Il clima norvegese è di norma freddo, poi in base alla zona dove ci si trova può variare, nelle contee interne – come Oppland e Finnmark – ad esempio, si raggiungono le temperature più basse della nazione e l'estate rimane un'utopia anche in pieno agosto. Ed è proprio vicino a questa parte della nazione che si trovano a sbarcare Jacopo e Inès, ma per quanto la seconda sia abituata e attrezzata per questo freddo, il primo pare stia andando incontro alla morte.
«Te giuro che me se stanno a stacca' le dita, non scherzo.» borbotta Jacopo strofinando le mani avvolte nei guanti di lana «Jacopo, non è vero, è un freddo normale ..» manda gli occhi al cielo: criticava il gemello di essere drammatico, ma lui era tale e quale.
«Normale?! A Roma manco nei freezer c'è 'sta temperatura.»
«Siamo in Nord-Europa, sarebbe strano se non facesse freddo, non trovi? Il paese è attraversato dal Circolo Polare Artico.» appunta lei «Devi esse sempre così puntigliosa?» Jacopo prende la mano della ragazza e la tira verso di lui lasciandole un buffetto sulla fronte parzialmente coperta del cappello.
« The staff invites the kind client to proceed from the plane to the baggage room to retrieve them. You can then pick up checked baggage at baggage reclaim number ten.» una voce robotica irrompe dagli altoparlanti e, giacché non se l'aspettava, Jacopo sobbalza «Che ha detto questo?» ha dei rimasugli di inglese in testa, ma non lo mastica bene.
«Dice che ci sono problemi all'aereo e che sta prendendo fuoco.»
«Ao! Ma che ci facciamo qui, allora muoviamoci a scendere.» si agita sulla scaletta dell'aereo dove stanno attendendo il bus che li porterà all'interno dell'aeroporto e, nonostante provi a rimanere seria, Inès scoppia a ridere – ride così tanto che gli altri si girano a guardarla per vedere se, effettivamente, sia tutto a posto «Sei un tonto Jacopo, ha solo detto di andare a ritirare i bagagli. Poi dobbiamo fare le procedure per entrare effettivamente nello stato.» spiega in seguito.
«Ah.» si finge offeso mentre la ragazza cerca di placare la sua risata, da quando il corvino è entrato nella sua vita le risate, quelle vere e di cuore, sono aumentate a dismisura «Non mi dire che ti sei offeso.» lo guarda e, con un sorrisino di una che sa come far sparire il broncio dal viso del ragazzo, si allunga mettendosi sulle punte e gli lascia un veloce bacio sulle labbra. Come previsto, Jacopo si riprende e la stringe in un abbraccio «Sei una stronza, lo sai?» soffia all'orecchio della ragazza che, se possibile, si stringe ancora di più a lui.
Alla fine, per fortuna, le valigie le recuperano davvero, sbrigano pure le procedure e, tra un insulto per il freddo e l'altro da parte di Jacopo, Inès riesce a chiamare un taxi per raggiungere la casetta in cui alloggeranno nei giorni seguenti. Il tassista ha la radio accesa e si sentono solamente canzoni in norvegese: il corvino, come suo solito, protesta commentando quanto siano terribili queste canzoni e Inès, giustamente, gli chiede come può dire una cosa del genere se non capisce neanche una parola.
«Perché te capisci?»
«Vagamente. Ha delle strutture simili a quelle del fiammingo.»
«Ma c'è qualcosa che non sai?» lei ci pensa un po' su «Il calcio non lo capisco» afferma poi, per niente dispiaciuta dal non capirci niente circa undici uomini che rincorrono un pallone in un grande prato.
«Vorrà dire che te porterò a vede' 'a Magica, magari contro il Milan così portiamo pure Jonas, che ne dici?» Inès sente il cuore accelerare, il fatto che Jacopo si sia ricordato del suo fratellino, la riempie di gioia – e molta sorpresa – perché significa che lui la ascolta davvero e non dimentica ciò che gli dice; si sente sempre più sicura si volersi aprire con Jacopo, lui merita di sapere, e lo merita, soprattutto, perché inconsciamente la sta aiutando tanto, non gliene sarà mai abbastanza grata.
Dopo una decina di minuti, l'uomo alla guida chiede una serie di informazioni sul dove recarsi di preciso e, avendo preso la parola Inès, Jacopo ne approfitta per avvertire il gemello che fosse tutto ok – Simone gliel'aveva fatto promettere di chiamarlo non appena fosse sceso dall'aereo, quindi non poteva far diversamente, forse nemmeno voleva.
«No Simò! Ma te ce credi che qui se esci de casa non sai se rientri vivo? Ce sta un freddo che se more.» è la prima cosa che gli dice dopo averlo salutato «Lei dice che è un freddo normale, ma non è assolutamente vero.» si sta riferendo alla ragazza accanto a sé, al che Simone le da manforte dicendogli che pigola troppo «Ma voi due ve coalizzate?» continua ancora.
«Simo, non ascoltare tuo fratello. La prossima volta vieni tu con me e non questo rompi scatole.» Inès si avvicina al cellulare per farsi sentire dall'altro capo e, in risposta, riceve un dito medio da Jacopo che, dopo aver terminato la chiamata, inizia il suo solito show.
«Quindi preferivi mio fratello? Va bene, prendo nota.»
«Anche tu preferisci mio fratello, a me, e nemmeno lo conosci. Io almeno con Simone c'ho parlato.»
«Perché lui me vole bene.» inventa «E io no?» storce il naso «No.» iloro battibecchi ormai sono consuetudine, dal primo giorno in cui si sono conosciuti non ne possono fare a meno, e magari è proprio questo che li rende così uniti.
Vengono interrotti dall'autista che si ferma davanti ad una casetta non troppo grande, quindi i due scendono e, dopo aver scaricato i bagagli e pagato per il servizio, si avviano verso l'ingresso.
Recuperano le chiavi, immettono il codice inviatogli in precedenza ed entrano nell'abitacolo. L'ambiente che gli accoglie è caldo, davanti si trovano un ampio salotto con il caminetto, un divano posto di fronte e due poltrone che guardano verso l'esterno, dove si vede un paesaggio innevato.
Dall'altro lato della porta d'ingresso c'è una piccola cucina, con le cose essenziali, più avanti un bellissimo bagno moderno e accanto una camera da letto «Il letto matrimoniale?!» sul viso di Inès si dipinge un mix di emozioni – con qui ancora non aveva fatto i conti di imbattersi – che, se possibile, iniziano ad essere assai più caotiche quando Jacopo la raggiunge.
«Sì, beh, se vuoi dormo sul divano.» capisce che per lei quello è un problema quindi, ancora una volta, non fa domande, ma cerca soluzioni «No Jacopo-cioè non è perché sei tu. Avevo-avevo visto che c'erano due letti singoli. Forse devo chiamare l'agenzia, forse sì, ora cerco il num-» inizia a parlare come una macchinetta – ed è visibilmente agitata – quindi Jacopo, che vorrebbe aiutarla, ha una piccola illuminazione e si permette di interromperla «Ehi, ehi, ehi.» le posa le mani sulle spalle, si porta davanti a lei e le sfiora una guancia con il pollice «Ho un'idea, se poi non ti piace chiami l'agenzia, ok?» nemmeno si ricorda da dove è uscito quel lato super apprensivo.
«Cosa?»
«Facciamo così,» prende i cuscini extra posti sul letto e li mette uno a fianco all'altro al centro di esso, come a delimitare un confine «questa è la mia parte e quella la tua.» spiega gesticolando nervosamente «Non superare il confine, non ci provare Inès Mejier.» la intima.
Rimane un poco paralizzata, forse per quel piccolo grande gesto che Jacopo aveva compiuto, senza voler alcuna spiegazione indietro. Allora annuisce e, a passo lento, scivola verso di lui e punta il mento al sul petto altrui, incastra i suoi occhi chiari con quelli scuri del corvino «Grazie.» sibila.
«Mica 'o faccio per te, che credi, so' io che nun ce so' dormi' appicciato alle persone.» se le sta inventando tutte per non far gravare un piccolo malinteso sul suo precario stato «Okay – annuisce – guardi che le credo Signor Balestra.» quindi «Non accadrà, promesso, croce sul cuore.» incalza ancora.
La pace sembrava ristabilita: adesso Jacopo percepiva soltanto quel maledetto freddo norreno – sarebbe stato meglio accendere il caminetto, dopo essersi tolto il giubbotto magari.
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Nemesi | Jacopo
ספרות חובביםAvere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo. Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e di equilibrio e come tale divinizzata nell'antichità classica; modernamente intesa come fatale p...