CHAPTER TWO

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Alzo gli occhi e vedo lui; Justin.
"Scusami, non volevo" rispondo guardandolo fisso negli occhi.
"Tranquilla, come ti chiami?" risponde con un filo di voce.
"Kendall, mi chiamo Kendall e tu?" deglutisco, fingendo di non sapere della sua esistenza tanto meno del suo nome.
"Justin, piacere" risponde togliendo dalla testa il suo cappuccio nero della felpa, che lo faceva sembrare ancora di più un bad boy.

'Justin, piacere', non riuscivo più a levarmelo dalla testa, l'aveva pronunciato con un tono così soave che sembrava quasi un sogno.
"Quando poi smetti di pensare a quel coglione, me lo fai sapere" dice Cara.
"Sei gelosa?" la guardo alzando un sopracciglio.
"Sì, ho paura che il figo della cittá ti faccia innamorare di lui" dice con tono serio.
"Non succederebbe mai" rispondo facendo roteare gli occhi al cielo.
"Certo, eri sua amica un anno fa ed era un bravo ragazzo, adesso che viene considerato il principino del pop si è pure scordato il tuo nome?" dice lei.
"Sono cose che succedono, viviamo in una città enorme, può anche capitare che ci si scordi il nome di qualcuno" rispondo trattenendomi dal non mostrare l'amarezza che avevo dentro dopo quelle parole, è vero, si era completamente scordato di me.
"Non è quello il punto, è che adesso che è diventato 'qualcuno' e che ha delle 'fan' si sente un re" risponde quasi come se avesse capito tutto.
Cara lo fa per prottegermi, il fatto che lui mi abbia abbandonato non le và per niente giù.
Justin non era così, io lo sapevo e lo so ancora; è la persona con il cuore più grande al mondo che farebbe il possibile per le persone che ama, o almeno, lo era.
Suona la campanella.

Questa giornata è passata come un niente: fermata, scuola, fermata, casa, casa di mia sorella Khloè e di nuovo casa.
Sono stiracchiata nel mio letto guardando Geordie Shore, penso ad oggi, a quel 'Justin, piacere' e alle parole di Cara mentro sono intenta a scoprire se anche in questa stagione Charlotte e Gary avrebbero continuato ad amarsi in segreto quando mi suona il cellulare.
"Pronto?"
"Kendall?"
"Khloè?"
"Ken!"
"K-K"
"No, Ken"
"Sì, Khloè, abbiamo finito? Non ho voglia di scherzare, non è serata" rispondo appoggiandomi ad uno dei tanti cuscini sul letto.
"La depressione ti assale ancora?"
"Io la chiamo stanchezza, poi non so"
"Kendall Jenner stanca? È da ricordare!"
"Anche alla sottoscritta é permesso esserlo"
"Senza dubbio, ma non é che Justin c'entri qualcosa?" dice scherzando.
"Chi, il ragazzo con cui mi sono scontrata oggi?" faccio io con no-chalance.
"Non fare la stupida, lo so che eravate amici stretti e che da quando lui è entrato a far parte del mondo della musica è cambiato e frequenta puttanelle e persone che lo influenzano in modo negativo" ed ecco che ritorna a fare il compito da sorella maggiore iper-protettiva.
"Non mi va di parlarne, non è neanche uno dei miei più grandi problemi, quindi, come mai questa chiamata improvvisa?"
"Domani dormite da me, serata film"
"Vabene, K-K" era il mio modo di chiamarla, alle volte, quando da piccola non sapevo pronunciare il suo nome; e senza aggiungere altro chiudo la chiamata, appoggio il cellulare sul comodino e mi alzo per andare a fare una doccia.

Dopo un'ora piena, torno in camera mia, ancora bagnata per la doccia, con un asciugamano bianco, che arriva a metà coscia e uno sopra la testa, attorno i miei capelli.
Non appena accendo di nuovo la tv, il mio cellulare ricomincia a squillare, chi poteva essere? Ovviamente Cara.
"Idiota"
"Dolce come il miele, senti, domani ci sei a casa di Khloè?"
"Certo, ti passo a prendere io?"
"Sì, cosa ne pensi se prima andiamo al centro commerciale, prendiamo gelato a tonnellate e altre schifezze?" ride masticando una chewing-gum.
"Sei un oltraggio alla dieta"
"Lo prendo come un sí, a domani cuore!"
"A domani!" sorrido staccando la chiamata.

Dopo cinque minuti sto ancora cercando di allacciarmi il reggiseno e dopo una ventina di tentativi riesco finalmente a far combaciare i due gancetti, è sempre un'impresa.
Mi butto sul letto per vedere se qualcuno mi avesse mandato un messaggio e improvvisamente il telefono squilla; senza guardare lo schermo e fare caso al nome o al numero, rispondo alla chiamata.
"Sì?" rispondo sdraiandomi a pancia in giù.
"Mi manchi!" Kylie, mia sorella; è partita con l'altra mia sorella, Kim, per un set fotografico e non vedevo entrambe da tre giorni.
"Kylie, finalmente! Come va lì?" sospiro felice di sentirla.
"Bene, tra due giorni torno, a te?"
"Bene, non vedo l'ora, ma per oggi stacco, sono stanca"
"Da quando il sinonimo della stanchezza è Justin?" dice trattenendosi dal ridere.
"Chi te l'ha detto? Anzi, no, non me lo dire, lo so già, Cara o Khloè, ma non importa, a domani!"
"A domani innamorata"
"Che?" Non faccio in tempo a risponderle, al suo 'a domani innamorata' ha già chiuso la chiamata.
Mi giro, mettendomi a pancia in sù per guardare il soffitto e provare a pensare.
Il cellulare squilla. Di nuovo.
Chi poteva essere delle tre?
"Cosa ti sei dimenticata di dirmi?" rispondo al secondo squillo, con il tono di una call center che non fa una pausa da un giorno intero.

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