I polmoni di Tristan erano sul punto di scoppiare. «Angor! Angor, aspettate! Dove state andando?» esclamò, accelerando per cercare di raggiungerlo.
Subito dopo la fine del racconto di Jannar, Valdemar aveva dato l'impressione di essere vicino a una crisi di nervi o di panico: il principe più giovane lo aveva visto tremare e scuotere la testa, incapace di accettare la verità che gli era stata finalmente rivelata dopo quasi venticinque anni di esistenza, poi Angor era uscito di corsa dalla sala dei banchetti, come a voler allontanarsi da Jannar e i fratelli di quest'ultimo, soprattutto dalla consapevolezza di essere davvero stato la causa della morte della madre e dell'odio di suo padre per le Fate e gli Abitanti delle Foreste, ovvero i sudditi di Feodora.
Tristan rallentò vedendo Angor fare lo stesso e infine fermarsi, piegarsi in avanti e posare le mani sulle ginocchia. Persino da quella distanza lo sentì ansimare e respirare a fatica. Col cuore in gola lo raggiunse pian piano e non appena lo ebbe superato in modo da poter guardarlo in faccia, non si stupì scorgendo sul suo viso arrossato i segni del pianto.
Non disse niente, attese che fosse lui a dire qualcosa, sempre che lo desiderasse. Gli andava bene anche restare in silenzio, se era ciò che voleva Valdemar. Costringerlo a parlare di tutto quanto non sarebbe servito a granché se non avesse deciso di farlo di sua spontanea volontà.
Tristan, però, non resisté all'impulso di posargli dolcemente una mano sulla spalla. Odiava vederlo piangere e soffrire. Era come vedere una creatura pura e fatata dei boschi venir ferita a morte da un cacciatore e arrancare sul terreno nel tentativo vano di fuggire dall'aggressore.Era straziante, ecco cos'era per lui vedere quell'uomo in simili condizioni.
Lo vedeva, anzi lo percepiva: si sentiva in colpa, responsabile di tante cose, e non era giusto. Non aveva scelto lui di nascere e non aveva chiesto a Cordelia e a Caliban di essere generato malgrado i fin troppi rischi del caso, e non aveva di certo deciso da solo di essere creato in primo luogo da Feodora, la stessa fata che poi lo aveva trasformato in una bestia.
Pyranel non aveva dovuto chiedere a Jannar o agli altri fantasmi per sapere a grandi linee cos'era avvenuto. Aveva sentito parlare delle molteplici tecniche magiche delle fate ed era chiaro che Feodora avesse dovuto agire usando metodi invasivi e complessi, metodi che ovviamente avevano richiesto un alto tributo, perché v'erano poche discipline capaci di creare la vita dal nulla senza esigere in cambio un'altra vita. La magia, in generale, era basata su un potente e al contempo delicato equilibrio, e per nulla al mondo tale equilibrio andava disturbato. Se lo si faceva poi si dovevano affrontare le conseguenze. Nel caso dei Valdemar, il prezzo stabilito era stato, con molta probabilità, che Cordelia, nel dare un figlio a Caliban, un erede al trono di Krygan e nel portare dentro di sé il frutto della malia operata da Feodora, avesse poi dovuto fare una specie di scambio con Angor: lei sarebbe morta, lui sarebbe vissuto, sarebbe stato davvero vivo.
Se Caliban si era infuriato e se l'era presa con Feodora, ciò andava imputato alla sua ignoranza in merito alla magia e al suo essere un bambino viziato troppo cresciuto che pensava che tutto gli fosse dovuto di diritto, senza l'obbligo di pagar mai alcunché. Le cose non andavano, però, in quel modo. La vita vera era ben altra, era un complicato intrico di compromessi, di azioni cui seguivano delle conseguenze. Persino un re doveva fare i conti con leggi che andavano oltre il potere dei mortali e una semplice corona.
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𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]
FantasíaRegno di Alerath, 1627. Tristan Pyranel è un principe, ultimo di sette figli. Dopo la fine della guerra che per vent'anni ha infuriato tra il regno dei suoi genitori e quello di Krygan, governato da re Caliban, finalmente viene stipulata una pace fr...