Parte VII
I nipoti erano di pessimo umore. Ma davvero pessimo.
Poteva vagamente capire il perché di tante storie anche se cominciava (purtroppo) a comprendere che per sua natura parte del suo spirito umano lo avrebbe sempre fatto ragionare come tale e non come uno youkai.
I suoi adorabili nipoti purosangue invece sembravano non essere né comprensivi né lungimiranti.
Seppur in grado di amare la famiglia e proteggerla, a differenza di Sesshomaru, i suoi adorati nipotini stavano cominciando a provare fin troppa frustrazione e un sentimento di possesso, a Inuyasha del tutto sconosciuto, si era fatto strada in loro fino a rendere il ritorno all'ala di famiglia silenzioso, imbarazzante e assai teso.
Nonostante gli inviti di Kouga e Shippou a farsi più comprensivo nei rapporti con i suoi famigliari il mezzo demone doveva ammettere di non sapere proprio da che parte cominciare.
Il suo unico parente di sangue con cui aveva avuto un rapporto sano e amorevole era stata Moroha e il legame con sua figlia, data la sua misera componente demoniaca, era stato improntato su basi umane più che inu. Certo, le aveva insegnato a cacciare, a combattere con la spada, a leggere le tracce, a sopravvivere nei boschi, a uccidere, a fidarsi del suoi fiuto e del suo istinto ma lui per primo era stato a digiuno per tutta la vita di ciò che comporta davvero essere un inu, quindi con Moroha si erano semplicemente incastrati come pezzi di un loro piccolo puzzle, incollandosi a Kagome in un innesto perfetto.
Le schiene dei suoi nipoti invece erano rigide. Frustrati e seccati di essere tenuti a distanza, come se avere lo stesso sangue o quasi significasse automaticamente intimità e un certo possesso perfino. Lui non si era mai sentito "parte" di Sesshomaru. Non aveva mai sentito suo fratello come qualcuno da rivendicare.
Come poteva farlo con i suoi figli quindi?
Che palle, lui voleva solo quella cura e andarsene in tempo per i suoi impegni.
Poi improvvisamente una vampata di odore a lui conosciuto bloccò i suoi passi, obbligandolo a fermarsi in mezzo al corridoio. No, no, no.
Esasperato e già esausto pregò ardentemente di essersi sbagliato ma no, quella traccia la conosceva bene.
La gente di Ryūkotsusei. I draghi.
Quel pazzo era al palazzo dell'Ovest.
Yamato si fermò a sua volta, osservando la sua espressione esacerbata con sguardo attento.
- Non sono molto di compagnia.- lo informò il beta leggendogli nel pensiero – Quando ci sono delle assemblee o dei festeggiamenti si tengono alla larga da nostro padre per quanto possono.-
Inuyasha non riusciva a crederci.
- Neanche il loro alpha?-
- Intendi Ikiryosei-sama?- Yukito s'intromise, percependo il suo tumulto interiore come una vecchia ferita predice il maltempo.
- Non so come si chiama. Ha i capelli blu notte corti, ha due grandi corna affusolate sulla fronte, va sempre in giro mezzo svestito...e porta un'ascia dalla forma tonda.- disse Inuyasha, rammentando un passato neanche tanto lontano – Ha dei grandi tatuaggi neri sulle braccia e sulla schiena.-
- È lui. Ikiryosei.- annuì Yamato – E' il Daiyoukai più giovane ad aver mai comandato il clan dei draghi. È il figlio minore di Ryūkotsusei, penso che abbia una sessantina d'anni più di te al massimo zio. Lui e nostro padre non vanno d'accordo, quindi cercano di vedersi il meno possibile ma deve essere stato sul campo di battaglia contro gli Sciacalli per menare un po' le mani se non per aiutare le orde dell'ovest. Perciò lo conosci.-
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Ikigai
Fiksi PenggemarA più di duecento anni dagli accadimenti della Sfera dei Quattro Spiriti una grande battaglia incombe, portata da un nemico senza motivazioni né un volto. Per necessità Inuyasha si appresta a tornare nella dimora del clan inu ora guidata da Sesshom...