9. Save your tears for another day

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R A C H E L

POV


Ore 22:45

La festa

Potevo definire come mi sentivo in quel momento con un'unica parola: spaesata.

E terrorizzata.

Aggiungi anche codarda mi sussurrava una vocina dalla mia testa. Forse era proprio il mio passato stesso a parlare.

La causa di quello stesso sgomento e smarrimento.

Quando entrammo nell'abitazione, mi sorpresi a contare il numero crescente di ragazzi che vi erano.

Da fuori non pareva tanto movimento.

Anzi, quando siamo passati per il cortile, Klinton aveva detto di evitare l'ingresso principale a causa delle telecamere installate, le pareti della casa avevano filtrato il trambusto lasciando l'esterno nella quietezza più assoluta.

La casa dei genitori di Klinton era sfiziosa, con un immenso giardino curato minuziosamente.

Avrei desiderato spendere qualche secondo di più ad apprezzarne i suoi dettagli, ma Ibbie mi spinse dentro ancor prima che potessi protestare.

L'interno era esattamente l'opposto.

Se fuori era lucido e preciso ai minimi dettagli; dentro regnava il caos più totale.

Bicchieri rovesciati sul pavimento, corpi sudati spiaccicati tra di loro come sardine, pessima musica rimbombante tra quelle quattro mura.

A primo impatto, quella festa prosperava davvero terribile.

Sapevo che giudicare dall'apparenza era la cosa più sbagliata da fare, ma il ragazzo che quasi mi vomitò addosso, varcata la villa, non contribuiva.

«Vacci piano con quella roba Jordan» gli gridò di rimando Ibbie.

La rossa si voltò verso di me.
«Scusa Rae, questa festa farà abbastanza pena. Di solito sono altre a quelle a cui partecipiamo»

Prese un fialetta dalla tasca del giubbotto, prima di sfilarselo e poggiarlo su una delle poltrone.

«Ricordi che l'incontro è iniziato un po' prima di quanto avrebbe dovuto?» annuii «Ecco. Si sono dimenticati che oggi c'era anche la partita di football in contemporanea»

«Quindi questa è anche la loro festa post-partita. E ogni cosa organizzata da quei imbecilli è ampiamente criticabile»

Bevve un sorso dalla fiaschetta tempestata di brillantini rosseggianti.

«Vuoi un po'? Qui l'alcol farà abbastanza schifo»

«No grazie. Preferisco evitare»

«No? Nemmeno un sorso?» cruciò le labbra.

Scossi il capo «Se torno all'istituto ubriaca e mi beccano, già alla prima settimana che sono qui, mi possono rispedire indietro»

Slivers of HopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora