𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕𝐈𝐈. 𝐔𝐧 𝐚𝐯𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥'𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐨𝐧𝐭𝐞

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La prima cosa che Tristan capì, non appena si svegliò, era di aver dormito fino a tardi

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La prima cosa che Tristan capì, non appena si svegliò, era di aver dormito fino a tardi. Il sole era già alto nel cielo e attraverso le tende parzialmente tirate indietro i raggi di luce penetravano nella stanza e facevano scintillare ogni singolo intarsio e dettaglio in oro presente nella camera da letto.

Il ragazzo sospirò, sentendo di aver dormito bene, malgrado il temporale e la paura di ricevere di nuovo brutte notizie da Alerath su suo padre.

Come si fu svegliato completamente, però, si accorse di essere ancora stretto in un abbraccio con Angor. Eppure... non ricordava di essersi avvicinato fino a quel punto, così come non rimembrava di avergli cinto il fianco con una gamba.

Sentiva il calore del corpo di quell'uomo fondersi con il suo. Era così vicino... così tanto da far fare le capriole al suo stomaco e far andare il suo cervello in avaria.

Eppure gli piaceva. Dèi, se gli piaceva...

Era la prima volta che lo vedeva dormire, che poteva guardarlo a distanza molto ridotta, senza che quegli occhi azzurri, scintillanti come gemme e capaci di penetrargli nell'anima incrociassero i suoi e lo facessero arrossire come una ragazzina svenevole.

Sembrava sereno, l'espressione del viso distesa, il ritratto del dormiente per eccellenza. Talmente in pace che...

Fu un impulso involontario quello di avvicinare una mano e sfiorargli il viso. Lo fece per assicurarsi che non fosse un sogno o che quella pace fosse quella di un vivente.

Anche se percepiva il calore della vita irradiarsi da lui, aveva comunque provato un insensato moto di terrore.

Angor gli aveva promesso di aspettarlo, che al suo ritorno sarebbe stato ancora lì, pronto a riabbracciarlo, ma la vita era imprevedibile e non era così magnanima da piegarsi ai desideri altrui.

Un minimo di incertezza restava.

Se solo potessi portarvi con me, giuro sulla mia vita che vi rapirei, seduta stante. Lo farei, ma non sareste mai mio prigioniero. Non come lo siete qui. Farei in modo che tutti potessero ascoltarvi parlare, fare quei discorsi profondi che tante volte io e voi abbiamo intessuto. Vivremmo senza dover mai preoccuparci dell'opinione della gente. Potremmo stare alla luce del sole e tenerci la mano in pubblico, e nessuno oserebbe dire niente. Da dove vengo io l'amore non è mai un peccato né una vergogna da scontare con la morte.

Molto reticente si scostò da Angor, sentendosi strano, colto da una specie di smania che mai aveva provato fino ad allora. Le sue guance si imporporarono appena ricordò di avere addosso solamente la veste da camera e di aver dormito stretto al principe di Krygan parzialmente nudo.

Comprese anche la ragione di quell'insolita smania. La fonte era pressoché evidente.

E ora cosa faccio?

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora