Non mi aspettavo che mi sarei addormentata così facilmente ieri sera. E invece si, a quanto pare mia madre mi ha prosciugato tutte le energie. Jack deve essere crollato poco dopo di me, aveva l'aria stanca. Adesso il risveglio è un po più arduo. Quando suona la sveglia delle sette, infatti, ne io ne Jack abbiamo il coraggio di muovere un muscolo.
«Jack» lo chiamo ancora ad occhi chiusi.
«Mmh, altri cinque minuti» e si gira dall'altra parte.
«Jack, io sono pronta e sto andando via» mento.
Appena udite queste parole spalanca di colpo gli occhi e si mette a sedere. Quando però mi trova accanto a lui e ancora in pigiama realizza che l'ho preso in giro.
«Quindi, mi hai preso per il culo, Alice?»
«Non mi permetterei mai» dico ridacchiando.
«Te ne pentirai» e si avventa su di me. Mi inizia a fare il solletico sui fianchi, sapendo che è il mio punto debole, e io non posso fare altro che ridere fino allo sfinimento. Si ferma soltanto quando chiedo umilmente pietà mettendo da parte l'orgoglio.
«Ringrazia solo il mio animo buono» dice Jack smettendo.
«Andiamo a fare colazione, stupido» esordisco, ma l'attenzione di Jack è catturata da altro.
E poi capisco. La sua maglietta che ho usato come pigiama mi è salita e adesso ci sono le mie mutandine e il mio culo in bella vista. Avvampo e mi affretto a sistemare la T-shirt per poi andare in cucina a preparare la colazione facendo finta di nulla. Solo mentre sono da sola ai fornelli il pensiero di mia madre mi sfiora la mente, o sarebbe meglio dire la invade. Arriva come un uragano a guastarmi l'umore e non posso fare a meno di essere incazzata. Perchè una persona di merda deve avere tutto questo potere su di me? Di condizionarmi le giornate? E così impongo a me stessa di stare calma e di scacciare i pensieri negativi.
«Jack, oggi Nash ci sarà a scuola?» chiedo a Jack mentre facciamo colazione.
Jack si irrigidisce, ma mi risponde comunque.
«No Alice, non credo. Hayes ha detto che ha bisogno di riprendersi un po' prima di tornare alla normalità» finge un sorriso.
So che questa situazione fa male a lui quanto a me e ciò non fa altro che farmi stare peggio. Lascio comunque cadere il discorso, ho bisogno di iniziare bene la settimana.
Mi approprio del bagno approfittandone per farmi una doccia che mi distenda i nervi. Quando passo al trucco, guardandomi allo specchio capisco che nemmeno il migliore prodotto del mondo potrebbe migliorare la mia faccia distrutta. Delle profonde occhiaie mi solcano il viso, gli occhi sono rossi e gonfi per il pianto. Per non parlare dei capelli. I miei lunghi capelli biondo cenere sono sparpagliati in tutte le direzioni e non c'è modo di domarli. Opto così per una crocchia disordinata, mentre in faccia decido di non mettermi nulla. Quando esco dal bagno trovo Jack già pronto, così mi metto lo zaino in spalla e usciamo. Con la moto ci mettiamo davvero poco ad arrivare a scuola, tanto che siamo in anticipo. Ci avviciniamo al solito muretto unendoci agli altri.
«Che facce che avete, ragazzi» dice Shawn.
Solo in questo momento mi soffermo a guardare Jack. È più pallido del solito ed i suoi occhi hanno perso lucentezza. Pensare che in parte è anche merito mio che sta così mi fa sentire in colpa.
«Guarda la tua, Mendes» la prendo sul ridere.
Cam non è venuto nemmeno oggi a scuola e sto iniziando a preoccuparmi. Lui forse è quello che più di tutti è legato a Nash ed è per questo che sta soffrendo tanto.
Ad un tratto, il mio sguardo viene catturato da un ragazzo a pochi metri da noi fin troppo familiare. E anche gli altri sembrano notarlo.
«Ehi, Nash» urla Johnson.
Quello che avevo presupposto fosse Nash si gira confermando i miei pensieri.
«Ragazzi, mi raccomando, non fategli domande sull'incidente e roba varia. Fate finta che state cercando di fare amicizia con un ragazzo nuovo» dice Shawn.
E non posso che essere d'accordo con lui.
Nash si avvicina a noi e ci sorride. Per la prima volta dall'incidente, ci sorride.
«Ehi, ma voi siete i tipi strambi dell'ospedale» dice e io non posso fare a meno di ridacchiare.
Ai suoi occhi dobbiamo essere sembrati davvero molto strani.
«Si, siamo noi» dico io.
«Penso che non abbiamo fatto le giuste presentazioni, io sono Alice» mi presento.
«Io Jack»
«Io Shawn»
«Io Aaron»
E le voci di tutti si accavallano.
«Okay, credo di non ricordarmi nemmeno la metà dei nomi che mi avete detto, ma col tempo imparerò, giuro» interrompe l'appello ridendo.
Durante le lezioni in comune, Nash sta sempre con noi, e mi sembra quasi di non averlo mai perso.
«Mi avevi detto che Nash non sarebbe venuto» mi rivolgo a Jack una volta entrati nella mensa.
«Sorpresa!» esclama.
«Vuoi dire che lo sapevi?» chiedo incredula.
«Si, piccola»
Okay, tralasciando il fatto che mi ha appena chiamato piccola e il mio cuore ha perso un battito, Jack lo stronzo sapeva tutto?
«È ufficiale, sei uno stronzo» gli do' una gomitata nelle costole.
Per tutta risposta Jack mi prende per la vita e mi bacia, lì, davanti a tutti.
Quando ci stacchiamo avvampo violentemente.
«Adoro il fatto che ancora arrossisci quando ti bacio» mi sussurra con voce roca nell'orecchio. Le farfalle svolazzano nel mio stomaco e non posso fare meno di arrossire ancora di più. Mi allontano di scatto da Jack e boccheggio per un po' di aria.
«Fa caldo qui» mi sventolo con la mano.
«Mmh si» dice il moro ghignando mentre si avvicina sempre di più.
«Se avete finito di fare i piccioncini, noi ci sediamo al tavolo laggiù» esordisce all'improvviso Matt.
«Sta zitto una buona volta, coglione» lo richiama Jack scherzando.
Ci sediamo al tavolo, tutti insieme.
«Da quanto state insieme?» chiede Nash all'improvviso.
Adesso che ci penso, io e Jack non abbiamo un giorno preciso in cui ci siamo messi insieme, è successo e basta.
«Da più o meno un mese» risponde Jack al posto mio e non avrebbe potuto dare risposta migliore.
In effetti, a volte è quasi strano pensare che stiamo insieme da così poco, mi sembra una vita.
Il pranzo procede normalmente e la giornata scolastica finisce presto.«Jack, io salgo su a studiare, per te va bene?» gli chiedo.
«Certo, piccola»
Salgo su e mi metto subito sui libri. Ultimamente, con tutti quello che è successo, ho trascurato un po' lo studio e adesso devo assolutamente rimettermi in pari.
«La seconda guerra mondiale si svolge nell'arco temporale a partire dal 19-» inizio a ripetere ad alta voce, ma vengo interrotta da Jack che entra nella stanza.
Non dice nulla, si siede soltanto sul letto, accanto a me con uno strano sorriso sul volto.
«La seconda guerra mondiale si svolge nell'arco temporale a partire dal 19-» provo a dire, ma vengo interrotta da Jack.
Che mi sta lasciando dei baci lungo il collo. Mentre mi accarezza il fianco. Okay, mi devo concentrare sullo studio.
«Jack, sto studiando» dico con aria di rimprovero.
«Mm, mm» ribatte impossessandosi delle mie labbra.
Non riesco a resistere e ricambio il bacio, lasciandomi trasportare. No, devo studiare. Lo respingo.
«Jack, devo studiare» dico ridendo. «Stiamo studiando anatomia, non credi?» ribatte ghignando.
Rido e lo bacio di nuovo. Jack, è bastato un mese e adesso sono pazza di te.SPAZIO AUTRICE.
Eccomi tornata gente, con un capitolo un po' più lungo finalmente. Colgo l'occasione per segnalarvi le mie due fanfiction 'The Hell' su Cameron Dallas e 'Ten Hours' su Jacob Whitesides. In più vi volevo segnalare un'altra storia 'Bad Choices' su Matt Espinosa di anchormatt, una storia che mia ha appassionata tantissimo in poco tempo.
Detto questo, godetevi il capitolo, spero vi piaccia.
Baci, El. xx
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Ricomincio da te || Jack Gilinsky
Fanfiction"Vieni nei miei sogni stanotte, fammi compagnia. Cantami una canzone, dammi il bacio sulla fronte. Resta con me fino all'alba e, quando starai per andare via, ti prego ripensaci e resta con me"