Non tutte possono morire per te.

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Quella tipologia di eventi ha sempre fatto venire la nausea a Jacopo: si trova lì soltanto perché Simone gliel'ha chiesto e Manuel, conseguentemente, aveva espressamente intimato un «ao, tu vieni, me devi fa compagnia .. che me sto tutto 'l giorno su quelle scalinate da solo?» riferendosi al torneo di rugby che si sarebbe stato disputato al campo sportivo.

Jacopo, allora, aveva accettato, con la sola condizione di arrivare lì precisi per l'inizio della partita, senza trovarsi al campo ancora prima delle altre squadre - quest'ultimo aspetto è molto comune per Manuel che, da quando sta con Simone, non si è mai perso una sua partita oppure aveva rischiato di vedersi il match in piedi, impensabile.

Jacopo, un briciolo, la trova anche carina come cosa: l'amore l'aveva proprio fatto uscire di testa a Manuel, nemmeno sembrava la stessa persona di prima.

«Là!» esclama Vanessa indicando un parcheggio libero. La ragazza ha accettato l'invito di Jacopo, di aggiungersi a loro per il pomeriggio: lui sperava di parlarle così da chiarire la situazione, come Luna gli aveva chiesto di fare, non appena Manuel li avesse lasciati soli per andare a complimentarsi con Simone - anche questo era molto tipico per lui.

Jacopo inizia a fare manovra, curvando la macchina per posteggiarla all'interno delle linee bianche continue, nel mentre un'altra auto arriva, forse un pizzico troppo veloce, anche, e prende il posto accanto a dove stava cercando di entrare lui.

«Ma come ha parcheggiato questo ao.» commenta. «Manuel abbiamo trovato qualcuno che lo fa peggio de te.»

«Ma vaffanculo, va, - ride - mica c'hai un'astronave, eh, ce riesci a metterla.»

«Seh. Fatto sta che c'avevo la precedenza io.»

«Non è senso unico.» lo rimbecca Vanessa, al che Jacopo fa roteare gli occhi capendo di non aver nessuna ragione in quel discorso.

«Anvedi che potevi fa' 'l pilota de formula uno, guarda che bel parcheggino.» ride nuovamente Manuel, una volta che l'amico spenge la macchina all'interno del posto che aveva adocchiato.

«Sei 'n cojone. Annamo va che se te perdi cinque minuti de partita te metti a fa 'e tragedie, peggio de mi' fratello.» Manuel avrebbe voluto controbattere però, purtroppo, Jacopo ha proprio ragione.

Muniti di giubbotto e sciarpa scendono dall'auto nera dei Balestra, scontrandosi con la fresca aria di metà gennaio. Jacopo infila le chiavi in tasca - sperando di non perderle - e, guardando davanti a sé, nota che alla guida, della tanto infamata macchina di prima, c'era una ragazza.

«Mo se spiegano le cose.» commenta ai due amici. «Era 'na donna a guida'.»

«Ancora con 'sti commenti Jacopo, non è vero che le donne guidano male.» Vanessa si sente di controbattere incrociando le braccia al petto.

«Tu nemmeno c'hai 'l foglio rosa quindi, per quel che mi riguarda, non hai voce 'n capitolo.» accompagna la frase con un sorriso perché, molto spesso, non si capiva se fosse serio o meno quando diceva le cose.

«Non l'ascolta' che questo m'ha quasi spaccato 'l motorino tre anni fa.»

«Non ero io, è stato Riccardo.»

«Quel cojone, ce mancava solo quello e allora si che je avrei messo le mani addosso.» Manuel, nonostante riesca a far ridere gli altri due, mette molta rabbia in quelle parole, ricordando solo per qualche istante quanto fosse stato deleterio, per Simone, quell'individuo dai capelli biondo cenere e un mattone al posto del cuore.

«Quella si può anche permettere di non saper guidare.» puntualizza Vanessa «I suoi possiedono metà delle tipografie giornalistiche di Roma e lei ha pure avuto una mini carriera da modella.»

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora