PROLOGO

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So che stai pensando che sono senza cuore
So che stai pensando che sono freddo
Sto solo proteggendo la mia anima

SONO arrivato troppo tardi.

L'aeroporto era gremito di gente e la folla asfissiante mi schiacciava togliendomi quel poco di fiato rimastomi nel petto.

Mi guardavo intorno agitato e con il cuore in gola. Dentro di me, covavo la speranza di poterla vedere prima che sparisse tra le teste degli sconosciuti intorno a noi. Se i suoi occhi avessero incontrato i miei, non avrei neanche saputo cosa dirle. Forse l'avrei perfino trattata malissimo, ma le avrei parlato un'ultima volta.

Spostavo le mie iridi preoccupate tra le famiglie in lacrime. Miriadi di ragazzi con gli auricolari. Coppie emozionate che si stringevano in un caldo abbraccio, ma di Elizabeth neanche l'ombra.

E poi l'ho vista.

Ho riconosciuto la sua chioma intenta ad allontanarsi lentamente da me. Ho aggrottato le sopracciglia sperando che si voltasse, pregando che mi vedesse. Peccato che i nostri sguardi non si sono trovati. Le nostre iridi non si sono incastonate come erano solite fare.

Una stretta allo stomaco mi ha tolto il respiro e ho sentito qualcosa in me sgretolarsi. Qualcosa che ero sicuro di non avere più, si è spezzato nel mio petto.

Ho socchiudo le palpebre e, con le spalle basse, sono uscito dal quel luogo così rumoroso da avermi provocato un terribile mal di testa.

Sarei potuto arrivare in tempo, ma la verità è che tremavo di una gelida paura al solo pensiero di dover affrontare di nuovo quello sguardo. Gli stessi occhi che mi hanno osservato interdetti e affranti mentre affrontavano risoluti i miei demoni.

Sono rimasto seduto ai piedi del letto per ore mentre decidevo su quale fosse la cosa giusta da fare. E so che la risposta esatta era lasciarla andare. Rimanere seduto proprio lì, tra le lenzuola che ancora odorano di lei. Tra i ricordi che mi impediscono di cancellare dalla mente il modo in cui il mio cuore ha ripreso a battere dopo così tanto tempo.

Le sue iridi impaurite. La mia rabbia funesta. Quella linea che non devo mai superare. Quella corda che non deve mai spezzarsi.

Permetterle di fuggire era la cosa giusta da fare. Invece, ho afferrato le chiavi della moto nel disperato tentativo di raggiungerla.

Ma era troppo tardi.

Lei era già lontana da me.

La mia Beth, quella stella luminosa, si è spenta lasciando solo il vuoto a tormentare la mia anima danneggiata.

Come al solito, ho ferito chi tiene a me. Non ne sono neanche sorpreso, era solo questione di tempo ormai. Aspettavo impaziente che il mio essere così rotto rovinasse anche lei.

Ho spinto Elizabeth ad abbandonarmi e ciò che è peggio è che non posso neanche biasimarla.

Lei merita amore e io non sono in grado di amare.

Mai nessuno lo ha fatto con me. Nessuno mi ha mai insegnato a prendermi cura delle persone a cui si vuole bene. Ho sempre fatto tutto da solo.

Mi sono sempre rialzato dopo una caduta. Mi sono sempre ripreso dopo uno schiaffo. Un calcio. Uno sguardo di disprezzo.

Da solo.

Non ho mai ricevuto carezze o parole dolci. Non ho mai sentito quel vortice di emozioni quando si viene elogiati perché sono sempre stato il bambino a cui non è mai stato detto quanto i suoi genitori fossero fieri di lui.

Mai nessuno ha fatto tutto ciò per me. Nessuno tranne lei.

Le sue carezze mi hanno lenito l'anima e, anche se per poco, mi hanno reso leggero.

Lei ha creduto in me e io l'ho comunque ferita.

Il peggio, però, è avvenuto solo dopo aver attraversato le porte scorrevoli di quel cazzo di aeroporto. È stato mentre il vento mi graffiava le guance che ho sentito la rabbia montare in me.

Mi sono sentito uno stupido senza neanche sapere bene per cosa. Forse perché ho fatto scappare l'unica cosa bella che mi era mai capitata o forse perché mi ero quasi convinto che lei valesse per me veramente qualcosa.

Ah, fanculo Elizabeth.

Ho sempre fatto tutto da solo. Lei non cambia le cose. 

È stata solo uno sbaglio che non devo più commettere. Non merito quella spensieratezza che mi ha donato. Non merito di essere felice.

Non merito lei.

Sono destinato ad essere solo e a pezzi.

Elizabeth, invece, mi fa del bene e io non sono qualcuno a cui fare del bene.

Per questo ho deciso di affogare i demoni assordanti in una bottiglia di whisky. Ne ho gustato il sapore acre che mi ha mandato in fiamme la gola, ma almeno ho quietato i pensieri dolorosi.

Sono al punto di partenza e la desolazione torna a bussare incessante alle porte del mio cuore. Quel torpore che la mia Ariel aveva scacciato via con i suoi sorrisi aspetta impaziente di fare il suo teatrale ingresso.

Osservo l'abisso in bilico su un burrone e il fondo non mi è mai sembrato così affascinante come ora. 

YOU SAVED ME 2 |Anime distanti|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora