11. Promise me a place in your house of memories

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We're back...✨





R A C H E L

POV







In tutta la mia esistenza non avevo mai instaurato delle radici in un posto.

Mai.

Né a Boston, né anni prima a Minneapolis.

Era un mio carattere che definivo un pregio. Un lato che avevo imparato a sfruttare a mio vantaggio e a far luce nei momenti più opportuni.

Prendere e lasciare tutto era una mossa efficace senza radici ad ancorarmi a qualche bene o persona sentimentale.

Non avere un luogo da poter chiamare "casa" risultò un mezzo vincente in molte occasioni, poiché fosse un punto debole che, a discapito di molti, non possedevo.

Avevo ricordi molto sbiaditi del Minnesota, nazione nativa dei miei genitori e modellante delle mie origini.

La rammentavo sempre con delle immagini di tettucci innevati, cioccolate calde con spolverate di zucchero a velo e cannella, treccine castane legate da nastri rossi, sorrisi infantili e genuini.

Tante labbra increspate di sorrisi.

Era abbastanza ironico di come io sia nata in un paese in cui l'inverno vige l'intero anno ma non riesca a sopportare la brezza fresca di Chicago

Una volta sballottata a Boston, e sradicata forzatamente dalla mia infanzia, il cambiamento non mi destabilizzò quanto avrebbe dovuto.

Anzi, adoravo le novità.

Ero ancora una fanciulla dopotutto, la consapevolezza di quanto la vita possa essere crudele non mi aveva ancora arroventato.

Ma quando questa piombò imperturbabile, era ormai troppo tardi.

Insidiare qualcosa di me nelle città in cui venivo ricollocata era qualcosa non di mia competenza.

Non ci riuscivo proprio. Era più forte di me.

Chicago non era stata l'eccezione.

Non che sperai il contrario, la situazione si era presentata modestamente usuale, come copione.

Era come se stessi rimettendo lo stesso disco daccapo, sperando in qualche intonazione differente.

Un tentativo patetico che non smettevo di ripetere.

Nonostante fossimo ai primi di ottobre, quel giorno faceva particolarmente caldo rispetto al solito venticello salino che spirava la mattina.

Fu una tale fortuna, dal momento che non ero riuscita ancora a smacchiare la mia unica giacca.

Quello stesso giorno c'era anche lo sciopero dei mezzi pubblici, e alla fermata mi ritrovai una brutta sorpresa.

Ero uscita, munita solo di camicia e giacca della divisa, abbastanza presto dall'istituto e nel mentre che controllavo gli orari del bus l'occhio cadette su quel foglietto giallastro.

Sbuffare e accingersi in lagne non sarebbero servite a nulla se non a calare ancor di più il mio umore.

Decisi di rassegnarmi e di incamminarmi, alzando ancor di più la musica negli auricolari.

Slivers of HopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora