𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐗𝐕𝐈. 𝐒𝐞𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐢𝐳𝐢𝐚

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Suo fratello era lì, per quanto incredibile fosse, e Tristan sapeva in cuor proprio che non si trattava di un'allucinazione

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Suo fratello era lì, per quanto incredibile fosse, e Tristan sapeva in cuor proprio che non si trattava di un'allucinazione. Era fin troppo reale, anche se... gli risultava invece estranea e persino innaturale l'espressione stampata sull'avvenente volto di Ferdinand. Quando mai lo aveva visto così preoccupato e al tempo stesso speranzoso? Quando mai lo aveva guardato in quel modo? Non poteva essere. Non era così che ricordava suo fratello.

Altro che storie, doveva trattarsi eccome di allucinazioni, per forza doveva esser così.

Realtà o febbrile fantasia, Tristan era comunque felice di rivederlo, di vedere un volto a lui familiare e che temeva di aver invece dimenticato a causa della lontananza. Mai si era sentito così felice di vedere Ferdinand, a prescindere dall'atteggiamento di quest'ultimo. Avrebbe tanto voluto scattare su e abbracciarlo, ma se anche non fosse stato troppo debole per farlo, in lui era radicata l'antica convinzione che Ferdinand lo avrebbe respinto o trattato male, perché purtroppo quelli erano i ricordi che di lui Tristan possedeva: un fratello distante e sempre insofferente, rancoroso e sempre pronto a rimproverarlo, mai una parola gentile, mai un sorriso, mai un abbraccio.

«Riesci a sentirmi?» chiese Ferdinand cauto. «Ricordi come ti chiami? Ricordi chi sono io?»

Perché diamine gli stava facendo quelle domande assurde? Era forse uno dei suoi perfidi scherzi? E comunque cosa accidenti ci faceva a Krygan? Come aveva fatto ad arrivare fino a Palazzo dei Gigli? Cosa stava succedendo?

Tristan mosse il capo in modo impercettibile per evitare di causare a se stesso altro dolore al collo.

Ferdinand deglutì e si avvicinò, si chinò verso di lui e prese ad esaminargli con fare prudente e dita tremanti il viso, si concentrò soprattutto sugli occhi e sulla dentatura visibile fra le labbra ora dischiuse del fratello minore, poi si voltò e disse a qualcun altro: «Non mi sembra vi siano segni di una qualche contaminazione. Credo che siamo riusciti davvero a far regredire la trasformazione» enunciò sollevato, mandando solamente in ancor più confusione Tristan.
L'espressione del ragazzo dovette apparire talmente emblematica, malgrado fosse esausto, che Ferdinand, non appena tornò a guardarlo, aggiunse: «Per il momento cerca di rimetterti del tutto. Ti spiegherò tutto non appena la tua salute sarà migliorata». Non proprio quel che il più giovane dei Pyranel si aspettava di udire. «P-Per... ché... sei... qui?» sussurrò con voce flebile e arrochita.

Sul volto di Ferdinand si susseguirono diverse espressioni assai curiose. Era come se non sapesse neppure da dove cominciare, come se la risposta fosse fin troppo contorta e densa di informazioni per essere riassunta in poche frasi.

«Perché sono qui?» ripeté, scostandosi una ciocca ribelle dal viso che rispetto a mesi prima dava l'impressione di essere lievemente sciupato. Stanco, ecco cosa sembrava. Fisicamente stanco. «Sono... sono accadute delle cose mentre ti trovavi qui a Krygan e... i nostri genitori erano preoccupati. Nessuno ha più avuto tue notizie e nostra madre, alla fine, si era convinta a voler recarsi da Caliban per chiedere spiegazioni. Io ho deciso di partire al suo posto e... diciamo che ho i miei mezzi per scoprire ciò che voglio sapere, e poi la mamma mi aveva già spiegato che ti trovavi a Palazzo dei Gigli.»

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora