Nonostante la febbre fosse scesa, il malessere addosso a Jacopo rimaneva. Incessantemente lo faceva sentire flebile, privo di forze e con una grande di voglia di svegliarsi quando, in maniera miracolosa, la sua temperatura fosse tornata normale – tuttavia non era capace di prender sonno: gli occhi erano ancora puntati su quel visualizzato che, sotto sotto, l'aveva fatto rimanere male.
Sul comò, vuoto, giaceva un cestino di vimini, con tanto di corda appesa al manico, nonostante non gli sarebbe servito più – ne era certo. Oramai erano le diciotto passate e, teoricamente, l'ufficio era chiuso da un pezzo.
«Servito e riverito – Tommaso, facendo finta di sbuffare, porta una tazza di cioccolata fumante all'amico – dovrei ammalarmi pur'io.» prende posto accanto a lui «E quest'aria da morto? Che è, nessuno t'ha scritto oggi?» scherza, lasciando una leggera pacca sulla sua spalla.
«Cojone – porta gli occhi al cielo – non c'ho l'aria da morto .. so' stanco.» non ci crede nemmeno lui a quella fandonia, ma non trova niente di più originale da dire – nemmeno gli interessa probabilmente.
«Mh – non se la beve affatto – capisco.» afferra il telecomando «Mica gioca l'Inter oggi, vero?» fa zapping tra i vari canali, fino a constatare che, no, la sua squadra del cuore non sta disputando alcuna partita in Champions League «No, gioca sabato –ma c'è 'a festa.» gli ricorda.
Il campanello suona, due volta, facendo drizzare le orecchie ad entrambi. «Sarà mi fratello co' Manuel.» ipotizza «Oppure Carmine.» si fa forza sulle gambe e, sempre con la tazza in mano, risponde al citofono «Chi è?» senza nessun'idea di ricevere testuali parole in cambio «Sono Inès, col dvd: non ero sicura tu avessi il cestino.» panico, paura, gli trema fino all'ultima fibra del corpo e non sa come fermarsi «Inès – sgrana gli occhi guardando l'amico – è lei, sta giù.» le guance si fanno rosse, ma ora non è per la temperatura elevata che è padrona del suo corpo da quarantotto ore.
«Inès quella che non te interessa assolutamente, che t'è del tutto indifferente e con cui, all'inizio, non andavi d'accordo? Quell'Inès?» lo prende in giro «Se la fai salire si prende un accidenti che stai tutto tappato e scotti da morire.» constata poi «La posso lascia' giù, secondo te?!» Jacopo suona ovvio «Sia mai che l'hai fatta veni' qua e poi non la vedi –chissà quanto ti lagni poi.» si diverte a sbeffeggiarlo, ancora.
«Jacopo, ci sei?» da quando il suo nome suona così bene?
«Ce sono, seh, ce sono.» si dà un contegno «Ho aperto, sali a tuo rischio e pericolo de pija l'influenza.» fa scivolare il dito sul pulsante che apre il portone «Rischierò.» la sua risposta suona cristallina, poi cala il silenzio.
«Guarda come sei innam-» Tommaso viene stoppato da Jacopo «Non 'o dire, non dire quella parola – lo disintegra con lo sguardo – e mo vai di là, daje.» incita l'amico ad alzarsi e chiudersi in camera, non che avesse qualcosa da nascondere, ovviamente, era solo per comodità «Vado, sì, vado – gli lancia un cuscino contro – e comunque non vuoi che lo dica, perché sai di esserlo.» forse, tutti i torti, non li aveva.
«Vaffanculo!»
«Sistemati quei capelli – consiglia – sembra tu abbia preso la scossa.» con queste parole – e un dito medio nei propri confronti – il ragazzo dai capelli chiari sparisce dietro la porta del corridoio, giusto poco prima che, in maniera sicura, delle nocche battessero contro la porta d'ingresso.
Conseguentemente Jacopo si passa una mano tra la chioma scompigliata, sperando di aver migliorato la situazione, poi abbassa la maniglia e, davanti a sé, si ritrova una visione che, senza dubbio, gli migliora l'umore e la giornata.
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Nemesi | Jacopo
FanfictionAvere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo. Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e di equilibrio e come tale divinizzata nell'antichità classica; modernamente intesa come fatale p...