«Muoviti Jacopo, esci da 'sto letto.» la voce di Simone irrompe nella stanza del primo, conseguentemente sente qualcuno tirargli via le coperte quindi «Sto a studia', Simò.» bofonchia aprendo il libro che ha sul comodino in un punto qualsiasi «Jacopo, la finisci? Alzati che ci sono anche gli altri di là.» Simone non desiste, non l'ha mai fatto e sicuramente non vuole farlo ora.
Non se Jacopo sta così e lui non ne conosce la ragione.
«No Simò, ma che palle.» di rimando, anche Jacopo borbotta qualcosa, sgomitando in aria, eppure – forse per mettere tacere le insistenze del fratello – esegue ciò che gli è stato ordinato. Prima, però, si reca in bagno per farsi una doccia rapida, torna in camera, sistema il letto e va in salotto.
L'aspetto non è comunque uno dei migliori: i capelli sono più arruffati di prima, sotto agli occhi ha due occhiaie che paiono buche e addosso ha piccoli brividi che prova ad arginare mettendosi addosso una coperta gialla.
Appena entra in salotto vede schierati i suoi amici e suo fratello, un po' abbassa il capo e si fa scappare un lieve sorriso di gratitudine: lui sa perché sono lì, e in realtà si sente anche in colpa perché sicuramente avranno rinunciato a qualcosa per essere qui oggi.
«Che è sto bordello? Ce sta 'na festa?» sdrammatizza, come è suo solito fare, ma «Ja, siediti.» ordina Simone, deciso a non buttare tutto in caciara anche sta volta «Vuoi spiegare a tutti cosa è successo? Ad ognuno hai dato pezzi sconnessi ed è difficile tirarne le fila senza il tuo aiuto.» incalza.
E Jacopo non vorrebbe, proprio per niente, ma suo fratello non accetta alternative, quindi inizia a raccontare circa la discussione che ha avuto con Inès, non tralasciando – quasi – niente, tanto ormai non ha nulla da perdere, anzi forse ha già perso tutto quello che nell'ultimo periodo non avrebbe mai voluto perdere.
«Jacopo, perché con lei non riesci mai a dire nulla? Con noi, anzi con chiunque altro, avresti fatto il diavolo a quattro per far uscire la tua voce.» fa notare Manuel, che finora non aveva fiatato «Ha ragione Manu, Ja.» Simone gli passa ripetutamente una mano sulla schiena, quasi volesse rincuorarlo che, in qualche modo, tutto si risolve.
Jacopo sospira, non riesce a capire perché per lui sia sempre così complicato, forse non è destino e la sua vita glielo sta facendo capire in tutti i modi.
Davanti a lui ha Simone e Manuel che, anche se non se ne accorgono, sembrano una persona sola. Quando ad uno trema la gamba per l'agitazione, l'altro, probabilmente senza rendersene conto, appoggia la mano su di essa e la accarezza. Quando uno è triste, l'altro cerca tutte le possibili soluzioni per alleviare un po' quel brutto sentimento. È tutto così naturale tra loro due che appare come una normalità veder compiere quei gesti da parte di uno dei due.
«Tiè Ja, bevi questa.» neanche si era accorto che Luna si fosse assentata un attimo per preparargli una tisana: se fosse il solito Jacopo l'avrebbe sicuramente guardata di sbieco chiedendole se fosse seria ad offrirgli una tisana e non uno Spritz, per esempio, ma lui non si sentiva più quel brio tra pancia e petto, non ora che rischiava di aver reciso dalla propria felicità.
«Jacopo, ormai è chiaro che tu ci tenga a lei, e pure parecchio, ma secondo te cosa si risolve a stare qui a letto? Credi che le occasioni ti suonino al campanello? No! Te le devi creare e poi prendere.» un po' si stupisce che questo discorso gliel'abbia fatto il suo coinquilino: sa il bene reciproco che si vogliono, ma non avrebbe mai pensato che potesse tirare fuori quella parte di sé in questo modo. Beato lui che ci riusciva a suo piacimento ... per Jacopo rimaneva impossibile.
«E-e cosa dovrei fare?» balbetta «Prima di tutto: l'hai sentita?» domanda Manuel, Jacopo scuote la testa «Prova a sentirla, se non risponde ti presenti da lei.» continua a dargli alternative, ma «Così poi sembra uno stalker, Manu.» si lagna e, di rimando, Simone gli da una gomitata, forse ridacchiando un po'.
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Nemesi | Jacopo
FanfictionAvere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo. Personificazione della giustizia, in quanto garante di misura e di equilibrio e come tale divinizzata nell'antichità classica; modernamente intesa come fatale p...