Capitolo XLIV - Deformi

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Parte XLIV



Warnings:

tragicamente come nell'ultimo capitolo anche in questo sono presenti menzioni di stupro, gravidanze imposte, abusi fisici e verbali, misoginia da setting temporale, malnutrizione.

Ah. E un significativo accenno di triangolo amoroso. Sorry, not sorry.








Amhara era stata sorpresa poche volte nella sua lunga vita.

E lei detestava le sorprese.

Seduta su una lunga panca nella sua camera da letto osservava la notte stellata oltre il balcone contemplando le bruciature che affastellavano la parte sinistra del suo corpo scoperto. Vagamente esterrefatta, in parte silenziosamente assente.

Giocava al tempo stesso con gli artigli che tintinnavano fra loro in un disarmonico ammasso di ricche decorazioni.

Era stata cacciata. Bannata. Schiacciata come una falena contro una parete.

I suoi occhi celesti si allargarono a quel ricordo, ancora incredula su quanto le fosse accaduto ma quelle ustioni erano la prova. Abbassò il volto, si scrutò il braccio nudo, il decolleté, lo sterno, il collo.

Percepiva quella bolle come lava ustionante. Quell'onta come Nerium sull'epidermide.

Chi era?, si chiese.

Chi era quella creatura evanescente con gli occhi di Inu no Taisho?

Aveva reclamato la inu come suo famigliare. Lo stesso era accaduto quando aveva toccato il mezzodemone, ma mentre con quell'omega non si era presentato nessuno di corporeo nel caso della principessa era comparsa quell'umana dal nulla e aveva asservito la flora della sua casa per rivoltargliela contro.

Un altro terremoto le confermò i suoi sospetti, con la coda dell'occhio colse perfino i movimenti repentini delle radici dei giardini pensili ritirarsi dalle pareti lasciandole frammentate e in rovina per tornare, probabilmente, a rannicchiarsi come un grumo verde attorno alla stanza del lucernario.

- Abbiamo un problema, figlio mio adorato.-

Alcuni dettagli del quadro generale le stavano sfuggendo e la cosa non le piaceva.

Certo, la sua tolleranza per i suddetti dettagli si era pericolosamente assottigliata da quando erano tornati nel Sud dopo la sconfitta che Sesshomaru le aveva inflitto, almeno momentaneamente, usando Statira ed Eren. Per non parlare di cosa le aveva fatto il suo ultimogenito con un semplice morso anche se alla fine catturare l'omega, rapire la figlia del Testimone e distruggere la casa che Tōga e Inukimi avevano costruito insieme era riuscito a cambiare in positivo il suo umore.

Sfrenate uccisioni di pulizia nella sua stessa dimora avevano fatto il resto.

Persino livellare la lealtà della sua corte le aveva procurato un vago piacere.

Persino ridurre in un ammasso tremante di ossa rotte la figlia di Sesshomaru era stato rinvigorente.

Ma se c'era una cosa che Amhara non apprezzava erano gli intoppi nei suoi piani ben congeniati.

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