4. Evanescent

20.7K 454 318
                                    







I B B I E

POV




Picchiettai con il mignolo l'angolo delle labbra, definendo il contorno tracciato della matita nude.

Mi lamentavo sempre delle mie labbra: erano troppo voluminose, piene come boccioli di rose schiuse all'alba. Era impossibile tingerle con un colore senza che apparissero troppo appariscenti o volgari.

«Eye to eye, so alive. We're beautiful like diamonds in the sky» vibrai con la musica a tutto volume.

Stampai un bacio sul dorso della mano, fissando il prodotto.

«Shine bright like a diamond. Shine bright like a diamond»

Svitai il tappo del mascara e ne applicai su entrambe le ciglia.
Troppo corte invece queste.

Agitai la boccetta e spruzzai un'aura di profumo e ci passai attraverso, in modo che un'ondata di vaniglia mi investii.

«Shining bright like a diamond. We're beautiful like diamonds in the sky»

Il mio cellulare sul letto continuava a vibrare messaggi da dieci minuti buoni, segno che Nigel mi aspettava fuori.

Stroppai la voce di Rhianna e feci scivolare lo zaino in spalla.

Infilai le dita tra le ciocche a scompigliare i boccoli, fissando ancora per qualche minuto il mio riflesso.

Oggi i miei capelli sono più sporchi del solito fu il mio primo pensiero.

Le due linee di eye-liner non sono uguali. Il secondo.

Si vede troppo il contorno violaceo delle occhiaie. E il terzo.

Ero troppo pessimista di prima mattina, ma la realtà è che mi affossavo di critiche dalla fine della terza liceo.

Quando lui era stato mandato in riformatorio.

Non sapevo spiegare quella reazione, che dopotutto non c'entrava nulla con che cosa fosse successo l'anno scorso, ma mi pareva di guardarmi con occhi diversi. Spenti e puntigliosi.

Come se indossassi delle lenti.

Quella non ero io.

Il mio riflesso mi appariva sconosciuto. Guarnivo una doppia pelle, più sudicia di quella reale.

O era il contrario?

Non ne ero più così certa.

Non riuscivo più a vedermi per come ero, ma per come ero diventata.

«Smettila di mentire a te stessa Ibbie»

Lo odiavo. Era uno stronzo egoista che non riusciva a vedere oltre al suo naso. Anderson era sempre fermamente convinto di fare la cosa giusta per gli altri, ma la realtà era che non gliene fotteva un'accidenti delle persone.

Se qualcuno non gli stava simpatico o aveva una carattere che non lo convinceva, lui lo sottraeva a chiunque ci tenesse a lui.

Ma nonostante questo non riuscivo ad avercela completamente con lui.

Un ciuffo ribelle mi sfiorò la fronte, mettendosi proprio in mezzo. Sbuffai, soffiandolo via.

Diedi un'ultima sguardo alla mia figura prima di precipitarmi giù dalle scale.

«Isabel Watson!»

Mia nonna si presentò ai piedi dell'ultimo gradino, con allacciato il suo grembiule natalizio color porpora, e sfoderato come arma il mestolo di legno imbrattato d'impasto.

Slivers of HopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora