6. Like a masquerade

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R A C H E L

POV


Il primo anno dopo la morte dei miei, vissi insieme ai miei zii, a Minneapolis.

E con mia cugina.

Non ricordavo il suo nome, probabilmente la mia mente lo aveva eliminato drasticamente insieme quella fetta di infanzia ritenendola troppo dolorosa da rammentare.

Una volta, avevo provato a chiede alla McCoy perché i miei zii non avessero ottenuto la mia custodia.

A pensarci bene, era strano che loro non fossero divenuti i miei tutori, essendo la componete più simile ad una famiglia che possedevo.

La mia direttrice mi rifilò sempre spiegazioni blande, e poco chiare. O forse ero io troppo piccola per comprenderle.

Da quel momento, decisi di eliminare sia il Minnesota che la mia famiglia dal mio passato. Non precisavo mai dove fossi nata e come i miei fossero morti.

Emma era divenuta la mia famiglia e Boston la mia nuova casa. Dopo il trasferimento, le carte in tavola si sono nuovamente ripetute in un'altro ordine.

E la storia stava per ripetersi.

Come in un film, con una trama fin troppo banale.

Magari fu proprio questo parallelismo che, in quel momento di difficoltà, il caso mi face scegliere il corso di teatro.

Me ne pentivo ancora, quando varcai la sala magna e il regista mi venne incontro con un ampio sorriso da ebete in viso.

Si chiamava Grayson, o Gray come mi aveva pregato di chiamarlo; il giorno precedente mi aveva contattato per il corso. Sapevo che inserendo il mio numero di cellulare nel fascicolo sarebbe stato assai probabile che mi avrebbe chiamato, ma quando vedesti un numero sconosciuto chiamarmi ero rimasta un po' titubante.

Gray era il responsabile, e mi accolse con calore nel loro gruppo.

Mi fece un breve giro della sala di prove, mostrandomi il palco e dietro le quinte, raccontandomi, intanto, l'opera che stavano preparando. Mentre parlava, gesticolava dando enfasi alle sue parole.

Si vedeva chiaramente che ci teneva molto e ci metteva molta passione e impegno a quel corso.

Bensì fossimo già a fine settembre e tutti i personaggi per la rappresentazione di Shakespeare, Amleto, fossero già stati assegnati; riuscì comunque a inserirmi tra i datori luci.

Gray era molto dispiaciuto di essere costretto ad assegnarmi un ruolo fuori dai riflettori, invece io trattenevo a stento l'impulso di abbracciarlo per la gioia e il sollievo.

Non mi era mai piaciuto stare al centro dell'attenzione, difatti per inserirmi a quel corso avrei dovuto correre un vero rischio.

«Quando qualcuno si iscrive qui, è sempre dell'idea che vuole essere presente sul palco. Ma ci sono anche altre postazioni molto interessanti sul set» mi spiegò mentre salivamo degli scalini «Tu come te la cavi nella recitazione?»

La mia vita è un fottuto teatrino.

«Diciamo che ho già avuto delle esperienze passate»

Slivers of HopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora