Cap 4. Fragile proiettile

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"A volte è necessario decidere tra cosa una a cui si è abituati

e un'altra che ci piacerebbe conoscere."



Paulo Coelho.


Il giorno dopo, Elsie quando si svegliò rimase a scrutare per attimi interminabili il soffitto per tentare di interiorizzare ciò che la sera prima era successo, la razionalizzazione che la sera le era mancata ora le stava chiedendo pegno, mentre l'aria frizzante della mattina le solleticava il viso, entrando dalla finestra davanti al suo letto.

Era andata davvero al locale, era uscita presa dall'ansia di quel messaggio e poi aveva forato la gomma per colpa di uno stupido sasso e proprio lui, Lanty, il caso aveva voluto che si fosse fermato per aiutarla e l'aveva invitata addirittura quella sera stessa ad uscire all'Exotic. Loro due. Soli.

Si disse di respirare con calma e di meditarci sopra: non doveva farsi prendere dall'euforia si era detta, era solo un aperitivo per sdebitarsi dell'aiuto la sera prima, l'idea in fondo era stata di Lanty proprio per questa motivazione. Tutto qui, nulla di più e nulla di meno.

Su queste cose però era già tornata e ritornata più volte nel corso della nottata precedente, perché anche se questo impegno le faceva salire un'agitazione calda, quasi piacevole, dall'altra parte c'era il perpetuo nodo nero di angoscia per l'altra questione che anche ieri sera, aveva abilmente scelto di raggirare. Forse forse, si era detta mentre fumava sul bancone prima di rannicchiarsi sotto le coperte, era stato merito di quel messaggio del cazzo se proprio lì e proprio in quel momento aveva avuto l'incidente, permettendole così di conoscere Lanty. Pensare il suo nome le diede una piccola scossa e le guance si tinsero quasi automaticamente di un rosa intenso.

La prima cosa da fare, comunque, decise che era vedere cosa Andrew le avesse risposto oppure no. Ovviamente l'aveva fatto e questo già lo sapeva e il primo della sfilza dei suoi messaggi recitava: "Guarda che lo so che non eri a casa, maledetta stronza! Dove cazzo sei stata".

Con le lacrime agli occhi, ma non insolita a trattamenti del genere da parte sua, Elsie decise di rispondergli che aveva fatto un giro in macchina nelle zone intorno per prendere una boccata d'aria e rinfrescarsi.

Anche stavolta la menzogna avrebbe funzionato, pensò Elsie, perché tanto lui sarebbe in ogni caso rimasto a casa: stanco.. sempre irrimediabilmente stanco per far qualunque cosa. Non prendeva mai l'iniziativa per far qualsiasi cosa, se un qualche evento o serata o altro venivano organizzati, lui doveva solo esser che invitato, quindi Elsie diede per scontato che, come ogni cazzo di giorno della sua vita, anche quello prima prima lui fosse andato al lavoro e che poi si fosse buttato letteralmente sul divano con una cena precotta al microonde davanti alla televisione a guardare un qualche programma trash o dello sport. Pensò a ciò con rabbia nei suoi confronti sempre più crescente, il mostro scarlatto dell'ira dentro di lei si stava nutrendo di questo sentimento e man mano che il tempo passava, esso cresceva indisturbato sotto le ceneri di un autocontrollo sempre più messo alla prova.

Lei era rimasta per lunghi mesi invischiata in quella situazione, in disparte senza replicare più di tanto perché al primo accenno, lui l'avrebbe aggredita come al solito, verbalmente per lo più, ma qualche schiaffo ogni tanto volava sulla sua guancia, perché tanto "dopo tutto quel tempo, lei era sua".

Ed era stato a questo punto che lei aveva iniziato a maturare una tenace decisione e a riempirlo di melliflue bugie, doveva uscirne e doveva farlo al più presto, per sé stessa e per l'amor proprio: si era trovata un lavoro più lontano dalla zona in cui risiedevano e aveva fatto amicizia con un gruppetto di ragazze, tra cui Blair con cui aveva legato parecchio, diventando così migliori amiche in poco tempo. Lei era una delle poche persone che sapevano della misera situazione con cui Elsie conviveva davvero, anche se agli occhi altrui dispensava sorrisi gentili tutti i giorni.

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