𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐗𝐕𝐈. 𝐋𝐨 𝐒𝐜𝐞𝐭𝐭𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐚𝐫𝐞

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Proprio quando aveva raggiunto le porte che conducevano agli appartamenti di suo padre, vide uscire da esse il medico di corte, Rothar

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Proprio quando aveva raggiunto le porte che conducevano agli appartamenti di suo padre, vide uscire da esse il medico di corte, Rothar. L'uomo, il quale aveva sessantacinque anni e molta esperienza alle spalle, aveva un'espressione a dir poco funerea e amareggiata. Appena si accorse di non essere solo, sussultò lievemente e poi si rilassò. «Oh, siete voi, Altezza.» Fece un breve inchino rispettoso. Era fra i pochi che lo rispettavano, specie perché era stato, in un certo senso, il suo mentore.

Ferdinand fece un debole cenno con la testa. «Come sta?» chiese, pur sapendo l'esito di quella domanda. Lo vedeva da solo che suo padre stava sempre peggio.

Rothar scosse la testa. «Siete abbastanza sveglio, per non dire sobrio, da evincere da solo la risposta a tale quesito. Non... non fatemi dire cose che odio pronunziare ad alta voce. Dèi del cielo! Non avrei mai pensato che un giorno avrei visto il principe consorte in questo stato!»

Il principe si guardò attorno, poi gli si avvicinò. «Si tratta di avvelenamento, non è così?» chiese diretto. Ormai era finito il tempo della discrezione.

Il medico annuì. «Molti sintomi lasciano pensare che la cagione del suo male risieda proprio nel veleno.»

«Dite che quell'antidoto che mi insegnaste a preparare anni fa potrebbe salvarlo?»

Rothar si accigliò. «Potrebbe funzionare» ammise cauto, «ma la sua preparazione è difficile e insidiosa. Un solo errore, una sola dose in più di un singolo ingrediente, e tutto sarebbe perduto. Se solo avessi vent'anni in meno e la mia mano fosse ancora ferma come un tempo, mi sarei cimentato in una simile impresa. Siete sicuro di voler assumervi una tale responsabilità? Se doveste sbagliare, rischiereste di ucciderlo anzitempo o di peggiorare la sua salute.»

«Vale la pena tentare» replicò Ferdinand. «Mi assumo tutti i rischi possibili e immaginabili, nonché la responsabilità di un eventuale fallimento. Non posso restare a guardare, non quando so di poter fare la differenza e che lui ha bisogno di me. È mio padre. Un tempo era lui a proteggermi, ad accudirmi e istruirmi, a guarire le mie ferite quando cadevo e mi facevo male. Per tutti i figli giunge il tempo di ricambiare le attenzioni che i genitori hanno loro elargito.»

Rothar fece un cenno di assenso e sotto i suoi curati baffi grigi fece capolino un sorriso sincero e tremante. «È bello rivedervi di nuovo tutto d'un pezzo. Che gli dèi vi benedicano e vi aiutino nella vostra impresa, Altezza.» Fece per accomiatarsi, ma all'ultimo si fermò. «Principe Ferdinand?»

Il giovane si voltò e lo guardò. «Ditemi.»

Il dottore parve voler trovare le parole giuste. «Uhm... riguarda vostra moglie.»

«Dunque?»

«La principessa Marla ha detto di aver probabilmente concepito il bambino che porta in grembo da almeno un paio di mesi, ma in seguito ho ricordato qualcosa che credo voi abbiate dimenticato. Non è mia intenzione instillare dentro di voi il seme del dubbio, ma... se i calcoli sono giusti e se il concepimento è avvenuto in quella data, allora qualcosa non torna. Voi non eravate presente. Vi eravate assentato e recato al lago, a Villa Lacustre.»

𝐇𝐚𝐧𝐝𝐬𝐨𝐦𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐁𝐞𝐚𝐬𝐭 [𝐓𝐰𝐢𝐬𝐭𝐞𝐝 𝐑𝐞𝐚𝐥𝐦𝐬 𝟏#]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora