Cafone

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Jacopo, mentre camminava per dirigersi all'ufficio, si stava sforzando di capire dove avesse potuto mettere quel disegno del dinosauro che avrebbe dovuto dare a Nina, ma niente – ricordare tutto quello che gli stava accadendo ultimamente era assai complicato, per uno smemorato come lui poi, quindi perdeva pezzi a destra e manca, senza nemmeno rendersene conto.

Gli fa male la pancia, a dire il vero.

Forse sarebbe meglio tornare a casa, pensa.

Eppure compie anche il passo successivo e si trova sotto al lampione che fa splendere la targhetta De Angelis, Tipografia arti grafiche e Redazione. E il cuore gli balla un po' – taci, ripete dentro di sé, perché non può stare così sottosopra per una ragazza che, tra l'altro, conosce a malapena.

Non può e non deve.

Forse potrebbe, dovrebbe, ma non vuole.

Perché lui non si è mai sentito all'altezza di nessuno, ha sempre avuto paura di una relazione seria che permettesse alla partner di conoscerlo fino in fondo – scavando nei meandri della sua persona – quindi,il solo pensiero di approfondire la conoscenza con una del genere – carina, gentile, sicura di sé e con la testa sulle spalle – lo atterriva e non poco.

Allora non poteva più, non doveva più e non voleva più. O forse lo voleva ancora.

«Balestra è aperto.» una voce, da sopra la sua testa, lo chiama prima che possa far forza sul campanello, quindi lui alza la testa e «allora è proprio vero che mi spii.» si lascia andare ad una risata sincera, poi, senza trattenersi troppo, cerca uno sguardo che, da parte dell'altra, si mostra sfuggente, quindi entra e percorre la scalinata vuota e silenziosa.

Trovare il referto e andare a casa.

Trovare lo stupido referto e tornare a casa il prima possibile.

Trovare velocemente l'infernale ref-il portone si apre e la testa di Jacopo cade in un silenzio tombale.

Inès, le mani poggiate sui fianchi, era tutta tirata a punto e questo dettaglio non aiutava certo quel che si stava sforzando di ripetere nella propria testa. Trovare velocemente l'infernale referto e tornare a casa in maniera rapida.

«Guarda che tu' zia non li vole gli appuntamenti in ufficio.» deve entrare nella sua comfort zone quindi indossare quella velata maschera che mette a tacere ogni voce dentro di sé – ha sempre funzionato questo stratagemma, non può fallire adesso, non deve.

Al che la ragazza, facendo roteare gli occhi, compie qualche passo dentro l'abitacolo e «un appuntamento – ride – perché mai dovete sempre travisare tutto per via di un ego smisurato?! Piuttosto vuoi dirmi dove stanno questi fogli?» ora ha un tono preoccupato «Ho messo sottosopra due stanze e non ho trovato niente.» suona arresa, forse costretta a rivelare a sua zia della perdita avuta.

«Vedi che hai guardato male, – o almeno spera – è impossibile che siano spariti due stupidi fogli dentro ad una stanza.» prova a fare mente locale, ma niente.

«Non ho guardato male, affatto.» controbatte «Sei tu che non sei preciso e butti la roba alla rinfusa.» sta uscendo quella vena polemica e perfettona come Simone, pensa, ci siamo «oddio, pure tu sei come mi fratello.» quel commento esce sonoro, non rimane nella sua mente.

«Che vuol dire?»

«Niente, lascia sta'.»borbotta.

«No, dai, ora son curiosa.»

«Dobbiamo cercare il referto.» le fa il verso «Non possiamo perdere tempo.» inizia ad aprire dei cassetti «Fai due cose contemporaneamente, su, ti ascolto.» conclude lei, per poi darsi da fare nella ricerca.

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora