La biblioteca è un posto magico

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«Potevamo sta’ da me a studiare.» borbotta Jacopo mentre Inès guida fino alla biblioteca «Seh, così non avresti studiato niente Jacopo, e lo sai anche tu.» lo bacchetta lei, con un tono bonario che contrasta con il suo sguardo severo.

Erano circa le due di pomeriggio quando Inès ha chiamato Jacopo dicendogli di scendere che sarebbe passata a prenderlo poco dopo per portarlo in un posto.

Inutile dire che il corvino, in un batter d’occhio, era sotto casa ad aspettare che la ragazza passasse a prenderlo. Peccato che poi, una volta salito sull’auto, lei l’avesse rispedito in casa a prendere lo zaino con i libri dell’università – “ti porto in biblioteca” gli aveva detto poi.

Jacopo non nasconde di essere felice di passare del tempo con lei: certo era meglio passarlo facendo una passeggiata, però, quando Inès gli aveva detto che voleva aiutarlo a studiare si era sentito importante, ascoltato e anche un po’ coccolato.

Alla fine, nessuno, tranne suo fratello, l’ha mai aiutato concretamente, è sempre stato più facile giudicarlo.

«Lo sai che qui lavora una persona per me importante?» dice spegnendo il motore della macchina e tirando il freno a mano, il corvino scuote la testa «Ci tengo che tu la conosca. È la mia migliore amica, l’unica che è rimasta nonostante tutto.» Jacopo sente la bocca asciutta e l’agitazione salire fino a pulsare nelle tempie, è una persona importante continua a ripetersi, non posso fare brutte figure.
 
Dopo essere scesi dalla vettura si dirigono verso l’ingresso, Inès sembra a casa, conosce il posto come se fosse il suo habitat naturale. Ci passa sicuramente molto tempo qui, pensa Jacopo, e magari è un posto per lei importante dove si rifugia quando qualcosa non va. Jacopo non lo sa ma è proprio così, anche quando loro erano lontani, dopo la litigata, questo è stato il primo posto in cui la ragazza è andata.

«Ciao Cì, lui è Jacopo. Jacopo, lei è Cinzia, la mia migliore amica.» i ragazzi si stringono la mano amichevolmente e, dopo qualche parola di circostanza, i due universitari si dirigono verso i tavoli per studiare.

Sono ormai trenta minuti che Inès tenta, invano, di far studiare Jacopo, ma lui sembra aver la testa altrove – è distratto e non presta attenzione a nulla «Jacopo, che hai?» domanda la ragazza dopo che il corvino ha sbuffato guardando il telefono, per l’ennesima volta.

«Niente.»

«M-mh, non è assolutamente vero ma fingerò di crederci.» si fa forza sulle braccia, tirandosi in piedi «Cinzia dice sempre che, qui, c’è la cura ad ogni malumore: il thé caldo al limone delle sue macchinette.» manda gli occhi al cielo non appena vede la gioia di Jacopo per poter fare altro che non sia studiare.

«Che succede?» nell’area ristoro della biblioteca anche Cinzia sta facendo una pausa sorseggiando il suo latte macchiato: la domanda le sorge spontanea quando vede Inès premere il tasto per far fuoriuscire la bevanda al limone «Qualcuno non vuole studiare.» risponde lei, additando Jacopo.

«Ao, so’ stanco.»

«Jacopo, non dire cavolate.»

Cinzia – che ha decisamente l’abitudine di fare pettegolezzi e parlare di qualsiasi cosa, forse impicciandosi un po’ – vorrebbe rendere verbo quel che nella sua testa è, tuttavia, silenzioso. Quei due sembrano proprio cane e gatto ... chissà se lo sanno che i rapporti più belli iniziano così – pensa, per poi allontanarsi con un piccolo sorrisino sul viso, lasciando i due ragazzi ammutoliti, entrambi con le guance arrossate per un improvviso scontro di mani nel passarsi uno dei due bicchierini colmi di thé.

«Allora, che c’hai?» si ricompone Inès passandogli finalmente il bicchierino con il liquido fumante «Mi fratello ha fanno ‘na visita di controllo e c’era un valore sballato, non l’ha detto a nessuno-cioè lo avrebbe fatto, ma lui ha i suoi tempi, solo che il suo ragazzo l’ha scoperto e non l’ha presa bene. Certo, anche io ci sono rimasto, ma sapevo che Simo me l’avrebbe detto, solo che loro due quando litigano sembra che stia per accadere il finimondo.» sbuffa, a metà tra il dispiaciuto e l’arrabbiato per le preoccupazioni che, senza motivo, ogni tanto si danno «Che poi co’ ‘na scopata risolvono tutto, come semp-» sobbalza, quando si rende conto di aver detto l’ultima frase ad alta voce «-non l’ho solo pensato giusto?» si stropiccia il viso per l’evidente imbarazzo «Ehm, m’è scappato, ao, fingi de non ave’ sentito.» Inès ridacchia, alla fine Jacopo la fa ridere anche – e soprattutto – quando non lo fa apposta.

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora