Alle prime luci dell'alba mi sveglio. Ho passato una notte infernale e, stando ai rumori provenienti dal piano di sopra, anche Jack non se l'è vista molto bene. Il vestito della scorsa sera mi si è appiccicato addosso così prendo la prima maglietta che trovo in giro e la indosso. Decido di preparare la colazione per me e per Jack e mi metto ai fornelli. Ma prima mi armo di acqua e aspirina e le posiziono sul tavolo. So benissimo che sono le prime cose che Jack cercherà. Le uova strapazzate sono quasi cotte quando sento dei passi pesanti sulle scale. Mi giro e trovo Jack tutto assonnato. Individua velocemente la medicina e la prende tutta d'un sorso, non avevo dubbi. Sempre in religioso silenzio poi, si siede al bancone. Gli metto davanti tutto ciò che ho cucinato e mi siedo accanto a lui.
«Alice, dobbiamo parlare» dice senza intonazione.
Si sa, il dobbiamo parlare non indica mai nulla di buono. Nonostante ciò finisco la mia colazione e metto a caricare la lavastoviglie facendo finta di nulla.
«Alice, dobb-» prova a ripetere.
«Si, ho capito» rispondo fredda interrompendolo.
Sparecchio anche il suo posto e mi risiedo di fronte a lui.
«Ho bisogno che tu te ne vada» esordisce.
Rimango di stucco. Andarmene per sempre?
«C-cosa?» è tutto quello che riesco a ribattere.
«Ho bisogno che tu prenda le tue cose e lasci casa mia» chiarisce.
Davvero mi sta cacciando? Dopo tutto quello che abbiamo passato? Ma adesso il pensiero che più mi tortura è: dove andrò? Non ho più una casa e Jack questa cosa la sa bene. Mi sarei aspettata di tutto, ma non questo.
«Ci ho pensato su stanotte e credo sia meglio per entrambi se tu vada via» continua.
«E quando ci hai pensato precisamente? Quando ti sei ubriacato o mentre vomitavi l'anima?» alzo la voce di un'ottava.
So di non essere nella condizione di fare la predica, ma Jack cacciandomi sta dimostrando di non essere tanto meglio di me.
«Alice, ne abbiamo già discusso abbastanza. Va via e basta» sospira.
Senza dire nulla, salgo al piano di sopra e inizio a mettere nel borsone tutte le mie cose. Mi sembra di rivivere ciò che è successo con mia madre poche settimane fa. I miei occhi cominciano a bagnarsi, ma impongono alle lacrime di non scendere. Non piangerò ancora, sono forte abbastanza da affrontare la situazione. Una volta raccolto tutto riscendo al piano di sotto. Jack è ancora in cucina e fissa il vuoto. Poi, come se si fosse accorto della mia presenza, si gira di scatto verso di me. «Buona fortuna, Alice» dice alzandosi e venendo verso di me.
Buona fortuna? Ma scherza?
«Jack, sai, io ti amo. Ti amo così fottutamente tanto che prima d'ora non mi ero accorta di che razza di persona sei. Adesso l'ho capito e sai cosa ti dico? Meglio tardi che mai» tutte stronzate.
Non penso nemmeno una delle cose che ho appena detto, ma ho bisogno di ferirlo come lui sta ferendo me in questo momento.
«E tu, Alice? Mi hai tradito con il mio cazzo di migliore amico! Come pensi che mi senta, eh?» ribatte.
I sensi di colpa ritornano come una pugnalata al cuore. Nonostante ciò, credo che Jack stia esagerando. Tra me e Cam non c'è stato nient'altro che quel bacio che d'altronde per me non è significato nulla.
«Stai ingigandendo la cosa fin dall'inizio, Jack! Io non provo niente per Cameron e tu lo sai bene. Sei solo troppo orgoglioso per aprire quei dannati occhi e guardare in faccia la verità» mi difendo.
«Alice, non rendere la cosa peggio di quanto non sia già. Vai via» dice indicando la porta.
«Vai al diavolo, Jack» esordisco chiudendomi la porta alle spalle.
Ed è così che mi lascio alle spalle il miglior capitolo della mia vita.
Mi guardo intorno, non sapendo minimamente dove andare. Penso alla mia vecchia casa, ma non ho alcuna intenzione di metterci piede. Cammino lungo la strada, fino a quando non trovo un bar, che sembra carino. Entro e mi siedo al primo tavolo che mi si presenta davanti. Controllo il portafoglio e noto che ho meno di cinquanta dollari. Bestemmio mentalmente e ordino una delle bevande piú economiche: la camomilla. Mi servirà anche per placare un po' i nervi tesissimi. Ringrazio il cameriere e la inizio a sorseggiare. Qualche tavolo più in là, noto un tale intento a leggere un giornale.
«Scusi, non è che potrebbe darmi la sezione 'Annunci'?» chiedo avvicinandomi.
Il signore annuisce soltanto e mi dà la pagina. Ritorno alla mia postazione e inizio a leggere, in cerca di un appartamento che rientri nel mio budget, anche se ora come ora non potrei permettermi nemmeno un cassonetto dell'immondizia. Mi immergo nelle parole e man mano cerchio tutte le opzioni che mi sembrano abbordabili. Faccio qualche telefonata, ma la maggior parte dei proprietari richiede un lavoro fisso cosa che io non ho. Tutta la giornata se ne va così, e quando si fanno le dieci di sera il cameriere è costretto a chiudere ed io mi ritrovo in strada, da sola, con il borsone sulle spalle. Le lacrime iniziano a scendere da sole e mi lascio andare ad un pianto disperato.
«Ehi, tutto bene?» una voce dolce alle mie spalle parla.
Mi giro e nonostante gli occhi appannati riesco a intravedere una ragazza.
«A parte fatto che non so dove andare, si tutto bene» ironizzo.
La ragazza riesce a cogliere la mia ironia e ridacchia leggermente.
«Non hai un posto per la notte?» mi chiede.
Annuisco soltanto. La figura davanti a me si mette una mano sul mento, come se stesse riflettendo.
«Vieni con me» dice poi.
Un sorriso si fa spazio tra le mie labbra. È l'unica cosa positiva in questa giornata di merda.
Mi conduce alla sua macchina e una volta messo il borsone dietro, mi fa sedere sul sedile del passeggero. Mette in moto, siamo dirette verso casa sua.
«Allora, come ti chiami?» mi domanda.
«Sono Alice» mormoro in risposta.
«Alice, che bel nome. Io sono Mandy» si presenta.
Le sorrido lievemente.
«Allora, visto che non hai l'aspetto di una senzatetto, ti va di dirmi cos'è successo?»
Prendo un respiro profondo e per la prima volta racconto tutto. La situazione di merda, ciò che è successo prima, ciò che è successo dopo. E mi tolgo un bel peso dal petto. Dopo una ventina di minuti siamo arrivati a destinazione. L'appartamento è all'ultimo piano di una palazzina e non è niente male. Poso tutte le mie cose sul pavimento, non sapendo dove andare.
«Ah, che sbadata. La stanza è la prima sulla sinistra» mi indica Mandy riferendosi al corridoio.
«Grazie» dico soltanto e mi ci avvio.
Varco la porta e rimango stupita. È piú grande della mia vecchia camera da letto. Il letto a due piazze mi fa diventare gli occhi a cuore. Mi ci siedo sopra e scopro che è anche abbastanza comodo.
«Alice, la cena» mi urla Mandy.
E sorrido.SPAZIO AUTRICE.
Salve lettori! Questo capitolo è stato abbastanza un parto, ma finalmente è pronto! Grazie a tutti voi che leggete la storia, ve se ama. Segnalo le mie due ff 'Ten Hours' su Jacob Whitesides e 'The Hell' su Cameron Dallas.
Bacioni, El.xx
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Ricomincio da te || Jack Gilinsky
Fanfiction"Vieni nei miei sogni stanotte, fammi compagnia. Cantami una canzone, dammi il bacio sulla fronte. Resta con me fino all'alba e, quando starai per andare via, ti prego ripensaci e resta con me"