Capitolo cinque.

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‹‹Si, mamma starò bene. Davvero›› La saluto per l'ennesima volta.

Il pullmino per la clinica la sta aspettando e lei è ancora qui a piangere e salutarmi. Mi lascia un bacio sulla guancia ed entra finalmente nel veicolo. Affido tutte le mie speranze in questa cosa, potrebbe ritornare la donna che era prima: solare, allegra e soprattutto una buona madre. Non so per quanto resterà in clinica, ma riuscirà a rimettersi in piedi presto, ne sono sicura. La determinazione nella sua voce quando mi ha detto questa faccenda della riabilitazione era palpabile. Con un sorriso sulle labbra mi avvio in cucina ed inizio a preparare il pranzo visto che sono quasi le 13:oo. Mangio silenziosamente e per combattere la solitudine accendo un po' di  televisione. La spengo comunque poco dopo poiché i programmi fanno schifo. Mezz'ora più tardi sento un rombo di motore proveniente da fuori. Mi affaccio dalla finestra e lo vedo: Jack, vestito tutto di nero, che parcheggia la moto nel vialetto di casa mia. Oggi al posto del solito cappellino porta una bandana rossa che gli tiene indietro i capelli. E' incredibilmente sexy. Mi riprendo dal mio stato di trance e mi ricordo che sto indossando ancora il pigiama. Salgo velocemente al piano di sopra e mi infilo una maglia larga e dei pantaloncini: dovrebbe andar bene. Contemporaneamente sento il campanello suonare così mi precipito di sotto ed apro. Jack mi sorride a trentadue denti.

‹‹Amo il tuo sorriso›› mi faccio scappare. ­

‹‹Chi non lo ama?›› scherza.

Gli do una botta giocosa sul braccio.

‹‹Stavo pensando al fatto che non ho ancora il tuo numero di telefono›› dice poi.

‹‹Cosa? Cioè mi stai dicendo che tu pensi?›› rispondo sarcastica.

‹‹Ti stai per caso prendendo gioco di me, Whittermore?›› e ride.

‹‹Forse, Gilinsky›› lo chiamo anch'io per cognome.

Con un ghigno stampato in volto si avvia a prendere il mio cellulare poggiato al bancone della cucina. Rapidamente segna il suo numero e poi si fa uno squillo per memorizzare il mio.

‹‹Quindi adesso ti dovrò sopportare anche per messaggio?›› chiedo scherzosa.

‹‹Non ti libererai mai di me››

Ci sediamo sul divano e iniziamo a guardare un film che però non prende molto né lui né me.

‹‹Ho voglia di uscire›› farfuglia Jack.

Annuisco in accordo e salgo al piano di sopra per cambiarmi. Scelgo un jeans attillato ed un maglioncino rosa e sono pronta. Quando ritorno al pianterreno Jack mi fa un occhiolino. Adesso svengo. Optiamo per andare al centro commerciale. Nonostante non mi piaccia fare shopping e roba del genere sono contenta della compagnia di Jack. Ci fermiamo in alcuni negozi come H&M, Sisley e io compro alcune cose per me, dato che ne ho davvero bisogno. Il ragazzo al mio fianco insiste per pagare, ma io lo blocco. Non solo sta perdendo un pomeriggio per spese folli, adesso dovrebbe anche pagare lui? Mi oppongo, mentre la commessa ci guarda cercando di reprimere un sorriso. Alla fine l'ha vinta Jack che mi paga tutti gli acquisti. Troviamo però un compromesso, gli offrirò io la cena. Mentre stiamo camminando Jack si ferma all'improvviso ed io con lui.

‹‹Cosa succede?›› chiedo allarmata.

E dopo poco posa le sue labbra sulle mie. Ci stacchiamo dal bacio ed io non posso fare a meno di sorridere.

‹‹Non ci eravamo ancora salutati per bene›› spiega.

Questo suo gesto mi ha provocato tantissime emozioni. E sa usare le parole così bene.

Si fa rapidamente ora di cena e decidiamo di fermarci in un ristorantino stesso nel centro commerciale. Cos'è questo? Un appuntamento o qualcosa del genere? Decido di chiederglielo.

Ricomincio da te || Jack GilinskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora