15. Karma's a relaxing thought

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R A C H E L

POV



Mi piaceva pensare che il sonno spegneva ogni cosa e resettasse ogni evento del giorno precedente. Che tutti quei avvenimenti che avevano suscitato reazioni positive o meno da parte nostra e che rendevano quelle giornate memorabili in un posticcino nella nostra mente, venissero cancellate con la notte.

E che il giorno dopo non fosse altro che un punto di partenza da cui ricominciare ogni volta.

Daccapo.

Questa mia credenza fu smontata brutalmente con il mio risveglio post serata.

Tutto cominciò quando il mio sonno venne disturbato da un effluvio maschile deciso, stuzzicandomi le narici. Arricciai la punta del naso, infastidita, ma non ci feci particolarmente caso.

Forse Becca si è divertita parecchio mentre dormivo. Avere il letto sotto ha i suoi vantaggi.

La posizione che avevo, iniziò ad essermi scomoda da costringermi a provare a rigirarmi sul materasso. Strane cuciture mi pizzicarono la gote, e io strizzai le palpebre.

Ormai ero quasi sveglia quando mi strusciai contro quello che sarebbe dovuto essere il mio letto, ma il tessuto dolutile che mi formicolava la pelle mi accigliò.

Questo non è il mio letto.

A dire il vero questo non è proprio un letto.

Schiusi lentamente le palpebre, lasciando che le pupille si adattassero ai bagliori esterni. Le immagini si fecero pian piano più nitide, ma il mio senso dell'orientamento non migliorò in contemporanea a ciò.

Davanti a me non vi era il solito soffitto di cartongesso tipico dell'istituto, ma un tettuccio ruvido e vellutato color ardesia. Non ero sul mio letto, ma su un sedile di pelle nera.

Ero in una macchina.

Sbattei svogliatamente le palpebre, stiracchiando il collo sgraziatamente. Poi la consapevolezza mi piombò come un tuono a ciel sereno.

ERO IN UN'AUTO!

Mi rizzai a sedere di scatto, andando a dare una testata al soffitto dal salto. Imprecai, e la voce mi graffiò le pareti della gola improvvisamente secche.

Avevo la gola arida e le corde vocali insecchite, e un sapore acido a impregnarmi il palato con un'improvvisa voglia di rigettare tutto quello che avevo nello stomaco. Mi massaggiai la fronte dolante e notai costellazioni di graffi e lividi color porpora a disseminarmi le braccia.

Perché ho dormito in un'auto? Perché sono ridotta in queste condizioni? Ma soprattutto cosa è successo questa notte?

Della sera precedente avevo sono rimasugli flashback sconnessi e poco chiari, nonostante i miei sforzi di ricordare.

Avevo lasciato a casa di Ibbie tutta la mia roba, ed eravamo andate ad una festa. Ci siamo riempite due sorsi di tequila e abbiamo ballato in pista, e fin qui i ricordi erano cristallini. Poi avevano cominciato i capogiri, lo stomaco sottosopra ed euforia montare a dismisura.

E ogni rammento sembrò sbriciolarsi tra le mie dita come sabbia al vento.

Mi ricordavo di aver parlato con Sydney, ma non precisamente cosa ci fossimo dette. Ero uscita a fumare una sigaretta e a prendere una boccata d'aria, forse non in quest'ordine altrimenti non avrebbe senso.

Ero rientrata. Mentre cercavo Ibbie un tipo aveva provato a mettermi le mani addosso.

Poi il vuoto.

Le tempie mi pulsavano terribilmente ogni volta che cercavo di focalizzarmi sulla serata precedente, con scarsi risultati.

Slivers of HopeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora