𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐈𝐕. 𝐈𝐥 𝐂𝐚𝐯𝐚𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐝'𝐎𝐬𝐬𝐚

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Quando il buio nella sua mente un po' alla volta andò schiarendosi e dissolvendosi, all'inizio Tristan si convinse di aver solo fatto un terribile incubo

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Quando il buio nella sua mente un po' alla volta andò schiarendosi e dissolvendosi, all'inizio Tristan si convinse di aver solo fatto un terribile incubo. Doveva essere così. Magari si era assopito sul letto e non era mai successo che lui, in compagnia di un fantasma e di una semplice torcia quasi del tutto spenta, fosse sceso nelle viscere del castello, dentro il mausoleo dei Valdemar, e solo per incrociare una creatura che lo aveva spaventato a morte e sarebbe in teoria dovuta rimanere avvolta nel proprio sudario, immobile e in attesa di diventar cenere nel corso degli anni e dei secoli.

Che sogno orribile, pensò, sbattendo lentamente e a più riprese le palpebre mentre cercava di metter a fuoco, convinto che avrebbe visto attorno a sé la solita camera da letto, calda e sicura.

Non fu affatto così. Era troppo buio, l'aria fredda e viziata in modo eccessivo e sotto di sé non avvertiva il buon vecchio e soffice materasso.

Giaceva su un rozzo e frastagliato pavimento di pietra, simile a quello di una caverna. L'oscurità non era opprimente, ma soffusa. Sulle pareti rocciose, infatti, v'erano delle torce, ma dentro non vi ardevano fiamme, bensì una specie di fumosa e scarlatta luce che pareva pulsare e rilasciare, di tanto in tanto, scintille simili a lucciole che danzavano nell'aria e si disperdevano.

«Finalmente si sta riprendendo. Accidenti a te, gli hai fatto quasi prendere un colpo. Sarà un miracolo se non risulterà impazzito dopo averti incontrato a quel modo!»

Conosceva quelle voci, erano familiari, le aveva già udite.

Con un flebile lamento si sollevò in parte dal pavimento e poco dopo avvertì un lieve, ma insistente, dolore al capo. Doveva averlo battuto quando era svenuto e probabilmente caduto a terra come un sacco di carbone.

Attorno a sé, infine, vide delle eteree figure semi-trasparenti del medesimo colore dei riflessi lunari. Assieme alla luce prodotta dalle torce fornivano un quadro generale piuttosto inquietante e surreale.

Vide Morgar, Jannar, Ergol e Reghnar intenti a guardarlo con aria incerta e alquanto tesa, accanto a loro una Dorabella al tempo stesso sollevata e turbata.

Poverina, non doveva esser stato bello vederlo urlare a quel modo e poi perdere i sensi.

Tristan deglutì. «Beh... almeno vi ho trovati, alla fine» esordì rauco. «E non ce l'avrei mai fatta senza l'aiuto di Dorabella.» Sorrise alla spettrale dama per farle capire che era tutto a posto e che stava bene. 

Reghnar incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio. «Questo taglia decisamente la testa al toro. Sta benissimo» sentenziò. Era ovvio che Tristan non avesse fatto decisamente colpo su di lui e che l'antipatia fosse più che ricambiata. «Quale follia ti ha spinto fin quaggiù per vedere noi? E come ti sei permesso di spaventare il guardiano del mausoleo?»

Pyranel si rimise pian piano in piedi e provò a spazzare via dai propri abiti la polvere. «Non so di chi tu stia parlando, Reghnar. So solamente che mentre mi aggiravo per i cubicoli del mausoleo è arrivata una creatura che sembrava strisciata fuori da una tomba o dallo stesso regno degli incubi. Chi si è davvero spaventato sono io.»

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora