Capitolo uno.

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Ed ecco che un altro giorno di merda comincia col sorgere del sole. Mi alzo abbastanza lentamente dal letto per poi fiondarmi in bagno. Finita la doccia scendo al piano di sotto e la scena di routine mi si presenta davanti: mia madre distesa in malo modo sul divano con la solita bottiglia di vodka sotto al braccio. Ormai fa questo ogni sera da quando lui se n'è andato. Le tolgo il contenitore ormai vuoto e la copro con una coperta calda. Adesso però è davvero tardi e visto che non posso giustificare il mio ritardo dicendo che mia madre è un'alcolizzata irresponsabile e depressa decido di darmi una mossa per arrivare in tempo a scuola. Prendere il pullmino scolastico è sempre una noia: appena entri tutti gli sguardi si posano su di te e non sono di certo occhiate gentili. Nonostante ciò, in qualunque caso un' auto non me la posso permettere quindi mi toccherà viaggiare su questo mezzo fino alla fine del liceo. Sospiro pesantemente mentre della musica rilassante esce dai miei auricolari. Ed eccolo, a pochi metri da me l'inferno, o più comunemente scuola. Non è che non mi piaccia imparare, che sia chiaro, ma la scuola fa passare davvero la voglia, a partire dai professori e a finire dai compagni. Compagni: esseri spietati che non fanno altro che mettere in risalto le tue insicurezze e debolezze. In pratica una versione meno cresciuta degli insegnanti. Non ho amici a scuola, ma questa è una mia scelta. Tante volte infatti mi si è avvicinato qualcuno, ma io respingo tutti, sempre. Quindi chiamatela timidezza, chiamatela come volete voi, fatto sta che sono sempre sola. La campanella suona e io mi dirigo in fretta verso la mia classe rigorosamente a testa bassa per non essere notata. Controllo il mio orario e noto che alla prima ora c'è scienze. Nonostante non mi vada di dissezionare animali morti mi reco verso l'aula e mi siedo in fondo da sola, come al solito. Tutti intorno a me parlano delle vacanze che hanno passato e sembrano così dannatamente felici. A volte mi chiedo come sia essere una semplice adolescente, senza tutto questo peso che mi porto sulle spalle. Ad interrompere i miei pensieri è un ragazzo, moro e molto alto che si siede nel posto vuoto accanto al mio. Chi si siederebbe mai vicino a me? Noto che mi fa un grande sorriso e io credo di poter svenire.
«Ciao» mi saluta il ragazzo.
«Ehi» rispondo con un sussurro, non sono nemmeno sicura che abbia sentito.
«Come ti chia-» la sua voce viene interrotta dal professore che irrompe nella classe.

La lezione procede tranquillamente, il professore ci fa vedere alcune cose al microscopio e io mi ritrovo a doverlo dividere con il coraggioso seduto vicino a me. A lui però non sembra infastidire questa cosa, anzi. Strano forte. La campanella suona e appunto i compiti assegnatoci dal professore. Sto per afferrare la mia borsa quando un mano che si poggia sul mio braccio ferma il mio movimento. E' il ragazzo.
«Ehi, come ti chiami?» chiede curioso. Adesso che lo guardo bene è proprio un bel ragazzo. La sua pelle scura è messa in evidenza dalla canotta sportiva che indossa abbinata ad un paio di jeans. Ma la cosa che mi colpisce è il sorriso, capace di illuminare la giornata. Aspetta, ma cosa sto dicendo?
«Alice» rispondo secca.
«Io sono Jack» si presenta lui.
«Fantastico, ma adesso devo andare sul serio» cerco di essere evasiva.
«Ci vediamo in giro, Alice» mi saluta con un sorriso.
Dio, il sorriso. Okay, devo smettere di pensarci.

La giornata per il resto procede normale. Vengo ignorata come al solito e a me va bene così. Esco in fretta da scuola e mi fermo alla fermata dell'autobus. Resto a fissare un gruppo di ragazzi in lontananza quasi affascinata. Sembrano così spensierati e per un momento sono gelosa. Gelosa di quello che possono avere e che io non avrò mai perché la vita non è stata così buona con me. L'autobus passa e mi sorprendo a ritrovarvi il ragazzo di scienze. Possibile che prenda l'autobus ogni volta e che io non me ne sia mai accorta? Impossibile, sto sempre attenta ai dettagli. Noto che non è solo, è affiancato da un ragazzo un po' più basso di lui dai capelli chiari. Quasi come se sentisse il mio sguardo si gira e io rapidamente distolgo lo sguardo. Mi sorprendo ad arrossire. Io che arrossisco? Oddio, la fine del mondo è così vicina. Mi giro di nuovo verso Jack e scopro che i suoi occhi sono ancora posati su di me. Adesso è lui a distogliere velocemente lo sguardo. Prima di scendere alla mia fermata cerco di nuovo con gli occhi il ragazzo. Cosa sto facendo?

Ricomincio da te || Jack GilinskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora