«Tommy, io vado.» esordisce Jacopo infilandosi il giubbotto «'Ndo vai?» chiede quindi il coinquilino, sporgendosi fuori dalla porta della propria stanza.
«Fatte li cazzi tua.»
«Ao Jacopo, lo puoi di' se vai dalla fidanzata tua.» il corvino risponde con un dito medio alzato ed esce di casa, precipitandosi giù dalle scale. Appena mette piede fuori dal palazzo fa partire la chiamata a cui, dopo tre squilli, finalmente, riceve risposta.
«Jacopo?»
«Mamma mi' come sei felice di sentirmi, quasi mi commuovo.» il tono piatto emana ironia quindi «Sei uno scemo, dai che vuoi?» risponde lei dall'altro capo, facendosi scappare una lieve risata.
«Dove sei? Te devo porta' 'na cosa.»
«Sto andando a prendere Jonas a scuola, poi credo che staremo un al parco, ci raggiungi?» neanche si premura di salutare, che già è saltato in macchina per raggiungere il solito parco, poco distante dalla scuola del fratellino di Inès.
Lungo il tragitto un poco gli sembra di volare, come quei terribili film sdolcinati in cui i protagonisti si dicono di sentirsi tre metri sopra il cielo, ma in fondo è così che si sente e poco gli interessa di risultare troppo romantico o dolce; se ad entrambi va bene così perché privarsene?
«Bonjour ma chérie.» ha qualche rimasuglio di francese da quando parlava con la mamma di Floriana in Provenza, tuttavia la sua pronuncia lascia molto a desiderare infatti «Jacopo, ti prego, non ti si può sentire.» pigola lei non appena il corvino tace.
«Vabbè me farai ripetizioni, che te devo di' ..» ridacchia sedendosi accanto a lei sulla panchina, poi le passa un braccio dietro la schiena.
«Io ti devo aiutare a studiare per gli esami e pure con il francese? Mi spetta uno stipendio a fine mese, mi auguro.»
«Direi che avere la compagnia di me medesimo è già un regalo bellissimo.» lei alza gli occhi al cielo così lui ne approfitta per baciarle il sorriso che appare sul suo viso – non può spiegare cosa accade nel suo petto, ma finalmente si sente bene, dopo tanto o forse troppo tempo.
«Inès!» una vocina sottile interrompe i due che con uno scatto improvviso si allontanano ricomponendosi.
«Dimmi Jo ..?»
«Chi è lui?» negli occhi della ragazza si nota un leggero panico che Jacopo prova subito a smorzare «Io sono Jacopo e so che tu sei del Milan, vero?» improvvisamente Jonas non vuole più sapere nient'altro, si accomoda tra i due ed inizia a parlare della sua squadra del cuore.
Inès li lascia chiacchierare, godendosi il momento. Di tanto in tanto Jacopo incrocia i suoi occhi e le lascia una carezza sul braccio come a dirle che va tutto bene.
«Jonas, andiamo a casa?» li interrompe dopo aver visto l'ora, quindi «Jacopo vieni con noi a fare merenda?» domanda il bambino, lui alza gli occhi verso la ragazza come per chiedere se fosse un problema, ma lei annuisce.
«Va bene dai, oggi non ho impegni.»
«Facciamo una partita alla play?» chiede Jonas «Jo, no. Prima vediamo se hai dei compiti per domani.» dopo qualche protesta si avviavo tutti e tre verso casa di Inès. Jacopo allunga la mano e la intreccia con quella della ragazza, cerca subito di notare se la cosa può darle fastidio, ma in risposta sente solamente stringere le dita.
«Quindi è il tuo fidanzato?» domanda Jonas di punto in bianco lasciando entrambi ammutoliti. Passano lunghi secondi di silenzio dove l'unico rumore distinguibile è lo strisciare delle scarpe sulla pietra del marciapiede «Sì ..» sussurra Inès dopo essersi schiarita la voce «Sì?» le domanda allora Jacopo fintamente sorpreso.
Lei, prontamente, stacca la mano e gli risponde alzando un dito medio «Ao sei la seconda oggi che me fa 'sti gesti, ma che c'avete?» si gratta il capo, poi inclina il capo e studia fugacemente i fratelli Mejier – hanno un'espressività molto marcata, peccano dell'accompagnare i gesti alle parole e, nei momenti di silenzio, si spostano da un piede all'altro, come se questo dovesse aiutare il tempo a passare e riempirsi di parole.
«Te li meriti.» Jacopo ridacchia e si avvicina a lei abbracciandola.
Una volta arrivati a casa, Inès prepara la merenda al fratello e, mentre la consuma guardando i cartoni animati alla tv, trascina Jacopo nella sua stanza.
«Stalker che t'è preso?»
«Che mi dovevi dare?»
«Ah giusto!» Jacopo rovista nel suo zaino ed estrae il cappellino di lana «Era nella mia valigia.» spiega, poi lo deposita tra le sue mani.
«E non me lo potevi restituire quando ci vedevamo?»
«Infatti ce siamo visti.»
«Era una scusa per vederci?»
«Se te dico de no nun so credibile, ve'?» al che lei ride e si alza sulle punte lasciandogli un bacio.
«Come stai tu?» domanda Jacopo, facendole intendere che vuole sapere come sta riguardo ciò che gli ha confidato. Si sdraiano sul letto, lei appoggiata al petto del corvino, si guardano negli occhi e lui le accarezza i capelli «Non è cambiato niente. Né loro né nessuno po' farci niente – sospira e si punta un dito sulla fronte – è tutto qua il problema.» ciò che dice non è nuovo, ma neanche scontato. Jacopo si sente fortunato ad essere testimone di quella piccola presa di coscienza.
«Tu sai che, se hai bisogno, me devi chiama'. Sempre.»
«Lo so e ti ringrazio, mi da fastidio essere un peso però.»
«Nun di' sta cosa. Non lo sei. Io voglio che tu stia bene, ok?»
Allora annuisce e rilancia la palla «E come stai tu Jacopo?» quindi, con il solito tono circense, il corvino prende parola «Se dico che sto bene m'arriva l'inculata, quindi sarebbe meglio tacere.» lei ride e scuote la testa «Ma, vabbè, lo dico lo stesso. Sto bene, come forse mai m'era successo. Però me sto a imbarazza' mo', quindi meglio camb-» viene interrotto «Non devi. E comunque io non ti dirò mai che sto molto meglio da quando ci sei te.» non si rende conto di essersi imbrogliata da sola con le proprie parole.
«L'hai appena fatto.» le fa notare Jacopo, poi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Ops ...» ridono e non aggiungono parole, si stringono in un abbraccio sincero e stanno lì per minuti interminabili, finché si trovano costretti ad alzarsi per raggiungere Jonas che, ormai, ha già finito la merenda.
«Inès.» Jacopo ferma la ragazza prima di entrare in cucina dove il fratellino ha consumato la merenda «Però 'na partita alla play la posso fa co' Jonas?» quindi lei scoppia a ridere, fingendo di essere esausta «Vedremo. Non sapevo di avere due bambini a cui badare.» manda gli occhi al cielo, scuotendo – un po' rassegnata – il capo in seguito.
«Tieni.» Jacopo si ritrova tra le mani il joystick «Io ho preso il Milan, per te ho messo la Lazio.» sul volto del maggiore si dipinge dello sdegno che non si sforza di celare «'A Lazio? Ma davvero fai? – ora ruota il capo verso Inès – l'ironia è de famiglia, vedo.» puntualizza.
«Sono solo balle perché è scarso, non l'ascoltare Jo.»
«Scarso scarsissimo?» ride «Nini pure tu lo batti allora.» al sentire quel nomignolo Jacopo alza le sopracciglia e «Nini?» ripete, in attesa di una risposta.
«Non ti azzardare mai più a chiamarmi così.» lo intima puntandogli un dito contro «Lo fa solo Jo perché da piccolo non riusciva a dire Inès, allora ha abbreviato in quel modo. Ma tu non farlo.» assottiglia gli occhi, sperando di sembrare minacciosa, invano.
Nel mentre il bambino aveva lasciato partire la partita, segnandosi un goal dopo nemmeno un minuto – ovviamente dovuto alla distrazione dell'altro «Uno a zero per me. Seh.» esulta portando le mani in aria.
«Ao questo è barare.» protesta Jacopo.
«Affatto. La partita era iniziata, sei tu che ti sei distratto.» ribatte «Va bene, facciamo un gioco pari. Nini vai di là, lui si distrae troppo e poi dice che io baro, invece sono bravissimo!» le guance di Jacopo si tingono lievemente di rosso, quelle di Inès pure e si fanno complici della risata che la travolge.
STAI LEGGENDO
Nemesi | Jacopo
FanfictionAvere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo. Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e di equilibrio e come tale divinizzata nell'antichità classica; modernamente intesa come fatale p...