Capitolo tre.

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Ieri sono andata a dormire con mille pensieri per la testa, ma stamattina mi sento abbastanza leggera. Mi preparo in fretta, scendo al piano di sotto convinta di trovare mia madre, ma di lei nessuna traccia. Inizio ad allarmarmi, ma entrando in cucina la trovo ai fornelli. Cosa?

«Buongiorno, tesoro!» esclama contenta.

«Ciao mamma» rispondo abbastanza stupita.

«Ho preparato i pancakes con lo sciroppo d'acero, i tuoi preferiti»

«Cos'è questa pagliacciata? Un giorno all'anno ti ricordi di essere una madre, mentre gli altri 364 li passi ad ubriacarti e scopare per soldi?» sputo velenosa.

Forse ho esagerato, ma è quello che penso. Non può svegliarsi un giorno e giocare alla madre perfetta, quando è l'ultima cosa che è. Quindi che la smettesse di fingere, perché potrei fare qualcosa di stupido tipo credere che cambierà. Posso leggere la delusione nei suoi occhi dovuta alle mie parole. Il mio sguardo si ammorbidisce, ma non rimangio quello che ho detto. Esco di casa senza salutarla e mi trovo davanti un Jack più sorridente che mai. I lividi sono migliorati ed anche il taglio sul sopracciglio sembra star guarendo. Oggi porta anche un cappello messo al contrario che trovo incredibilmente bello su di lui.

«Ciao Alice» mi saluta.

Si avvicina e mi stampa un bacio veloce sulle labbra. Questo gesto mi fa ribollire il sangue nelle vene. Noto che non ha la moto, probabilmente perché minaccia di piovere, ma una range rover nera. Mi apre la portiera del passeggero e lo trovo un gesto incredibilmente carino.

«Come mai oggi l'auto?» chiedo una volta entrata nella vettura.

«Il tempo non promette bene, così per non rischiare..» dichiara risolvendo il mio dubbio.

In auto accendiamo la radio e le note degli Imagine Dragons risuonano nell'abitacolo. Osservo Jack mentre guida e lo trovo incredibilmente sexy. Ha la macella serrata, gli occhi sono concentrati sulla strada, le braccia tese e si mordicchia il labbro inferiore.

«Ti piace ciò che vedi?» mi chiede malizioso facendomi l'occhiolino.

Oh merda. Avvampo e mi mordo il labbro in preda all'imbarazzo.

«Ehm-»

«Non preoccuparti, la cosa è reciproca, piccola» dice con voce suadente.

Adesso muoio, su questo sedile. Fortunatamente nel giro di pochi minuti siamo a scuola ed io mi affretto ad uscire dall'auto che stava decisamente diventando troppo piccola. Entriamo a scuola insieme, ma poi le nostre strade si dividono: Jack va a lezione di storia, mentre io a lezione di letteratura inglese. Sto per sedermi al solito posto da sola, quando una mano che si agita cattura la mia attenzione, Matt che mi sta facendo segno di andarmi a sedere vicino lui. Prendo un po' di coraggio e mi reco verso il posto libero.

«Alice!» esclama Matt.

Ma è sempre così iperattivo? Lo chiederò a Jack appena lo vedo.

«Ehm, ciao Matt» lo saluto a mia volta.

La professoressa entra proprio in quel momento in classe ed in parte le sono grata perché mi ha risparmiato una conversazione imbarazzante con il mio compagno di banco. Non è che Matt non mi piaccia, anzi mi è molto simpatico, ma per approcciarmi con una persona ho bisogno di tempo. Jack è stata un'eccezione. Ad un tratto sento un pezzo di carta sfiorarmi il braccio. Mi giro e trovo il biondino che mi porge un biglietto.

"Stasera abbiamo organizzato una festicciola sulla spiaggia, saremo in pochi. Ti unisci a noi?"

Cosa faccio? In genere la sera resto sempre a casa in attesa di mia madre. E se le succedesse qualcosa? Non potrei ma perdonarmelo. D'altra parte non mi posso però far rubare l'adolescenza così.

Ricomincio da te || Jack GilinskyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora