"Brutto maniaco, non mi toccare!" dico cercandomi di liberarmi delle sue mani stette intorno ai miei fianchi.
"Maniaco? Hai dei ritardi celebrali?" dice cercando di non scoppiarmi a ridere in faccia.
"Justin, lasciami!" dico comportandomi come una bambina, urlando e continuando a muovermi come una pazza.
"Ti stai rendendo ridicola." ride abbastanza divertito della situazione.
"E allora levati!" dico provando a urtarlo contro il muro per fargli lasciare la presa.
"La smetti? Non ci riusciresti neanche se avessi 10 anni in meno di te!" dice guardandomi sconcertato, mentre mi stringeva la vita ancora di più per bloccarmi ulteriormente.
"Tecnicamente, tu hai 10 anni in meno di me per quanto riguarda il livello di maturità e d'intelligenza" dico trovando quasi un modo per scappare dalla stretta delle sue braccia attorno al mio corpo.
"Wow, mi hai profondamente offeso!" dice fingendo di fare un espressione ferita e turbata.
"La prossima volta farò di meglio." dico scivolando giù.
Ma al posto di liberarmi, mi ero ritrovata stesa sul tappeto con il corpo di Justin dietro la schiena.
"Ti sei impegnata cosí tanto per farci cadere, eh? Il contatto di prima non ti bastava? Volevi di più?" lo sento ridacchiare da dietro il mio orecchio, mentre mi tirava a se nuovamente dai fianchi.
"Alzati, mi fai male!" dico con i capelli davanti la faccia e il viso schiacciato dal peso di Justin che tentava di avvicinarsi a me ancora di più, mentre con i piedi scalciava per farmi male.
"Se mi alzo, mi ascolti?" dice fermandosi per un minuto, con un tono di voce più basso e autoritario.
"No!" dico agitando la mano dietro di me, con l'intento invano di colpirlo.
"Okay, per me non è un problema rimanere cosí, sono comodo." dice ridacchiando e girandomi il polso per prendere l'orologio e vedere che ore fossero.
"Per me sí!" faccio con voce stridula, accorgendomi di ritrovarmi praticamente con il sedere attacato al suo ventre e di non poter fare nulla per evitare quella posizione, dato che ero incapace di muovermi.
"Ti avevo dato libertà di scelta, colpa tua!" dice con un tono indifferente, come se, per lui, ritrovarsi sdraiato sopra la schiena di una ragazza, sul tappeto di una camera da letto nella quale chiunque sarebbe potuto entrare da un momento all'altro, fosse la cosa più normale di questo mondo.
"Scendi." dico sbuffando a muso lungo, dopo qualche minuto di silenzio tombale.
"Mi ascolti?" dice avvicinandosi al mio orecchio, provocandomi del solletico a causa del calore delle parole che uscivano dalla sua bocca.
"Se ti alzi, sí." dico innervosita, mentre provavo a dargli dei calci.
"Fatto!" con un movimento rapido, Justin era giá tirato su e mi stava tendendo una mano in modo di afferrarla per aiutare ad alzarmi.
"Parla!" dico ignorando il suo aiuto e alzandomi da sola, riuscendoci a malapena, dato che un ragazzo, con il doppio del mio peso, era steso comodamente su di me come se fossi un telo da mare, meno di un minuto fa.
"Puoi sederti?" mi chiede in tono supplichevole.
"E perchè?" dico guardandolo con un'aria scocciata.
"Le persone all'impiedi mi mettono sotto pressione quando devo parlare." dice giocherellando con le sue dita nervosamente.
"Hai paura che possa darti un calcio e farti saltare i gemelli?" dico indicando sgradevolmente i suoi pantaloni.
"No, mi mettono ansia. Come se non avessero voglia di ascoltarmi realmente, ma che lo facciano perchè non hanno altra scelta. Come te, d'altronde." dice mettendosi le mani in tasca, mentre cercava di guardarsi intorno.
"Molto commuovente, ora parla!" dico con un espressione annoiata ed impassibile, mentre mi siedo sul letto, accavallando le ginocchia.
Cosa pensa di fare? Non mi fa di certo compassione: anzi, l'unica cosa che mi fa è schifo.
"E per tua informazione, mi sto sedendo perchè ho voglia, non perchè me l'hai chiesto tu." dico schiarendomi la gola mentre lo vedevo sorridere.
"Mi sei mancata." dice guardandomi negli occhi, mentre aspettava che dicessi qualcosa.
"E secondo te, dopo che mi hai detto questo, io vengo ad abbracciarti e faccio finta che non sia successo nulla?" dico assumendo un tono di voce tutt'altro che simpatico e gentile.
"No, non lo farei mai se fossi in te." dice andandosi ad appoggiare al muro, accanto allo specchio.
"Adesso posso andarmene?" dico indicando la porta, disinteressata.
"Perchè fai cosí? Mi fai sentire stupido!" dice guardandomi offeso.
"Mi prendi per il culo? Ho provato a convincermi del fatto che ascoltare i pregiudizi della gente sia da persone superficiali e quindi ho iniziato ad affezionarmi a te, di nuovo. E di nuovo, me la sono ritrovata nel culo. Ti basta come spiegazione? E comunque lo sei, tanto." dico sentendo un dolore allo stomaco atroce, un mix tra il nervosismo e la paura.
"Te la sei ritrovata nel culo? Ma da chi?" dice facendo finta di non saper nulla.
"Da te, stronzo! Ero innamorata di te, tempo fa e tu neanche ti accorgevi di me." dico quasi urlando, con una rabbia dentro paragonabile a nulla.
"Eri innamorata di chi?" dice avvicinandosi a me, a passo cauto e attento.
"Smettila! Lo sapevi e tu non facevi altro che sbatterti Hailey a destra e a sinistra." dico alzandomi di scatto e allontanandomi il più possibile da lui.
"Non me l'avevi mai detto, come facevo a saperlo?" dice gesticolando ed andando in confusione.
"Tutti se n'erano accorti, soprattuto Hailey, che la trovava una situazione esilarante!" dico scoppiando a ridere in una risata amara, senza un filo umorismo.
"Non mi sbattevo Hailey, eravamo amici come lo eravamo io e te." dice respirando profondamente per mantenere la calma.
"Cosí amici che ogni due sere dormivate nello stesso letto?" dico stringendomi le braccia al petto.
"Che stai dicendo? Non ho mai dormito insieme ad Hailey!" mi guarda come se avessi fuoco nei capelli.
"Quindi le foto che m'inviava erano dei fotomontaggi? Sicuro, Justin!" dico scuotendo la testa mentre guardavo la finestra per distogliere lo sguardo.
"Ti sembro uno che si fa un selfie mentre è a letto con un ragazza?" s'indica da solo, assumendo un atteggiamento serio.
"Tu no, lei sí." dico alzando gli occhi al cielo al pensiero di Hailey che si fotografa nuda su un letto qualsiasi prima di avere rapporti sessuali.
"Il punto non è Hailey, il punto sei tu: mi hai tenuto allo scuro di un argomento che riguardava principalmente me!" dice appoggiando un gomito all'armadio.
"Come facevo a dirtelo se ogni volta che ci provavo tu mi facevi vedere foto di ragazze diverse su Instagram, chiedendomi quale fosse la più bella?" dico con un tono confuso e assente, guardandolo con occhi storti.
"Pensavo che a te interessasse Chris!" dice alzando in alto entrambe le sopracciglia.
"Chris era la persona con cui tentavo di dimenticarti!" dico con parole piene di rabbia.
"Come fai? Voglio dire, eravamo come fratello e sorella e tu, da un giorno all'altro, hai smesso di parlarmi solo perchè ero partito in tour!" dice come non avesse sentito ciò che avevo appena detto.
"Eh? Ti chiamavo e scrivevo in continuazione!" dico sgranando gli occhi, non riuscendo a credere quanto fosse sfacciato.
"Non mi è mai arrivato un tuo messaggio o altro sul telefono, guarda caso!" dice alzando entrambi le mani.
"Pensi che sia una bugiarda?" dico prendendo un cuscino tra le mie mani, girandolo e rigirandolo tra quest'ultime.
"Eri importante nella mia vita." dice cambiando tono di voce e mostrandosi più fragile.
"Avresti potuto dimostrarlo." dico abbassando lo sguardo.
"Quando mi hai visto al cinema, insieme ad Hailey, ho fatto finta che non me ne importasse nulla di te perchè c'era Cody davanti." dice avvicinandosi a me, facendo piccoli passi.
"Che vuol dire?" dico guardandolo in cerca di spiegazioni.
"Non voglio che i miei amici pensino che possa innamorarmi." dice facendo spallucce e tenendo lo sguardo fisso a terra.
"Ti vergognavi di me, quindi?" dico insicura, avendo paura di quello che potrebbe rispondermi.
"Non pensarlo mai." dice scuotendo la testa più volte.
"Qual'è il motivo?" dico sospirando pesantemente.
"Avevo chiamato io Hailey, volevo vedere persone nuove perchè ero troppo preso da te. Mi stavi iniziando a piacere. Avevo paura che tu potessi andartene ancora." dice balbettando incerto di ciò che stava dicendo.
"Avevi paura di affezionarti? Justin, per piacere, cercati scuse migliori." dico alzando una mano in alto, per farlo tacere.
"Sono serio. Tu ti sei scordata di me e poi io non sono mai stato innamorato davvero. Tu sei complicata!" dice sorridendo a testa bassa.
"Ed è un male per te?" dico quasi offesa, con aria da saccente.
"Sei come risolvere il cubo di Rubik, è complicato, ma quando riesci a risolvere diventa piacevole." dice portandosi una mano in testa per sistemare i capelli già perfetti.
Non riesco a dir nulla e rimango zitta.
Provo ad aprire la bocca, cercando di farmi uscire qualche parolina sdolcinata, ma non mi viene nulla in mente.
"Grazie per aver risposto, Kendall, mi fai sentire sicuro di me!" dice Justin, interrompendo il silenzio e scoppiando a ridere.
"Scusa, ma non sono brava con queste cose!" dico portandomi una mano davanti la bocca per l'imbarazzo.
"Non voglio che tu mi scriva una lettera d'amore, voglio solo essere perdonato." dice mordendosi il labbro superiore.
"Perchè non ti sei fatto sentire? Per chiedermi scusa o altro?" dico di punto in bianco, spiazzandolo.
"Avevo bisogno di capire cosa volevo veramemte e adesso sono arrivato ad una conclusione." dice incrociando le dita.
"E io avevo bisogno di sentire che ti dispiaceva." dico guardando per bene il nuovo tatuaggio che porta dietro il collo. Due ali in volo: che stavano a significare?
"Mi dispiace. Tantissimo." dice guardandomi con sincerità.
"Anche a me dispiace" dico a denti stretti.
"Che tu l'abbia detto solo adesso" dico subito dopo aver notato il suo sguardo interrogativo.
"Kendall, devi perdonarmi!" dice spalancando la bocca, sconcertato.
"Troppo tardi, non credi? Potevi benissimo pensarci prima." dico ricomponendomi e andando verso la porta con il cuore che si stava sbriciolando a causa delle mie stesse parole.
Ero stata io a dire quelle parole e adesso, per quanto ne soffrirò le conseguenze, devo farmene una ragione.
"Dove stai andando?" dice Justin alle mie spalle, nel momento in cui avevo aperto la porta di camera mia per uscire.
"È la vigilia di Natale e sono ad una festa a casa mia, pensi che resterò a parlare tutto il tempo con te, chiusa in una stanza?" dico facendo dei respiri profondi, mentre cercavo di nascondere tutto il dolore che provavo in quel momento.
"Non puoi farmi questo." dice Justin alle mie spalle che, nonostante il mio tacco 12, non riusciva a tenere il mio passo.
Sono questi i vantaggi di essere una modella: saper camminare velocemente e saperlo fare con grazia.
"Tu a me l'hai già fatto." dico scendendo le scale, mentre cambiavo completamente espressione, ero distrutta dentro, sí, ma fuori non lo davo assolutamente a vedere.
Sembravo più sicura che mai, con un mezzo sorriso sul volto e uno sguardo intenso.
"Non stavamo neanche insieme, tu eri libera di vedere chi ti andava ed io pure!" sento dire a Justin, mentre vedo più invitati di quanti ce ne fossero stati mezz'ora fa.
Quelle parole mi trafiggono il petto.
Stavo già male per conto mio e ci mancava solo che lui si mettesse ad evidenziare il fatto che non siamo mai stati insieme e che ero solo una scappatella per lui.
Mi fa male tutto questo: mi fa male che lui pensi questo di me.
Non sono un gioco e non voglio che lui pensi a me come qualcuna con cui passare i sabati sera e le domeniche mattina no.
"Esatto, perciò fammi il piacere di trovarti qualcuna stasera e di fartela alla larga da me!" dico arrivando quasi all'ultimo scalino.
"Smettila di urlare!" dice Justin raggiungendomi mentre mi faceva segnale di abbassare il tono di voce.
"Ma veramente? Ti preoccupi solo di questo?" dico girandomi verso di lui, portandomi nervosamente qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"No! Ma non voglio che la gente parli male." dice avvicinandosi a me per prendere la mia mano e stringerla forte.
"T'importa solo dell'estetica!" dico ritraendo la mano bruscamente, facendo qualche passo indietro ma andando a urtare contro qualcosa.
"Mi scusi!" dico girandomi in fretta e assicurarmi che la persona contro la quale sono andata a scontrarmi stia bene.
"Non preoccuparti." mi dice un uomo sulla sessantina con indosso un'aderente camicia marrone chiara, capelli biancastri e occhi verdi.
"Lei è-" riesco a malapena a dire, rimanendo impietrita davanti a colui che aveva segnato profondamente la mia vita, facendomi appassionare al modo della moda e a quello della fotografia contemporaneamente.
"Mario!" dice Justin, dietro di me, che era appena saltato addosso all'uomo dinnanzi ai miei occhi: Mario Testino.
"Justin, non ti fai vedere da un pezzo!" dice Mario, allungando un braccio e posandolo sopra la spalla di Justin.
Mario era uno dei piú grandi fotografi di tutti i tempi, era un uomo con le idee chiare e che viveva grazie alla sua creatività.
È stato sempre un modello a cui ispirarmi e ritrovarmelo proprio a qualche centimetro di distanza mi fa tremare le mani.
Aveva lavorato con persone dal calibro di Kate Moss, David Beckham, Julia Roberts e molti altri: secondo il mio punto di vista, lui era il migliore.
Lavorare con lui sarebbe stata la piú grande soddisfazione di tutti i tempi, perchè avrei realizzato uno dei miei tanti sogni.
"Un bel pó. Vedo che sei in forma!" Justin gli da qualche schiaffetto sulla pancia con fare scherzoso e noto come Mario rida ad ogni battuta di Justin, con grande complicità.
"Tu lo conosci?" mi rivolgo a Justin, con un espressione incredula.
"Come no! Mario è un idolo per me." dice liberandosi dal fotografo e sistemandosi la giacca blu.
"Che esagerazione! Ad ogni modo mi presento, sono Mario, faccio il fotografo." dice porgendomi una mano che stringo volentieri.
"Lo so e concordo con quello che ha detto Justin. Tu mi hai stimolato molto agli inizi della mia carriera da modella" dico notando di star stringendo ancora la sua mano e facendogli capire di conoscere sia lui che la sua professione che l'ha reso celebre.
"Riesco ad esprimermi attraverso il mio mestiere e sono felice che qualcuno lo apprezzi." dice annuendo saggiamente e guardando prima me e poi Justin.
"Lei è una grande modella, fidati. Dovresti farle qualche scatto." dice Justin mettendo una mano dietro la mia schiena e quando sento il suo tocco sulla mia pelle scoperta, ho voglia di togliergliela via, ma il desiderio scompare quando mi ricordo della presenza di Mario e, certamente, fare una figuraccia e rendermi ridicola davanti un'icona come lui sarebbe il colmo perfino per me.
"Ho visto le tue foto nella sfilata di Givenchy, sei molto fotogenica!" dice strizzandomi l'occhiolino.
"È una modella, Mario, è ovvio che lo sia. Non sei molto acuto!" dice Justin ridacchiando.
"Justin, non mi sembra che tu sia esperto, quindi taci!" dico guardandolo di traverso.
"Uh, mi piace come lo tieni al guinzaglio!" dice Mario sorridendomi sorpreso.
"Oh no. Anche perchè mi verrebbe di strozzarlo col guinzaglio!" dico facendo scoppiare a ridere Mario e meritandomi qualche smorfia da parte di Justin.
"Sarebbe bello fotografarvi insieme. Siete una coppia molto affiatata!" dice Mario indicando la mano di Justin che mi accarezzava la schiena.
"Non dir-" provo a dissentire gentilmente, ma il tono della di Justin sovrappone il mio.
"Non sei l'unico a dirlo." dice Justin, facendomi avvicinare ancora di piú a se.
"Invece è l'unico." dico sussurrando all'orecchio di Justin.
"È stato un piacere conoscerti, Kendall. Ci vediamo!" dice dopo qualche minuto di silenzio, sorpassandoci e scompigliando i capelli di Justin.
"Justin?" dico guardando fissa un punto davanti a me.
"Sì?" dice sporgendosi, avvicinando il suo orecchio alla mia bocca.
"La mano." gli dico all'orecchio.
"Tieni!" dice porgendomi una mano e aspettando che l'afferrassi.
"La mano sulla schiena, coglione." dico serrando la mascella.
"Certamente!" dice poggiando anche l'altra mano sulla mia schiena.
"Le devi levare!" dico brontolando.

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Gold and diamonds.
RomanceAvalon é una cittadina della California dove vive Kendall Jenner, una ragazza di soli 16 anni, da poco modella ma richiesta in tutto il mondo. Ed un suo amico di vecchia data, Justin Bieber, del quale era sempre stata innamorata per il suo buon cuor...