Trovarsi nel mezzo

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!! TW: disturbi alimentari, peso, cibo e discussione del corpo.

In questo passaggio c'è una piccola parte di me, spero di non esser sembrata indelicata nel raccontarvi <3 un abbraccino.

Quel pomeriggio vivere in un mondo che si trovasse fuori dalla stanza di dell'appartamento sembrava impossibile giacché ad Oslo si era alzata una tempesta di neve e, anche ai telegiornali, avevano consigliato di rimanere barricati in casa. Per fortuna l'incontro con l'associazione già era avvenuto e, in condizioni normali, lei e Jacopo avevano in programma di fare un giro molto tranquillo nel centro città – quindi poco male che non potessero uscire.

Alla tv stava un film da quasi un'ora e, per quanto il corvino si sforzasse di guardare lo schermo, preferiva osservare Inès che, concentrata davanti a sé, era raggomitolata in una coperta, con il capo poggiato al braccio di lui. Avevano trovato un compromesso, sì, nel letto persisteva il cuscino a dividere le due parti, però in queste occasioni lo spazio vitale altrui poteva essere invaso. Quindi stavano lì, quasi abbracciati sul letto dal grande piumone verde, senza nessuna intenzione di muoversi.

«Potresti preparare quel referto per l'ufficio lo sai?»

«Ho ancora un sacco de tempo pe' farlo.» borbotta «E poi questa è tipo 'na vacanza no? Mica te li portavi i compiti quando andavi al mare: adesso vale la stessa regola.» sembra aver convinto più sé stesso che l'altra, ma tant'è.

«È per domani mattina.» rettifica.

«Appunto – continua – 'o faccio dopo. Poi da che pulpito me dici 'na cosa così: se non sto a fa niente è pure colpa tua.» lei alza il dito medio e si volta dall'altra parte facendo finta di essere risentita «Ah ah ah.» borbotta, incrocia anche le braccia al petto, giusto per enfatizzare ancora.

«Mamma mia quanto sei permalosa, sembri Simò.» commenta lui per poi girarsi dalla sua parte cingendola con le braccia, ma lei si scosta un po', in maniera repentina, così il ragazzo perde il contatto con la sua felpa.

Che aveva fatto di male?

«Vado un attimo in bagno, torno.» tira corto lei alzandosi per poi scomparire dietro la porta.

Jacopo si gratta la testa perché proprio non riesce a capire cosa abbia sbagliato: ripensa brevemente ai gesti compiuti e, no, era sicuro al cento per cento di non essersi nemmeno provato a trascinare le mani in determinate parti del suo corpo, quindi proprio non concepiva il problema. Era disposto a rispettare i suoi tempi – facevano così le persone in una pseudo relazione no? – e non avrebbe mandato tutto all'aria per un pomeriggio passato sul letto.

I minuti continuano a passare e nessuno torna dal bagno quindi «Inès?!» la richiama per poi alzarsi dal letto, si infila le ciabatte e raggiunge il bagno. Da dentro l'abitacolo provenivano singhiozzi strozzati e tutto risultava amplificato per via degli alti muri della casa.

«Inès.» insiste ancora «Ch'è successo?» nessuno risponde: aumentano soltanto i singhiozzi.

«Perché piangi?»

«Non-non è niente. Mi passa tutto adesso ...» la voce è flebile. Si sente che non ne può più di trovarsi in una determinata circostanza – qualsiasi essa sia – eppure pare non avere le forze per uscirne. Gli ricorda la voce di sua mamma quando .. quando assumeva quel che assumeva e, per quanto le fosse deleterio, non riusciva a dirgli stop.

Quelle pasticche la dominavano e lei si poteva solo lasciar schiacciare.

«Puoi aprire la porta?»

«Meglio di no.»

Nemesi | JacopoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora