Capitolo ventitré.

757 54 10
                                    

«Bella idea del cazzo» dico a Shawn, mentre supero il cortile della scuola.
Sono ancora molto scossa. Nella mia testa, emozioni contrastanti non fanno altro che scontrarsi. Le lacrime che fino a pochi minuti fa ho trattenuto, sgorgano tutte insieme dai miei occhi. La mia vista si appanna, riesco solo a distinguere la figura di Mandy, che mi aspetta poggiata sul cofano dell'auto. Appena mi avvista, mi corre incontro, riesco a percepire tutta la sua preoccupazione.
«Alice, cosa-» prova a chiedere spiegazioni, ma la interrompo.
«Andiamo a casa, Mandy. Sono esausta» mi limito a sussurrare senza un tono preciso.
Il tragitto in macchina é silenzioso, non accendiamo nemmeno la radio, come nostro solito. In questo momento vorrei semplicemente che una voragine si aprisse sotto i miei piedi e mi risucchiasse al suo interno. Sicuramente sarebbe più sopportabile di questo dolore, che riesco ad avvertire fin dentro le ossa. Tutto quello sminuire i miei sentimenti, non ha fatto altro che amplificarli.
Quando arriviamo all'appartamento mi lascio andare ad un lungo sospiro, mi sento come se fossi stata in apnea per ore intere. Sempre senza fiatare, mi chiudo nella mia camera, mi rifugio nei miei pensieri. Morfeo prende possesso delle mie facoltà mentali e fisiche, e in poco tempo mi addormento. Il mio sonno, però, non é affatto tranquillo. Gli incubi mi affollano la mente, é il mio subconscio a parlare. Mi sveglio soltanto verso le sette, "pronta" per il turno di notte al locale. É l'ultima cosa che ho voglia di fare, ma conto sul fatto che mi potrei distrarre un po'. E infatti, la serata affollata mi tiene talmente impegnata, che riesco quasi a sorridere. Solo verso la fine della serata inizi o a perdere colpi, infatti, sbaglio qualche drink. Questo é il segnale: è il momento di annunciare la ritirata. Vado da Mandy, e noto che anche lei sta per staccare, infatti lava gli ultimi bicchieri da cocktail.
«Mandy, sei pronta?» la esorto.
«Si, due secondi e arrivo!» esclama.
«L'hai detto anche dieci minuti fa» continuo a lamentarmi.
«Eccomi, rompi coglioni» dice ridendo.
La seguo a ruota, e...sto ridendo davvero. Non la solita risatina falsa, o il solito sorriso tirato.
Il mattino seguente non vado a scuola, un po' per schiarirmi le idee e un po' per il sonno arretrato, e vengo risucchiata nel tremendo vortice dello studio. Sono anche sola a casa, dato che Mandy ha il turno di mattina. Per pranzo però riusciamo a stare insieme.
«Allora, com'è andata oggi?» le chiedo, una volta che rientrata.
«Il solito, la mattina non succede mai nulla, una noia mortale» sbuffa leggermente.
«Ah, e stasera non devi andare, ti copro io» mi informa.
«Mandy, ma posso lavorare, sul serio» provo a dissuaderla.
«Non trattarmi come se non avessi capito che sei devastata, te lo si legge in faccia» dice seria.
In effetti, é da un paio di giorni che non mi guardo per bene allo specchio, a quanto pare ho un aspetto orribile.
Fottuto amore. Fottuto Jack.
Nonostante tutti gli sforzi di Mandy per convincermi a non andare al lavoro, la mia testardaggine l'ha vinta su tutto. Dietro il bancone, i problemi sembrano scomparire per un po', esistono soltanto Vodka e Tequila. Non ho calcolato però un piccolo particolare: è sabato sera. Appena metto piede al Blue Line, infatti, la folla di persone quasi mi travolge. Non credevo che il locale potesse contenere così tante persone, ma soprattutto non immaginavo che fosse così in voga tra i giovani.
Mio dio, parlo come una trentenne.
«Oggi dovrai servire anche ai tavoli del privè, Alice. Monica ha dato buca all'ultimo minuto» mi comunica Dan una volta posizionata dietro al bancone.
E in questo preciso momento, rimpiango di non essere rimasta a casa. Ma adesso sono qui, quindi non mi resta che rimboccarmi le maniche e darmi da fare. Prendo talmente tante ordinazioni contemporaneamente che mi sembra di impazzire. Sempre con la paura di sbagliare qualcosa, inizio a accontentare tutti i clienti, che a nemmeno metà serata, sono già al sesto drink e completamente andati.
«Alice, abbiamo bisogno di te adesso» urla Dan per sovrastare la musica, piazzandomi in mano un vassoio pieno zeppo di bibite.
«Tavolo 6, zona privè. Prendi anche le ordinazioni degli altri tavoli» istruisce.
Col vassoio ben saldo in mano mi dirigo verso il privè, affrontando la giungla. Fortunatamente arrivo sana e salva, proprio come i drink. Li servo, ignorando le battutine del gruppo di ragazzi, e passo a prendere le ordinazioni agli altri tavoli.
«Per me un Sex on the beach» parla una voce.
Una voce fin troppo familiare.
Alzo lo sguardo, e mi trovo davanti un Cameron, vestito con pantaloni eleganti e una camicia bianca.
«Alice?» domanda.
Cerco di nascondere il viso con i capelli.
«No, signore. Si sta confondendo» mi limito a dire, prima di girare i tacchi.
So bene che Cameron non si è bevuto questa mia balla senza capo nè coda, ma spero in una sbronza pesante che gli farà dimenticare tutto. Sarà meglio che prepari questo Sex on the beach il più forte possibile.
Una volta ritornata alla postazione, inizio a leggere il block notes su cui ho segnato tutti i drink che devo preparare e mi metto all'opera. Quando sono pronti, però, quasi non ho il coraggio di tornare al privè, di trovarmi di nuovo faccia a faccia con Cameron. Mi faccio forza, molto incoraggiata da Dan che non fa altro che ripetermi 'dobbiamo mandare avanti il locale, dobbiamo mandare avanti la serata!'.
«Il martini per te e la vodka al limone per te» dico con un sorriso di circostanza, prima di passare al tavolo infernale.
Sempre coprendomi la faccia con i capelli mi avvicino.
«Per chi è il mojito? E il margarita?» inizio a fare domande a raffica.
Quando arrivo al sex on the beach, so bene per chi è.
«Ed ecco a te» sussurro impercettibilmente, cercando di farmi notare il meno possibile.
Fortunatamente, Cam non è venuto qui con la comitiva, ma con ragazzi che non ho mai visto. Non so se questa cosa può tranquillizzarmi o farmi agitare ancora di più.
Me ne ritorno dietro al bancone, e quasi vorrei nascondermici.
Per tutta la serata, però, non c'è traccia del moro, e inizio a rilassarmi.
Nonostante siano le cinque del mattino, il Blue Line, è ancora gremito di gente, mentre il sonno si fa sentire ogni minuto di più. Quando finalmente, intorno alle sei, iniziano tutti a levare le tende, mi comincio a preparare per smontare alle sette.
Sto lavando dei bicchieri, quando una voce mi coglie alla sprovvista.
«E quindi lavori qui, eh?» mi chiede Cameron com la voce leggermente distorta dall'alcool.
«Esatto» rispondo fredda cercando di allontanarlo.
Mentire ancora non avrebbe senso.
«Alice, torna. Non dico che devi stare per forza con me o con Jack, ma torna. La tua assenza è una voragine che non fa altro che aprirsi ogni giorno di più»
È in questo preciso momento, mi rendo conto di aver spezzato il cuore a Cameron. Inconsapevolmente.

SPAZIO AUTRICE.
Buonasera lettori e lettrici. Dopo un tempo che sembra interminabile, sono riuscita ad aggiornare, con un capitolo che non è poi tanto corto. Spero che nonostante la mia assenza, non mi abbiate abbandonata.
Grazie di cuore, El. xx

Ricomincio da te || Jack GilinskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora