CHAPTER FIFTEEN

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Justin mi metteva a mio agio e, come cosa più importante, di buon umore, indipendentemente dal fatto che sia successa la catastrofe peggiore al mondo o che sia una cosa da nulla.
La mia giornata poteva essere anche andata male del tutto, ma cosa me ne importava se alla fine, c'era lui?
Se alla fine, c'era lui a farmi sorridere con le sue battute ciniche o con la sua destrezza e spavalderia?
Era come una magia o, meglio, come una fiaba: io interpreto la principessa intrappolata dalla sua stessa tristezza nella torre più alta di un castello colossale mentre, lui, recita la parte del principe che lotta, anche se metaforicamente parlando, con i suoi demoni interiori e la libera da ogni amarezza e dispiacere.
Potrà sembrare la cosa più insulsa e consueta al mondo, potrà risultare la cosa più convenzionale mai udita o altro: ma sono proprio io ad affermare che è l'esatto contrario, anzi, è solo il minimo del potere che ha su di me.
Ed è sempre stato cosí, fin dal momento in cui l'ho incontrato ho subito capito che sarebbe stato come un parassita per i miei momenti di rancore.
Eravamo entrati in macchina dopo aver salutato Melissa e aver rassicurato John che sarei tornata a casa sana e salva; Justin aveva anticipato la mia mossa, aprendo la portiera del passeggero al posto mio, comportandosi da vero gentiluomo.
In macchina, non appena salito, mi aveva guardato negli occhi e mi aveva confessato di trovarmi bellissima: mentirei se dicessi che nessuno me l'aveva mai detto prima, ma mentirei anche se dicessi che qualcuno me l'aveva detto con la sua stessa sincerità.
I primi minuti di viaggio mi sono parsi fin troppo silenziosi: Justin puntava i suoi occhi dritti sulla strada, girandosi verso di me non appena ne aveva l'occasione per mettere in mostra uno dei suoi sorrisi migliori e io, invece, non facevo altro che fissarlo, fissare il suo viso che sembrava cosí giovane e lo era, ma era anche tanto maturo per tutto quello che aveva passato.
"Ti direi una cazzata se dicessi che non amo essere notato, ma tu mi metti sotto pressione, Kendall. Sembri qualcuno con un ossessione compulsiva nei miei confronti" dice Justin interrompendo il silenzio da un momento all'altro.
"Dovresti decidere, vuoi essere guardato o no?" dico io replicando le sue parole.
"Voglio essere guardato ad una condizione!" dice Justin voltandosi completamente verso di me per un solo attimo sfuggente.
"Ovvero?" gli chiedo guardando con la massima attenzione il suo profilo.
"Che tu mi dica cos'hai!" dice fermandosi al rosso del semaforo.
"Io? Eh?" chiedo con voce alquanto stranita.
"Tu, sí" dice picchiettando i suoi polpastrelli contro il freno a mano.
"Che dovrei avere?" dico risultando piuttosto convincente.
"Per cominciare mi hai scritto un messaggio dove mi chiedevi di andare in giro e tu non chiedi mai a qualcuno di uscire per prima, per seconda cosa sei abbastanza silenziosa, cosa mai successa in tutto questo tempo, poi guardi basso in media tre volte ogni due minuti e per finire, hai messo quei tacchi" dice indicandoli con un dito della mano.
"Non ti piacciono i miei tacchi?" dico posando lo sguardo sui miei piedi.
"Non per quello, ma sono di Valentino. E quando tu indossi qualcosa del genere sei di mal umore, perchè ti ricorda San Valentino e a te non piace quel giorno" dice schiacciando l'accelleratore facendo partire la macchina in pieno verde.
"Come lo sai?" dico guardandolo confuso.
"Me lo dissi tu il giorno del tuo tredicesimo compleanno!" dice alzando le sue sopracciglia.
"Non intendo quello, dico, come hai fatto a capire che sono Valentino? Ti sei infiltrato nella mia stanza e hai memorizzato tutto il mio guardaroba o sei semplicemente gay?" chiedo quasi ridendo.
"Cosa? NO! Il punto è che voglio sapere cos'hai" dice voltandosi per metà verso la mia direzione.
"Non voglio rovinarmi la serata e non voglio rovinarla nemmeno a te, quindi adesso dimmi dove stiamo andando!" dico assumendo un tono di voce piú rilassato per aver scansato quell'argomento.
"Tu non vuoi rovinarmi la serata e io non voglio rovinarti la sorpresa!" dice facendo l'occhiolino destro accompagnato da un mezzo sorriso.

Dopo quella piccola conversazione cominciammo a parlare regolarmente e il viaggio in macchina sembró durare pochi minuti.
Mi ero appena slacciata la cintura notando il nostro arrivo dinnanzi ad un night club, il quale aveva circa sei body-guard a scortare le celebrity che entravano o uscivano e altri sei enormi e massicci uomini posizionati fuori a gestire le chilometriche file di persone che volevano entrare.
Il posto era molto carino, devo ammetterlo, era un edificio di due piani: il primo aveva una porta principale a dir poco enorme, con sopra l'insegna luccicante con scritto 'SOUL', le luci della pista da ballo e le canzoni a tutti volume echeggiavano rumorosamente fuori, lasciando il via libero all'immaginazione di tutti coloro che avrebbero dovuto aspettare ore ed ore prima di mettere un piede lí dentro e, a differenza del primo, il secondo piano era all'aperto, con un balcone che si affacciava in strada e un bancone pieno zeppo di ingredienti per i cocktail appena accanto alle casse del dj.
Appena entrati vidi gente strusciarsi a destra e sinistra, altra, ancora, infilare quasi la testa nella bocca dell'altro per avere una limonata.
La maggior parte ballava oppure flirtava alla grande offrendo cocktail.
"Vieni!" Justin afferra la mia mano urlando per non disperdersi tra la folla ed io mi sento in fiamme solo all'idea di stringere la sua mano con la mia.
Mi porta in un'area riservata dove posso notare solo Jaden e Cody e ció mi fa supporre che il resto del gruppo sia assente.
"Kendall!" Jaden urla a braccia aperte venendomi incontro.
"Hey Kendall, tutto bene?" vedo Cody fare lo stesso verso la mia direzione.
"Fermi, fermi, vi ho mai dato il permesso di abbracciarla?" Justin separa la sua mano dalla mia per far segno a Jaden e Cody di allontanarsi ed io non riesco a trattenere un leggero sorriso.
"Kendall devi scusarlo, è abbastanza brillo!" dice Cody con una birra in mano riferendosi a Jaden.
"Interessante come il lucido della situazione sia improvvisamente diventato tu!" disse Jaden alzando un sopracciglio contrariato in direzione di Cody.
"Mentre questi due litigano per assegnarsi il premio del più ubriaco, ti faccio conoscere un pó di gente!" urla Justin al mio orecchio per farsi sentire mentre mi trascina ancora una volta dall'altra parte dell'area riservata.
Vedo Justin andare verso dei signori e verso una donna voltata di spalla, dal bel fisico e dai capelli biondi che le ricadevano sulle spalle con qualche boccolo.
"KENDALL TI PRESENTO MADONNA!" Justin fa voltare la donna, la quale teneva un bicchiere in mano.
"Oh mio Dio, non credo ai miei occhi! Piacere, io sono Kendall Jenner" le dico porgendo la mia mano destra.
Quella donna è sempre stata un'icona per me e vederla sorridermi è come un sogno diventato praticamente realtà.
"Sí, sei la sorella di Kim, già! Immagino tu sappia già chi sono, no? Piacere!" dice lei sulle sue ma comunque stringendo la mia mano.
"Io e lei siamo molto amici!" dice Justin intromettendosi al dialogo con un sorriso enorme.

Io ero una ragazza apposto, lo sono sempre stata, non frequentavo mai questi posti cosí: nè io nè tantomeno il mio gruppo.
Ma non pensavo che sarebbe stato così divertente e rilassante andare in un night club, dove la gente non fa altro che distruggersi di bevande alcoliche: avevo ballato tutta la sera con Justin, affiancati da Jaden e Cody che a tratti cadevano essendo troppo sbronzi, notai che tra loro e Justin c'era un'intesa a dir poco magnifica come se fosse le uniche persone al mondo di cui lui si sia mai fidato, un rapporto fraterno.
La musica era a palla e l'alcool scorreva a fiumi nei bicchieri di quei due, a differenza di Justin che, inaspettatamente, si era saputo controllare.
Forse perchè avrebbe dovuto riaccompagnarmi a casa e quindi non voleva essere arresto guidando la macchina da ubriaco, anche se non sarebbe stata la prima volta nel suo caso.
Io avevo bevuto sí e no un bicchiere di non so cosa e mi sentivo ugualmente la testa gonfiarmi come un pallone.
Adesso eravamo in macchina e la radio era stranamente accesa e messa a tutto volume.
"Riguardo a prima, il motivo per cui stavo male è che avevo visto una persona della quale credevo di essermi sbarazzata per sempre" dico diminuendo il volume della radio quasi azzerandolo per parlare.
"Chi?" dice Justin voltandosi verso di me.
"Hailey" nella gola mi si forma un nodo solo a pronunciare quelle parole e, come se non bastasse, avrei dovuto vedere la reazione di Justin al sentire quel nome.
Lo vedo irrigidirsi per un secondo, contraendo e, successivamente, rilassando la sua mascella.
"Tutto bene?" gli chiedo guardandolo con attenzione.
"Sí, ovviamente, me la ricordo. Una delle persone più odiose mai conosciute!" dice Justin aumentando la forza del palmo della sua mano attorno allo sterzo.
"Già! Noi del gruppo la odiamo ma oggi l'ho vista con Kylie, mia sorella!" cerco di dire quella parole con calma e tranquillità.
"COSA?" lo vedo sgranare gli occhi.
"Si sono incontrate di nascosto in un posto non molto lontano da qui" dico fissando fuori dal finestrino
"Sta attenta a quella, è tutta suonata!" dice Justin fermando la macchina a pochi passi dall'entrata.
"Lo farò!" gli dico sorridendogli mentre faccio scattare la chiusura dello sportello della macchina.
"Devi sapere che stare con te è terapeutico per me" dice fissandomi dritto negli occhi.
"E tu devi sapere che stare con te è come stare in una bolla di sapone per me" dico sorridendogli mentre spostavo il mio ciuffo caduto davanti la mia faccia.
"E cioè?" potevo sentire il suo calore ad una minima distanza.
"Cioè che mi tieni isolata da qualsiasi cosa negativa o, almeno, riesci a farmela dimenticare" dico trovandomi faccia a faccia con lui.
"Sei la migliore medicina mai presa" dice avvicinando un mano alla mia guancia, accarezzandola delicatamente.
"Se prese inappropriatamente, le medicine possono far male" sento il tocco di Justin accarezzare i miei capelli.
"Non nel tuo caso" stavo per rispondere quando vengo interrotta da qualcosa.
O meglio, dalle sue labbra: mi ci vollero due secondi per realizzare il tutto.
Per realizzare che Justin, il ragazzo di cui sono sempre stata innamorata, mi stava baciando.
Le sue labbra combaciavano perfettamente con le mie come fossimo rispettivamente un cofanetto dei gioielli e la sua chiave.
Erano morbide, leggermente umide e si stavano muovendo contro le mie dolcemente.
Posai la mia mano sulla sua guancia e lui fece lo stesso con la sua mano posandola dietro il fianco, tra di noi non esisteva nessuna distanza, eravamo letteralmente incollati.
Dopo qualche minuto fui io la prima a staccarmi delicatamente e a guardarlo negli occhi.
I suoi bellissimi occhi profondi che parlavano un linguaggio perfetto insieme ai miei che, in quel momento, erano completamente ipnotizzati dalla persona che si trovavano davanti.
"Buonanotte" sussurro pian piano ancora vicino alle sue labbra.
"Buonanotte Cenerentola!" dice non appena mi vede scivolare giù dal sedile e chiudere lo sportello subito dopo.

Dopo esser scesa dalla macchina, sono quasi corsa verso il portone di casa, prendendo le chiavi sotto lo zerbino ed infilandogliele per entrarle.
Chiusa la porta dietro di me, posso finalmente lasciarmi scappare un gridolino di sclero, saltellando verso il salotto e trovando sedute nel divano, a guardare un film, Melissa, mia madre e un'altra faccia estremamente familiare parlottare con entrambe e mostrando loro delle foto.
"Che succede?" dico avvicinandomi verso il divano per sbirciare da quelle foto.

Gold and diamonds.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora