Capitolo 24

109 12 5
                                    

Quella donna era sincera, la madre di Giulia magari non aveva compreso a pieno le parole di sua figlia ma aveva capito quanto noi tenevamo a lei. Giulia, in quel momento, si lasciò andare completamente e scoppiò a piangere. Io e Rosa l'abbracciammo, cercammo di farla calmare, ma non ci riuscimmo del tutto.
«Vai da tua madre.» le sussurrò Rosa dopo averle stampato un bacio sulla testa.
Giulia non se lo fece ripetere due volte, si staccò da noi e corse ad abbracciarla. Probabilmente quella donna aveva sul serio ascoltato ogni perplessità di sua figlia, probabilmente l'amava sul serio incondizionatamente, ma quello sembrava l'argomento più difficile che avessero affrontato in oltre trent'anni. Giulia e sua madre si abbracciarono forte, mentre io e Rosa restammo ferme al nostro posto poco distante dalla porta d'ingresso.
«Ti sei commossa, eh?» chiesi a Rosa in tono ironico notando che si era passata velocemente due dita sotto l'occhio destro.
«Non dire assurdità.» rispose lei tornando al suo solito tono duro. «Mi era solo finita una cosa nell'occhio.»
«Oh immagino...» ribattei io prendendola in giro.
«Piantala.» si lamentò dandomi una leggera spinta che mi fece allontanare di un passo, ma non ci misi molto a tornare al suo fianco. «Sei tu che ti sei commossa prima, le mie parole hanno colpito nel segno.» commentò con fare altezzoso.
«Oh puoi scommetterci.» concordai con tutta la calma del mondo, non avevo problemi a dirle che mi avevano colpito le sue parole, lei però si imbarazzò all'istante. «Non ti avevo mai sentito parlare in quel modo, hai detto cose molto belle.» dissi notando il suo sguardo abbassarsi di colpo.
«Le penso davvero.» disse in tono nervoso, e io la trovai tanto carina.
«Lo so.» sussurrai avvicinandomi di più a lei e prendendole una mano.
Feci scivolare il mio palmo contro il suo, intreccia le mie dita alle sue e la strinsi forte. In quel momento lei riportò il suo sguardo su di me, ricambiò quella mia stretta e si fece più vicina. Portò la sua mano libera al lato sinistro del mio viso, la vidi bagnarsi leggermente le labbra e con calma mi baciò. Fu un bacio lento, solo labbra. Per un attimo ci dimenticammo di dov'eravamo, di chi era con noi a parte Giulia, e quel bacio divenne più intenso. La sua mano strinse forte la mia e io sorrisi sentendola in quel modo con me, non riuscii a trattenere quel sorriso, la gioia che provavo era troppo forte.
«Sei bellissima quando sorridi.» sussurrò Rosa staccandosi dalle mie labbra, ma restando comunque tanto vicino a me.
La sua mano sul mio viso era ferma, calma, dolce. I suoi occhi erano belli da morire, mi faceva perdere il fiato ogni sguardo scambiato con lei, e a quella vicinanza sentii il mio cuore martellarmi nel petto. Avrei voluto baciarla ancora, ancora e ancora, ma non eravamo sole. Ci ricordammo della madre di Giulia pochi istanti dopo, ci staccammo e ci voltammo verso quelle due. Giulia ci sorrideva, aveva lo stesso sguardo innamorato che avevo io quando lei e Rosa erano dolci tra di loro, sua madre era di tutt'altro parere però. Non sembrava ancora del tutto convinta dell'innocenza di quella nostra storia, sembrava in un certo qual modo stranita del nostro bacio, anche se avevamo appunto specificato più volte che la nostra era una relazione a tre, in cui tutte eravamo al centro. La paura per sua figlia era comprensibile, ma le sarebbe bastato guardare il suo viso in quel momento per capire che era totalmente felice.
«Allora, torniamo di là?» domandò Giulia a noi prima di voltarsi verso sua madre.
Lei incrociò il suo sguardo, le sorrise e acconsentì dicendoci di seguirla di nuovo in cucina. Io e Rosa ci muovemmo all'unisono dietro a Giulia e sua madre, ritornammo in cucina e ci sedemmo di nuovo ai nostri posti, o almeno noi lo facemmo. Giulia e sua madre si misero davanti ai fornelli, pronte a cucinare qualcosa. Io e Rosa ci offrimmo di dare una mano ma entrambe ci vietarono di muovere anche un solo muscolo per aiutarle. Alla fine ci arrendemmo, tornammo a sederci e iniziammo a conoscerci meglio. Rosa, che fino a quel momento toccò solo un sorso di aranciata, prese un biscotto dal piattino che la donna lasciò al centro del tavolo.
«Questi biscotti sono ottimi.» disse verso la madre di Giulia.
«Ti ringrazio.» rispose la donna con un sorriso appena abbozzato. «Ma non sono nulla di speciale, semplici biscotti di pasta frolla e gocce di cioccolato.»
«Beh per me che non so cucinare è molto.» ribatté Rosa con un sorriso più convinto.
Lei aveva altro da dire, ma sua figlia la fermò subito, sembrava aspettarselo quasi.
«Puoi semplicemente accettare un complimento e basta?» le chiese con fare ironico.
«Va bene, d'accordo. Grazie, Rosa.» disse la donna voltandosi poi verso di noi. «Se vorrai, un giorno potrò insegnarti a farli.»
«Mi farebbe molto piacere.» commentò Rosa piuttosto imbarazzata.
La cucina non faceva proprio per lei, le piaceva mangiare, le piaceva il cibo, ma mettersi ai fornelli e seguire una ricetta non le piaceva.
«Se vogliamo evitare che esploda un intero palazzo direi che non sia il caso.» si intromise Giulia.
«Perché dici così? Secondo me Rosa sarebbe molto brava.» replicò sua madre piuttosto convinta.
«Non la conosci come me.» ribatté sua figlia con un ampio sorriso. «Facciamo che li preparo io e tu li scrocchi alla grande, mh?»
«Mi va benissimo.» concordò Rosa con un sorriso, sembrava sollevata di non dover cucinare fianco a fianco con la madre di Giulia.
In quel momento, Sandra era ancora un po' sulle sue ma durante la cena si aprì molto di più. Si lasciò andare anche a battute simpatiche, e i nostri rapporti divennero gradualmente migliori. Scoprimmo che Giulia da piccola era una peste, le piaceva correre, saltare ovunque e sporcarsi. Ogni volta che faceva un giro fuori casa, tornava sempre con qualcosa di sporco da lavare, e quando iniziò a cucinare con la nonna iniziò a sporcarsi anche dentro casa.
«La cucina sembrava un campo di battaglia ogni volta che ci passava lei.» commentò Sandra ridendo.
Ci mostrò anche alcune foto di quando era piccola, era davvero adorabile con quel faccino sempre sorridente.
«Questa è quella che preferisco in assoluto.» ci disse quando ci mostrò un piccolo raccoglitore.
Avevamo ormai finito di cenare, i piatti sporchi erano nel lavandino, sul tavolo c'era rimasta solo qualche bevanda e dei bicchieri. Sua madre sfogliò quel raccoglitore e ci mostrò la foto di cui parlava. In primo piano c'era una torta un po' asimmetrica, sia per forma che con decorazioni fatte con la panna, sullo sfondo c'erano Giulia a 9 anni e sua nonna. Entrambe erano sporche di farina e cacao, sia sul viso che sui vestiti.
«Ricordi quanto hai riso quel giorno? Quanto hai fatto impazzire tua nonna?» le chiese sua madre con gli occhi particolarmente lucidi.
«Ricordo che la torta era immangiabile e che ho fatto indigestione di panna.» commentò Giulia sorridendo.
«Solo perché ti sei rifiutata di mangiare la torta fatta da tua nonna.» replicò sua madre.
«Ovvio, la mia al confronto faceva pena.» ribatté Giulia con quel bel sorriso.
Era bello scoprire quel lato di lei, mi immaginai subito una piccola Giulia in un angolo, con la sua catastrofica torta davanti e che col broncio mangiava a cucchiaiate la panna che ricopriva la torta, l'unica cosa commestibile a detta loro. Sorrisi pensando che anche lei da piccola era un vero terremoto, ma che a differenza mia lei fu lasciata libera di sfogarsi.
«A cosa stai pensando?» mi chiese Giulia allungandosi verso di me e facendosi più vicina con la sedia.
Quel tavolo non era poi molto grande, Sandra ci disse che quando c'era ancora sua madre avevano un tavolo rettangolare, piuttosto lungo. Quando morì decisero di prenderne uno un po' più piccolo, nel tavolo precedente ci andavano circa una dozzina di persone, in quello invece ci stavano tranquille la metà. E noi quattro stavamo piuttosto comode. Io ero seduta avendo di fronte la madre di Giulia, quest'ultima a destra e Rosa a sinistra, di conseguenza riuscì ad avvicinarsi senza dare fastidio a nessuno.
«Niente, pensavo che eri proprio carina da piccola.» le dissi con un sorriso.
«"Ero"?» mi chiese lei in tono quasi deluso. «Adesso non lo sono più?»
«Adesso sei bellissima, non "carina".» replicai io allungando una mia mano e sfiorandole il viso con la punta delle dita.
Lei sorrise, arrossì visibilmente e si allungò col collo per stamparmi un bacio su una guancia. La serata trascorse tranquilla, ci fu uno scambio di battute sull'infanzia di tutte, anche se Rosa rimase sul vago. Sapevo che suo padre non era un granché come genitore, e non credevo alle sue frasi di circostanza come "mi hanno sempre permesso di fare ciò che volevo/ venivano a tutte le mie partite di pallavolo" e quant'altro. Non che ritenessi i suoi genitori dei menefreghisti totali, ma il tono che usava era troppo piatto, privo di emozioni, e le frasi erano troppo generiche e sbrigative. Non c'erano dettagli, non c'era sincerità in ciò che diceva, e avevo voglia di approfondire l'argomento. Ovviamente non potei farlo in quel momento, Rosa non sarebbe mai stata sincera con noi davanti ad altri, quindi attesi il momento in cui fummo da sole, ma Giulia mi precedette.
«È tutto vero ciò che hai detto riguardo alla tua infanzia?» le chiese lei non appena entrammo in auto, a quanto pareva Rosa non convinse nemmeno lei.
«Perché? Non credi che abbia avuto una bell'infanzia?» domandò Rosa con fare lievemente ironico.
«In base a tutto quello che ci hai raccontato sui tuoi direi di no.» risposi io al posto di Giulia.
«Anche tu credi abbia avuto un'infanzia di merda?» mi chiese Rosa mettendo in moto e partendo lentamente in quella strada parzialmente illuminata dai lampioni.
Era sera inoltrata, la pioggia sembrava essere cessata ma il freddo si sentiva di più.
«Di merda no, non lo so, ma non bellissima.» dissi con fare titubante.
«D'accordo, forse ho gonfiato un po' la mia storia.» commentò lei con un sospiro.
«Un po' quanto?» replicò Giulia velocemente.
«Un po' nel senso che nessuno dei due veniva mai alle mie partite di pallavolo, nemmeno sapevano che ci andavo io.» ci spiegò lei.
«E se nessuno lo sapeva come facevi ad andarci?» continuò Giulia che era confusa quanto me.
«Mi ha aiutata Leo, il mio fratello maggiore. Cioè in realtà tutti sono più grandi di me, ma lui è il primo.» rispose lei con un piccolo sorriso.
«Quanti fratelli hai?» le chiesi io.
In fondo sapevamo da un po' che Giulia era figlia unica, che io avevo una sorella più grande, ma di Rosa non sapevamo molto.
«Tre. Leo è il più grande con cui ho 10 anni di differenza. Poi c'è Cristian, con cui ne ho 5, e infine c'è Riccardo, con cui ho 2 anni di differenza.» ci spiegò lei lentamente.
«E solo Leo veniva a vederti?» continuai un po' delusa, in fondo la sua famiglia era numerosa.
«No no, Leo mi ha aiutata pagandomi l'iscrizione e tutto l'occorrente per la palestra, ma alle partite c'erano tutti i miei fratelli.» disse con un sorriso genuinamente felice, era la prima volta che la sentivo sinceramente felice mentre parlava della sua famiglia. «Ci prendevamo due giorni a settimana tutti per noi, ai nostri genitori dicevamo che erano uscite tra fratelli, e invece andavamo o ai miei allenamenti o ad una partita che avevo in programma.»
«E i tuoi genitori non lo hanno mai scoperto?» le chiese Giulia.
«No, i miei genitori non volevano pagare per qualcosa che secondo loro era inutile, tra l'altro hanno tenuto dei soldi per l'università dei miei fratelli mentre per me ho dovuto pensarci io.» rispose Rosa con un tono più amaro, i suoi genitori erano un discorso da evitare se non si voleva vederla triste.
«Sempre più stronzi eh...» commentò Giulia nervosamente.
Io e Giulia le volevamo bene e non ci piaceva sentire certe cose, ma avremmo fatto di tutto per farla stare meglio. Con calma arrivammo a casa mia e salimmo su. Ci fermammo lì perché casa mia era la più vicina, e non avevamo voglia di girare troppo con l'auto, né tantomeno di dividerci. Avevamo ancora tanta voglia di stare insieme, di stare per conto nostro senza nessun altro, e in modo quasi automatico ci avviammo verso il salotto. Loro le lasciai sedere sul divano e io andai a cercare Ruby. Quando la trovai mi fece le fusa, mi venne dietro miagolando e chiedendo del cibo, io le riempii la ciotola e presi tre birre che portai in salotto poco dopo.
«Il bicchiere della staffa?» domandai entrando in cucina e sedendomi sul divano accanto a Rosa che era giusto al centro.
Restammo su quel divano per quasi un'ora, era quasi mezzanotte quando ci spostammo, ma quell'ora tutta per noi ci servì per ricaricare le batterie. Quella fu la giornata più lunga della mia vita, fu piuttosto pesante e quella birra in pace con Giulia e Rosa mi aiutò molto.
«Sai, non immaginavo che da piccola fossi tanto vivace.» dissi a Giulia.
«Lo so, lo dicono in molti. Col tempo mi sono data una calmata.» commentò lei con un sorriso.
«Io invece non avevo mai notato la tua cicatrice sul sopracciglio, pensavo fosse una cosa fatta di proposito, come quelli che si rasano un piccolo pezzo su un lato.» ribatté Rosa voltandosi verso di me e guardando con fare interessato il mio sopracciglio sinistro.
«Eh no, ho seriamente preso una botta.» ribattei io con un sorriso ironico.
«È per questo che ti piace tanto Rosa allora?» mi chiese Giulia con fare divertito.
«Cosa?» domandò Rosa guardandola in modo confuso.
«Eh già, io ho questa scusa, ma la tua qual è?» ribattei io col suo stesso tono.
«Non siete divertenti.» contestò Rosa in tono offeso.
«Oh, non te la prendere, piccola.» sussurrò Giulia allungandosi verso di lei e stampandole un bacio su una guancia.
«Si, non te la prendere. Anche se sei carina quando metti il broncio.» replicai io con ancora quel tono ironico, mi piaceva troppo stuzzicarla.
Lei si voltò lentamente verso di me. Sorrideva, era divertita dal mio punzecchiarla, si bagnò le labbra con fare provocatorio e mi guardò intensamente negli occhi.
«È tutto il giorno che mi provochi.» contestò lei.
«Sei sicura? Io ricordo te che provochi me.» ribattei ricambiando quel suo sguardo.
«Io? E in che modo lo avrei fatto, non ricordo.» replicò lei con un finto tono confuso.
«Sbattendomi sotto agli occhi quelle due.» dissi abbassando per un istante lo sguardo sul suo seno coperto.
«Ma chi? Queste?» domandò lei riportando le sue mani sui bottoni della camicia e iniziando a sbottonarla lentamente dall'alto verso il basso.
Con calma si sbottonò completamente la camicia, mi lasciò intravedere il suo seno spostando un po' i bordi interni di quel tessuto e facendomi letteralmente perdere il fiato. Tirai su il mio sguardo sul suo viso, notai il suo sorrisetto divertito e mi persi nei suoi occhi, in quello sguardo sfrontato.
«Sei proprio stronza.» le dissi ricambiando il suo sorriso.
«È da tutta la serata che ci stai pensando, vero?» commentò lei con fare provocatorio.
Io tenni lo sguardo sul suo viso, era troppo bella quando mi provocava in quel modo, ma a quel gioco si unì anche Giulia. Poggiò una sua mano sull'interno della coscia sinistra di Rosa, quest'ultima la vidi abbassare lo sguardo confuso su quella mano, ma non ci rimase molto. Giulia si mosse anche col resto del corpo, si fece più vicina a Rosa e le baciò il collo, facendole sentire il piercing che aveva sulla lingua.
«Oh, ma buongiorno anche a te.» commentò Rosa voltandosi verso Giulia e sorridendole divertita, loro però si mossero più in fretta rispetto a me e Rosa.
Giulia era quella che non riusciva a provocare qualcuno per troppo tempo, lei voleva andare dritta al dunque. E lo fece. Ricambiò il sorriso di Rosa, le sfiorò delicatamente una guancia e con poca delicatezza si avvinghiò alle sue labbra. Si baciarono per lunghi e intensi minuti, vidi le loro labbra premere contro l'altra, a volte inarcate in un sorriso, altre volte morse dai denti dell'altra. Ad un certo punto, probabilmente per una sorta di comodità, Giulia si tirò su, senza staccarsi dalle labbra di Rosa, e si sedette a cavalcioni sulle sue gambe. Rosa si lasciò andare all'indietro, con le spalle contro lo schienale del divano, e fu in quel momento che le loro bocche si staccarono. I loro visi rimasero particolarmente vicini però, i loro sguardi si incontrarono ed entrambe si sorrisero. Le mani di Giulia erano ai lati del viso di Rosa, mentre le mani di quest'ultima erano sui suoi fianchi sotto quel maglione. All'improvviso Giulia si avvicinò di più a Rosa, portò il suo viso al lato di quello di Rosa e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Io non capivo cosa le stesse dicendo, il suo tono era così basso che al massimo sentii dei fruscii. L'unica cosa che capii era che stava parlando di me. Lo capii dal modo di fare di Rosa, dal suo sguardo che si posò su di me e dal sorriso divertito che le spuntò poco dopo. Non sapevo cosa Giulia le avesse detto ma quando finì, Rosa si voltò verso di lei, le sorrise e le sussurrò un "d'accordo" bagnandosi le labbra. Subito dopo si avvinghiarono di nuovo, in un bacio decisamente più appassionato. Le mani di Rosa salirono lentamente sul busto di Giulia, ma sotto la sua maglia, facendo in modo di scoprire la sua pelle. Quando il bordo della sua maglia arrivò poco sotto al suo seno entrambe si staccarono, Rosa le sfilò la maglia e la lasciò cadere accanto a sé prima di tornare a baciarsi. Sapevo che c'era qualcosa di strano nel loro modo di fare, qualcosa di troppo macchinoso. Sapevo che stavano solo cercando di provocarmi, ma non riuscivo a convincere pienamente il mio cervello. Sarei dovuta rimanere impassibile davanti a quella scena, sapendo che era tutta una sceneggiata, ma non ci riuscii del tutto. Il corpo di Giulia si muoveva in modo sensuale contro quello di Rosa, le si strusciava contro, contro il suo seno e sulle sue gambe. Di tanto in tanto si tirava su con le ginocchia e spingeva il sedere all'infuori, in modo da non farmi dimenticare del suo stupendo lato B. Ad un certo punto tornarono a staccarsi dalla bocca dell'altra, si scambiarono uno sguardo intenso e in quel momento fu Rosa a prendere il controllo. Con una mano ad un lato del viso la portò vicinissima a sé, ma lo fece solo per avere modo di baciarle e morderle il collo. Quella cosa la fece subito, le torturò intensamente il collo con movimenti lenti ma forti. Probabilmente la loro era una vera sceneggiata ma il respiro di Giulia in quel momento divenne realmente più pesante. Quel punto preciso del suo collo, poco sotto la mandibola, era particolarmente sensibile. Si lasciò sfuggire qualche gemito, quando Rosa le morse piano la pelle. Sorrise mentre lo faceva, sorridevano entrambe, era una provocazione bella e buona ma entrambe si stavano eccitando sul serio. Le mani di Rosa scivolarono lentamente giù lungo il busto parzialmente scoperto di Giulia, le sue dita sfioravano piano la sua pelle e quando arrivò al gancetto del reggiseno lo sbottonò, ma senza toglierlo ulteriormente. Io stavo lottando contro me stessa, la mia mente e i miei ormoni stavano facendo a cazzotti e, nonostante tutto, i miei ormoni stavano vincendo. I gemiti di Giulia, il suo respiro affannato, e i morsi di Rosa mi mandarono in panne il cervello e se ne accorsero anche loro. Lentamente Rosa si staccò dal collo di Giulia, esaminò con cura il risultato di ciò che aveva fatto e sorrise soddisfatta.
«Direi di aver esagerato un po'.» commentò portando un dito sul collo di Giulia e facendolo scivolare su quel piccolo succhiotto.
«A me non è dispiaciuto per niente.» replicò Giulia riportando il suo sguardo sul suo viso.
«Oh andiamo, avete finito?» chiesi a entrambe, stufa di essere esclusa da quella situazione.
«Oh ciao Andrea, ci sei anche tu?» mi chiese Rosa in tono divertito nonostante fossimo a casa mia.
«Divertente!» ribattei io con una smorfia. «Cosa state facendo?»
«Scusaci, ci siamo lasciate andare un po' troppo.» rispose Giulia con fare ironico.
«Ma no, figurati.» replicai io velocemente. «Se volete vi lascio da sole.» aggiunsi tirandomi velocemente su da quel divano.
Rosa era confusa, stava probabilmente valutando se facessi sul serio oppure no, ma Giulia scattò quasi subito in piedi. Nemmeno lei capì se volevo sul serio andare via, ma a differenza di Rosa non voleva rischiare che mi offendessi sul serio. Una parte di me si sentiva sul serio esclusa da quelle due. Il fatto che fin da piccola mi avevano insegnato a pensare ad una coppia, ad un duo, e che non ci fosse altro, mi faceva pensare che Giulia e Rosa sarebbero state molto bene anche senza di me. Era una paura sciocca, che si mostrava in pochissime situazioni, ma quando accadeva era una pugnalata al cuore. In quel momento fu lo stesso, ci vollero cinque lunghi minuti per farmi ingelosire di entrambe, ma bastò mezzo secondo per far placare ogni più piccola parte di nervosismo. Giulia aveva ancora il reggiseno slacciato, di conseguenza quando si alzò velocemente in piedi le cadde una spallina e parte del suo seno si scoprì. Non fu quella scena a farmi cambiare atteggiamento, ma fu lo sguardo di Giulia. All'inizio era preoccupata per me, poi si imbarazzò a causa di quella spallina e abbassò lo sguardo dal mio viso. La sua mano destra riportò lentamente su la spallina sinistra, inizialmente era al gomito, ma quando arrivò sulla spalla la fermai. Poggiai la mia mano sulla sua, portai due dita sotto al suo mento e le feci riportare lo sguardo su di me. Lei era ancora imbarazzata, le sue guance erano rosse, e il mio cuore saltò un battito a causa della sua bellezza. L'innocenza nel suo sguardo era adorabile, sarebbe passata tranquillamente per una ragazzina se non fosse stato per i piercing, i tatuaggi, e quel fisico da urlo che mi faceva sempre impazzire. Lentamente mi avvicinai a lei, le sorrisi e feci incontrare le nostre bocche in un caldo e lungo bacio. La sentii ricambiare subito, sentii le sue labbra muoversi all'unisono insieme alle mie. Le sue mani le sentii sfiorare piano il mio collo, il suo corpo era ben premuto contro il mio e io mossi lentamente le mie mani su di lei. Le feci scivolare entrambe lungo il suo busto, sui suoi fianchi, mi piegai leggermente per arrivare al suo sedere e continuai a muovermi fino a quando non arrivai alle sue cosce. Le strinsi forte e mentre ero ancora avvinghiata alle sue labbra la presi di peso e la tenni in braccio, con le sue gambe strette ai lati del mio corpo. La sentii sorridere contro le mie labbra e d'istinto sorrisi anche io. Mi staccai dalla sua bocca, ma non dal suo corpo, e la tenni ancora più stretta a me.
«Sei bellissima, Giulia.» sussurrai notando che al nostro fianco c'era Rosa.
Non era più seduta sul divano, era in piedi anche lei, ancora con la sua camicia sbottonata.
«Se volete vi lascio da sole.» commentò lei ripetendo ciò che dissi io poco prima, ma il suo tono fu decisamente più ironico, e i suoi piedi erano ben piantati a terra, non aveva intenzione di andare da nessuna parte.
Rimase a guardarci, in attesa di un nostro gesto, e io non la feci attendere molto. Lasciai una gamba di Giulia, che si teneva tranquillamente a me anche senza il mio aiuto, e portai quella mia mano libera ad un lato del viso di Rosa. Le sorrisi e la tirai verso di me facendo incontrare le nostre bocche. Il bacio fu più breve rispetto a quello che ci demmo io e Giulia, Rosa si staccò dalle mie labbra, si bagnò le sue in modo quasi automatico, e mi fece un sorriso provocatorio.
«Eri gelosa, vero?» mi chiese con quel sorrisetto beffardo.
Io esitai per un secondo, non sapevo quanto fosse normale essere gelosa in quel momento, quindi optai per un tono ironico.
«Ovvio che si, vi stavate divertendo senza di me.» commentai pentendomi quasi subito di quella frase.
Rosa e Giulia sorrisero, presero quella mia frase per ciò che era, una confessione mascherata da battuta. Io però, che avevo una vena polemica ben sviluppata nei miei stessi confronti, ci vidi di più. Io tenevo molto a entrambe, ciò che facevamo non era più semplice sesso, non era un semplice "divertimento". Entrambe lo sapevano, sapevano che non intendevo nulla del genere, quindi non ci sarebbe stato motivo di specificare nulla, ma il mio cervello elaborava le cose per conto proprio. Rosa non mi diede il tempo di dire altro però, mi portò una mano al lato del viso e mi tirò verso di sé. Mi baciò le labbra, mi morse piano quello inferiore e Giulia si mosse poco dopo. Era ancora tra le mie braccia, con le sue mani ferme sulle mie spalle, e quando io ricambiai il bacio di Rosa, lei si fece sentire contro il mio collo. Sentii subito i suoi denti poco sotto il mio orecchio destro, e la sua lingua con quel piercing che ci passò sopra subito dopo. Lo fece una, due, tre volte. Mi fece sentire anche le sue labbra, ma prevalentemente sentivo i suoi denti e la sua lingua. Quella sua mossa mi mandò in confusione il cervello, ero così presa da entrambe che non capivo più nulla. Lentamente Giulia prese in mano la situazione, era strano quando accadeva, ma allo stesso tempo era stupendo. Aveva un lato così intrigante che il più delle volte faceva a cazzotti col suo viso dolce, ma in quel momento fu quel lato di sé a prendere il controllo. Scese dalla mie braccia, ritornò in piedi accanto a me e io mi staccai un attimo da Rosa per capire cosa stesse succedendo, ma non ne ebbi il tempo. Giulia ne approfittò subito. Mi portò una mano al centro del petto, fece pressione e mi spinse in avanti. Lei avanzava verso di me ma allo stesso tempo mi faceva indietreggiare. Non durò molto quella cosa, eravamo vicino al mio divano e lì accanto c'era la mia poltrona, posto che a quanto pareva puntò Giulia. Feci esattamente quattro passi prima di cadere all'indietro su quella poltrona, Giulia mi fece sedere lì, con le spalle contro lo schienale, e lei ci salì sopra con le ginocchia. Era a cavalcioni su di me, bella, stupenda, con uno sguardo a dir poco eccitato. Ebbi il tempo di guardarla in faccia per pochi secondi, poi si avvinghiò alle mie labbra e le morse forte succhiando leggermente quello inferiore.
«Non credi di essere un po' troppo coperta?» mi chiese lei con fare ironico.
«Stavo pensando la stessa cosa di te.» ribattei io sfiorandole la schiena con la punta delle dita.
Giulia mi sorrise, e alle sue spalle vidi avvicinarsi Rosa. Si fermò dietro di lei, si piegò col busto in avanti, le tolse dei capelli da una spalla e iniziò a baciarle il collo sullo stesso punto in cui le lasciò il succhiotto. Quella volta però fu più delicata, più dolce. Giulia si bagnò le labbra e portò un braccio all'indietro, verso Rosa, e le poggiò la mano dietro la nuca. Socchiuse per un istante gli occhi e sorrise.
«Qui c'è spazio anche per te.» commentò Giulia scivolando lentamente in avanti col suo corpo e facendosi più vicina a me.
Parlava con Rosa, si voltò per metà verso di lei senza toglierle quella mano dalla nuca, e Rosa ne approfittò subito. Giulia era vicinissima al mio busto, mi sorrise quando si avvicinò di più, e Rosa si sedette poco dietro di lei al suo stesso modo. Si sfilò completamente la camicia che aveva addosso, ricominciò a baciare il collo di Giulia, e le portò entrambe le mani in avanti sul suo ventre. Il suo sguardo però si alzò piano, verso di me, e mi sorrise. Notai le mani di Rosa scivolare più giù, sui pantaloni di Giulia, e con calma li sbottonò.
«Unisciti a noi.» mi sussurrò Rosa con fare provocatorio prima di mordere il collo di Giulia.
In quel momento quella in mezzo era lei, ed era su di lei che io e Rosa ci saremmo concentrate. Velocemente mi sfilai la maglia che avevo addosso, stavo iniziando ad avere fin troppo caldo. Rimasi anche io come loro, in pantaloni e reggiseno. Tornai ad incrociare lo sguardo di Rosa, tornai a guardare le sue mani e la trovai già pronta. I pantaloni di Giulia erano sbottonati, la mano destra di Rosa scivolava lenta lungo il bordo degli slip scoperti di Giulia, e quando riportai lo sguardo all'insù su quelle due capii cosa dovevo fare. Giulia aveva il fiato corto, era eccitata, tanto, mentre Rosa aveva ricominciato a torturarle il collo con la sua bocca. Era a quello che dovevo unirmi, e ne avevo una voglia matta. Lentamente mi piegai in avanti, Giulia aveva la schiena poggiata contro il petto di Rosa, ed io ne approfittai per sfilarle il reggiseno. Rosa sorrise quando lo feci, probabilmente era quello il suo piano, avevamo la stessa idea in testa. Far impazzire Giulia. Quest'ultima abbassò per un istante lo sguardo su di me, ma non ci rimase per molto. Io mi avvinghiai subito al suo seno sinistro, quello in cui aveva il piercing. Baciai e succhiai il suo capezzolo, strinsi l'altro seno in una mano e tirai su il mio sguardo verso il suo viso. Lei non mi guardava più, dalla mia posizione riuscii solo a vedere il suo collo, la testa inarcata all'indietro e Rosa che continuava a morderla. Dei gemiti uscirono dalla sua bocca, dalla sua stupenda bocca. Sorrisi non appena la sentii e tornai a concentrarmi completamente su di lei. Rosa stava facendo lo stesso. Quella mano che aveva sul suo ventre la portò più giù, sotto i suoi slip, iniziò a muoverla e con lei si mosse anche il bacino di Giulia. Era eccitata da morire, i suoi gemiti erano intensi, lunghi. Più si allungavano e più io e Rosa ci davamo dentro. Aumentammo la forza e l'intensità. Giulia teneva una mano dietro la nuca di Rosa e l'altra dietro la mia. Dopo ogni gemito la sentii stringere di più, non resisteva, non ce la faceva più.
«Lasciati andare, piccola.» le sussurrò Rosa all'orecchio, anche lei sentiva che era al limite.
Io avrei voluto baciare le sue labbra, avrei voluto morderle e sentirla gemere contro le mie, ma il suo seno mi faceva perdere il controllo. Il passaggio tra la sua pelle morbida, il suo capezzolo duro e quel piercing ancora più duro mi piaceva da matti. Sentirli in bocca, sotto la lingua, mi faceva impazzire. Non mi staccai, non subito almeno. Giulia si lasciò andare poco dopo, ma quell'ultimo gemito lo trattenne. Rosa rallentò i suoi movimenti, sia della mano tra le gambe di Giulia che della sua bocca sul suo collo. Ma entrambe avevamo quel piccolo dettaglio in testa.
«No no no, Giulia.» sussurrò Rosa scuotendo lentamente la testa. «Non è così che ci si comporta.»
«Cosa ho fatto?» domandò Giulia con quel briciolo di fiato che le rimase.
«Rosa ha ragione.» concordai io tirando su il mio busto e incrociando il suo sguardo confuso.
Aveva le labbra appena socchiuse, le guance rosse e uno sguardo profondo, intenso, puntato su di me.
«Non puoi trattenerti, non puoi farci attendere tanto e poi mollarci sul più bello.» le dissi.
«Oh scusatemi.» ribatté lei con un sorrisetto ironico. «Sarà per la prossima volta.» aggiunse, ma quella "prossima volta" non fu così lontana.
Arrivò cinque minuti dopo. Io e Rosa non eravamo pienamente soddisfatte della situazione, la poltrona era un po' scomoda per tutte e così ci spostammo. Ci avviammo verso la mia camera da letto, baciandoci e lanciandoci sguardi di assenso, almeno tra me e Rosa, e quando arrivammo a letto ci occupammo di nuovo di Giulia. Quest'ultima non era del tutto d'accordo, ciò che avevamo in mente io e Rosa era di farla venire ancora, ancora e ancora. Volevamo sfiancarla, farla sentire talmente stanca da non riuscire nemmeno a trattenersi.
«Dai, ragazze...» si lamentò Giulia la terza volta che venne su quel letto. «Ho voglia di toccarvi, di sentirvi.»
Lei era distesa al centro del letto, a pancia in su, io ero seduta sulle mie ginocchia tra le sue gambe con ancora il sapore di lei sulle labbra. Rosa era distesa al suo fianco, con una mano le teneva le braccia ferme sopra la testa ma sentendola in quel modo entrambe decidemmo di lasciarla stare, di lasciarle fare ciò che voleva.
«Grazie.» disse quando Rosa le lasciò le mani.
Lentamente si tirò su col busto, si mise seduta e Rosa si avvicinò a lei lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
«La prossima volta non trattenere nulla.» le disse Rosa.
La sua frase poteva sembrare quasi una minaccia, ma il tono che usò era ironico, le sorrise e Giulia acconsentì.
«Siete stupende.» commentò lei voltandosi verso entrambe. «Un po' stronze, ma tanto stupende.» aggiunse con un ampio sorriso.
«Ma sentila.» ribatté Rosa con quel tono ironico. «Guarda che sei in minoranza, siamo due contro uno, piccola.»
«Ah si?» domandò lei voltandosi verso di me. «È vero, Andrea?» chiese sperando in una mia risposta negativa.
«Direi di sì.» risposi io avvicinandomi a entrambe gattonando.
«Ma davvero? E cosa avete intenzione di fare?» ci chiese non appena mi sedetti vicino a loro.
«Non ti è bastata?» domandò Rosa in tono provocatorio.
«Essere scopata da voi due per quattro volte di fila? Non direi.» rispose Giulia facendole l'occhiolino.
«E pensare che fino a due secondi fa dicevi il contrario.» commentò Rosa leggermente confusa.
«Solo perché vorrei fare lo stesso con voi, non mi piace stare ferma.» le spiegò Giulia più seriamente.
«D'accordo, allora dimmi... Cos'hai in mente di fare?» le chiese l'altra in tono provocatorio.
«Perché spiegartelo quando posso mostrartelo?» ribatté lei col suo stesso tono.
Quelle due erano così belle che mi persi nei loro sguardi, in quei sorrisi e quei toni scemi. Le loro provocazioni continuavano, si baciarono per un attimo, ma poi si voltarono verso di me.
«Andrea, che cos'hai?» mi chiese Giulia in tono confuso.
«Stai cercando di ricordare come si fa?» ribatté Rosa prendendomi in giro.
«So benissimo come si fa, fidati.» dissi col suo stesso tono. «È che siete tanto belle che a volte mi incanto a guardarvi.»
«Oh piccola...» sussurrò Giulia timidamente.
E nonostante la sfrontataggine di Rosa, anche lei rimase parzialmente senza parole.
«Quindi preferisci restare lì ferma a guardarci?» mi chiese.
Ecco, appunto. "Parzialmente" senza parole. Tutto sommato le aveva sempre, il più delle volte erano ironiche, soprattutto quando era imbarazzata.
«In verità no, una cosa la vorrei fare.» risposi io con le guance che si fecero subito rosse.
Rosa si avvicinò a me, mi stampò un bacio sulle labbra e mi guardò intensamente negli occhi.
«E di cosa si tratta?» mi chiese.
«Ho una voglia matta di fare l'amore con voi.» dissi lentamente.

Di notte.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora