𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐕𝐈𝐈. 𝐋𝐚 𝐒𝐜𝐢𝐚𝐠𝐮𝐫𝐚 𝐑𝐨𝐬𝐬𝐚

398 33 90
                                    


«Per l'ultima volta: non ho toccato niente e non stavo ficcanasando

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Per l'ultima volta: non ho toccato niente e non stavo ficcanasando.»

Tristan, ancora mezzo intorpidito dopo aver ripreso i sensi, il retro del capo dolorante dopo la caduta, si tirò su nel letto con una smorfia e guardò il principe di Krygan. Angor lo occhieggiò di rimando, torvo. «È già tanto che non vi siate preso un accidente uscendo all'aria aperta nel bel mezzo di una bufera» lo apostrofò burbero. «Come vi salta in mente, tra l'altro, di andare a caccia di fantasmi per il castello, per giunta alle cinque del mattino?»

Il più giovane alzò gli occhi al cielo. «Oh, per favore!» si lamentò. «Datemi un po' di tregua!»

Non riusciva a capire se ad Angor avesse dato più fastidio che lui avesse scoperto della rosa che era effettivamente incantata e parte portante del maleficio, oppure che lui se ne fosse andato a zonzo per il palazzo e in compagnia dello spettro della defunta principessa Dorabella, come l'aveva chiamata il figlio di Caliban. In ogni caso, era ridicolo e infantile. Nemmeno avesse iniziato a lanciare pietre contro le vetrate!

Angor scosse il capo e borbottò qualcosa di incomprensibile. Estrasse dal taschino della casacca un fazzoletto inamidato e si tamponò con tutta la discrezione possibile le fauci. «Che eravate una peste l'avevo ben capito, ma così è decisamente oltre la mia sopportazione» aggiunse.

«E fatela finita con questa tiritera!» lo zittì Tristan. «Sareste dovuto essere voi a dirmi della rosa incantata, non quel fantasma.»

«Ve l'ha ‟detto" lei?» lo schernì sottilmente il principe di Krygan. «Mi chiedo come, dato che è muta come un pesce.»

«Fate poco lo spiritoso, di grazia. Mi avevate detto che era morta per colpa vostra, ma lei, in qualche modo, mi ha fatto intendere che le cose non andarono affatto così.»

«Cretinate. La morte deve averle dato alla testa.»

«Allora ditemi, qui e adesso, per filo e per segno, come si svolse l'assassinio. Forza» lo rimbeccò Tristan, incrociando le braccia e fissandolo con le palpebre socchiuse. Lo stava sfidando eccome.

Angor aprì le fauci per parlare, poi però le richiuse. Lo fece ancora, infine: «Uhm... me lo riferirono soltanto, ecco. Non me lo ricordo. Mi dissero che ebbi una crisi d'ira tanto violenta da perderci poi i sensi per un po'.»

Fu come se avesse detto la sciocchezza dell'anno, di quelle che avrebbero fatto imbestialire persino l'uomo più buono del mondo: Tristan scattò in piedi e con pochi passi gli giunse di fronte. «E voi, voi, grande e cresciuto com'eravate già, aveste il coraggio di credere a una simile panzana campata per aria? Da dove inizio per farvi capire che non esiste né in cielo né in terra che le cose possano esser andate così? Ma cosa avete in testa? Le pigne?»

Non si era mai sentito dire nulla del genere. Era una descrizione degli eventi talmente assurda e ridicola, da far ridere persino i polli.

Angor, scioccato da quella esplosione imprevista, parve quasi farsi piccolo piccolo sul posto, ma si riprese subito: «Nessun altro avrebbe potuto ucciderla. Dite così solo perché non mi avete mai visto arrabbiato».

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora