𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕. 𝐈𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞

294 25 36
                                    


Quando Prospero, prima di accompagnare la propria sposa a letto, diede la buonanotte a Tristan e al fratello, entrambi ricambiarono e dissero che si sarebbero trattenuti ancora un po' alzati

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Quando Prospero, prima di accompagnare la propria sposa a letto, diede la buonanotte a Tristan e al fratello, entrambi ricambiarono e dissero che si sarebbero trattenuti ancora un po' alzati. Il calore dell'imponente caminetto era invitante, il suo tepore magnetico, rassicurante e sublime come l'abbraccio di una madre e la compagnia più che gradevole.
Mezz'ora prima i domestici a loro volta si erano assentati per andare a riposare e Tristan aveva posto gentilmente fra le braccia di Adriana il piccolo Magnus. Il bambino era voluto restare in compagnia del principe di Alerath e degli altri e, alla fine, si era assopito con il capo sopra le ginocchia del ragazzo. Tristan con un sorriso dolce e affettuoso aveva continuato ad accarezzargli i capelli e a stringerlo a sé fino all'ultimo, ogni tanto osservato con la coda dell'occhio e con un velo di malinconico abbandono dal proprio spasimante. Si erano scambiati molte volte degli sguardi fugaci e intensi, nel corso della serata in parte delineata da sfumati contorni di tristezza per l'ormai imminente partenza di Prospero e Seraphina. Quel castello sarebbe stato più silenzioso e vuoto senza di loro, senza la loro frizzante e arguta compagnia, ma in fin dei conti Angor e Tristan non sarebbero stati da soli, non quando assieme era come se tutto il resto sfumasse sempre, quasi come in un sogno. Non sarebbero stati da soli, almeno era ciò che Tristan pensava e credeva fermamente, e di tempo ne avevano ancora molto da trascorrere insieme.

Angor, però, in cuor proprio sapeva che non era così. Lo sapeva bene, ma esitava, rimandava di continuo il momento fatidico in cui l'incantesimo si sarebbe spezzato e forse le sue speranze per sempre si sarebbero spente. Non ne aveva la forza, ma doveva farlo. Il benessere di Tristan contava per lui più della propria salvezza.

Tristan si sporse verso il basso mobile dalle zampe dorate e recuperò il bicchiere in cui vi era ancora un po' del cordiale che si erano serviti da soli. Aveva un gusto fruttato e speziato e quando lo si beveva, si provava un piacevole tepore che si irradiava ovunque nel corpo. In quelle terre così fredde era uso comune berne sempre un po' in quella stagione, aiutava a mantenersi caldi e ad allontanare il morso del gelo. Malgrado il camino, si trovavano pur sempre in un castello molto antico e di pietra, era normale che vi fossero degli spifferi e che il fuoco non riuscisse fino in fondo a riscaldare l'ambiente.

Si verso in gola un sorso del cordiale, lo fece lentamente, ricordando che gli avevano detto di non farlo troppo in fretta perché altrimenti gli sarebbe andato dritto al cervello e si sarebbe ubriacato.

Reclinò le gambe sul comodo ed elegante divano rivestito di velluto color rubino e diresse gli occhi d'ametista di nuovo su Angor. Gli rivolse un piccolo sorriso. «Sedetevi accanto a me.» Tolse il braccio destro dallo schienale del divano e picchiettò piano sul posto al proprio fianco. 

Angor esitò, poi si convinse, si alzò dall'altro divano posto al lato di quello centrale sul quale si trovava il ragazzo e si lasciò cadere al suo fianco.

Tristan fece roteare il liquido ambrato e profumato nel calice di cristallo. «Siete silenzioso. Lo siete stato per tutto il giorno» osservò. «Vi capisco. Capisco la vostra tristezza nel sapere che vostro fratello domani partirà per tornare a Rödmyssa. Non vi biasimo, però... per quel che vale, io resterò qui. Ci sarò ancora io accanto a voi. Non sarete da solo.»

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora