbida, ricordavo com'era al tatto ma avevo ancora voglia di toccarla. Lei notò che non le risposi subito e così si avvicinò lentamente a me, fu solo in quel momento che mi ripresi. Giulia portò le sue braccia attorno alle mie spalle, incrociandole dietro alla mia nuca, e premette il suo seno contro il mio.
«Allora, hai visto qualcosa di tuo gradimento?» mi chiese tenendo il suo viso vicinissimo al mio.
In quel momento capii che a entrambe interessava quel rapporto a tre, che nessuna aveva alcun problema a provocare sia l'una che l'altra, anche nello stesso momento. Ma avevo bisogno di avere più dettagli, avevo bisogno di sapere cosa ne pensavano seriamente e non buttando lì mie supposizioni.
«In verità sì.» dissi portando le mie mani prima lungo i suoi fianchi e poi sui suoi glutei, li strinsi leggermente e poi con calma la presi in braccio portando le sue gambe ai lati del mio corpo.
Con la stessa calma mi mossi, mi avvicinai al tavolo che era poco distante da noi e la lasciai sedere lì.
«Direi di essere assolutamente d'accordo con Rosa.» continuai in tono basso sfiorando poi le labbra di Giulia con le mie. «Moriranno in tanti stasera se deciderai di uscire così.»
«Non credo che mi dispiacerebbe molto.» ribatté lei con un sorriso.
«Nemmeno a me, ma preferirei non far fuori nessuno e continuare ad avere il privilegio di vederti così insieme a Rosa, piuttosto che con tutto il mondo.» commentai io e notai un leggero imbarazzo nel suo sguardo.
«D'accordo, mi hai convinta.» disse.
Io le sfiorai piano il viso, una guancia, e lentamente mi feci indietro per lasciarla scendere da lì, ma lei mi tirò di nuovo verso di sé prendendomi per la camicia. Mi fece tornare vicino al suo corpo, faccia a faccia con lei, e mi baciò dolcemente le labbra. Fu un bacio breve, il tempo di sentire la sua lingua sfiorare piano le mie labbra.
«Ora vado a vestirmi.» sussurrò con un sorriso. «Tu mi controlli la pasta?»
«Va bene...» risposi io facendo poi un passo indietro per lasciarle spazio.
Lei scese giù da quel tavolo, si allontanò lentamente da me e passò davanti a Rosa con fare provocante. Quest'ultima la guardò fino a quando non uscì completamente dalla nostra visuale, c'era poco da fare, Giulia piaceva a entrambe. Io mi voltai prima di Rosa però, Giulia mi aveva chiesto di controllare la pasta e così feci. Ma mentre ero lì, davanti alla pentola piena d'acqua bollente, sentii delle dita scostare piano i miei capelli dal lato destro del mio collo, e poi delle labbra morbide premere piano contro la mia pelle.
«Non sei niente male dietro ai fornelli.» sussurrò Rosa.
«Oh lo immagino, e sono ancora meglio con una forchetta in mano e tutto il cibo che mi sbrodola sulla maglia.» commentai io in tono decisamente ironico.
Lei si bloccò un istante, le sue labbra non le sentii più, poi però la sentii ridere e sulla mia spalla ci poggiò la fronte.
«Tu sì che sai come ammazzare il momento.» commentò tirando su il viso e io mi voltai indietro per guardarla in faccia.
«Lo so, insomma, se poi mi togliessi la maglia sporca non sarebbe un bello spettacolo.» concordai con un sorriso provocatorio.
Lei ricambiò il mio sorriso e mi stampò un bacio sulle labbra, poco dopo mi aiutò con la pasta e la tavola da preparare e quando tornò Giulia ci sedemmo e mangiammo. Ciò che preparò quella sera fu un sugo di calari piuttosto buono, che con delle linguine ci stavano da dio. Giulia cucinava davvero bene, mi meravigliavo che non aveva scelto quel mestiere. Mentre mangiammo, Rosa concordò con me, anche lei le fece i complimenti per la pasta, e Giulia sembrò in imbarazzo. Sembrava che nessuno si fosse mai complimentato con lei per quello, e a me sembrava strano, insomma, era tutto davvero buono. Dopo un po' però cambiammo argomento, furono loro a farlo.
«Cosa voleva tua sorella?» mi chiese Giulia, ormai avevamo quasi finito tutte di mangiare.
«Ti ha invitato al matrimonio?» intuì Rosa.
«Si, a quanto pare mia madre le ha parlato.» le spiegai io lentamente.
«E lei cosa ti ha detto?» continuò Rosa.
«Che le farebbe piacere avermi lì.» dissi semplicemente.
«E tu non le credi?» domandò lei.
«Ovviamente no, lei è venuta da me solo perché l'ha chiamata nostra madre e chissà cosa le ha detto.» le spiegai con calma. «"A noi farebbe piacere averti al nostro matrimonio", certo... Ai matrimoni ci sono così tante persone che nemmeno si nota se manca qualcuno.»
«In effetti...» concordò Rosa con un sorriso.
«A me piacciono i matrimoni.» commentò Giulia.
«Ah si?» domandò Rosa.
«Si, mi piace l'atmosfera che si respira, la gente tutta elegante e felice.» rispose lei con fare davvero convinto.
«Non pensavo fossi un tipo a cui piacciono i matrimoni.» commentai io.
«Perché? Perché mi vesto prevalentemente di nero?» domandò lei stando un po' troppo sulla difensiva.
«No, cioè non so perché ma non pensavo potessero piacerti.» dissi in tono titubante, ma in fondo era dolce abbastanza per amare quelle cerimonie.
«Ora che lo sai potresti portarla con te.» replicò Rosa.
«In che senso?» domandai io voltandomi verso di lei.
«Beh ai matrimoni ti danno la possibilità di portare una persona, no?» commentò Rosa con calma, non sembrava molto convinta.
«Si, in effetti Sandro mi ha detto che posso portare qualcuno.» dissi pulendomi la bocca con un tovagliolo, insieme a quelle due finii anche io di mangiare.
«Beh allora dovresti portarla, si divertirà.» continuò Rosa con fare insistente.
«Sarebbe bello, mi piacerebbe molto, ma non voglio costringerti. Insomma se venissi con te poi ci sarebbe tutta la tua famiglia e dovresti presentarmi, sarebbe imbarazzante.» commentò Giulia in tono incerto.
«Perché sarebbe imbarazzante?» le chiesi.
«Beh come mi presenteresti? Come un'amica?» ribatté lei, e allora presi la palla al balzo per capire cosa pensava di quella storia.
«Si certo, perché no?» dissi in tono ingenuo.
«Fai sul serio?» continuò Giulia in tono confuso.
«Non capisco.» risposi io col suo stesso tono, ma meno convinto.
«Rosa, puoi darmi una mano?» chiese voltandosi verso di lei, ma anche Rosa finse di non capire nulla.
«Lo farei volentieri ma non so dove vuoi andare a parare.» commentò lei.
«Abbiamo fatto sesso, due volte, con quante "amiche" lo avete fatto in vita vostra?» domandò lei, dimenticandosi probabilmente che Rosa c'era stata dentro per un anno con un'amica.
«Ehm, io una.» disse Rosa con un sorriso parzialmente ironico, quella storia sembrava bruciarle ancora.
«Io nessuna, ma non abbiamo parlato di cosa succederà ora.» ribattei con calma.
«Beh possiamo farlo adesso.» commentò Giulia. «Voi cosa pensate di questa storia? Cosa siamo?»
«Non saprei, a me piace passare del tempo con voi.» dissi io generalizzando forse fin troppo.
«Anche a me.» concordò Rosa.
«Si, ok, piace anche a me. Ma non siamo amiche.» ribatté Giulia velocemente.
«Lo dici come se fosse una brutta cosa.» commentò Rosa con fare lievemente ironico.
«Non intendo che sia brutto, dico solo che non lo siamo perché c'è di più.» continuò Giulia con un tono più calmo, sembrava avere tanto da dire ma non sapeva come farlo.
«Intendi l'attrazione sessuale?» domandò Rosa.
«Si, e beh... Non solo...» rispose lei con fare imbarazzato.
«Non solo?» le chiesi.
«Si, insomma, non è solo sesso e non è solo un tenerci da amiche. Non so come spiegarlo.» disse Giulia in tono titubante giocando con le posate, sembrava in difficoltà.
«Tranquilla, ho capito cosa intendi.» commentai. «Se ti sentissi una mia amica non saresti gelosa delle altre persone.»
«Già...» concordò lei abbassando lo sguardo sul suo piatto ormai vuoto.
«Quindi siamo come quelle persone all'inizio di una relazione?» domandò Rosa lentamente.
«Penso di si, anche se loro sono concentrate solo su una persona, noi no.» commentai in tono incerto, quella situazione era strana. «Cioè a me piacete molto entrambe, e non mi va di scegliere.»
«Nemmeno a me.» disse Rosa con un tono convinto.
«Tu cosa pensi?» domandai a Giulia, notando che era immersa nei suoi pensieri.
«Non saprei, non mi sono mai trovata in una situazione simile.» mi spiegò lei alzando lo sguardo sul mio viso. «Cioè magari ho provato attrazione fisica per una persona mentre vivevo una relazione, ma non ho mai approfondito la questione.»
«A me la monogamia non è mai piaciuta.» replicò Rosa velocemente. «Ho sempre pensato che non facesse per me.»
«Lo dici in ambito sessuale o sentimentale?» le chiesi cercando di capire a cosa si riferisse dato che non aveva mai avuto una vera relazione sentimentale.
«Beh al momento mi sembra che stiamo parlando solo di attrazione fisica.» commentò lei, ma entrambe sembravano aver paura di parlare di sentimenti, come se temessero che una di noi potesse tirarsi indietro e ferire le altre, così mi buttai io.
«Per me non è così, ve l'ho detto, per me non è solo una questione fisica. A me voi piacete entrambe allo stesso modo, provo qualcosa di più forte di una semplice attrazione sessuale.» dissi voltandomi prima verso Rosa e poi verso Giulia, ma nessuna sembrava aver voglia di ribattere. «Se non provate lo stesso potete dirlo e chiuderemo subito questa cosa, a me non interessa semplicemente fare sesso con voi, mi piace da impazzire ma non è quello che voglio.» continuai subito dopo.
Entrambe mi guardarono in faccia per tutto il tempo, poi si guardarono tra di loro e sembrarono imbarazzarsi. Capivo come si sentivano, avevano paura di mettersi in gioco, di rischiare che quella cosa ci esplodesse tra le mani in qualsiasi momento perché era più difficile. Il poliamore era ancora sconosciuto a molti, altri vivevano quella storia quasi in segreto, altrettanti non riuscivano a godersela a causa del giudizio delle persone, e probabilmente quell'ultima cosa sarebbe potuta capitare anche a noi. Non avevamo mai avuto una relazione di quel tipo, non eravamo mai state tanto esposte, anche perché prima o poi saremmo dovute uscire fuori come "troppia" anche nel mondo esterno e non solo tra le mura di una stanza. Era spaventoso, lo capivo, ma io sentivo di poter affrontare qualsiasi cosa con loro al mio fianco. Peccato che quelle due non sembravano essere d'accordo. Passarono circa tre minuti, tre minuti di silenzio assoluto, e per me fu un silenzio assordante.
«Va bene, ho capito.» dissi tirandomi su velocemente. «Vuol dire che abbiamo solo scherzato.» aggiunsi cercando di avere un tono neutro, tranquillo, ma ero in un certo senso delusa.
Avevamo vissuto molto più del semplice sesso, lo sapevano anche loro, non potevano negarlo. Io provai ad andare via, spinsi indietro la mia sedia e provai ad allontanarmi da quel tavolo, ma sia una mano di Giulia che quella di Rosa mi fermarono. Lentamente abbassai il mio sguardo, prima su una e poi sull'altra, entrambe mi guardavano.
«Siediti.» mi disse Rosa con calma, e io lentamente lo feci.
Non parlai però, aspettai che fosse una di loro due a dire qualcosa, io avevo detto fin troppo.
«Anche per me non è semplice attrazione fisica.» disse Giulia lentamente. «Non sono semplicemente gelosa di chi potrebbe baciarvi o fare sesso con voi, sono gelosa di chi potrebbe abbracciarvi, tenervi per mano e magari semplicemente sfiorarvi il viso per strada.» commentò lei con fare tanto dolce.
«Quindi tu vuoi continuare questa cosa?» le chiesi cautamente.
«Sapete, è da un anno che non stavo più tanto bene. Vedevo la mia ex distante, sentivo che qualcosa non andava ma non volevo ammetterlo.» ci spiegò con un sorriso appena accennato. «Gli unici momenti in cui sono stata davvero bene sono stati con voi, quando ci vedevamo anche solo per parlare dei tuoi libri.» continuò lentamente guardando prima me e poi Rosa. «Se avessi avuto il coraggio avrei lasciato Maria molto prima, ma alla fine l'ho fatto. Questa cosa con voi, qualsiasi cosa sia, mi spaventa un sacco ma voglio andare avanti.»
«Questa cosa spaventa molto anche me.» le confessai con un piccolo sorriso.
Lei ricambiò il mio sorriso, strinse la mia mano e con calma si voltò verso Rosa, lei non aveva ancora detto nulla al riguardo e non potevamo andare avanti se lei non era sicura.
«Rosa...» la chiamai allungando una mia mano verso una sua che teneva sul tavolo.
Lei alzò lo sguardo verso il mio viso, sembrava preoccupata, anche in qualche modo spaventata, e io allora le strinsi più forte quella mano.
«Non sei costretta a fare nulla.» le dissi facendole un sorriso.
«Non è vero, tutte e due avete detto qualcosa, avete espresso il vostro pensiero ed è giusto che lo faccia anche io.» commentò lei con un sorriso appena abbozzato.
Per lei parlare di sentimenti era più difficile rispetto a me e Giulia, entrambe sapevamo com'era andata l'unica volta in cui si espose tanto, sapevamo quanto le costava essere seria e diretta, e così le lasciammo tutto il tempo che le serviva.
«Anche a me piacete molto, mi piace avervi nella mia vita, nelle mie giornate...» disse lentamente cercando le parole giuste. «Solo che non ho mai avuto una relazione con nessuno, tantomeno con due persone contemporaneamente.»
«C'è una prima volta per tutto, no?» commentò Giulia con un sorriso.
«Magari si...» commentò Rosa debolmente.
«Non vogliamo grandi discorsi, Rosa.» le dissi con calma. «Ti basta semplicemente dirci cosa vuoi tu.»
«È che non so cosa voglio.» ribatté lei piuttosto titubante.
«Penso sia comprensibile, ma dicci cosa provi, così vediamo se riusciamo ad aiutarti.» continuai io, ma lei si agitò solo di più.
«Non so nemmeno questo...» commentò col viso parzialmente rosso, era imbarazzata, e qualcosa mi diceva che sapeva eccome cosa provava, solo che non voleva dircelo.
«Dicci quello che sai allora.» ribatté Giulia con fare parzialmente ironico, in quel caso fu lei a prendere il posto di Rosa.
Non ci riusciva benissimo però, non era così divertente come situazione, ma riuscì a far parlare Rosa.
«So che mi è piaciuto tanto fare sesso con voi, entrambe le volte, la seconda un po' di più.» iniziò lei cercando di tirare su il suo sguardo dal tavolo, ma guardò noi solo per pochi secondi. «So che mi piace avervi attorno, che mi annoio quando non siete con me. Spesso mi capita di pensarvi, anche quando sono al lavoro e sono alle prese con la revisione di un manoscritto, mi tocca rileggere più volte una frase per capirne il senso perché se siete nella mia testa non ragiono su molto altro.» continuò con un sorriso particolarmente dolce. «So che mi piace la tua dolcezza, Giulia, che quando siete vicine vi trovo adorabili e penso di essere davvero fortunata ad avervi nella mia vita.» concluse con fare alquanto imbarazzato.
Per qualche secondo, sia io che Giulia restammo senza parole, Rosa fu davvero dolce, si sentì perfettamente ciò che provava e non sapevamo bene come muoverci.
«Rosa...» sussurrò Giulia. «Tu hai detto le esatte cose che pensiamo anche noi.»
«Ah si?» le chiese Rosa incrociando il suo sguardo.
«Si. Spesso ho invidiato le altre persone, quelle che avevano una persona accanto con cui andavano tremendamente d'accordo, ma con voi mi sento la più fortunata del mondo.» dissi allungando una mia mano e sfiorandole piano una guancia.
«Davvero?» domandò Rosa con un sorriso più convinto.
«Davvero!» confermai io, e in quel momento iniziò la nostra relazione.

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