Torino

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Holaaaaa ! La bellissima prima parte del capitolo è opera di Cinzia che ringrazio infinitamente <3 mandatele tantissimi bacini su su su






Torino, da sempre, è stata una città diversa dalle altre per Jacopo e Simone, una parte della loro infanzia l'hanno trascorsa qui e, proprio tra queste strade a scacchiera, hanno lasciato un pezzo di felicità che non tornerà più. Però, questa città, ha saputo cullare le loro lacrime e accarezzare quelle due testoline ricciolute che vivevano in simbiosi. Beh, questo, non è cambiato.

Per tale ragione si trovano qui – solo loro due – a passeggiare nel parco dove, da piccoli, rincorrevano il pallone e giocavano a nascondino. C'è silenzio tra loro, si sentono solamente le scarpe strisciare sulle pietre e i sospiri di Jacopo.

«Jaco, quando farai finire questo mutismo?» tenta Simone, le uniche parole che il gemello gli aveva rivolto dall'arrivo a Torino erano state le classiche di circostanza: grazie, prego, , okay «Va bene, se non parli tu, parlo io allora.» Jacopo non si scompone, così il fratello comincia a parlare «Io e te siamo amici da prima di venire al mondo, sei mio fratello da quando hai preso posto accanto a me nella pancia della mamma: quindi non posso più far finta di niente e lasciarti crogiolare così. Ce ne siamo resi conto tutti che, nell'ultimo periodo, hai avuto più momenti no che in tutto il resto della tua vita. Tu hai questa cosa che pensi che nessuno tenga a te o che lo faccia solo così, tanto per, perciò ti senti autorizzato a fare qualche stupidata che rovinerà il rapporto in cui, comunque, avevi investito. Devi capire che le persone tengono a te per come sei, non per quello che hai attorno o per le grandi feste che organizzi.» il gemello ha abbassato o sguardo, non reggendo quello altrui «Jacopo, io ti devo dire la verità perché, biologicamente parlando, sei l'unica famiglia che mi è rimasta, sei l'altra parte di me. Da qualche settimana a questa parte, gli unici momenti sì, da quanto mi hai detto, sono stati arrivati da quando hai iniziato questa specie di rapporto con quella ragazza, Inès. Non te ne rendi conto ma avevi il Sole negli occhi quando me ne parlavi, sorridevi sempre ed eri molto più te stesso, senza bisogno di alcun filtro. Jaco, se tu stai così adesso, probabilmente è perché per la prima volta hai deciso di essere te e lasciarti andare, quindi mi spieghi per bene cosa è successo?» Simone finisce il suo discorso con gli occhi velati dalle lacrime perché il bene che vuole a suo fratello non è paragonabile a nulla, se sta male uno sta male anche l'altro, da sempre.

Jacopo si ferma accanto ad una panchina e si siede – Simone, a ruota, lo segue –, nonostante il freddo pungente di febbraio, si sbottona di poco il cappotto, giusto per riprendere l'aria che si sentiva venir meno nei polmoni.

«Simo, non so cosa dirti. Me sento in colpa perché a San Valentino hai lasciato Manu a Roma pe' portà tu fratello a Torino ... te stai a porta' appresso un peso che non è tuo.»

«È anche mio Jaco. E comunque Manu era d'accordo, anzi ha preso lui i biglietti. Poi ci sono 365 giorni in un anno, abbiamo tempo per festeggiare.» Jacopo fa una smorfia che assomiglia molto ad un sorriso e vorrebbe solamente chiedere che cosa abbia fatto per meritarsi qualcuno che tenga così tanto a lui, riservandogli una dose smisurata di bene.

«Stava alla festa, ma io non lo sapevo. Poi, bho, non so cosa sia successo, cioè lo immagino ... so solo che l'ho vista piangere fuori dalla piscina e non sapevo che fare, ho combinato l'ennesimo casino.» Jacopo si porta le mani ai capelli e li sistema – è il suo modo per cercare di calmarsi e non farsi prendere dalle emozioni.

«Cosa immagini?»

«Ci stava una tipa, Ginevra, che s'è accollata, forse troppo, io ero brillo e non ho avuto la prontezza di allontanarla subito quando m'è venuta vicino. Credo che Inès ci abbia visti così ..»

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora