CHAPTER SIX

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"Chi è?" chiedo io ad alta voce, guardando lo schermo del telefono.
"Fammi leggere" fa Gigi per avvicinarsi al telefono ma io lo ritraggo.
"Che hai?" mi chiede con uno sguardo interrogativo.
"E se fosse Hailey?" faccio un ipotesi.
Un minuto di silenzio e riflessione.
Poi, Gigi continua a scuotere la testa e Khloè mima diversi 'no' con le labbra; ma Cara mi guarda fissa negli occhi perchè ci siamo già capite.
È lei.

Finiamo di mangiare la pizza e bere cola, di 'guardarci' film facendo la lotta con i cuscini, di mangiare gelato e di parlare su tutto e tutti.
"Ho sonno, andiamo a dormire, soprattutto tu Kendall che domani devi uscire con Justin e andare a prendere Kylie all'aereoporto!" mi tira un cuscino Khloè.
"Eh?" guardo Khloè cercando di ricollegare ciò che aveva appena detto.
"L'avevi scordato, giusto?" mi chiede Gigi guardando la mia espressione sconvolta.
Justin. Appuntamento. Kylie. Aereoporto. Cazzo.
"Sono un'idiota!" dico facendomi scorrere una mano tra i capelli pensando ad un modo per fare entrambe le cose.
"Lo sapevamo già, ma potresti sempre disdire con Justin!" dice Cara scivolando sotto le coperte.
"Qualcosa mi dice che odiate Justin, no?" dico guardando tutte, una per una.
"Non lo odiamo, odiamo i suoi comportamenti da vip del cazzo, anche noi abbiamo una carriera, anche noi ci stiamo costruendo il nostro futuro e cerchiamo di avere fama, ma sempre con la testa sulle spalle" dice Khloè appoggiandosi a me.
È vero, ultimamente Justin era diventato uno che prendeva le cose con superficialità, ma non è sempre stato così; è cambiato.

Tutte dormono, io ho sonno ma penso ancora al messaggio di Hailey, cosa può volere ancora da me? Io ero innamorata di Justin e lei lo sapeva, si è messa in mezzo facendoci litigare e prendendo il mio posto, Cara aveva un ragazzo e il suo primo servizio fotografico importante e le ha rubato entrambe le cose, Gigi è stata isolata e derisa da lei per troppo tempo, Kylie era stata sfruttata e veniva ricordata solo nel momento del bisogno e Khloè era esclusa costantemente.
Non meritava una chance.
Non da noi; non di nuovo.

DA JUSTIN:
Sei ancora sveglia?
DA KENDALL:
È un problema?
DA JUSTIN:
No, volevo solo sapere se avevi pensieri notturni come me.
DA KENDALL:
Li ho sempre avuti, ma l'unico modo per evitare di averli è dormire, alle volte.
DA JUSTIN:
E allora dormiamo, al tre posiamo i telefoni e chiudiamo gli occhi.
DA KENDALL:
Uno.
DA JUSTIN:
Due.
DA KENDALL E JUSTIN:
Tre.

La mattina mi sveglio con la voce di Gigi che prega tutte di alzarsi per fare colazione.
"Non ho fame!" fa Khloè mettendosi un cuscino in faccia.
"Io si, voglio i pancakes!" dice Cara alzandosi in fretta e uscendo dalla camera insieme a Gigi per andare in cucina a fare colazione.
"Come pensi di fare oggi?" si gira Khloè a guardarmi.
DOVEVO PREPARARMI.
"Grazie per avermelo ricordato!" scatto immediatamente.
Mi alzo velocemente dal letto, esco dal borsone un paio di jeans strappati, una maglietta blu con una scollatura a cuore, delle scarpe basse e diversi accessori.
Ed esco dalla camera, quasi come fossi un razzo, con lo sguardo di Khloè puntato addosso mentre si domanda fra se e se quanto fossi rimbambita.
Vado in bagno e in una cinquantina di minuti ho già finito di lavarmi, vestirmi, truccarmi e pettinarmi.
Scendo dalle scale per andare dalle altre ancora in pigiama, che cercano tutt'ora di cucinare dei pancakes degni di essere mangiati.
Vedo Cara ai fornelli, Gigi leggere la ricetta e Khloè prendere gli ingredienti adatti sulle mensole.
Sono tutte con il grembiule allacciato alla vita e sembrano delle piccole cuoche di un reality show di cucina, se non fosse per il fatto che siano dei pericoli pubblici in qualsiasi contesto.
Non più di 15 minuti dopo suona Justin, corro verso la porta e aspetto un secondo prima di aprire; non voglio che pensi che faccia i salti mortali per vederlo.
Faccio un respiro profondo e fingo un'espressione insolita; da ragazza che apre la porta la mattina credendo che sia il postino e non il principe azzurro dei suoi sogni.
Giro il pomello e vedo, innanzi tutto un gomito poggiato al muro, poi punto gli occhi sui vestiti: pantaloni neri a cavallo basso, canotta bianca e larga, una giacca nera di pelle arricchita da diverse cerniere e gli immancabili occhiali da sole neri; mi ero sbagliata.
Non era un principe dei sogni, era un principe oscuro, quello che nasconde qualsiasi cosa, che la rende misteriosa ed intrigante.
Ma, sinceramente parlando, quella era l'ultima cosa a cui facevo caso; lui mi affascinava.
Saluta tutte con un gesto della mano per rivolgersi poi a me.
"Andiamo?" chiede con un tono basso e io chiudendomi la porta alle spalle, gli sorrido.
"Andiamo" dico convinta.
Apre la portiera della sua Range Rover nera facendomi salire per prima e non appena sale anche lui, lo guardo fisso, facendomene accorgere subito e lui si gira verso di me con aria interrogativa.
"Soffri di ritardi mentali o sono la creatura più bella che tu abbia mai visto?" il suo 'umorismo', alle volte, risulta cinico.
"Ho un piccolo favore da chiederti!" dico guardandolo mentre mi allaccio la cintura.

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