Capitolo XII - Eredità

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Parte XII




Aveva da poco ricominciato a nevicare nell'Ovest.

La coltre gelata si era inspessita, tramutandosi a terra in un manto più testardo del previsto.

Sparuti ciuffi color smeraldo presagivano la fioritura di numerosi bucaneve nei giardini privati dello studio di Sesshomaru che, sempre più spesso a più di una settimana dalla notte che ora veniva definita con una sempre più colorita e pittoresca variante di "cena infernale" ritrovava la sua mente a vagare verso luoghi per lui impervi.

Tediosi erano stati i rimbombi di tante morti youkai.

Menestrelli e folli di corte avevano sparso sciocche voci e veritiere favolette imbellite in cui il Signore dell'Ovest era stato protetto dal fratello minore, ora divenuto completamente deforme a causa dell'acido.

Anche il trapasso di Lady Saimei era stato epicamente esagerato, tramutando la volpe defunta in una eroina per il suo popolo che ora, a distanza di qualche giorno dai funerali della capostipite, aveva finalmente preso il largo per tornare nel Kantō a teste basse e code fermamente fra le gambe data anche l'assenza del loro visir.

Un'altra ridicola voce riguardava la presunta morte di Maestra Isuzu: la scomparsa della martora dalla corte non solo aveva riempito i cuori di molti di gaudio ma anche reso più difficile la vita mondana del palazzo.

Restio a riversare su sua figlia ogni incarico appartenuto alla loro prigioniera Sesshomaru aveva permesso a O'Rin di occuparsi solo momentaneamente dei compiti della Lady delle Cerimonie e di scegliere, poi in comune accordo, qualcuno che avrebbe sostituito la martora senza più legarsi a doppio filo ai suoi eredi.

Ma a ogni passo che il Daiyoukai credeva di aver mosso in avanti qualcosa s'inceppava. Contrattempi su contrattempi scatenati dalla scoperta dello yūrei che improvvisamente sembrava minacciare tutti loro collettivamente e se qualche stolto aveva tentato di proporre la consegna di Inuyasha per placare il loro nemico, beh, quello stolto era stato rapidamente rimosso dall'equazione tuttavia Sesshomaru non poteva permettersi di essere ingenuo.

Presto o tardi, senza i doverosi risultati, fra gli youkai sarebbe scoppiata una rivolta e se fra i primi a rimetterci sarebbero stati quelli del Kantō il mezzo demone non si sarebbe fermato a conversare con coloro che avrebbero minacciato la vita di Shippou.

Tempi bui, rivolte e una guerra interna li attendevano.

Era attaccato su ogni fronte. Politico, morale, persino i suoi legami famigliari.

La guerra sarebbe giunta per lui, comprese Sesshomaru, e non vedeva spiragli per fermarla. Ottenere pubblicamente la testa del Senza Faccia avrebbe messo a tacere i dissidenti ma dopo una settimana nei sotterranei Maestra Isuzu era scivolata nella paranoia, il suo stato mentale si era sgretolato e nessuno di loro al momento era stato in grado di comprendere uno solo dei suoi vaneggiamenti.

Serviva l'Orbe. Serviva la testa di quello yūrei o la sua reale identità.

- Padrone.-

Sesshomaru distolse gli occhi brevemente dalla prossima fioritura dei bucaneve, gettando a Jaken e a ciò che teneva fra le piccole mani ossute solo un breve sguardo distratto.

Il sigillo della loro casata impresso a fuoco sulla scatola d'ebano non poteva dare adito a dubbi.

- Padrone, lo ha consegnato ora Totosai con i suoi migliori auguri.-

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