Mica ci credo che siete amici

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Jacopo aveva sempre trovato estremamente difficile aprire la cannuccia del succo e, tuttora, stava riscontrando dei problemi nel preparare l'ultimo pezzo di merenda per Futura.

«Ecco qua.» suona vittorioso, dopo circa cinque minuti.

«Finalmente!» esclama lei «Ne vuoi un pochino?» gira il brick nella sua direzione e «No, tranquilla, bevilo tu.» le scompiglia i ricci lasciati liberi.

«Ma quella verifica l'hai fatta? Papà ha detto che ieri sei stato a scuola.» prende ancora un sorso della bevanda frattanto si sistema meglio sulla panchina del parco, accanto al suo amico grande «Sì, sono stato a scuola, è vero.» un po' sospira pure e, se pensa alla probabile bocciatura ottenuta, vorrebbe tanto interrompere lì il suo percorso universitario «Tutto ok, la maestra mi ha detto che avrei dovuto studiare un po' di più.» si stringe nelle spalle e sorride «Per me rimani comunque bravissimo.» gli lascia un bacio sulla guancia «Japoco: il mio amico più bravo del mondo!» esclama poi, con un sorriso a trentadue denti.

Ancora si meraviglia di tutto quel bene che una bambina può dargli – che per lei non ha importanza niente che non sia un animo buono e disposto a scendere nei mille mila mondi che la sua testa crea. E Jacopo ci riusciva, nonostante all'apparenza fosse un tipo assai burbero e superficiale: le persone non scavavano in fondo, perdendo granelli importanti che lo componevano.

«Japo!» urla «Quella lì è la tua fidanzata?» con un dito indica Inès, un sorriso sul volto e le guance rosse come quelle del ragazzo accanto a lei.

«No, no, no. Siamo amici, però sì, è lei. Sta con noi cinque minuti e poi se ne va, ok?»

«Mica ci credo che siete amici.» scuote il capo «Non si dicono le bugie, lo dice sempre la mamma.» si premura di finire il succo e gettare la cartaccia nel cestino «Ciaaao!» sventola la mano verso la nuova arrivata.

«Ciao!» un po' timida alza la mano verso la bambina, rivolge poi uno sguardo a Jacopo per salutarlo.

«Io mi chiamo Futura.» la guarda «Vuoi fare lo scivolo con me? Japo non ci passa perché è troppo alto!» allarga le mani per mostrare – in maniera immaginaria – l'altezza altrui «N'è vero – Jacopo prende la bambina in braccio, iniziando a farle il solletico – sei tu che sei 'na nana.» ora cerca lo sguardo di Inès «Com'è andata la lezione?» mette giù la bambina che, vedendo un'amichetta, aveva preso a sgambettare per scendere «Facciamo lo scivolo.» lo rassicura prima di allontanarsi di pochi metri.

«Abbastanza bene, credo. Tu, piuttosto hai una faccia .. sembri un cane bastonato. È successo qualcosa?»

«Penso di aver pisciato l'ennesimo esame – fa spallucce – niente di nuovo insomma.» si accerta che Futura non si sia spostata «Non ci stanno altri appelli?» se solo sapessi che 'l problema non è quello «Infatti me sa che lo ridarò e festa finita.» già si da per vinto «Ti facevo uno con un ego smisurato e già t'abbatti cosi? – inclina il capo – Alla laurea ci arrivano tutti, sai quanti esami ho bocciato io.» scivola a sedere sulla panchina.

«Tu? Davvero?» è incredulo, forse perché si è fatto una determinata idea di lei e non riesce a credere ad un'altra versione dei fatti «Io, sì, davvero. Al primo anno ho saltato interamente una sessione.» spiega, sperando non voglia sapere altro perché l'argomento è delicato e non si può consumare davanti a bambini urlanti «Ma se ti stai per laureare – quasi ride – com'è possib-» l'altra lo ferma scuotendo il capo «Sto fuori corso. Ho un anno in più di te.» ah «Comunque ti dovevo delle scuse .. mi dispiace, ho un carattere difficile e capita che mi-» ora e Jacopo che la le fa cessare il discorso a metà, facendo la propria mano su quella altrui

«È tutto ok, non me devi spiega' niente – a va bene comunque prendermi il pacchetto completo –, in realtà nemmeno servivano 'e scuse – erano solo una scusa per vederti ... –, ma grazie.»

A quel tocco lei sussulta un po' e, istintivamente, abbassa lo sguardo su quell'intreccio «Oh, ehm-ok.»

Cala un lieve silenzio – forse pregno di imbarazzo – nel quale Jacopo la studia minuziosamente, perdendosi nei dettagli più semplici «Quindi non devo fa' affidamento alle parole de Carlottina?» riprende il discorso della chat avuta qualche sera prima «Dipende – si alza in piedi – forse no ..» rimane vaga, l'altro la imita facendosi forza sulle gambe «La prendo come una risposta positiva allora.» appare trionfante.

In seguito Futura viene a tirare per un braccio Inès, così da fare lo scivolo assieme quindi, accesa una sigaretta, Jacopo si arreca il diritto di osservarle un altro po' – una delle due in particolare – finché la minor non lo becca in flagrante «Basta che lo dici se vuoi venire a giocare anche te, eh – suona ovvia – mica serve che stai lì che ci guardi!» non le sfuggiva proprio niente: alza lo sguardo e incrocia gli occhi chiari dell'altra «Stalker!» ritira fuori quel nome con cui l'aveva appellato la prima volta che si erano sentiti per messaggio, facendolo ridere un po' e mandare gli occhi al cielo.

«Però, adesso, io devo andare piccolina.» le carezza una guancia «Ma è stato molto divertente giocare con te!» fa l'ennesimo scivolo, così da scendere dalla giostra «Mh, ok ... – suona dispiaciuta – però quando vieni a casa di Japo suona al mio campanello così torniamo a fare lo scivolo, ok?» le brillano gli occhi un po' di più quando Inès aggiunge «Ok, provo a ricordarmelo. Ciao principessa!» le lascia un buffetto sulla guancia e raggiunge Jacopo.

«I cinque minuti si sono dilatati un po' – si stringe nelle spalle – ora vado davvero.»

«Si è divertita un sacco, me stai a fa concorrenza eh, nun va bene così.» pigola fingendo di fare il risentito.

«Sei geloso: ecco quanto.»

«Mica puoi esserlo sempre tu.» gli era stata servita su un piatto d'argento «Un po' per uno.»

Lei non risponde piuttosto manda gli occhi al cielo. Compie un mezzo passo in avanti e si premura di tirargli più in alzo la zip del giubbotto, dato l'imminente vento che si era creato «Ciao Balestra!» sorride.

Lui ricambia con un cenno di capo, poi le porta il cappuccio sul capo – forse per ricambiare il suo gesto – e, finché gli è possibile, la segue con lo sguardo. Poi scompare, lasciando una lieta leggerezza tra petto e stomaco.

«Lo vedi Japoco che facevo bene a dire che era la tua fidanzata?!» Futura se la ride «Sei quasi bello come lei, Inès un pochino di più.» nemmeno sa come abbia fatto a scoprire il suo nome, ma tant'è – eh, già, lei un pochino di più.

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora