𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]

𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐗. 𝐕𝐞𝐥𝐞𝐧𝐨

La dimora di Feodora risiedeva nel vero e proprio cuore dei boschi e non era nulla di quel che si sarebbe potuto attendere Tristan, il quale, a bocca aperta, passò in rassegna con gli occhi colmi di sorpresa il titanico albero secolare simile a un'unica, gigantesca torre composta da legno nodoso, strati di muschio e fluorescente mucillagine dal delicato bagliore vagamente verdognolo; v'erano molte cavità nell'alto e massiccio tronco, di quelle che di solito avrebbero potuto ospitare intere nidiate di scoiattoli o almeno una decina di grossi gufi, ma non erano buie e fungevano da finestre, lo si capiva perché dall'interno proveniva il delicato riverbero della luce di candele o veri e propri candelabri da soffitto.
Le fronde dell'inconsueto e affascinante palazzo erano le sole, in tutta la foresta ed escludendo i sempreverdi, a possedere ancora una fiorente e generosa corolla di foglie che, nel buio della notte, rifulgevano al pari di fiammelle bianche sospese fra i rami. Le enormi e lunghe radici affondavano con dignitosa decisione nel terreno coperto di neve e laddove erano più concentrate parevano formare una sorta di ingresso esterno che precedeva le alte porte intagliate nella corteccia e impreziosite da incisioni a puro scopo decorativo, seppur dall'aria antica e arcana.

«Benvenuto nella mia dimora, Tristan.» Le parole di Feodora sottrassero il ragazzo alla contemplazione dell'inconsueto palazzo. Il giovane principe di Alerath sollevò lo sguardo sulla regina. «È magnifica, maestà» ribatté, incapace di frenarsi. Talmente era abituato alla fredda e dura roccia di Palazzo dei Gigli e, ancor di più, ai marmi della regale casa che si era lasciato alle spalle a Vehelar, da provare un genuino e positivo sgomento davanti a una rilettura così particolare e fusa alla natura del termine ‟dimora". 

Feodora sorrise di sbieco, gli occhi che luccicavano. «Ti aspettavi sfarzo altero e solida pietra come a Krygan, immagino» commentò. 

«Beh... in effetti sì. Qualcosa del genere.»

«Io e Caliban abbiamo una concezione di regalità molto diversa, specialmente quando si parla di architettura.» La regina delle Fate smontò da Sylka con leggiadra grazia, senza produrre il minimo rumore, poi tese una mano e aiutò Pyranel a fare lo stesso. Appena fu a terra, egli lanciò una breve occhiata alla candida cerva. «Posso accarezzarla?» le domandò d'impulso.

Feodora sorrise. «Certo che sì. È buona come il pane, fidati.»

Tristan non se lo fece ripetere due volte e accostò una mano al muso sottile della creatura che, dopo una breve esitazione, sporse il collo e gli venne incontro. Il principe di Alerath rivolse un sorriso alla fedele accompagnatrice della regina e per lui fu un piacere sfiorarne il serico manto. «Sei bellissima, Sylka» le disse dolcemente, ma poi si rabbuiò un poco. «Feodora, ditemi... per caso... sapete se in questi boschi, un tempo, fosse solito vagare un esemplare simile a lei?»

Lei si incupì a propria volta e sospirò. «Come lo sai?»

«Ho... ho visto la sua testa. Troneggia su una delle pareti della sala da pranzo di Palazzo dei Gigli. Mi hanno detto che uccidere un cervo bianco, qui a Krygan, sia da sempre considerato un atto foriero di sventura. Circola voce che proprio per questo la madre di Angor morì dandolo alla luce e sempre per tale motivo egli stesso sia stato tramutato in una bestia. Ora so che dietro a ogni cosa ci siete voi, maestà, ma... mi chiedo se non ci sia comunque un fondo di verità nelle affermazioni del povero e compianto signor Hume.»