Capitolo XXVI - Lo Scorpione Insolente

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Parte XXVI




L'onda calda era terminata ormai ma i suoi effetti ancora lasciavano qualche strascico nel palazzo infestato da tracce di centinaia di accoppiamenti che avevano avuto luogo praticamente ovunque.

E come se il sesso libero e selvaggio non fosse stato sufficiente le conseguenze dell'omicidio di Shasta del Sud e i suoi funerali erano stati organizzati per quel pomeriggio in pompa magna col borioso quanto incurante benestare del Signore dell'Ovest che aveva assicurato ad Amhara il rispetto per il suo lutto e anche la sua assenza a quella celebrazione funebre, più chiaro che mai che dei giochetti della sua stirpe ne aveva piene le tasche.

Ma Inuyasha e Inukimi quel giorno avevano ben altro a cui pensare.

Quel giorno si usciva.

Quel giorno si dava uno strappo alle regole e per Yamato, principe primogenito del Signore dell'Ovest, era giunta un'occasione più unica che rara.

Con il benestare di suo padre avrebbe varcato ben prima dei suoi trecento anni la soglia del palazzo che lo aveva ospitato fin dalla nascita per entrare nel mondo esterno in compagnia di suo zio.

Sesshomaru scese i tanti gradini dello spiazzale dell'agetsuchi-mon per congedarsi al piccolo gruppo in partenza e per rendersi conto di essere arrivato quasi del tutto impreparato a quell'evento. Si era aspettato di dover attendere ancora almeno un secolo prima di dover dire addio ai suoi figli con la venuta del compimento della maggiore età.

Chissà se Inu no Taisho, anche dopo aver scoperto di che pasta fosse fatto il suo unico figlio, si era sentito ansioso a vederlo partire solo, con indosso solo un'armatura e una spada procedendo per il vasto mondo senza direzione o un progetto?

Sesshomaru rammentava i primi anni di libertà con forte piacere. Le prime scoperte, i luoghi nascosti scovati dopo mirabolanti avventure. I primi duelli. Il sesso, fuori dalle concubine di palazzo, così esaltante per i primi tempi e poi misto a molto più eccitanti combattimenti.

Suo figlio però era così giovane.

Certo, paragonato alla vita di un mezzo demone l'essere Daiyoukai di Yamato gli conferiva un livello d'innocenza quasi patologica che uno come Inuyasha invece aveva perso ben presto attorno al sesto anno di vita. E ora quel fratello che lui aveva abbandonato e quasi ucciso nel bosco era pronto ad accompagnare suo figlio in quella battuta di caccia.

Affinare le sue doti canore, così ancora definivano quell'uscita fra loro.

Sarebbe stato un disastro, pensò Sesshomaru raggiungendo il quartetto dei suoi figli che attorniavano il giovane beta ronzandogli attorno come api laboriose nel tentativo di farlo sentire meno in ansia.

Ricordava quei sentimenti. Eccitazione per ogni nuova scoperta che l'avrebbe atteso.

Ansia, per l'ignoto e l'inesperienza di ciò che accadeva oltre le mura del palazzo paterno.

Inuyasha doveva aver insistito perché suo figlio non indossasse i classici abiti del clan, preferendo un tiepido haori color carbone su cui i petali di ciliegio della famiglia spiccavano assai meno. Un cappuccio largo per nascondere i suoi capelli tanto distintivi, un pettorale d'armatura senza stemmi ma proveniente dall'armeria di Totosai e le kusarigama appese alla vita di suo figlio ben celate dal mokomoko erano tutto ciò che suo zio gli aveva concesso di portare con sé.

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