Capitolo diciannove.

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La stessa sera non riesco ad addormentarmi. Le parole di Jack non fanno altro che ripetersi nella mia testa e sto sempre peggio. Nonostante ciò sono contenta di aver incontrato Mandy, mi ha accolta in casa sua e mi ha anche preparato la cena. La mia gratitudine nei suoi confronti non può essere nemmeno espressa a parole.
Quando un raggio di sole squarcia l'oscurità della stanza mi decido ad alzarmi dal letto. Ho passato la notte completamente in bianco con tutti quei pensieri che mi affollavano la testa. La mia prima tappa è il bagno, dove mi faccio una lunga e rilassante doccia. Poi mi avvio verso la cucina con l'intento di preparare la colazione che però trovo già servita sul tavolo.
«Buongiorno» mi saluta Mandy addentando una brioche.
«'Giorno» la saluto a mia volta con un lieve sorriso.
«Siediti, che si fredda tutto» mi esorta.
Faccio come mi dice e inizio a mangiare. Fino a quel momento non mi ero resa conto di quanta fame avessi.
«Come mai già sveglia?» le chiedo.
«Lavoro in un bar e oggi ho il turno di giorno, tu hai bisogno di un passaggio da qualche parte?»
«No, Mandy, cioè io non vorrei creare altro disturbo» dico timidamente.
«Ma quale disturbo? Devi andare a scuola?» domanda.
«In realtà si, ma posso prendere un autobus o-» inizio a parlare.
«Non ci pensare nemmeno, ti vengo anche a riprendere» mi interrompe sorridendomi.
Appena siamo pronte entrambe, usciamo. Alla fine la scuola dista solo una mezz'ora dall'appartamento, ma con i mezzi ci avrei messo sicuramente di piú.
«A che ora esci?» chiede Mandy mentre scendo dall'auto.
«Oggi all'una. Se non ce la fai non fa nulla, sul serio.» Ha già fatto così tanto per me.
«Non dirlo neanche per scherzo. Ci si vede all'uscita» mi fa un cenno con la mano.
«Grazie Mandy. Per tutto» dico sinceramente.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere di nuovo sola. Vedo il gruppo pochi metri piú avanti, ma nessuno di loro mi degna di uno sguardo. Probabilmente non mi hanno nemmeno notata, sono tornata ad essere invisibile. E dentro di me, qualcosa fa 'crack'. Quando però intravedo Lisa vicino alla porta del mio armadietto mi rendo conto che forse non è tutto andato per sempre. Mi avvicino con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
«Lisa!» esclamo felice.
«Alice, quanto mi sei mancata» mi saluta praticamente saltandomi addosso.
In effetti con Lisa non sono stata proprio l'amica perfetta. Mi sono fatta talmente prendere dai miei problemi che non le sono stata vicino quando Nash ha perso la memoria. Sono comunque contenta di scoprire che si è ripresa, apparentemente, del tutto.
«Mi sei mancata tanto anche tu» dico e lo penso davvero.
Mi è mancato non averla al mio fianco, quando tutto quello che avrei voluto sarebbe stata una spalla su cui piangere.
«Ehi, guarda! Ecco tutti gli altri, andiamo a salutarli» mi esorta.
«Lisa, le cose ultimamente non stanno andando molto bene, non credo sia una buona idea» le faccio intuire la situazione.
La mascella di Lisa quasi cade sul pavimento dopo la mia risposta.
«M-ma come? Tu e Jack eravate così affiatati» dice incredula.
Alzo semplicemente le spalle facendo capire che non ho voglia di parlarne. Al suonare della campanella entriamo in classe e sono lieta di scoprire che abbiamo la prima lezione in comune.
«Tu con Nash? Ti sei ripresentata?» domando.
«In realtà oggi pomeriggio mi vedo con tutti, quindi spero in questo incontro» mi rivela.
Spero davvero che i suoi desideri si esaudiscano, se lo merita.
«Se vuoi, puoi venire anche tu. Sono sicura che agli altri farà piacere» prova a invitarmi.
«Lisa, non credo. Per com'è la situazione, probabilmente non tornerò mai più a far parte del gruppo, ma grazie» le sorrido sinceramente.
«E di cosa? Sappi comunque che puoi sempre contare su di me» ribatte Lisa mettendomi una mano sulla spalla.
Le sorrido soltanto ed appena entra l'insegnante sto attenta. O almeno ci provo.
Quando finalmente l'ora di pranzo arriva tiro un sospiro di sollievo. Oggi non ho avuto lezioni in comune con Jack e questa cosa mi ha sollevata molto. Ma immagino che non potrò evitarlo per sempre, e nemmeno posso farmi condizionare da lui. Sarò semplicemente superiore. Ma questi miei pensieri si dissolvono a pranzo quando me lo ritrovo a pochi metri da me. È lì, con i suoi amici, che scherza e ride. Ma nei suoi occhi c'è qualcosa di diverso, hanno perso la scintilla. Distolgo lo sguardo quando si volta nella mia direzione. Prendo quello che si ostinano a chiamare cibo e, appena avvisto Lisa ad uno dei tavoli, mi avvio nella sua direzione.
«Non riesco a capire se questo è un polpettone o un pasticcio di qualcosa. Eppure ci dovrebbe essere differenza» dice schifata analizzando il cibo nel suo piatto.
Ridacchio leggermente.
«Ormai ho imparato a mangiare senza chiedermi cosa sia, è l'unica soluzione» le rispondo altrettanto disgustata.
Mangiamo facendo dei commenti di tanto in tanto, ma noto che l'attenzione di Lisa è catturata dal tavolo del gruppo, o meglio, da Nash.
«Se vuoi andare, vai. Io non mi offendo» la incoraggio.
«Ma poi? Cosa gli dico? Sono una perfetta sconosciuta per lui» ribatte con voce stridula facendomi ridere.
«E poi non mi va di lasciarti qui da sola» continua.
Sono davvero riconoscente a Lisa. È l'unica finora che abbia capito la situazione. E non voglio privarle del tempo che potrebbe passare con Nash, solo perché io e Jack abbiamo rotto. 'Io e Jack abbiamo rotto', suona fottutamente male.
«Dico davvero. Vai. Io starò bene» la rassicuro.
«Grazie mille, Alice» mi fa un sorrisone.
E va via. Fortunatamente oggi l'orario è ridotto e, dopo il pranzo, usciamo. Appena sono fuori, noto subito la macchina di Mandy e non posso fare a meno di sorridere. Apro lo sportello e mi siedo sul sedile del passeggero.
«Ehi, Mandy» la saluto.
Per tutta risposta, Mandy mi abbraccia stretta.
«Ehi, ehi, così mi strozzi» la prendo in giro.
«Che ne sai che non era quello ciò che stavo tentando di fare?» dice staccandosi con un ghigno dipinto sul volto.
Mandy mette in moto e partiamo alla volta dell'appartamento. Durante il tragitto è la radio a colmare il silenzio e io e la moretta al mio fianco ci ritroviamo a cantare le nostre canzoni preferite a squarciagola.
«Alice, ti devo parlare di una cosa» parla Mandy mentre apre la porta.
Io annuisco soltanto, ma dentro di me l'inquietudine sale. Ho paura che mi voglia sfrattare, non credo che ne reggerei un altro. Ci sediamo sul divano mentre l'ansia prende possesso di me.
«Allora Alice, la situazione è questa: tu hai bisogno di un posto in cui vivere e quindi di un lavoro ed io ho bisogno di una mano con le bollette. Te lo chiedo chiaramente: vuoi essere la mia coinquilina?» esordisce.
Per un attimo non dico nulla. Sono troppo basita per parlare.
«Oddio, Mandy! Io credevo volessi cacciarmi. Sarebbe un piacere essere tua coinquilina» dico felice.
E poi, per l'ennesima volta, la abbraccio.
«Okay, okay calma. Se questa notizia ti ha fatto felice, la prossima ti farà esultare. In pratica sai, io lavoro in un bar che di notte è un rinomato locale notturno, il Blue Line, probabilmente lo conosci. Ecco, ti ho procurato un posto di lavoro lì» mi annuncia.
E per la seconda volta in una giornata, rimango senza parole. Le devo tutto.
«Cosa? Mandy, oddio, grazie. Non so come avrei fatto senza di te» dico raggiante.
«Di nulla, Alice. Te lo meriti, la vita è stata ingiusta con te»

SPAZIO AUTRICE.
Salve lettori! Eccomi tornata con un nuovo ed abbastanza lungo capitolo. Grazie a chi vota e legge, siete la mia gioia.
Segnalo le mie due ff: 'Ten Hours' su Jacob Whitesides e 'The Hell' su Cameron Dallas.
Alla prossima, El.xx

Ricomincio da te || Jack GilinskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora