Quella sera, dopo il ritorno dalla biblioteca, Jacopo aveva invitato Inès a cena a casa sua, per conciliare pure la visione di quel film che, tanto, avrebbero voluto vedere al cinema, ma, tuttavia, ancora non c'erano riusciti; nessuno dei due, però, aveva preso in considerazione quel che, successivamente, sarebbe accaduto.
Per lui, ritrovarsi nel letto con una ragazza, era sempre stato un affare talmente tanto semplice, che nemmeno si preoccupava di pensare se per l'altra persona potesse essere un momento speciale o meno. Accadeva e basta, quasi fosse un modo per tappare i buchi di noia durante gli appuntamenti ai quali si recava.
Non aveva mai dato a quel gesto, per lui considerato sempre e solo mero sesso, l'importanza che - qualche ora prima - si era cucita su quell'incastro di corpi. Forse era quello, uno dei tanti prodotti pratici, di quel gorgoglio che si sentiva nello stomaco da qualche mese a quella parte - ecco di cosa gli parlava Simone.
Nella sua testa sarebbero rimasti per sempre quei momenti, vividi e, probabilmente, all'interno dello scompartimento degli attimi speciali, assieme al suo primo compleanno con Simone - ad esempio -, i giorni al mare con gli schizzi provocati dall'acqua sul suo corpo con sfondo le risate di suo fratello, oppure l'arrivo a Roma, l'inizio della sua seconda vita.
A Jacopo era sempre piaciuto sedersi su un muretto e vedere la vita correre attorno a lui, frenetica, sbatacchiando a destra e a sinistra i tanti personaggi che componevano la sua intricata trama. Era un po' come un filo d'erba lui, ne aveva coscienza e - dopo interi anni preso a male per tale ragione - ci stava convivendo e, anzi, ne poteva trarre pure qualche aspetto positivo.
Essere un filo d'erba significa che le tue scelte non gravano sull'intero campo nel quale ti trovi, dal mazzo sradicano te e - a tua volta - tu sarai l'unico che potrà essere protettore, amico e confidente di te stesso. L'aveva imparato vivendo, vedendo gli altri fili d'erba volare via piano piano oppure essendo mozzati dall'oggi al domani.
Quindi aveva iniziato a stare bene con gli altri, ma solo perché, prima, aveva capito come vivere con sé stesso - il che non era una cosa da poco.
A prendere sonno, in realtà, ci mette un po' - tanto, forse - poiché non fa che rigirarsi su sé stesso, tanto ha la mente piena di cose.
Una mano gli si posa sul braccio «Che c'hai?» la voce è ancora impastata dal sonno, tuttavia quel continuo movimento l'ha destata «Niente.» Jacopo, invano, spera di dargliela a bere, tuttavia lei scuote il capo e gli si fa più vicina.
Punta un dito contro la maglia del suo pigiama e lo guarda, forse lo squadra «Non mi conosci nemmeno un po' se pensi di darmela a bere così.» puntualizza e «Su, forza Balestra, sputa il rospo.» incalza.
«Non c'è niente, davvero.» è sincero «Avevo solo tanti pensieri in testa, niente di più, ma sto bene.» le passa una mano sulla guancia e, con un cenno del capo, le fa la medesima domanda.
«Sto bene, già te l'ho detto prima. Però è bello che ti preoccupi.» gli lascia un bacio sulle labbra e fa intrecciare la propria mano con quella altrui «Quanto hai pagato Tommaso per farlo dormire fuori?» ride, forse per affievolire la situazione che si era creata.
«Centomila euro: guarda un po' quanto mi costi.» scherza «Comunque ha fatto tutto lui .. stasera è andato a ballare co l'altri e niente, ha fatto serata.» la stessa alla quale lui era stato invitato, ma aveva rifiutato per stare con lei.
«E tu non ci sei andato?»
«Sto qua.» ride «Almeno che Simone non si sia spacciato per me, no, non ci so' andato.»
Inès, allora, si accoccola un po' di più a lui, gli lascia un bacio sulla guancia e «Ti ricordi cosa m'hai detto prima, mentre vedevamo il film?» ogni tanto pure io c'ho paura de resta' da solo, anche se attorno ho sempre tante persone «Non serve che tu me lo ridica, ma sappi che non sarà così, ok? So cosa vuol dire avere un piccolo vuoto qui - si tocca il centro del petto - e sentirlo allargare piano piano ... so che ce l'hai avuto e nessuno può tornare indietro per arginarlo, ma, ora, non devi pensarci, assolutamente.» intercetta una risposta nel suo sguardo «Hai Simone, la tua famiglia, Manuel, me , Carmine, Futura.» a Jacopo gli occhi si fanno un briciolo lucidi e, in un batter d'occhio, si rende conto che non è solo, forse prima sì, ma non adesso.
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Nemesi | Jacopo
FanfictionAvere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo. Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e di equilibrio e come tale divinizzata nell'antichità classica; modernamente intesa come fatale p...